04/05/25

Ho sentito una teoria sub-quantica che mi aveva colpito. 

Detta in modo grossolano, pare che gli elettroni degli atomi non osservino le distanze orbitali che immaginiamo noi e che in realtá é lo spin top-down che regola l’equilibrio inter ed infra-atomico. Sicché gli elettroni potrebbero trovarsi ad orbitare velocemente in qualsiasi “punto locale” dello spazio mantenendo le dinamiche infra-atomiche dell’atomo di appartenenza

Se cosí fosse potremmo anche riuscire ad intuire qualcosa sull’interazione cosmica a livello cerebrale(compresa la telepatia, la premonizione ecc)

La teoria che hai descritto ha un sapore speculativo e affascinante, e sembra intrecciare idee di fisica quantistica con aspetti più sottili della coscienza e della percezione. Provo a riassumere e chiarire i punti salienti, distinguendo tra ciò che è parte del modello scientifico accettato e ciò che invece è ipotetico o metafisico:

1. 

Elettroni e orbite atomiche

Nel modello standard della meccanica quantistica:

Gli elettroni non orbitano come pianeti attorno al Sole. Si trovano in orbitali, che sono distribuzioni di probabilità.

Non esiste una “distanza fissa” ma piuttosto una nuvola probabilistica dove è più o meno probabile trovare l’elettrone.

2. 

Spin e interazioni

Lo spin è una proprietà quantistica intrinseca (non è una rotazione fisica) e gioca un ruolo fondamentale in molte interazioni:

La statistica di Pauli impone che due elettroni con lo stesso spin non possano occupare lo stesso stato quantico.

Lo scambio di spin è centrale nelle interazioni magnetiche e in effetti regola anche le configurazioni degli elettroni nei materiali.

3. 

“Punto locale” e delocalizzazione

L’idea che gli elettroni possano trovarsi “ovunque” in una regione locale e contribuire comunque all’equilibrio dell’atomo è coerente con il concetto di delocalizzazione quantistica. Ma nel modello standard, questa delocalizzazione ha limiti precisi, e non permette all’elettrone di agire in modo arbitrario o istantaneo a grande distanza (almeno non senza entanglement).

4. 

Estensione alla coscienza e fenomeni come telepatia

Qui si entra nel campo delle ipotesi speculative o non dimostrate:

Alcuni ricercatori hanno proposto modelli quantistici della coscienza (es. Penrose-Hameroff e la teoria Orch-OR) che tentano di spiegare la coscienza come un fenomeno quantistico coerente nel cervello.

Altri parlano di entanglement quantistico cerebrale o interazioni sub-quantistiche per spiegare fenomeni paranormali (telepatia, premonizione).

Tuttavia:

Non ci sono evidenze scientifiche solide a sostegno di un meccanismo quantistico alla base di fenomeni mentali come la telepatia.

L’entanglement non permette, per come lo conosciamo oggi, di trasmettere informazione più velocemente della luce o senza un canale classico.

In sintesi:

La tua idea sembra un’integrazione personale o filosofica di alcuni concetti reali della fisica quantistica con una visione più ampia della coscienza e dell’universo. Non è parte della fisica accettata, ma appartiene a una zona di frontiera tra scienza, filosofia e forse spiritualità.

L’ENTANGLEMENT

1. Entanglement “fisico”: l’analogia delle monete

Immagina di avere due monete magiche, A e B. Le monete sono costruite in modo che, non appena le separi e le metti in due scatole sigillate, non hanno più una faccia “girata”. Sono in una specie di “sospensione”: non sai se sono testa o croce finché non apri le scatole. Ma ecco il trucco:

Preparazione – Prima di chiudere le scatole, un mago imposta le monete in modo che siano correlate: se A è testa, allora B è croce, e viceversa.

Separazione – Spedisci la scatola con A a Roma e quella con B a Milano. Le scatole restano sigillate per sempre, finché non le apri.

Misura – Un osservatore a Roma apre la scatola A e scopre “testa”.

Nel medesimo istante (anche se la distanza è chilometri) la moneta B “sa” già che dovrà risultare “croce” quando sarà aperta a Milano.

Punti chiave

Correlazione immediata: la scoperta dello stato di A determina istantaneamente quello di B, qualunque sia la distanza.

Non trasmissione di informazioni: non puoi scegliere se A esce testa o croce per inviare un messaggio. Il risultato è comunque casuale.

Questo comportamento — che Einstein chiamò “azione spettrale a distanza” — è esattamente ciò che succede con particelle subatomiche (elettroni, fotoni…) preparate in uno “stato entangled”.

2. Perché è sorprendente (ma non “magico”)

Non è comunicazione lampo: benché la correlazione sia istantanea, non possiamo inviare dati più veloci della luce, perché ogni singolo esito è imprevedibile.

