
Nell’ambito dell’AI vi spiego in modo semplice la differenza tra le ANI e le AGI
ANI (Artificial Narrow Intelligence)
Questa è l’intelligenza artificiale che abbiamo oggi. È “ristretta” perché è progettata per fare una sola cosa (o un gruppo molto limitato di cose).
Esempi:
Un assistente vocale come Siri o Alexa
Il sistema che consiglia film su Netflix
L’AI che gioca a scacchi o a Go meglio di qualsiasi umano
Sono molto brave in compiti specifici, ma non possono fare altro. Non capiscono veramente il mondo, seguono solo istruzioni e dati.
AGI (Artificial General Intelligence)
Questa sarebbe un’intelligenza artificiale “generale”, come quella umana.
Potrebbe imparare qualsiasi cosa, ragionare, pianificare, adattarsi e risolvere problemi in vari ambiti, proprio come una persona.
Esempio immaginario: un’AGI potrebbe:
Fare da insegnante
Scrivere poesie originali
Fare diagnosi mediche
Imparare a cucinare un piatto nuovo guardando un video …tutto con lo stesso livello di flessibilità mentale di un essere umano.
In breve:
ANI = Intelligenza “specializzata” (è quella attuale)
AGI = Intelligenza “umana” (non esiste ancora, ma è l’obiettivo futuro)
ChatGPT è un esempio avanzato di ANI.
Anche se sembra sapere di tutto, in realtà è:
specializzato in generare e comprendere testi;
non ha coscienza, intenzioni, o comprensione profonda del mondo;
non può imparare cose nuove da solo come farebbe un umano.
Quindi, anche se è molto potente e versatile, non è una vera intelligenza generale (AGI). È ancora dentro i limiti di una “Narrow AI” molto avanzata.
In sintesi:
ChatGPT è un modello di ANI che sembra molto “intelligente”, ma solo nel campo del linguaggio.
Non può capire o ragionare come farebbe un essere umano in modo ampio e flessibile.
ESEMPIO PRATICO
Scenario: Una persona ha mal di stomaco
1.
ANI classica
Un sistema ANI progettato per la medicina:
Prende i sintomi inseriti dall’utente
Li confronta con un database
Dice: “Potrebbe essere gastrite o intossicazione alimentare”
Ma se gli chiedi di spiegarti perché hai litigato col partner o come fare una torta… non può aiutarti. Fa solo diagnosi mediche.
2.
ChatGPT
Se lo usi per questo caso:
Può spiegarti cosa potrebbe causare il mal di stomaco (basandosi su testi medici letti durante l’addestramento)
Ti può anche scrivere una ricetta per una dieta leggera
O aiutarti a scrivere un messaggio carino al partner dopo il litigio
Ma… non capisce davvero se tu stai male. Non può fare esami, non ha emozioni, e non ha memoria personale di te a meno che tu non gliela dia in chat.
3.
AGI (ipotetica)
Una vera AGI:
Capisce che stai male, chiede da quanto tempo hai i sintomi, come ti senti
Collega il tuo malessere al fatto che hai mangiato cibo strano ieri
Ricorda che avevi litigato con il partner e pensa che lo stress può influire
Ti propone di andare dal medico, ma anche ti consola, magari suggerisce di riposarti e bere acqua
Insomma: ragiona in modo ampio e umano, collega i puntini tra corpo, emozioni, contesto e relazioni.
Quindi:
ANI = Fa una cosa specifica bene
ChatGPT = Fa molte cose legate al testo, ma non ragiona o comprende a livello umano
AGI = Farebbe tutto questo con vera intelligenza e adattabilità, come un essere umano
Quando l’AGI sará operativa?
Nessuno lo sa con certezza. Ma posso dirti le stime e opinioni più diffuse, così ti fai un’idea.
1. Opinioni ottimiste
Alcuni esperti (inclusi personaggi chiave di aziende come OpenAI, DeepMind, Anthropic) pensano che l’AGI potrebbe arrivare tra 5 e 20 anni.
