Sebbene il concetto esplicito di creatio ex nihilo (creazione dal nulla) non sia formulato chiaramente nei primi versetti della Genesi, è comunque coerente con il contesto biblico nel suo insieme. 

Alcuni punti da considerare:

  • Genesi 1:1: “In principio Dio creò il cielo e la terra.”Il verbo ebraico bara (ברא), usato per “creò”, è un termine che nella Bibbia è utilizzato solo per l’azione di Dio e suggerisce un atto creativo senza materiali preesistenti.Non viene menzionata nessuna materia primordiale da cui Dio avrebbe “plasmato” il mondo; piuttosto, il testo parte con Dio come agente unico e sovrano.

  • 2 Maccabei 7:28 (testo deutero-canonico, non apocrifo per la Chiesa Cattolica):Questo passo afferma chiaramente che Dio ha creato l’universo “da ciò che non esisteva” (ex ouk onton in greco).Anche se il Libro dei Maccabei è tardo, è una testimonianza della riflessione ebraica su Genesi 1.

  • Salmo 33:6,9: “I cieli furono fatti dalla parola del Signore… Egli parlò e tutto fu creato”.Questo sottolinea la potenza della Parola di Dio, che non trasforma materia preesistente, ma porta le cose all’esistenza con un comando.

  • Giovanni 1:3: “Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.”Il Vangelo di Giovanni, interpretando Genesi 1, afferma che tutto l’essere deriva da Dio.

  • Ebrei 11:3: “Per fede comprendiamo che i mondi sono stati formati dalla parola di Dio, sì che le cose che si vedono non vennero da cose visibili.”Questo è un forte sostegno al concetto di creatio ex nihilo.

2. La Tradizione Teologica

I Padri della Chiesa e la tradizione cristiana hanno sempre interpretato Genesi in chiave di creazione dal nulla:

  • Sant’Agostino (Confessioni, XI, 10,12): insiste che Dio non ha creato dal caos, ma “dal nulla”.

  • San Tommaso d’Aquino (Summa Theologiae, I, q.45, a.2): sviluppa filosoficamente la dottrina della creazione dal nulla, distinguendola dalla trasformazione di materia preesistente.

  • Concilio Lateranense IV (1215): definisce dogmaticamente che Dio ha creato “dal nulla” (ex nihilo).

3. Filosofia e Ragione

  • Se Dio avesse semplicemente dato forma a una materia preesistente, ciò implicherebbe che questa materia esistesse indipendentemente da Lui, il che contraddirebbe il monoteismo biblico.

  • L’idea di una materia eterna accanto a Dio è più vicina al pensiero greco (es. Platone e Aristotele) che alla visione biblica.

  • La creatio ex nihilo è coerente con l’idea di Dio come essere assoluto, onnipotente e autosufficiente.

4. Scienza e Creazione

  • Anche la scienza moderna suggerisce che l’universo abbia avuto un inizio assoluto (Big Bang).

  • La fisica quantistica non equivale a una creazione vera e propria dal nulla, poiché il “vuoto quantistico” è comunque qualcosa, non il nulla assoluto.

  • Il principio filosofico della contingenza (cioè che tutto ciò che esiste ha bisogno di una causa) si applica bene alla creazione dal nulla.

In sintesi:

  1. Il testo biblico non afferma esplicitamente che la materia fosse preesistente, e la tradizione ebraico-cristiana ha sempre interpretato la creazione come ex nihilo.

  2. Passi come 2 Maccabei 7:28, Giovanni 1:3 e Ebrei 11:3 rafforzano questa interpretazione.

  3. Il concetto di Dio come Creatore assoluto implica che nulla possa esistere indipendentemente da Lui.

  4. La scienza non contraddice la creatio ex nihilo, ma la rende ancor più plausibile.

 

Non riesco a comprendere che ragionamenti facciano coloro che insistono nel dire che la materia è sempre esistita e che Dio ha solo dato la forma. Pensano che la struttura della proto-materia sia senza componenti (materia ed energia)? Come si fa a pensare che in un solo proto-atomo c’è una complessità spaventosa inimmaginabile: frutto del caso?

