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C’è un tipo di male che è più difficile da combattere del male stesso: la stupidità. Non parlo della mancanza d’intelligenza, ma di quella forma di cecità morale che rinuncia a pensare, a giudicare, a porsi domande. La stupidità non ascolta, non riflette, ripete, si lascia trascinare. Ed è pericolosa proprio perché si crede dalla parte giusta. Dietrich Bonhoeffer, pastore e teologo tedesco ucciso dai nazisti, scriveva: “Contro la stupidità non abbiamo difese… né proteste, né la forza possono fare qualcosa.”
Lo stupido è spesso una persona colta o ben informata, ma ha ceduto la sua libertà interiore, lasciando che altri pensassero al posto suo. Bonhoeffer ci ricorda che la vera resistenza non è sempre armata. A volte è spirituale, morale, silenziosa, fatta di persone che scelgono di restare sveglie, libere, responsabili. E tu, stai pensando con la tua testa? O stai lasciando che altri decidano anche cosa devi credere?
Confronto: Bonhoeffer e i nostri tempi Ieri (nazismo): La stupidità cresceva con la propaganda di massa, l’esaltazione del Führer, la paura del dissenso. Il “popolo” seguiva senza discutere, si identificava col potere e delegava la propria coscienza.
Oggi (democrazie in crisi): La stupidità non ha più divise, ma parole d’ordine, influencer, hashtag, narrative pronte. È la stessa rinuncia alla responsabilità: si crede a tutto ciò che “si dice”, si attacca chi dissente, si pensa in gruppo ma senza vera riflessione personale. I social accelerano questo processo: più si urla, più si viene seguiti. Meno si pensa, più si è rassicurati.
In entrambi i casi, Bonhoeffer avrebbe detto: il pericolo non è l’intelligenza che manca, ma la coscienza che dorme.
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