Giovanni 13,16-20 in parallelo Matteo 10,40-42

Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me. chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato

Il verbo d’oro è “accogliere”.

L’accoglienza fa nascere angeli sulla terra. Scrive la Lettera agli Ebrei: quanti accogliendo uno sconosciuto hanno accolto angeli.

Penso al fondamento del mondo: la mamma che accoglie nel suo grembo una vita nuova. Penso al fondamento di ogni alleanza umana, il matrimonio, quando l’amato dice all’amata, guardandola negli occhi, tenendola per mano: “io accolgo te!”. E non più “io prendo te”, ma “io ti accolgo come si accoglie un dono, come si accoglie un regalo”, e proclama: “tu sei la cosa più bella che mi sia capitata, tu sei una benedizione di Dio giunta in dono, a fare luce su questo cuore, a fare salda questa vita. Io ti accolgo perché tu sei per me Grazia di Dio”.

Grande verbo che fa della nostra esistenza una liturgia.

Dio non si merita, si accoglie. Chi accoglie voi accoglie me.

Il volto di Dio inizia dal volto dell’altro.

Se hai un cuore che accoglie, anche il niente è sufficiente, un bicchiere d’acqua, due spiccioli. Perché tutto ciò che fai con tutto il cuore ti avvicina all’assoluto di Dio. Perché l’uomo guarda le apparenze, ma Dio guarda il cuore. E un uomo vale quanto vale il suo cuore.

Vale a dire che non conta essere docente universitario o casalinga, vedova o profeta, prete o laico, non conta ciò che fai, conta come lo fai. Puoi offrire banchetti come Zaccheo o profumare i piedi di Gesù come una peccatrice; è l’energia, la passione, la convinzione che metti in ciò che fai che mette grazia d’infinito nei tuoi gesti.

Un cuore che accoglie, altrimenti sei come una casa bella dentro, ma con porte e finestre sprangate: passano poveri e profeti, e non li vedi; passano angeli e bambini, passano stagioni e invenzioni e non vedi niente; passa la vita, ti sfiora, e se ne va.

 

Non abbiate paura!

Gesù ci mostra il suo antidoto: abbiate fede, nel Padre e in me. Sappiate che il contrario della paura non è il coraggio, è la fiducia nel Dio che è amore, e non ci molla.

Vi porterò con me, perché siate dove sono io. Lì abita Qualcuno che ha desiderio e nostalgia di noi. Da questo luogo parte l’onda che smuove la storia, una passione che attraversa l’eternità. È Dio stesso che dice ad ogni suo figlio e a me: il mio cuore è a casa solo accanto al tuo.

“Signore, come ci si arriva?” “Io sono la via”.

Io sono: verità disarmante è il suo muoversi libero, regale e amorevole tra le creature. Mai arrogante. Dritto e sicuro.

La strada verso Dio è la vita di Cristo, da ripercorrere con la mia: preferire coloro che lui preferiva, rinnovare le sue scelte, muoversi solo nella sua direzione altrimenti non arrivi. È la strada del “vi do’ un comandamento nuovo, amatevi!” , quella della comunità di Gerusalemme che inventa il gruppo dei diaconi perché non siano trascurate le vedove (Atti 6,1). Quella riassunta da Maritain così: non cercatemi in un luogo, ma là dove amo e sono amato.

La verità è coraggiosa e amabile. Quando invece è arrogante e senza tenerezza, è una malattia che ci fa tutti malati di violenza. La verità dura, dispotica, gridata da parole di pietra “è così e basta”, o imposta per legge, non è la voce di Dio.

Dio è verità amabile di occhi e mani accesi!

Io sono la vita. Parole che nessuno spiegazione può esaurire. Che hai a che fare con me, Gesù di Nazareth? La risposta è una pretesa eccessiva e sconcertante: io faccio vivere.

Io sono la vita. Cioè più Vangelo c’è in me e più vivo di vita eterna, che si oppone alla pulsione di morte, alle paure, alla sterilità di una vita inutile. Vita è tutto ciò che possiamo mettere sotto questa nome: futuro, amore, casa, festa, riposo, desiderio, pasqua. Per questo fede e vita, sacro e realtà, hanno l’identica sorgente, e coincidono.

