I DI QUARESIMA
Omelia
In quel tempo. In questo tempo.
Come in una parabola moderna, ho immaginato le tentazioni di Gesù nella città che conosco meglio: a Milano. Un piccolo racconto.
Il diavolo portò Gesù nella grande città, la capitale della finanza e della moda. Lo pose sul punto più alto del tempio, sulla guglia centrale del Duomo, e gli mostrò la città tutta intera: il Castello, la Borsa, la cintura delle banche, lo stadio, le vie della moda. E c’era folla sul corso, turisti e polizia. C’erano quelli che chiedono l’elemosina circondandosi di cani perché dicono che la gente ha più compassione delle bestie e dei cuccioli, che non degli uomini. E sull’asfalto grigio, coriandoli e stelle filanti di carnevale, e la pioggia leggera di marzo. Qualcuno, occhi tristi e pelle scura, vendeva le ultime rose ai passanti .
Guardando bene si vedevano anche quelli che si lasciavano andare alla solitudine, alla vecchiaia, alla depressione, che si lasciavano morire di alcool, di droga, di esclusione, di abusi.
Allora il diavolo disse a Gesù: “Tutto questo è mio! Tutto sarà tuo se ti inginocchi davanti a me!”
Signore, perché non gli hai dato del bugiardo?
Dicendogli, e dicendo a noi, che non è vero, che non tutto è suo, che la città non è il suo regno, che ci sono giusti e bambini e innamorati e generosi.
Lascia che ti mostri una cosa, Signore, proprio a Te che non hai reagito. Nella città, che il diavolo dice sua, ci sono luoghi dove per tutto il giorno si asciugano lacrime, dove vegliano quelli che intercedono per i fratelli e cercano il Tuo volto.
Ci sono donne e uomini che vogliono fare della loro vita qualcosa che serva a qualcuno.
Ci sono madri che danno ancora la vita per i figli e gente onesta perfino nelle piccole cose, ci sono padri che trasmettono rettitudine ai loro figli e occhi diritti.
C’è il grido del male, lo sento forte e mi stordisce a giorni, ma più ancora c’è il silenzioso germogliare del bene.
Signore, se guardi bene nella città che il diavolo dice sua non c’è solo arroganza, competizione, fastidio reciproco, insofferenza, rifiuto.
Puoi incontrare anche la forza dell’amore, la passione per la giustizia, il sottovoce dell’onestà, gente che non ha secondi fini, piccoli profeti del quotidiano.
E se vieni ancora più vicino puoi incontrare anche me, perché ci sono anch’io e sono tra quelli che credono ancora all’amore e alla speranza.
Buttati, ti ha detto il diavolo, verranno gli angeli a portarti sulle mani! Io lo so che verranno, quando con l’ultimo, con il più grande atto di fede, mi butterò in Te nel giorno della mia morte, fidandomi.
Se c’è un angelo nel cielo sopra Milano, un angelo sopra questi paesi, chiedo che mi accompagni nell’ultimo viaggio, oltre le porte dell’ombra, tenendomi per mano, perché ho un po’ paura, e mi dica in quell’ultimo tratto di cielo solo questo:
“Vieni, hai tentato di amare, il tuo desiderio di amore era già amore”! Non chiedo altro, ma che lo dica con un sorriso.
E’ la mia speranza, un sogno dolce, di cui non mi stanco.
Le tre tentazioni che abbiamo udito, sono la massima espressione dell’intelligenza umana. Non propongono delitti, sangue, violenza, guerra, barricate contro i poveri, queste cose sappiamo riconoscerle, tentiamo perfino di sfuggirle. Propongono di nutrirci di cose, di non cercare dalla parte dello spirito.
La prima tentazione pone l’alternativa: pietre o pane? Il diavolo, che è il più intelligente tra gli spiriti, dice a Gesù: “Non sognare, vedi queste pietre? Cambiale in pane.
Gli uomini hanno bisogno di pane e di miracoli, hanno bisogno di capi che sembrino forti, assicuragli questo: pane, miracoli e capi e saranno tutti dalla tua parte.
Non vedi il piacere che hanno di ricevere il pane e ancor più di riceverlo dalle mani di qualcuno invece di guadagnarlo?”
Ma Gesù non si impossessa della libertà di nessuno, né con il pane né coi miracolo, troppi l’hanno fatto, lui è maestro di libertà. E oppone alla fame di cose, il morso del più: “Non di solo pane vive l’uomo”, anzi di solo pane l’uomo muore. L’uomo vive di ciò che viene dalla bocca di Dio.
