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DOMENICA DI PASQUA 2017
p. Ermes Ronchi
Gv 20,11-18
Buona Pasqua, fratelli sorelle amici, sconosciuti compagni di fede, a voi e a tutti quelli che portate nel cuore. Noi che celebriamo la Pasqua, siamo presi oggi dentro la potenza della risurrezione di Cristo Gesù, sospinti da lui, trascinati in alto da lui, forza ascensionale del cosmo, nella grande migrazione verso la vita.
Pasqua è questo: di fronte a chi decide di “amare e donare”, non c’è morte che tenga, non c’è tomba che chiuda, non c’è macigno che non rotoli via.
Signore, nostra vita, donaci speranza,
Signore, nostra risurrezione, donaci cuore
Signore, nostra Pasqua, donaci vita
La Pasqua è tornata, Pasqua è qui, testarda e lieve come il battito del cuore, in un vangelo dove tutto si colora di urgenza e di passione.
Urgenza del seme che si apre, del masso che rotola via, e il sepolcro vuoto e risplendente nel fresco dell’alba è come un grembo che ha partorito, come il guscio di un seme aperto.
Passione fino alle lacrime. Donna perché piangi?
Prima parola del Risorto, e non per dirle: spiegami, oppure non piangere più, smettila con il pianto. Ma per piegarsi su di lei, per abbracciarla, per stringersi a lei, e condividere e coinvolgersi.
“Diglielo perché piangi, Maria. Per un motivo grande, per il più grande dei motivi: Tu piangi per amore. Piange chi ama. Piange molto chi ama molto”. Maria, la chiama Gesù. Pronunciando il suo nome come nessuno sapeva fare. E lei si volta e il vangelo riporta questa parola: Rabbunì. Ma io credo che a Maria nel giardino è uscito dal cuore: amore, sei qui.
Perché tutte quelle lacrime non sono per un maestro che viene a mancare. Si piange così perché manca una parte della propria vita.
Le lacrime di Maddalena sono il tesoro del Risorto, Lui le raccoglie ad una ad una nel suo cuore, nei suoi archivi eterni, sono dichiarazioni d’amore.
Donna, perché piangi? Umanità, perché?
Eccolo il Dio che prova dolore per il dolore dell’uomo, del mondo che è un immenso pianto, che è tutto una collina di croci.
Ma ora Cristo si è innestato nel mondo, attraverso la croce e le ferite, ogni innesto avviene per ferita, lo sa bene la sapienza contadina. Innestato sul calvario, e la sua e nostra vita ormai una vita sola.
Donna perché? E’ lo stile inconfondibile di Gesù. Il Risorto riprende a fare ciò che ha sempre fatto, l’ha fatto nell’ultima ora del venerdì, occupandosi della paura e della speranza di un ladro giustiziato accanto a lui (oggi sarai con me…) lo fa nella prima ora di Pasqua, quando si occupa delle lacrime di Maria. E trema insieme al tremante cuore della sua amica. Ma poi innesta vita.
Gesù risorge dopo essere disceso agli inferi, diciamo nel Credo. E se risorge oggi è perché oggi è sceso negli inferi della storia, nella catacombe dei fuggiaschi, nei buchi dei dannati della terra, nei barconi che affondano.
È disceso nelle profondità della materia e della persona, nella vittima e anche nel carnefice, ed è qui, adesso come forza di risurrezione, come forza di gravità celeste, come forza di attrazione verso l’alto, verso la bontà, annuncio che i carnefici non avranno ragione delle loro vittime in eterno.
Eppure la morte sembra vincere. Il male del mondo mi fa dubitare, è troppo, è feroce, è pazzo: sembra contestare l’esistenza stessa di un Padre buono e provvidente;
terrorismo, armi sempre più potenti, milioni privati di cibo, acqua, casa, amore; il cancro, la corruzione, il nocciolo duro del cinismo e dell’indifferenza, milioni di Pilati che si lavano le mani, mi fanno dubitare; la terra avvelenata per denaro e che avvelena i figli, mi fanno dubitare. La mia vita accidentata, alle volte mi fa dubitare.