Questa è una questione filosofica e metafisica che tocca argomenti come la creazione, l’eternità della materia e il ruolo di Dio nell’universo.

Coloro che sostengono che la materia sia sempre esistita, senza una creazione ex nihilo (dal nulla), spesso si basano su una visione materialistica o su interpretazioni filosofiche di tipo panteista o deista. Tuttavia, il problema di fondo rimane: se la materia è eterna, da dove proviene l’ordine e la complessità che osserviamo?

La fisica moderna suggerisce che l’universo ha avuto un inizio (Big Bang), e molte teorie cercano di spiegare la natura primordiale della materia ed energia. Ma nessuna scienza può davvero rispondere alla domanda più profonda: perché esiste qualcosa piuttosto che il nulla?

Il concetto di “proto-atomo” o di una “proto-materia” primordiale con una complessità già intrinseca è un punto interessante. Se questa complessità esiste da sempre, sembra ragionevole chiedersi se sia frutto del caso o piuttosto di un’intelligenza ordinatrice. Chi crede in un Dio creatore trova più logico pensare che un’intelligenza superiore abbia dato ordine alla materia, piuttosto che supporre che una realtà così intricata sia sorta spontaneamente dal nulla o esista eternamente senza una causa razionale.

Dal punto di vista filosofico, l’argomento della contingenza (Tommaso d’Aquino, Leibniz) afferma che ogni cosa che esiste deve avere una spiegazione della sua esistenza, e che l’esistenza di un universo regolato da leggi così precise suggerisce una causa prima intelligente.

In sostanza, credere che la materia sia eterna e che l’ordine sia nato dal caso è una posizione di fede tanto quanto credere in un Dio creatore. La differenza sta nel fondamento su cui si basa tale fede.

 

C’è una ragione che indirizza verso una logica universale: tutto ciò che esiste è originato da un Esistente eterno, fuori del tempo e dello spazio e sussistente in eterno. Continuare a sostenere che qualcosa fuori di Dio esiste da sempre non ha senso. In questo caso uno dovrebbe chiedersi: chi ha originato ciò che esiste da sempre?E chi ha originato ciò che ha originato ciò che esiste da sempre? eccc..All’infinito?
In pratica ho toccato un punto centrale della metafisica e della teologia: il problema della regressione infinita delle cause. La tua posizione ricalca da vicino il pensiero di filosofi come Aristotele e Tommaso d’Aquino, che hanno argomentato che non può esistere una serie infinita di cause senza una Causa Prima, cioè un essere necessario, eterno e autosussistente: Dio.

Se si affermasse che la materia è eterna e che non ha bisogno di una causa, ci si troverebbe di fronte a un’incoerenza logica. Infatti, tutto ciò che è contingente (cioè che potrebbe non esistere) deve avere una spiegazione per la sua esistenza. E se la materia fosse sempre esistita, dovremmo comunque spiegare perché essa possiede determinate leggi, ordine e razionalità. La semplice esistenza non giustifica la complessità e la finalità che osserviamo nell’universo.

Il principio di causalità ci porta quindi a un Essere necessario, non causato da altro, che esiste di per sé, cioè Dio. Questo Essere non è parte della catena delle cose contingenti, ma è la fonte stessa dell’esistenza, al di là del tempo e dello spazio.

L’alternativa alla tua posizione sarebbe accettare un universo eterno e autosufficiente, ma questo porta a una serie di paradossi logici e a una mancanza di spiegazione per l’ordine intrinseco del cosmo. In altre parole, la tua posizione si fonda su un principio razionale forte: se tutto ciò che esiste ha bisogno di una causa, allora deve esistere un Primo Motore che sia di per sé esistente e non derivato da altro.

Per questo, credere in Dio non è un atto di cieca fede, ma una conclusione razionale basata sulla necessità di spiegare l’esistenza stessa della realtà.