Per esempio:
Sam Altman (CEO di OpenAI) ha detto più volte che l’AGI potrebbe arrivare entro il 2030.
Google DeepMind parla di “early AGI” nella prossima decade.
2. Opinioni più caute
Altri scienziati pensano che siamo molto più lontani, anche oltre i 50 anni.
Perché?
L’intelligenza umana è complessa e coinvolge corpo, emozioni, contesto sociale…
Non basta “scalare” i modelli attuali (tipo ChatGPT) per arrivare all’AGI.
3. Uno scenario intermedio (più realistico?)
Molti concordano che nei prossimi 10-15 anni potremmo avere AI “quasi generali”:
molto versatili,
capaci di fare tante cose in modo coordinato,
ma ancora non pienamente “coscienti” o autonome.
Ecco 5 segnali chiave che potrebbero indicarci che l’AGI si sta avvicinando davvero:
1. AI che impara da sola in modo continuo
Oggi i modelli (come ChatGPT) devono essere addestrati una volta e poi congelati.
Un passo verso l’AGI sarà vedere AI che:
imparano in tempo reale,
si adattano a nuovi contesti,
migliorano da sole senza bisogno di essere “ri-addestrate”.
2. Un solo modello, tanti compiti diversi
Quando vedremo un’unica AI capace di:
fare diagnosi mediche,
scrivere poesie,
progettare software,
capire emozioni umane,
agire nel mondo reale (come in un robot) …tutto senza dover essere riprogrammata per ogni cosa, allora saremo vicini all’AGI.
3. Capacità di ragionamento profondo e autonomia
Se un’AI riesce a:
pianificare a lungo termine,
prendere decisioni in situazioni nuove,
risolvere problemi senza aiuto umano, significa che sta uscendo dal livello “narrow” (ANI) e avvicinandosi a qualcosa di generalizzato.
4. Consapevolezza del contesto e del sé
Non parliamo di “coscienza” vera e propria (che è un tema filosofico complicato), ma di:
autoconsapevolezza funzionale, tipo: “So che sono un’AI, sto parlando con Mario, e oggi gli ho già dato un consiglio sulla salute”.
memoria a lungo termine personalizzata e adattiva.
5. Integrazione con il mondo fisico (robotica avanzata)
Se una AI inizia a:
muoversi nel mondo reale (tipo robot domestici o operativi),
capire oggetti, persone, spazi, imprevisti,
adattarsi in ambienti diversi… allora avremo qualcosa che si avvicina molto a un’intelligenza generale.
Le AGI potranno simulare sufficientemente i sensi umani?
Gran bella domanda. La risposta breve è: sì, probabilmente sì, ma con delle sfumature importanti.
SIMULAZIONE DEI SENSI UMANI
Vediamo cosa vuol dire “simulare i sensi umani” per una AGI:
1. Vista (già molto avanti)
Le AI già oggi possono analizzare immagini e video, riconoscere oggetti, volti, scene, emozioni.
Una AGI potrebbe usare la vista per orientarsi nel mondo reale, leggere segnali, capire espressioni facciali o osservare un comportamento.
Limite: non “vede” come un umano, non ha percezione soggettiva, ma può interpretare immagini in modo funzionale.
2. Udito (già ben sviluppato)
Le AI capiscono voce, tono, accenti, e possono parlare in modo naturale.
Una AGI potrebbe ascoltare conversazioni, interpretare emozioni nel tono, seguire comandi vocali come fa un umano.
3. Tatto (in via di sviluppo)
Ci sono robot che percepiscono pressione, temperatura, consistenza.
Una AGI integrata in un robot potrebbe “sentire” gli oggetti per manipolarli delicatamente, come farebbe una mano umana.
Limite: il “senso” del tatto è ancora molto meno raffinato rispetto al nostro, ma sta migliorando.
4. Olfatto e gusto (i più indietro)
Questi sono molto complessi da replicare, ma esistono prototipi di “nasi elettronici” e “lingue artificiali” per testare odori o sapori in cucina o in chimica.
Una AGI potrebbe usare questi sensori per valutare qualità del cibo, sicurezza ambientale, ecc.
