Un giovane di nome Luca era affascinato dal Vangelo e dalla figura di Gesù Cristo.
Poteva permettersi di vivere di rendita grazie ad una cospicua eredità di suo padre. Quando comprese che avrebbe potuto dedicarsi alla preghiera, cominciò a girovagare per frequentare i luoghi più adatti: Santuari, Monasteri, Conventi, gruppi di spiritualità, ecc.

Però Luca non era mai del tutto soddisfatto, perché sentiva di avere esigenze più profonde. Aveva anche frequentato personaggi importanti del cattolicesimo come padre Davide M. Turoldo, Giovanni Vannucci ed altri. Ammirava molto la loro spiritualità ed i loro carismi. Ma non riusciva ad essere in completa sintonia per praticare una preghiera più adatta alla sua personalità.

Un giorno fu indirizzato nel convento di p.Albino, un frate servita che era ritenuto molto profondo. Chiese alla comunità di ospitarlo e così prese i primi contatti con questo religioso un po’ attempato. Contatti che per lui erano piuttosto sbrigativi, perché si aspettava un’accoglienza calorosa e disponibilità. Luca osservava questo frate nella frequentazione del coro, nella celebrazione della Messa, nella gestualità e nel rapporto con i fratelli. Ma non trovava nulla di straordinario. Persino le sue omelie erano piuttosto modeste.

Un giorno Luca gli chiese di riceverlo e p.Albino lo fece entrare nella sua cella perché i locali del convento erano tutti occupati. Si sedettero uno di fronte all’altro.
Luca iniziò a raccontargli la sua storia personale ribadendo che cercava un modo di pregare adatta a lui, ma non lo trovava.

P.Albino con poche parole gli propose la lettura di qualche breve brano del suo diario e lo lasciò solo nella cella:

“Occorre pregare. Come viene. Può venire anche male la preghiera nelle parole, nelle formulazioni, nei concetti, negli oggetti che si crea la mente cuore in preghiera. Si mette in viaggio il cuore quando si prega, lo si solleva per aria; la mente deve volare, alzarsi sempre più anche se non ha la sensazione dell’altezza, di salire; anche, come il più delle volte succede, quando le pare di sfiorare la terra e le cose più materiali, anche quando si prova il dispiacere di sfiorare inutilmente le nubi così da assaporare amaramente il contatto con l’illusione.”

“Occorre pregare, pur se non rimane nessun sapore, nessun calore di preghiera e si rientra con la convinzione di essere inutili e di fare continuamente cose inutili. Se scendi più sotto riscopri che quello che cerchi, pur non trovandolo, lo senti nascosto nella profondità della tua anima. Non c’è, ma è nascosto. Ciò che non c’è, esiste e si rende prezioso in quanto è nascosto e lo senti.”

“In “magna tribulatione”. Qual è la tua grande tribolazione? Si ritrova sempre, continuamente. So quanto costi la vigilanza e quanto sia necessaria e quanto abbia bisogno di essa. Riconoscere d’aver bisogno di vigilanza è una umiltà pratica, vuol dire riconoscere i propri limiti. Di essere poveri. Di non bastare mai a se stessi. Insufficienti.”

“Sono tanti i modi di servire il Signore, tu hai il tuo e gli altri hanno il loro. Vorresti essere tu solo a servire il Signore? Le membra: san Paolo ai Corinzi Riconosci. Prega, ché tutto sarà luminoso e giusto nella luce di Dio. La ragione non ti convince, perché la ragione non è l’ultima ragione delle cose.
Una continua lacerazione di sentimenti, di sensibilità. Occorre una rinuncia continua, una rinuncia a falce, ad artiglio, che tolga, che strappi. Disgusto di me stesso. Eppure l’abbandono fiducioso è l’unica via a vincere quanto rimane ostinatamente terreno in me. Non si potrà mai cantare vittoria. Il cammino può essere ancora breve. Non importa. Un passo solo ha valore dell’intero cammino. L’anima è sconfinata. L’atto umano è sconfinato.”

“Bisogna… Sempre con questo bisogna, occorre. A mio vedere bisogna che la vita eterna sia presente alla mente, come realtà ultima e prima; al cuore, come felicità ultima e prima, assoluta; alla volontà forte desiderio efficace, non deludente. Bisogna credere pur se non abbiamo esperienza alcuna; però Lui lo dice, l’ha detto, e lo ripete. Abituarci a pensare la vita eterna. Abitudine mentale tranquillizzante e vantaggiosa nel tempo e nelle situazioni d’ogni genere.”

“Poi l’amore. Poi l’amore a Dio e al prossimo. Al prossimo, al fratello. Il Signore ti ama: non in quanto sei perfetto e pieno di qualità attraenti, ma solo perché sei Sua creatura e fratello e figlio. Il Signore nell’amarti deve sorvolare tutte le tue cattiverie, le tue incapacità e difetti; deve prescindere dalla tua povertà e insufficienza, dalle tue deficienze, e dalle tue orgogliose sufficienze, e amarti ugualmente. E tu fai altrettanto con il tuo fratello? Aiutaci, Signore! Aiutaci a essere fedeli al primo comandamento pur se non riusciremo mai a osservarlo; aiutaci a perdonare al fratello, a voler bene ai nostri nemici, pur se è per noi impossibile. Le tensioni sono queste; queste le tensioni che non danno tregua all’anima. non riuscire mai a metterci a livello del Tuo comandamento, ed essere sempre anticipati dal Tuo amore, dalle Tue richieste che m’incalzano.”

 

Luca aveva finalmente compreso alcune cose fondamentali: Non era soddisfatto perché pensava troppo a se stesso e meno al Signore. Capì che avrebbe dovuto ribaltare la sua mentalità, e così fece.
Ritornò a casa con una copia del “Diario di un Pellegrino Carnico” che gli faceva spesso compagnia anche nell’aridità spirituale e così trovò il modo di pregare più adatto alle sue esigenze spirituali: mettersi sempre alla presenza del Signore in qualsiasi situazione si trovasse.

 

 

DIARIO DI UN PELLEGRINO CARNICO – EDIZIONI SEGNO
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