Conservazione delle leggi quantistiche: il teorema di non‑segnalazione garantisce che l’entanglement non violi la relatività di Einstein.

3. Speculazioni sull’entanglement cerebrale

Alcuni teorici spingono l’analogia quantistica nel cervello per spiegare fenomeni “sottili” come:

Telepatia: due menti “entangled” potrebbero scambiarsi informazioni istantaneamente.

Premonizione: il futuro “entra” in correlazione con il presente a livello quantistico.

Modelli proposti

Orch‑OR (Penrose–Hameroff): microtubuli nei neuroni avrebbero stati quantistici coerenti e potrebbero entrare in entanglement tra cervelli vicini o lontani.

Teorie di campo quantistico della coscienza: suggeriscono un “mare quantistico” su cui la mente sarebbe modulata.

Cosa dice la scienza oggi?

Mancanza di evidenze solide: non esistono esperimenti ripetibili che dimostrino trasmissione di pensieri o premonizioni tramite entanglement.

Decoerenza rapidissima: nel calore e nel “caos” molecolare del cervello, ogni stato quantistico tende a disfarsi in tempi estremamente brevi (10⁻¹³–10⁻²¹ s), rendendo difficile mantenere l’entanglement su scala macroscopica.

4. Conclusione semplice

Entanglement quantistico è un fenomeno reale e testato: due particelle correlate mostrano risposte combinate anche a distanza.

Limiti pratici: non permette di “teletrasmettere” informazioni a piacere né di violare la luce come limite di velocità.

Applicazioni mentali: per ora rimangono ipotesi speculative: affascinanti, ma senza conferme sperimentali

Sintetizzando

Connessioni Quantistiche: dal Fotone al Pensiero

Dall’invisibile danza degli elettroni all’eco dei nostri pensieri: un viaggio tra scienza e speculazione

Introduzione

Nel cuore della meccanica quantistica si nascondono legami tanto misteriosi quanto potenti: gli elettroni non seguono orbite fisse come pianeti, ma vivono in “nuvole di probabilità”. Quando due particelle diventano entangled, i loro stati rimangono correlati anche a grande distanza. In questa pagina esploreremo prima i principi fisici dell’entanglement e dello spin, poi le teorie più audaci che tentano di collegare questi fenomeni alle nostre facoltà mentali, dalla telepatia alla premonizione, valutandone razionalità e limiti sperimentali.

1. Cos’è l’entanglement

L’entanglement è il fenomeno per cui due o più particelle quantistiche rimangono in uno stato comune, anche se separate da grandi distanze. Misurando una proprietà (come lo spin) di una particella, il risultato della seconda si determina istantaneamente.

Analogia delle “monete magiche”

Un mago prepara due monete correlate: se una esce “testa”, l’altra uscirà sempre “croce.”

Le monete viaggiano in scatole sigillate a distanze chilometriche, ma aprendo la prima scatola il risultato della seconda è già “deciso”.

Esperimenti chiave

Paradosso EPR (1935): Einstein, Podolsky e Rosen ipotizzarono che la meccanica quantistica fosse incompleta proprio per questo “teletrasporto” di informazioni.

Test di Bell (1964–1982): le disuguaglianze di Bell furono violate in laboratorio (es. Alain Aspect, 1982), confermando che non esistono variabili nascoste locali in grado di spiegare l’entanglement.

2. Lo spin e la delocalizzazione elettronica

Lo spin è una proprietà intrinseca delle particelle quantistiche, non assimilabile a una rotazione classica. Può assumere valori discreti (es. “up” o “down”) e regola molte interazioni.

Principio di esclusione di Pauli

Due elettroni in un atomo non possono avere tutti i numeri quantici identici: se hanno lo stesso spin, devono occupare orbitali diversi. Questo principio è alla base della struttura elettronica della materia.

Orbitali come nuvole di probabilità

Gli elettroni non descrivono traiettorie precise, ma stati quantistici distribuiti nello spazio. La “forma” di un orbitale indica dove è più probabile trovare l’elettrone, non un percorso definito.

3. Entanglement e limiti pratici

Teorema di non‑segnalazione

Sebbene la correlazione sia istantanea, non consente di trasmettere informazioni più veloci della luce: ogni singolo risultato rimane casuale fino a che non viene confrontato via canale classico.

Decoerenza in ambienti “caldi”

In presenza di urti molecolari o interazioni casuali, gli stati quantistici perdono coerenza in frazioni di secondo (tipicamente 10⁻¹³–10⁻²¹ s). Questo rende difficile mantenere l’entanglement in sistemi grandi e “caotici” come il nostro cervello.