E interviene Filippo: “Mostraci il Padre!” Belli questi apostoli che vogliano capire e chiedono, come noi. Ma quanta tristezza nelle parole di Gesù, sento tutta la sua delusione: Da tanto tempo sono con voi… da così tanti anni sei cristiano e ancora non mi conosci?

Non lo conosco, e neppure conosco la fame, la nostalgia che fa dire a Filippo: mi basta vederti!

Filippo: chi ha visto me ha visto il Padre. Guardi Gesù, come vive, come ama, come accoglie, come muore, e capisci Dio e la vita.

Il mistero di Dio non è lontano da te, è nella tua vita: vive nel tuo nascere, amare, dubitare, credere, perdere, illuderti, osare, dare la vita… e in ogni tuo amore è Lui che ama.

I gesti e le parole di Gesù: energia che sa scheggiare corazze dure e fa fiorire la corteccia malata della storia, se permettiamo che la sua tenerezza passi attraverso le nostre mani.

 

Avvenire V di Pasqua Gv 14,1-12

Io sono la via, la verità e la vita. Parole immense, che evadono da tutte le parti. Io sono la via, sono la strada, che è molto di più di una stella polare che indica, pallida e lontana, la direzione. È qualcosa di vicino, solido e affidabile dove posare i piedi; il terreno, battuto dalle orme di chi è passato ed è andato oltre, e che ti assicura che non sei solo. La strada è libertà, nata dal coraggio di uscire e partire, camminando al ritmo umile e tenace del cuore.

Gesù non ha detto di essere la meta e il punto di arrivo, ma la strada, il punto di movimento, il viaggio che fa alzare le vite, perché non restino a terra, non si arrendano e vedano che un primo passo è sempre possibile, in qualsiasi situazione si trovino.

Alla base della civiltà occidentale la storia e il mito hanno posto due viaggi ispiratori: quello di Ulisse e del suo avventuroso ritorno a Itaca, il cui simbolo è un cerchio; il viaggio di Abramo, che parte per non più ritornare, il cui simbolo è una freccia.

Gesù è via che si pone dalla parte della freccia, a significare non il semplice ritorno a casa, ma un viaggio in-finito, verso cieli nuovi e terra nuova, verso un futuro da creare.

Io sono la verità: non dice io ‘conosco’ la verità e la insegno; ma ‘io sono’ la verità. Verità è un termine che ha la stessa radice latina di primavera (ver-veris). E vuole indicare la primavera della creatura, vita che germoglia e che mette gemme; una stagione che riempie di fiori e di verde il gelo dei nostri inverni. La verità è ciò che fa fiorire le vite, secondo la prima di tutte le benedizioni: crescete e moltiplicatevi.

La verità è Gesù, autore e custode, coltivatore e perfezionatore della vita. La verità sei tu quando, come lui in te, ti prendi cura e custodisci, asciughi una lacrima, ti fermi accanto all’uomo bastonato dai briganti, metti sentori di primavera dentro una esistenza.

Io sono la vita. Che è la richiesta più diffusa della bibbia (Signore, fammi vivere!), è la supplica più gridata da Israele, che è andato a cercare lontano, molto lontano il grido di tutti i disperati della terra e l’ha raccolto nei salmi.

La risposta al grido è Gesù: Io sono la vita, che si oppone alla pulsione di morte, alla violenza, all’auto distruttività che nutriamo dentro di noi.

Vita è tutto ciò che possiamo mettere sotto questa nome: futuro, amore, casa, festa, riposo, desiderio, pasqua, generazione, abbracci. Il mistero di Dio non è lontano, ma è la strada sottesa ai nostri passi. Se Dio è la vita, allora “c’è della santità nella vita, viviamo la santità del vivere” (Abraham Hescel). Per questo fede e vita, sacro e realtà non si oppongono, ma si incontrano e si baciano, come nei Salmi.

 

(p.Ermes Ronchi)