Fb 21 novembre 2021
XXXIV
Cristo Re.
…e sia bello come un sogno
Uno di fronte all’altro. L’uomo del potere e l’uomo della libertà.
Pilato incarna il fascino del potere e della paura insieme, tanto che per paura consegnerà Gesù alla morte. Gesù invece incarna sulla sua pelle quella libertà che scaturisce dalle risposte, così nitide e franche. Allora chi è più uomo?
Un prigioniero e il governatore, i due estremi della scala del potere; colui che detiene nella mano la bilancia della giustizia e la spada, e colui che invece è solo un po’ di polvere sulla bilancia. Essi si misurano su ciò che più li rende lontani e opposti.
“Dunque, tu sei re?” Ed è il prigioniero, inerme e mitissimo, a lanciare una sfida al cuore del potere. «Io sono re, ma non in questo mondo». Come per dire: un’altra è la verità della storia, e tu non la conosci.
Le parole greche originarie suonano così: io sono il martire della verità. E che cos’è la verità? Non un’idea, ma una vita.
La verità non si racconta, non si dimostra come fosse un teorema; si mostra, con scelte e rifiuti, con gesti e martirio. A volte con silenzi, con i soli e solitari esempi di cui anche la bibbia trabocca.
Gesù è un re che non ha mai abitato nelle regge. Una sola volta ci è andato, e per essere condannato a morte. Non ha mai portato armi né arruolato eserciti.
Non manda a morte nessuno per lui, ma muore lui per tutti. Il suo primo trono fu una greppia, l’ultimo, la croce, dalla quale non ha voluto scendere anche se lo poteva fare. È stato tentato dal potere e da tutte le mie stesse tentazioni, e ha detto di no. E’ l’unico che ha detto di no.
I regni di quaggiù si combattono ancora oggi, e l’essenziale è sempre vincere, ma Lui cambia rotta: nel mio Regno l’essenziale è dare. Il dono, e non la rapina, è il perno della storia.
“Metti via la spada!”, ha detto a Pietro, altrimenti la ragione sarà sempre del più forte. Sono venuto a portare libertà ai prigionieri, luce ai ciechi, ai poveri che sono i principi del mondo; gioia ai costruttori di vita, sono loro i veri signori della terra.
«Per questo sono nato, per testimoniare il volto d’amore di Dio». Cristo è re per questa verità, e non dispone di terre e di eserciti, non dirige tempeste, stelle od oceani, ma possiede e comanda con una sola legge: amatevi.
Un re che non ha mai ingannato nessuno, il suo parlare era sì, sì; no, no. È l’unico re che ha detto la verità, e anche per questo il suo Regno non può essere di questo mondo. E’ re perché genera umanità; perché innesta bisogni inediti, crea una tensione a fiorire, perché sta dalla parte dell’umano contro il disumano imperante.
Venga il tuo Regno, Signore, e sia bello come i sogni, sia intenso come le tue lacrime versate per costruirlo.
Avvenire
Cristo Re 2021
Pilato, l’uomo che detiene il maggior potere in Gerusalemme, e il giovane rabbi disarmato: l’uno di fronte all’altro, di fronte alla storia del mondo.
Tu sei il re dei giudei? Possibile che quel galileo dallo sguardo limpido e diritto sia a capo di una rivolta, che ne nasca un pericolo per Roma? No, quell’uomo inerme è un pericolo per i complotti del sinedrio, per i giochi dei politici: ti hanno consegnato a me, vogliono ucciderti. Cosa hai fatto?
Gesù mi commuove con il suo coraggio, con la sua statura interiore, mentre fa alzare sul pretorio un vento regale di libertà e fierezza. E adesso apre il mondo di Pilato, lo dilata, fa irrompere un’altra dimensione, un’altra latitudine del cuore: il mio regno non è di questo mondo, dove si combatte, si fa violenza, si abusa, si inganna, ci si divora. Nel mio regno non ci sono legioni, né spade, né predatori. Per i regni di quaggiù, per il cuore di quaggiù, l’essenziale è vincere, nel mio Regno la cosa più importante è servire. Il mio regno appartiene ai poveri, ai limpidi, ai liberi, agli artigiani della pace e della giustizia… Sono venuto per far sorgere i re di domani tra i piccoli di oggi.
“Sono venuto nel mondo, per testimoniare un’altra verità” . La parola di Gesù è vera proprio perché disarmata, non ha altra forza che la sua luce. È lì davanti, la verità; è quell’uomo in cui le parole più belle del mondo sono diventate carne e sangue, sono diventate vere.
Oggi non celebriamo la salita al trono del padrone del mondo, Gesù non è questo: lui è l’autore e il servitore della vita. Che ci cambia la logica della storia attraverso la rivoluzione della tenerezza, parola ultima sul senso della nostra esistenza e, insieme, sul cuore di Dio. Allora, chi è il mio re? Chi il mio Signore? Chi da ordini al mio futuro?
Io scelgo lui, ancora lui, il nazareno, con la certezza che il nostro contorto cuore, questa storia aggrovigliata, stanno percorrendo, nonostante tutte le smentite, un cammino di salvezza. Perché Dio è coinvolto, è qui, ha le mani impigliate per sempre nel folto di ogni vita.
Pilato prende l’affermazione di Gesù: io sono re, e ne fa il titolo della condanna, l’iscrizione derisoria da inchiodare sulla croce: questo è il re dei giudei. Voleva deriderlo, e invece è stato profeta: il re è visibile là, sulla croce, con le braccia aperte, dove dona tutto di sé e non prende niente di nostro. Potere vero, quello che cambia il mondo, è la capacità di amare così, di disarmato amore, fino all’ultimo, fino all’estremo, fino alla fine.
Venga il tuo Regno, Signore, e sia bello come tutti i sogni, sia intenso come tutte le lacrime di chi visse e morì nella notte per forzarne l’aurora.