Data: 1986
Per quanto
riguarda i dati tecnici, agli stessi nominativi dei tre film-saggio in
lingua italiana (Controlettura, La prima pietra e Uomo, macchina, uomo)
sono stati aggiunti i nomi della Provincia di Udine, che si è prestata
come finanziatrice per il doppiaggio delle tre pellicole in lingua
friulana, di Isabella Gregoratto e di Laura Nicoloso Pitzalis, quali
ulteriori voci-speaker in friulano, ed infine Gianfranco Scialino, che
oltre che con la sua voce si presta all’opera anche come traduttore
dall’italiano in lingua friulana.
Siamo nel 1986, anno in cui ricorre
il decimo anniversario della terribile catastrofe che aveva colpito il
Friuli nel 1976, il terremoto. Marcello De Stefano, in quello stesso
anno, decide di rieditare le tre opere Controlettura, La prima pietra e
Uomo, macchina, uomo (che insieme già davano vita al trittico
Controlettura) in lingua friulana.
Come bene sottolinea Roberto
Iacovissi, al punto al quale era arrivato De Stefano nella sua attività
di regista “avrebbe potuto realizzare un nuovo film in lingua italiana,
sennonché , cosa rara – ed ammirevole! – per un regista, ha voluto
fermarsi per guardare indietro: ha ripreso i tre films di cui parlavamo
per rieditarli () in lingua friulana” (131), cosa che forse andava anche
contro il suo interesse.
Facendo ciò “ha inteso portare a compimento,
nel modo più esplicito e completo possibile, e cioè anche attraverso il
«segno-simbolo» unificante della lingua, la friulanità che «alita»
nelle sue opere e che ora, sotto il detto segno «unificante»
costituiscono la trilogia filmica Cuintrileture part prime, part
seconde, part tiarce oltre che, per la loro compiutezza tematica, una sorta di manifesto socio-antropologico della identità del popolo friulano”132.
Ne
nasce così un’opera unitaria di due ore e quaranta, nella quale però le
singole parti mantengono sempre una loro autonomia. Ma l’edizione
friulana della trilogia non è solo un’operazione di semplice doppiaggio
dall’italiano: infatti vengono messe in atto in essa modifiche ed
integrazioni che meritano di essere effettuate.
Nella terza parte,
ovvero in Omp, machine, omp (titolo di Uomo, macchina, uomo nella
versione friulana) non si rinviene più la presenza di Trieste, perché
per coerenza stilistica si sarebbe dovuto rieditare le scene relative al
capoluogo giuliano in dialetto triestino, e questo sarebbe andato ad
urtare con il resto del testo, che scritto interamente in lingua
friulana, tende alla valorizzazione massima della realtà friulana, senza
la benché minima sfumatura di natura polemica.
Inoltre all’inizio di
ognuna delle tre parti è stata aggiunta una sezione introduttiva nella
quale Remigia Grion, Marinella Petracco e Micaela Soranzo, le tre
protagoniste di Controlettura parte prima, vengono inquadrate sopra un
palcoscenico, con alle loro spalle un sipario chiuso, dal quale
enunciano “i concetti di fondo di ogni singola Cuintrileture, la sua
idea contenutistica” (133).
Quindi il sipario si apre e appare uno schermo
con il titolo del film ed il cast, e qui “il teatro si trasforma in
film” (134).
In Cuintrileture part prime viene affrontato il problema
dell’identità di un popolo, nel particolare quella del popolo friulano,
ma viene ribadito il concetto che tale questione dovrebbe riguardare da
vicino qualsiasi uomo che voglia difendersi dai pericoli cui ci pone
davanti la civiltà industriale, quali l’alienazione, lo sradicamento,
l’emarginazione e la massificazione.
Per
De Stefano tutti gli uomini devrebbero porsi la domanda: «Ma io chi
sono?», e di conseguenza arriverebbero a “ridefinire il perimetro
psicofisico della propria personalità ed umanità e a riscoprire il
proprio significato e la propria dignità di persona” (135).
Nell’introduzione
a Cuintrileture part seconde (La prime piere) si sottolinea come sia
necessaria una distinzione tra vero progresso, quello realmente a favore
dell’uomo perché ne rispetta l’identità e la creatività, e falso
progresso, che si pone nei confronti dell’uomo come un nemico da cui ci
si deve difendere per evitare così tragiche conseguenze.
Nella terza
ed ultima parte, Cuintrileture part tiarce – Omp, machine, omp, si
indica nel “piccolo” dell’artigianato (settore in cui il Friuli è pilota
in Italia) il modello per una liberazione dell’uomo dal dominio
disumanizzante della macchina, e di conseguenza la piccola e media
industria quali strutture produttive da privilegiare.
Per il resto le
tre opere restano invariate nei contenuti, già descritti nei paragrafi
riguardanti i singoli film, e nel loro valore, “espressivo ed
inventivo”, dal punto di vista specificatamene cinematografico.
