Conoscevo p. Fiorenzo Gobbo, frate e pittore, quando ancora ero studente presso i Servi di Maria ad Isola Vicentina negli anni settanta. Già allora era l’artista dell’Ordine, noto non solo in Friuli (è nativo di Bressa di Campoformido) ma in tutta Italia e all’estero.
Il suo maestro è stato il compianto compaesano Ernesto Bergagna, (pittore appartenente alla Scuola Beato Angelico fondata da mons, Giuseppe Polvara) che ha realizzato la pittura-preghiera con uno stile inconfondibile dentro una rinnovata dignità liturgica
In una sua mostra personale presso il chiostro del convento della B.V.: delle Grazie di Udine mi spiegò per sommi capi il messaggio di fondo della sua arte
che a me piacque subito: condurre il fruitore a riflettere e meditare sul destino soprannaturale dell’uomo che è creatura amata da Dio, il quale lo vuole condurre a livelli spirituali sempre più elevati. Gran parte dei suoi soggetti fanno riferimento a temi biblici, senza perdere di vista l’aspetto umano e terreno della vita.
Quando venne a casa a trovarmi, alcuni anni fa, subito si mise in salotto a disegnare con gli strumenti che porta sempre appresso, soggetti che carpivano la sua attenzione per la loro particolare espressività ed innocenza: bambini, ragazzi, giovani. Dall’idea schizzo all’opera finita, tutto fu spontaneo ed immediato, senza un particolare lavorio della mente. Mi regalò spontaneamente disegni e acqaurelli che ancora conservo appesi alle pareti.
Una simile generosità mi stupì veramente.
Ovunque egli vada, mi disse, coglie l’occasione per osservare, prendere appunti, tratteggiare� figure umane di ogni tipo e condizione.� Gli servono da supporto per le numerose opere disseminate in tutta Italia: dalle vetrate delle chiese, ai mosaici, agli affreschi, alle pitture su materiali di ogni tipo, agli acquarelli ecc.
Fiorenzo Gobbo insegna Iconografia presso la facoltà di teologia “Marianum” a Roma”, ma egli continua ad usare un linguaggio personale che rifugge dalla convenzionalità. Per poterlo interpretare, però, è necessario impegnarsi, coltivare un certo gusto estetico, proprio perchè la sua arte è una appassionata testimonianza della ricerca trascendentale e un continuo glorificare Dio pe le sue meraviglie.
Dice Valerio Pilon di lui su periodico nazionale “Arte Cristiana”:
“Le proporzioni della figura umana, il panneggio, la forma delle cose, la rappresentazione dello spazio non vengono considerate dal nostro artista dentro i canoni della verosimiglianza di tradizione classica; egli preferisce esprimersi in una forma che definirei “moderno medioevalprimitiva”.
Mentre numerosi artisti, trovata una maniera espressiva, si ripetono continuamente, il nostro non teme di adottare moduli espressivi differenti.”
(anno XCIV (832) Gennaio-febbraio 2006)
A chiunque gli chieda spiegazione sul significato delle sue opere, egli risponde con umiltà, portando l’uditore a riflettere sulla grandezza del destino di ogni uomo creato ad immagine e somiglianza divina.
L’arte, quindi, è per lui anche un modo di fare catechesi, per risvegliare le coscienze al senso del “mistero” della vita e dello spirito.
Nonostante l’età, ciò lo mantiene interiormente giovane e prolifico.
Ciò che mi edifica sono la sua semplicità, ma anche il suo anelito per la Verità cristiana che si riconosce nella sua arte e nei rapporti umani.
Pier Angelo Piai