da “SUGGESTIONI D’AUTORE” p.50 Editoriale Giorgio Mondadori
L’attività artistica di Alida Puppo ha una connotazione etica. Va chiarito questo concetto. In una società dell’opulenza ove l’indiscusso primato spetta al consumismo ovvio che la prassi di ritenere superfluo tanti oggetti d’uso quotidiano e pertanto di disfarsene è giunto a livelli insostenibili. La nostra artista al contrario propone un’operazione contraria: quella di recuperare questi oggetti dismessi per dare loro con opportuni interventi cromatici una valenza estetica. Di qui l’uso di materiali i più disparati per eseguire sculture e dipinti dal forte sapore arcaico ed esotico. Puppo interviene con smalti, colori brillanti che deliziano i sensi. In tal modo la sua operazione redentrice che evoca certi esiti della Pop Art del dopoguerra in Italia può tollerare persino una lettura ideologica progressista. Una bottiglia, sottratta al pericolo del nulla e riconvertita in opera d’arte, diviene metafora d’un ceto sociale, gli ultimi, che si affranca dall’oppressione e dall’oblio.
(Leo Strozzieri)
Da “SENSAZIONI VISIVE” p. 46 Editoriale Giorgio Mondadori
Sembrerebbero le tecniche miste di Puppo su supporti i più svariati progetti per opere ceramiche, quasi dei d’après alle ceramiche picassiane.
Sintonizzato su questa linea, I’artista alla variabilità cromatica giocata generalmente su colori dalia severa tonalità, unisce il gioco percettivo che si sostanzia nella libertà con cui gli elementi figurali vengono disseminati nello spazio. Non di rado alla esigenza pittorica che comunque rimane primaria si giustappone una esclamata plasticità come da migliore tradizione di un organicismo onirico del quale non mancano esempi notissimi nell’arte italiana del secolo scorso. Probabilmente nelle sue “Figure etniche” è dato riscontrare allusioni all’arte esotica,
mondo un tempo sfuggente, ma ormai in trepida partecipazione interattiva con la nostra cultura occidentale dopo gli esempi probanti di Gauguin e dello stesso citato Picasso. Il farsi assorbire dalla spiritualità ieratica ed assorta di quei lontani popoli e di quelle singolarissime civiltà è un sano cupio dissolvi che non può che rendere benefici all’arte del vecchio continente.
E questo Puppo lo ha compreso, così come fece in un periodo della sua ricerca lo scultore Pietro Cascella, noto per i suoi monumenti in pietra della Maiella, che ha lasciato in proposito straordinarie ceramiche conservate ora al Museo pescarese “Basilio Cascelia”.
(Leo Strozzieri e Paolo Levi)
Figure etniche (2004)
Tecnica mista su pannello in legno riciclato (40cm x 50cm)
Masai (2004)
Tecnica mista su pannello in legno riciclato (40cm x 120cm)
Figura etnica (2004)
Tecnica mista su pannello in legno riciclato (60cm x 120cm)
Figure etniche (2004)
Tecnica mista su damigiana in vetro riciclata
Masai (2004)
Tecnica mista su pannello in legno riciclato (40cm x 120cm)
Figura etnica (2006)
Tecnica mista su bottiglia in vetro riciclata
Figura etnica (2000)
Tecnica mista su damigiana in vetro riciclata
Simboli etnici (2006)
Tecnica mista su bottiglia in vetro riciclata
Figura etnica (2007)
Tecnica a mosaico su damigiana in vetro da esterno (giardino)
Cuore (2008)
Tecnica mista su damigiana riciclata
“Senza titolo”
Tecnica mista su busto riciclato
“Figura etnica”
Tecnica mista su damigiana riciclata
“Foresta incantata”
Tecnica mista su materiali riciclati
“Manichino” (2010)
Tecnica mista su manichino riciclato
“Figure etniche” (2012)
Tecnica mista su materiale riciclato
“Figura etnica” (2010)
Tecnica mista su materiale riciclato