Bellissima questa parola: l’uomo vive di Dio. Dalla bocca di Dio sono venute le parole che hanno creato la luce, il cosmo, le creature, è venuto il Verbo e il Vangelo.
Tu, io, noi tutti, ogni creatura è venuta dalla bocca di Dio. Il tuo respiro è il respiro stesso di Dio. Di Dio e di te io vivo. Di te, creatura che tocchi con dita di bontà, la mia vita.
Seconda tentazione: tutto sarà tuo, se segui la mia logica.
Tu vuoi cambiare il corso della storia facendoti servo? Cioè con niente, senza mezzi, senza potere? non funzionerà. Il mondo ha dei problemi, tu devi risolverli.
Che problemi risolve una Croce? Li aumenta, invece. Il mondo è tutto una collina di croci, cosa cambierà un Crocifisso in più? Prenditi il potere, prenditi l’autorità, le leggi, le decisioni, occupa i posti chiave, solo così risolverai i problemi. Vuoi dare libertà? Ma non sanno che farsene. La libertà è un peso troppo grande, preferiscono eseguire ordini.
Ma Gesù sa che il potere è un sole nero. E ingannatore, nessun faraone libererà mai i suoi schiavi. E risponde Gesù: non ti piegare, non ti inginocchiare davanti a nessuno, eppure sarai servitore di tutti.
Terza tentazione Buttati giù, e Dio manderà i suoi angeli. Mostra a tutti un Dio immaginario che smonta e rimonta la natura e le sue leggi, a piacimento, come fosse il suo giocattolo; che è una assicurazione contro gli infortuni della vita, che salva da ogni problema, che ti protegge dalla fatica.
E Gesù risponde: “Non tentare Dio!” Io so che il Signore sarà presente, ma come Lui vorrà non come io vorrei. E se cadrò sarà ancora più vicino, chino su di me. e io avanzerò nella vita non a forza di miracoli, ma per il miracolo di un amore che non si arrende.
Gesù si oppone alla tentazione sfidandola, alzando la posta: dì che queste pietre diventino pane… Il pane è un bene, è un valore, fa vivere. Gesù risponde offrendo più vita: “Non di solo pane vivrà l’uomo!” Il pane è buono ma più buona è la Parola: il pane dà vita ma più vita viene dalla bocca di Dio.
Per questo siamo qui, fratelli, per avere più vita, per camminare dal deserto di pietre e tentazioni, al giardino del sepolcro vuoto, fresco e risplendente nell’alba, mentre fuori è primavera: è questo il percorso della Quaresima. Non penitenziale, quindi, ma vitale; non di sacrifici ma di germogli. L’uomo non è polvere o cenere, ma figlio di Dio e simile a un angelo (Eb2,7) e la cenere posta sul capo non è segno di tristezza o piccolezza ma di nuovo inizio: la cenere che si sparge nell’orto e nel campo per più fecondità, la ripartenza della creazione, sempre e comunque, anche partendo dal quasi niente che rimane fra le mani.
Preghiera alla Comunione
Riascoltiamo il Salmo 50, salmo quaresimale, nella lettura di G. Quarenghi. Non smettere di volermi bene,
non smettere mai,
nemmeno quando ti faccio arrabbiare.
Ho sbagliato, sapevo che non era da fare,
l’ho fatto lo stesso
l’ho fatto apposta.
Non capisco cosa mi succede, a volte
so che è sbagliato,
Tu me l’hai detto e ridetto che è sbagliato
ma io lo faccio lo stesso.
Non posso farne a meno,
è più forte di me.
Ma non sono solo io a fare così, anche gli altri lo fanno
ma adesso è di me che voglio parlarti.
Mi hai insegnato ad essere sincero,
chi è sincero è buono, dici sempre,
mi hai insegnato a non avere paura
di quello che sono, a non nascondermi.
Vieni a cercarmi, trovami,
non dirmi che non ti fidi più di me
e fammi tornare ad essere contento.
Dimentica i miei errori
e non ci saranno più!
Non mandarmi via,
non mandarmi dove Tu non ci sei.
Non dirmi che non mi vuoi più qui con Te
e non andare via, neppure Tu.
Rimani qui e guardami
come quando mi vuoi bene,
pensa che posso farcela e ce la farò,
pensa che sono buono e lo sarò
buono come Te.
Non ti piacciono le promesse
e io non te le faccio,
Tu perdonami però, vieni a cercarmi,
quello che vuoi è che io capisca,
questo conta, che io capisca.
Eccoti finalmente sei qui,
mi prendi tra le braccia,
tienimi così e dimmelo,
dimmelo
che non smetterai di volermi bene, mai.