Ma anche
a parere di Mario Quargnolo “la lingua friulana ha aggiunto ai tre film
un ulteriore grado di bellezza” poiché “il cinema di De Stefano è un
cinema scritto in friulano nello stesso fotogramma, nella stessa
concezione di struttura e di riprese” quindi, conclude il critico “il
friulano come sonoro non è un accessorio, ma un elemento conseguente
alla particolare «maniera» cinematografica concretizzata da De
Stefano” (136).
L’anteprima del film avviene al Cinema Ferroviario di
Udine la sera del 19 maggio 1986, dopo che se ne era anche parlato alla
tavola rotonda, indetta a Palazzo Belgrado il 15 maggio 1986, dal titolo
«Friuli come?
lettura-contro
i luoghi comuni, concezioni e sensi statificati»; in entrambe le
occasioni il regista presente in sala ha ribadito l’importanza della
pellicola – a giudizio del critico Mario Quargnolo – quale manifesto
sociologico ed antropologico della minoranza etnico-linguistica
(definizione che ho già riportato all’inizio della trattazione di questo
film).
Durante la serata De Stefano ha modo di rifarsi a George
Gadamer, filosofo studioso di ermeneutica, che aveva dimostrato simpatia
per i concetti di regionalismo, visto come un bene perché permette di
conservare le proprie tradizioni, e di una povertà che non sia però
miseria, una “povertà” cioè “vista come modestia, come «forma mentis»
fortemente favorita da un’accettata cultura di «minoranza»” (137).
Nel
corso del suo discorso il regista friulano si riallaccia poi al pensiero
di Teilhard de Chardin, il quale aveva un concetto di evoluzione
“diverso da quello codificato nell’accezione ben nota: per Teilhard è
stato il pensiero a guidare la mano e non il contrario.
La
riconsiderazione dei valori della cultura cosiddetta minoritaria
corrisponde ad una resistenza ad uno sradicamento disumanizzante che, a
questo punto, fa parte proprio di una evoluzione partita dalla mano e
non più dalla mente dell’uomo.
E la vera evoluzione è crescita sul
philum, sul consolidato positivo per l’uomo, su un passato (distinguendo
però tra il buono ed il cattivo del passato: la miseria ed il sopruso
degli abbienti fanno parte di quest’ultimo) che deve essere di nuovo
considerato come parte del divenire autentico: e di questo, parte
importante possono avere gli apporti socio-antropologici ed economici
delle culture minoritarie: ricchezza da non perdere ma da immettere nel
flusso dell’evoluzione generalizzata.
Contenuti che fanno da supporto di
pensiero a Cuintrileture part prime, seconde, tiarce (138).
Dopo
la presentazione ufficiale il trittico, nella versione a 35 mm., viene
portato in diverse scuole del Friuli per essere proiettato alla presenza
degli studenti per coscientizzarli sul valore della loro terra, e
questo anche attraverso discussioni con l’autore dell’opera al termine
delle proiezioni, autore che ha tenuto a precisare davanti ai giovani, i
quali rappresentano il futuro della società, che “la sopravvivenza di
una lingua equivale alla sopravvivenza di un popolo, come pure il suo
perfettamente contrario in caso di scomparsa” (139).
Vorrei riportare
alla fine della trattazione di questi film riediti una illuminante frase
di Marcello De Stefano, ripetuta con sentita partecipazione all’inizio
di ogni proiezione, che ci fa anche intendere le motivazioni che l’hanno
spinto alla riedizione in friulano dell’opera proprio nel decimo
anniversario del terremoto.
Il suo obbiettivo primario era che
attraverso il proprio lavoro cinematografico il popolo friulano non
dimenticasse, ma anzi ricordasse che “ricostruire dal terremoto vuol
dire senz’altro riedificare case ed edifici, ma anche rafforzare e,
quindi, far continuare a vivere i valori morali intrinseci di una
comunità, nel caso specifico di quella friulana” arrivando così a
dimostrare come “il cinema, quello vero, aiuta l’uomo ad evolvere nella
sua parte migliore, a crescere” (140).
NOTE
131 Roberto Iacovissi, Trilogia friulana di De Stefano su «La Vita Cattolica», 31 maggio 1986.
132 ibidem. In questo senso vedi anche Mario Quargnolo in «Fogolâr furlan di Roma», luglio-dicembre 1985, n. 2.
133 Mario Quargnolo in “Sot la Nape”, Societat Filologiche Furlane, Udin, jugn 1986 n.2. pag. 82.
134 art. cit., pag. 83.
135 art. cit., pag. 82.
136 Ibidem.
137 Roberto Iacovissi, “Dalla liberazione dell’uomo alla liberazione dei popoli”, cit. pag. 75.
138 op. cit., pag. 76.
139 Mario Quargnolo in “Sot la Nape”, pag. 83.
140 Roberto Iacovissi, op. cit., pagg. 77-78.