Castelmonte fu sino dall’ inizio una piccola fortezza militare, oltre che un luogo di culto e devozione. Le incursioni turche e la guerra fra l’Impero di Germania e la Repubblica Veneta (1510) mossero i cividalesi a curarne la sistemazione a vero castello, dotato di quattro torri e cinto di solide mura. L’aspetto castellano appare visibile anche ora, soprattutto nel torrione d’ingresso, al sommo della scalinata, e nel tratto di mura merlate verso Est. A lato c’e un ingresso secondario, attraverso una porta notevolmente allargata nel 1600: un tempo veniva chiamata della Poklecila, termine sloveno che significa inginocchiatoio poiché c’ era una pietra che aveva tale forma. Vi si fermavano a pregare i devoti che salivano al santuario dalle borgate poste a oriente. Essendo un castello, veniva pure custodito al modo dei castelli. Quando c’era pericolo di guerra, il Podestà o il Capitolo di Cividale vi mandavano dei soldati a presidiarlo. Nel torrione d’ingresso, infatti, si notano ancora delle feritoie da cui sporgevano i moschetti e gli archibugi. Anche in tempo di pace Castelmonte veniva chiuso ogni sera dal guardaportone, per impedire l’ingresso ai malintenzionati e ai briganti. Nella stagione dei pellegrinaggi, particolarmente nei giorni di maggiore afflusso, c’era un corpo di guardie, armate di alabarde, che sorvegliavano sulla disciplina e sul buon ordine. In caso di disordine, si procedeva all’ arresto dei colpevoli, per i quali c’era una piccola prigione proprio all’ interno del torrione. Inoltre il gastaldo o signore feudale del castello, a nome del Capitolo, teneva tribunale sotto un tiglio, presso la chiesa. Gli abitanti del borgo, pur avendo la proprietà di appezzamenti di coltivo o di bosco fuori del castello, custodivano gli animali (per lo piu bovini, equini e suini) nelle stalle che s’ aprivano direttamente sulla viuzza medievale. Un eventuale furto costituiva una grave perdita di ricchezza per quelle famigliole. Nel 1797, con l’arrivo dei francesi, i costumi feudali vennero aboliti. Le poche armi antiquate, usate ormai per lustro o per spari festivi in segno di allegria, vennero definitivamente sequestrate dalla polizia austriaca immediatamente dopo la rivoluzione del 1848.
da: BADAN U. (a cura), Castelmonte. Guida storica illustrata del Santuario, Castelmonte 1993.