Tutto questo è certo. E tuttavia è altrettanto certo che nel mezzo dell’oscurità comincia sempre a sbocciare qualcosa di nuovo.
Dove la terra è stata spianata, osservo e vedo spuntare un filo d’erba testardo, e poi un fiore che si impunta a fiorire, ostinato, e poi un prato dal verde inestirpabile.
Vedo mucchi di macerie, eppure sulle macerie torna ad apparire un germoglio di vita, ostinata e invincibile. E anche in me.
Vedo che la bellezza rinasce ogni giorno nel mondo.
E questo perché?
Perché il Risorto è all’opera, in alto silenzio e con piccole cose.
Per la risurrezione di Cristo, io credo che
“non va perduta nessuna delle opere svolte con amore.
Non va perduta nessuna delle sincere preoccupazioni per gli altri. Non va perduto nessun atto d’amore,
non va perduta nessuna generosa fatica,
non va perduta nessuna dolorosa pazienza.
Tutto ciò circola attraverso il mondo,
circola come una forza di vita”(Ev Ga 278).
Una vita di una qualità indistruttibile. Questa è la linfa profonda che scorre nelle arterie del mondo, Dio si è innestato per ferita, nella ferita, e ci sospinge in avanti in una corrente di atti buoni, di parole buone, di gesti puliti, che hanno principio e futuro da Lui.
Il mondo ha molti tesori nascosti nei suoi vasi di creta (2 Cor 4,7).
Il mondo combatte per fiorire. Sono fioriti i prati, i glicini, le prime rose in questi giorni:
“è Dio che in essi fiorisce / si espande, dilaga / e poi torna a fiorire” (Turoldo).
Il Risorto combatte per far fiorire il mondo;
ad ogni mattino combatte per svegliarmi dal sonno del cuore.
E potranno tagliare tutti i germogli, potranno recidere tutti i fiori ma non potranno impedire alla primavera di ritornare. Io lo credo.
La Pasqua non si lascia sgomentare. Io lo credo.
La Risurrezione non si arrende, ha già penetrato la trama nascosta di questa storia. Io lo credo
Lo credo e sento che io sono nato davvero il mattino di Pasqua,
con lui che è innestato nel mio cuore, irrevocabile innesto
Pasqua è il tema più arduo e più bello di tutta la Bibbia.
Balbettiamo, come gli evangelisti, che per tentare di raccontarla, si fecero piccoli, non inventarono parole, ma presero in prestito i verbi delle nostre mattine: svegliarsi e alzarsi: si svegliò e si alzò il Signore.
Ed è così bello pensare che Pasqua, l’inaudito, è raccontata con i verbi semplici del mattino, di ognuno dei nostri mattini, quando anche noi ci svegliamo e ci alziamo. Nella nostra piccola risurrezione quotidiana.
Quel giorno, raccontato con i verbi di ogni giorno.
Pasqua è qui, adesso. Ogni giorno è quel giorno.
Perché la forza della Risurrezione non riposerà finché non abbia raggiunto l’ultimo ramo della creazione, rovesciato la pietra dell’ultima tomba(Luzi).
Allora questo è l’annuncio di Pasqua:
“ Rimane, continua, è più forte la potenza dell’amore.
Anche se non ho niente, mani inchiodate dal dolore,
rimane la potenza dell’amore.
In un luogo che non conosco, sorgente delle mie sorgenti,
cielo del mio cielo, terra profonda delle mie radici,
rimane la potenza dell’amore!”
Rimane Cristo, vivo, e questo mi fa dolce e fortissima compagnia:
io appartengo a un Dio vivo.
Sia con noi il Signore, sia in noi la forza della risurrezione,
la compagnia del risorto sulla strada di Emmaus,
la dolcezza amica del giardiniere con la Maddalena,
sia con noi l’ansia di Pietro e di Giovanni che corrono al sepolcro.