La voce del Santuario

Se la «Confraternita Universale Madonna di Castelmonte» è molto antica (essa risale al 1479, come abbiamo visto nel numero del mese scorso), il bollettino invece è relativamente più recente. Il primo numero vede la luce nel novembre del 1914 e, nell’idea del suo fondatore P. Eleuterio da Rovigo, esso doveva diventare l’organo di collegamento tra gli associati della Confraternita. Questo è lo scopo che anima ancora il mensile del santuario.

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Un po’ di storia

Era appena trascorso un anno dall’arrivo dei frati cappuccini a Castelmonte, quando P. Eleuterio, designato custode del santuario, ebbe un’idea geniale e moderna per quei tempi, ma che si sarebbe rivelata sempre più efficace col passare degli anni: usare la stampa per far conoscere nel mondo il santuario friulano e collegare tra loro, come una famiglia, tutti gli associati e i devoti della Madonna viva. I mezzi erano però molto poveri in quel tempo e l’impegno assai oneroso; ma la Vergine di Castelmonte parve proprio benedire questa iniziativa che stava sorgendo col suscitare consensi tra il clero locale e i fedeli attraverso gesti concreti di solidarietà. Così nasceva, un po’ prematuro ma subito accolto con amore, il bollettino «La Madonna di Castelmonte», anno I, novembre 1914, numero di saggio, abbonamento annuo 50 centesimi. La rivista fu stampata in mille copie dalla premiata tipografia Fulvio di Cividale e fu spedita gratuitamente a sacerdoti e laici impegnati. Fruttò i primi 500 associati, che l’anno seguente salirono a 2.000.
Il primo numero (otto pagine più la copertina) contiene i programma del mensile. Scrive P. Eleuterio: «Scopo del bollettino è mantenere e, per quanto possibile, aumentare la devozione a Maria in genere, ed in particolare al nostro antichissimo santuario. ‘La Madonna di Castelmonte’ è al suo primo giorno di vita; col tempo potrà farsi grande e questo avverrà di certo se tutti i nostri lettori ne comprenderanno l’utilità e lo vorranno sostenere con le loro offerte».
Eccetto una breve pausa durante i due conflitti mondiali, il bollettino uscì sempre fedelmente ogni mese. Scrive ancora P. Eleuterio nell’editoriale del novembre 1929: «Con questo numero il bollettino compie 15 anni di vita; è ormai un bel giovanetto, pieno di brio e di forza, e promette di diventare giovanotto. È nato un po’ malaticcio…; nei primi anni è cresciuto lentamente, ma poi ha fatto uno sviluppo insperato… Il bollettino è nato per volere della Madonna. Essa volle che in principio fosse piccolo e povero, affinché nessuno avesse potuto dire che era opera puramente umana. La Madonna lo fece crescere e lo farà crescere ancora».
Fu profeta. L’eredità di P. Eleuterio fu presa sempre a cuore dai frati che si susseguirono a Castelmonte. Fu impegno geloso di tutti i redattori del bollettino esprimersi con un stile semplice, ma qualificato curare la formazione spirituale dei devoti, mantenendo con loro un vero collegamento epistolare, dove il vissuto di ogni persona era quasi plasmato dalla presenza della Madonna viva. Allo stesso tempo venivano sempre più qualificati i rozzi e primitivi mezzi di archivio, di catalogazione e di impaginazione del mensile.
Nel 1964 «La Madonna d Castelmonte» festeggia i suo 50 anni. Si legge nell’editoriale del bollettino commemorativo: «Compio 50 anni di vita: mezzo secolo dunque! Eppure mi sento, come non mai, forte e ardente di giovinezza splendida! Ricordo quanto ero meschino e buffo (direbbe Pinocchio), ma tutti mi hanno fatto ottima accoglienza, per intraprendere con coraggio il mio cammino». E ora che il bollettino si avvicina a compiere i 90 anni, è forse invecchiato? Dà segni di stanchezza? Qual è il suo stato di salute?
Certamente crisi non mancano, come avviene in ogni settore lavorativo, e in particolare nel campo dell’editoria. Esistono leggi non sempre adeguate, che penalizzano la stampa ‘minore’, che è in genere quella cattolica e che rappresenta maggiormente le voci di libertà; norme di spedizione sempre più complicate; tariffe postali sempre più onerose…
Tutto sommato, tuttavia, la volontà di vivere e di vivere in salute c’è. Lo testimoniano tutti i mezzi e le strutture moderne di stampa, di composizione e di comunicazione di cui si è dotata la Redazione per far fronte alle sfide di oggi, sempre carichi di speranza e della certezza che Madone di Mont farà sempre sentire la sua voce a tutti i figli, ovunque dispersi.