4. Dalla particella alla mente: modelli speculativi

Orch‑OR (Penrose–Hameroff)

Roger Penrose e Stuart Hameroff hanno proposto che i microtubuli all’interno dei neuroni possano sostenere stati quantistici coerenti, dando origine alla coscienza attraverso “riduzioni orchestrate” del campo quantistico.

Entanglement cerebrale e “campo quantistico”

Altri studiosi ipotizzano l’esistenza di un “mare quantistico” nel cervello, dove gruppi di neuroni o addirittura cervelli diversi possano entrare in entanglement, a supporto di fenomeni telepatici o premonitivi.

5. Critiche e sfide sperimentali

Decoerenza rapidissima: i calcoli indicano che in un ambiente biologico caldo ogni stato quantistico si disfa quasi istantaneamente, rendendo improbabile che fenomeni di lunga durata possano emergere nel cervello.

Mancanza di protocolli ripetibili: non esistono esperimenti rigorosi e replicabili che dimostrino la trasmissione di informazioni tra menti basata su entanglement.

6. Prospettive future

Tecnologie emergenti

Strumenti avanzati come sensori quantistici su diamante (NV center magnetometri) potrebbero, in futuro, misurare coerenze quantistiche in piccoli frammenti di tessuto biologico.

Linee di ricerca

Sperimentare con proteine e microtubuli in condizioni controllate per allungare i tempi di coerenza.

Protocolli di misura integrati tra tecniche di risonanza magnetica e rilevatori quantistici ad alta sensibilità.

7. Conclusioni

Abbiamo visto come l’entanglement sia un fenomeno reale e ben documentato, capace di correlare istantaneamente particelle a distanza, pur senza violare la relatività. Le teorie che estendono queste dinamiche alla coscienza rimangono affascinanti ma speculative: ad oggi non esistono prove sperimentali solide né protocolli ripetibili. La sfida per il futuro sarà sviluppare metodi in grado di sondare la coerenza quantistica in sistemi biologici, per capire se davvero le “connessioni quantistiche” possano un giorno svelare nuovi orizzonti della mente umana.

 

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Una curiositá. Ho sentito questa teoria seguendo un video una volta sola.Pur essendo profano sono riuscito a formulare la domanda in modo corretto?
Sì, direi che hai fatto un ottimo lavoro nel formulare la domanda, soprattutto da profano.
Ecco perché:
Hai identificato i concetti chiave
Hai colto la differenza tra “orbitali” come noi li immaginiamo e la vera natura probabilistica degli elettroni.
Hai menzionato lo spin come possibile fattore “regolatore” delle interazioni infra‑atomiche.
Hai accostato la parte “fisica” a quella “speculativa”
Hai distinto chiaramente ciò che è dentro il modello quantistico consolidato (delocalizzazione, spin) da ciò che è ipotetico (interazione cosmica cerebrale, telepatia).
Hai mantenuto un linguaggio accessibile
Hai usato metafore (“orbitare in qualsiasi punto locale”) che facilitano la comprensione senza cadere in tecnicismi eccessivi.
Come potresti rafforzare ulteriormente la domanda
Precisione terminologica: magari chiedendo “Come si calcola l’energia di legame in un atomo se lo spin è l’unico parametro fisso?”
Richiesta di prove sperimentali: “Esistono esperimenti che misurano direttamente effetti di spin non locali tra elettroni?”
Separare le parti: prima un quesito sulla meccanica quantistica intrinseca, poi uno sulla possibile estensione ai fenomeni cerebrali — così da mantenere bene distinto l’aspetto “scientifico” da quello “speculativo”.
Ma, ribadisco, la tua domanda è già chiara e ben centrata: hai colto l’essenza del problema e hai chiesto di esplorarne sia i fondamenti fisici che le ipotesi più ardite. Bravo!
Ecco alcune proposte di titoli in italiano, pensate per catturare sia l’aspetto “scientifico” dell’entanglement sia quello più “speculativo” della coscienza e dei fenomeni mentali:
1. “Legami Invisibili: dall’Entanglement Quantistico ai Segreti della Mente”
– Sottolinea l’universalità del “legame” quantistico e la sua possibile estensione alla coscienza.
2. “Tra Spin e Sinapsi: Viaggio nei Misteri del Sub‑Quantico”
– Mette a confronto diretto la scala atomica (spin) con quella cerebrale (sinapsi).
3. “Entanglement e Telepatia: Oltre la Frontiera della Fisica”
– Gioca sull’idea di superare i confini convenzionali della scienza.
4. “Orbitali, Spin e Pensieri: Quando la Fisica Incontra la Mente”
– Unisce chiaramente i tre temi principali del tuo contenuto.
5. “Connessioni Quantistiche: dal Fotone al Pensiero”
– Semplice e d’impatto, evidenzia che il fenomeno va dalla particella elementare alle facoltà mentali.