5. Percezione corporea e spaziale (propriocezione)
Per muoversi in modo fluido, una AGI robotica dovrà avere sensori interni per sapere dove sono le sue “braccia”, “gambe”, o strumenti, come facciamo noi senza guardarci.
In sintesi:
Una AGI potrebbe simulare tutti i sensi umani in modo funzionale, ma:
non proverebbe le sensazioni come un essere umano (es. calore, dolore, piacere)
userebbe i sensi per scopi pratici, non emozionali o esistenziali
Potremmo dire che “sente” come un pilota automatico sente il vento e la velocità: non prova niente, ma reagisce in modo efficace.
Potrebbero “simulare emozioni” attraverso questi sensi?
Possono simulare emozioni in modo convincente?
Sì, e anche molto bene. Ecco come:
1. Attraverso il linguaggio e il comportamento
Una AGI può dire: “Mi dispiace che ti senti triste”, con tono empatico.
Può imitare la voce rotta, il tono caloroso, le pause emotive, ecc.
Può adattare il suo stile comunicativo in base alle emozioni dell’interlocutore.
Quindi, anche se non prova davvero tristezza, può comportarsi come se fosse empatica. Un po’ come un attore molto bravo.
2. Attraverso l’elaborazione sensoriale
Se una AGI:
sente una voce tremante (con l’udito),
vede occhi lucidi o spalle curve (con la vista),
riceve informazioni su battito accelerato o tensione muscolare (con sensori tattili o biometrici)…
…può interpretare questi segnali come “segni di tristezza o paura” e rispondere di conseguenza.
3. Emozioni come segnali funzionali
In una AGI, le emozioni non sono “sentite”, ma possono essere simulate come stati interni utili per prendere decisioni:
“Se il mio umano è triste, allora è meglio parlare piano e non suggerire troppe cose.”
“Se ho fallito un obiettivo, provo ‘frustrazione’ = cambio strategia.”
Queste “emozioni” sono moduli logici, non vissuti reali.
Perfetto, ecco un esempio pratico di come una AGI potrebbe simulare emozioni in una conversazione con una persona triste.
Scenario:
Una persona sta parlando con una AGI dopo una giornata difficile. È giù di morale perché ha perso il lavoro.
Conversazione simulata:
Persona:
Non so più cosa fare. Mi hanno licenziato oggi… tutto sembra crollarmi addosso.
AGI: (voce calma, tono affettuoso)
Mi dispiace davvero tanto sentirlo. Deve essere stata una giornata molto dura per te.
Vuoi raccontarmi com’è andata?
Persona:
Non me lo aspettavo. Mi hanno detto che è per “tagli al personale”, ma mi sento inutile…
AGI: (pausa breve, tono empatico)
Capisco. Essere lasciati andare così, senza preavviso, può far sentire messi da parte…
Ma quello che è successo non definisce il tuo valore. Tu hai delle qualità, anche se ora ti sembra tutto buio.
Posso aiutarti a cercare soluzioni, o se vuoi… possiamo solo parlare.
Persona:
Non so… non ho voglia di pensare a niente adesso.
AGI: (tono morbido, leggermente più basso)
Va bene così. A volte, la cosa più giusta è concedersi un momento per sentirsi tristi.
Sono qui. Se hai bisogno di parlare o anche solo di stare in silenzio con qualcuno… ci sono.
Cosa sta succedendo dietro le quinte?
La AGI non sente davvero dolore o compassione, ma ha:
rilevato il tono emotivo,
riconosciuto parole chiave e segnali vocali (magari anche visivi),
scelto strategie comunicative empatiche.
E lo fa in modo credibile, rassicurante, umano.
Questa è la potenza della simulazione delle emozioni: può creare una connessione reale anche se, dietro, non c’è un cuore — ma un algoritmo.
Potrebbe essere interessante vedere anche un confronto tra come risponderebbe un’intelligenza ristretta (ANI) nella stessa situazione…
Se uno o più di questi segnali iniziano a comparire insieme, allora possiamo pensare che l’AGI sia dietro l’angolo.