dal Messaggero Veneto del 23/05/2002
A villa de Brandis una rassegna di copertine e illustrazioni dell’artista
di MARIO BLASONI
Nasce la biblioteca, tenuta a battesimo dall’arte. Succede a San Giovanni al Natisone dove l’inaugurazione della nuova sede di villa de Brandis, prevista per il 2 giugno, sarà preceduta da un’originale e inedita personale di Arrigo Poz. A partire da sabato (la vernice è alle 18.30) il pittore udinese esporrà 72 opere riguardanti copertine di libri e illustrazioni di romanzi o testi poetici da lui eseguite dal 1959 (I canti del borgo, di Galliano Zof) al 1993 (Il Dolfin, di Carlo Sgorlon). Dallo stesso titolo della rassegna – Il colore delle parole – appare evidente la correlazione tra l’arte visiva e la scrittura, quindi tra la rassegna pittorica e la biblioteca.
«Quando mi hanno proposto una mostra per questa occasione inaugurale – spiega l’artista – ho pensato alle mie illustrazioni per sottolineare la funzione dei libri nella diffusione dell’arte. E, allo stesso tempo, per rilevare l’importanza dell’arte nell’arricchimento dei libri. Questa iniziativa, in sostanza, si propone di far amare di più i libri e, allo stesso tempo, di aiutare a capire meglio l’arte».
Poz, che a San Giovanni è di casa (oltre a vetrate e altre opere nelle chiese, ha realizzato per anni la scenografia del Meeting giovani), si è messo al lavoro e ora la mostra è pronta per inaugurare, in un’ala restaurata di villa de Brandis, la nuova sede della biblioteca comunale: più di 21 mila volumi, cui si aggiungeranno l’archivio storico della nobile famiglia friulana (circa 6.500 libri) oltre a centinaia di foto di inestimabile valore culturale, materiale letterario e documenti geografici e di studio raccolti dai conti de Brandis in numerosi viaggi all’estero.
Dodici le copertine e undici gli autori. Di Sgorlon ci sono anche La notte del ragno mannaro (1970) e Il vento nel vigneto (1973). C’è poi Manlio Cecovini (I migliori di noi, 1971), Licio Damiani (Paura di Vera, 1972), Maria Forte (Cjase di Dalban, 1972), Sergio Gervasutti e Ottorino Burelli (Friuli nella pampa, 1978, sull’emigrazione friulana in Argentina), Luciana Stefanutti (L’estate delle maldicenze, 1985). Ampia è l’illustrazione del poema in friulano di Domenico Zannier, L’ancure te Natisse (1972), una saga della nostra gente, da Aquileia romana alla guerra di liberazione 1943-’45. Completano la carrellata Missione in Northumbria, di Sergio Sarti, e Il viaggio, di Dario Donati, entrambi del 1974.
Ma il pezzo forte della mostra di Poz saranno le due raccolte litografiche dedicate all’autostrada Trieste-Udine-Venezia (1972) e al terremoto (1977). Nella prima serie l’artista ha dato colore alle parole di Dino Menichini, che ha percorso, tra cronaca e poesia, l’itinerario della grande arteria, mentre nella seconda (Il Friuli, una sera e poi…) ha interpretato i testi di Gervasutti. Saranno presentati i disegni preparatori per le 26 litografie dell’autostrada e le 12 del terremoto. Per quanto riguarda queste ultime, spiega Poz, «non si tratta di un’illustrazione didascalica, ma di una sequenza di emozioni, di riflessioni artistiche e umane su quel drammatico evento che ha segnato un po’ tutti noi».
Non possiamo concludere senza ricordare che uno dei 72 quadri esposti a villa de Brandis (la mostra resterà aperta fino al 23 giugno) sottolineerà una presenza, purtroppo soltanto simbolica, ma imprescindibile: quella di Dolores Accaino, la moglie dell’artista prematuramente mancata neppure due mesi fa. La mostra di San Giovanni l’avevano ideata insieme, come insieme avevano vissuto l’intera vita familiare e artistica. La compianta signora, che per il marito è stata consigliera, ispiratrice, guida, rivive in un ritratto del 1959 (ripreso dal libro dei Canti di Galliano Zof), poco più che ventenne. Lei e Arrigo si sarebbero sposati l’anno dopo.
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