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Per chi ancora non sapesse che la storia di Giulietta e Romeo è una storia svoltasi nella realtà a Udine e quella di Verona è un falso storico.

1) La trama del dramma di Shakespeare “Romeo and Juliet”, scritto fra il 1592 e il 1596 non è originale, essa è pervenuta al drammaturgo inglese mediante alcune traduzioni in inglese di Arthur Brooke “The tragical History of Romeus and Juliet” (1562) e di William Painter “The goodly history of the true and costant Love between Rhomeo and Iulietta “ (1567).

2) La trama della vicenda così come è a noi nota (i protagonisti Romeo e Giulietta, l’ambientazione a Verona al tempo di Bartolomeo della Scala agli inizi del Trecento, l’amore contrastato, la lotta fra Montecchi e Cappelletti (Capuleti), le nozze segrete, la morte dei due amanti), però, risale in ultima analisi a un autore vicentino, Luigi da Porto, di madre friulana, Elisabetta Savorgnan del ramo Del Torre e ben 70 anni prima del dramma di Shakespeare.

3) Luigi Da Porto è poeta e uomo di lettere, ma è anche capitano d’armi e si trova in Friuli, a Cividale, al comando di 50 cavalleggeri, nel 1510, per combattere al fianco dello zio Antonio Savorgnan del ramo Del Torre, personaggio di spicco nelle scenario friulano, uomo di fiducia di Venezia per controllare la Patria del Friuli, tra le fila dell’esercito veneziano contro lo schieramento imperiale asburgico, nella Guerra che dal 1508 oppone la Serenissima Repubblica e l’imperatore Massimiliano I d’Austria e che ha determinato la spartizione del Friuli tra le due potenze.

4) Luigi Da Porto, ventiseienne, si innamora ad un ballo in maschera che si tiene la sera del 26 Febbraio 1511 nel Palazzo Savorgnan di Udine, della giovane quindicenne Lucina Sarvognan del ramo Del Monte ed è ricambiato;

5) L’indomani Giovedì 27 Febbraio, Giovedì Grasso, scoppia a Udine un memorabile tumulto ed una strage sanguinosa nota come “Zobbia grassa”: si scatenano i due partiti opposti degli “Zambarlani”, filo-veneziani e appartenenti al ceto dei popolari, del popolo minuto e della recente nobiltà capeggiati da Antonio Savorgnan del ramo Del Torre e dall’altra il partito degli “Strumieri”, filo-imperiali, partito composto dai rappresentanti della antica nobiltà castellana e feudale, ostili ad Antonio Savorgnan.

6) La strage della Zobbia Grassa sfocia in una faida che coinvolgerà anche i due rami della famiglia Savorgnan, i Del Monte e i Del Torre, soprattutto all’indomani del tradimento di Antonio Savorgnan Del Torre, che passa alla parte imperiale nel Settembre 1511. La decisione del Consiglio dei Dieci di Venezia di confiscare i beni del ribelle Antonio a favore di Girolamo del ramo Savorgnan Del Monte, innesca inoltre anche un conflitto patrimoniale tra i due rami. Un tremendo terremoto ad un mese neanche dai tumulti e lo scoppio della peste aggravano ulteriormente questo scenario da incubo.

7) Luigi Da Porto e Lucina non possono professare apertamente il loro amore, poiché le rispettive famiglie di appartenenza, i Savorgnan Del Torre e i Savorgnan Del Monte sono in lotta. Si fanno in segreto una promessa di matrimonio e consumano questa unione.

8) Nel giugno del 1511, in uno scontro con dei cavalleggeri imperiali fra Cormòns e Gradisca, Luigi Da Porto è ferito da una punta di lancia al collo, che gli lede il midollo spinale e lo lascia per sempre paralizzato sul fianco sinistro: in un sol colpo tutto è perduto per lui, salute, carriera militare ed un futuro con Lucina.

9) Venezia decice di sanare la faida che divide i Savorgnan Del Torre e Del Monte e propone un matrimonio di stato che sia al contempo anche occasione per comporre il conflitto patrimoniale del casato. La prescelta è Lucina Savorgnan Dal Monte, orfana di padre, che andrà in sposa nel 1517 a Francesco Savorgnan Del Torre rientrato dall’esilio in terra imperiale, il quale è nipote del traditore Antonio.

10) Luigi Da Porto apprende la notizia di queste nozze con la sua amata Lucina e decide di subliminare in una novella, intitolata “Giulietta” lo strazio di un amore finito. Crudele beffa del destino anche Luigi era nipote di Antonio e avrebbe potuto essere lui il prescelto per queste nozze.

11) La novella è autobiografica: infatti il manoscritto più antico a noi noto di questa novella riporta una dedica, dalla quale si deduce che essa è dedicata a Lucina, per lo stretto vincolo di parentela esistente fra i due, che erano cugini. Il testo riporta anche un’invettiva finale contro le donne ingrate del suo tempo che restano con i loro amanti soltanto finché questi sono in grado di soddisfare i loro bisogni.

12) Luigi Da Porto credeva che la sua subentrata infermità fisica fosse stata determinante nell’indurre Lucina a non mantenere fede alla loro promessa segreta di matrimonio e a preferirgli un altro a differenza dell’esempio di fedeltà dimostrato invece dall’eroina della Novella, Giulietta.

13) Ragioni di prudenza e di tutela della privacy e della identità dei protagonisti reali coinvolti indussero Luigi ad ambientare la Novella a Verona e nel Trecento. Dalla finestra della sua villa di Montorso Vicentino dove egli talora soggiornava, Luigi vedeva in distanza le torri dei castelli di Montecchio Vicentino, da qui forse trasse ispirazione per uno dei nomi delle famiglie. Era buon conoscitore di Dante e nella finzione della Novella decise di attribuire i nomi dei danteschi Montecchi e Cappelletti (Purgatorio, Canto VI, Verso 106).

14) Nella stesura della Novella Luigi ha presente i modelli letterari dei classici latini (Ovidio) nonché alcuni autori prossimi al suo tempo (Masuccio Salernitano) di cui riprende alcuni motivi letterari e parti dell’intreccio narrativo, soprattutto quello dell’amore contrastato, ma la scena del ballo in maschera ricorre per la prima volta nella sua Novella, configurandosi dunque come un chiaro elemento autobiografico.

Sandro Shultz