Ricordando

Ho già accennato all’incremento di associati riscontrato subito dopo il primo anno di pubblicazione del bollettino. L’incremento fu costante: nel 1933, quasi dopo 20 anni di pubblicazione, gli associati erano 38.000 e in quell’anno fu stampato per la prima volta anche il calendario. Il numero degli associati andò sempre più crescendo, con una flessione agli inizi degli anni ‘70, per assestarsi sulla cifra attuale: circa 50.000 in Italia e 2.500 all’estero. E dalle 8 pagine iniziali si è passati alle 40 attuali.
Un riconoscimento particolare in questa sorprendente diffusione va fatto alle zelatrici; ma di loro ci occuperemo nel prossimo articolo.
Andando ancora avanti nel clima dei ricordi, mi piace riportare alcuni personaggi e rubriche che hanno segnato lo stile e la vitalità del bollettino. Il primo pensiero va a P. Arcangelo da Rivai, il confessore morto in concetto di santità a Castelmonte nel 1953. Se P. Eleuterio fu l’ideatore della rivista (sua era la «Lettera del nonno» scritta ai giovani), P. Arcangelo tenne i contatti con gli associati, curando le pagine di formazione spirituale, di storia del santuario e di corrispondenza. Sua è la ‘Novena’ alla Madonna di Castelmonte, alla quale si attribuiscono tanti favori celesti. P. Zeno da Pescantina riprenderà ‘La lettera del nonno’ che qualificherà per molti anni il mensile. Un posto riservato ha sempre avuto la rubrica ‘Colloquio con i lettori’, che pur con qualche variazione di titolo, ha sempre dato spazio al contatto diretto con i lettori.
Alcuni collaboratori della rubrica: don Bosco, don Elio, mons. Guglielmo Biasutti tra i sacerdoti diocesani; P. Carmelo Magnasame e P. Vitale Bassan tra i cappuccini. Un particolare ascolto hanno sempre trovato gli emigranti. Tra i redattori del bollettino ricordo P. Renato da Solagra, P. Umile da Valstagna, P. Redento Dalla Favera, P. Vigilio Favero, P. Fernando Artuso… Tralascio i nomi illustri dei collaboratori, che ieri e oggi, hanno dato preziosi contributi: i loro nomi sono scritti nel cuore della Madre.

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Giornale di famiglia

Il bollettino è il giornale della  famiglia degli associati, che riconoscono in Castelmonte la loro casa e nel mensile il legame che attraverso la «Confraternita Universale Madonna di Castelmonte» dà quasi un rapporto di parentela tra tutti gli iscritti; e questa impostazione il bollettino l’ha sempre mantenuta come una sua caratteristica specifica.
‘La Madonna di Castelmonte’ dà ad ogni associato lo spazio per comunicare gioie e dolori, affanni e paure, speranze e sconforti, diventando quasi una lettera che è spedita a Maria e a tutti gli altri associati. Così diventa naturale affidare i bimbi, come in tempo di guerra erano raccomandati i giovani soldati che operavano al fronte; si sente il bisogno di far conoscere i propri defunti, raccontare le proprie disgrazie o le grazie ricevute per avere la solidarietà della preghiera di supplica o di ringraziamento di tutti.
Ricordo la mia mamma (e come lei quanti associati!) che iniziava a leggere il bollettino dall’ultima pagina, dalla rubrica ‘I nostri defunti’. Essa guardava attentamente se per caso ne conosceva qualcuno e, mentre trascorreva le foto una ad una, per ogni persona diceva un ‘requiem’ di suffragio. Quindi passava ai ‘Piccoli affidati’ per raccomandare ogni bimbo alla Madonna con un’Ave Maria. Poi leggeva le grazie, le suppliche, gli avvisi, la cronaca… Adempiuti tutti questi ‘doveri’ di famiglia (i ‘doveri’ della carità), si sentiva pronta per leggere gli articoli di spiritualità mariana e di formazione o informazione cristiana. Per molti associati, specie persone sole o anziane, il bollettino è più di una rivista; è proprio una lettera attesa, segno di una benedizione che arriva, di qualcuno che ti ricorda. È un momento di vita che si prolunga nella gioia e nella preghiera. E non è cosa da poco.
Aurelio Blasotti