(Testo di Davide M: Turoldo)
Magi, voi siete i santi più nostri! Nostri perché all’inizio sono lontani dal Signore, come lo siamo noi; perché mostrano che si può arrivare a Lui per mille strade, non ce n’èuna sola; ognuno ha la sua strada, anche chi non legge la Bibbia, come loro.
Sono i santi più nostri per quel misterioso strabismo: camminano con i piedi per terra e gli occhi nel cielo, mostrando che si avanza davvero solo quando si decide di non seguire le paure, ma il cuore; di non calcolare le difficoltà, ma di custodire la sete.Entrati nella casa videro il Bambino e sua Madre e lo adorarono.
Nostri i Magi perché entrano in una casa, una delle nostre case e ci mostrano che la stella di luce si posa sulla nostra vita semplice, sul nostro quotidiano, come un instancabile ardere diorizzonti, di cielo, di speranza.
Una stella si è fermata su ognuna dellenostre case.E adorano un bambino. C’è qui una lezione misteriosa: non adorano un Crocifisso, non il Risorto, non un saggio dalle parole di luce, non un giovane nel pieno del suo vigore, semplicemente un bambino in braccio a sua madre. La cosa più vicina a Dio: non solo Dio è come noi, non solo è il Dio-con-noi, ma è un Dio piccolo fra noi.
Che non può fare paura, che fa leva solo sulla tua bontà.
(p. Davide M. Turoldo)
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Il vero significato del Natale si è perso per strada, monopolizzato dal mercato e dal consumo….
L’uomo mercante ha fatto del Natale una festa che è il vero contrario di ciò che dovrebbe essere. Non dimentichiamo che Gesù è nato in una stalla….non è un invito al consumo e allo spreco….
Riflettiamo sul messaggio di Gesù, che è un messaggio di umiltà e di amore.
Riprendiamoci i nostri veri valori. Prepariamo un Natale vero e sincero quest’anno, lasciamo stare gli alberi e babbo Natale, pensiamo soltanto al significato vero: Gesù, la sua grotta, ancora tutta da capire…. perché la grotta, perchè la stalla con gli animali, perchè il bue mansueto e l’asinello testardo, perché l’umiltà e la povertà ?
Un Re neonato, puro e innocente, indifeso, al quale si sono inchinati i saggi dell’oriente che avevano capito tutti questi perché… avevano compreso dov’era la ricchezza vera, non quella del lusso, dell’abbondanza, dello spreco… ma quella dell’Amore puro, incondizionato, l’amore per tutti, dal primo all’ultimo, l’amore che non si offende, non si adombra….poiché non conosce ombra…
Apriamoci a questi significati profondi, lasciamo che lavorino dentro il nostro cuore, non sono parole, non sono contenuti mentali, ma sono sfumature infinite di un’unica fonte d’Amore, il sentimento che ci ha creati e che noi siamo.
Non permettiamo mai più ad un Sistema balordo di distoglierci dall’essenza della nostra stessa vita. Apriamo gli occhi dell’anima…
Avvolgiamoci nel prezioso senso del vero Natale e lasciamo che ci trasformi, che operi anche in noi i miracoli che solo Lui sa fare!
(Marisa Haltiner)
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EPIFANIA DEL SIGNORE 2020
Mt 2, 1-12
A Natale è Dio che cerca l’uomo, all’Epifania è l’uomo che cerca Dio.
I re Magi sono l’anima eterna dell’uomo che cerca, il cammino dei discepoli imperfetti e mai arresi.
Domandiamo oggi al Signore, come i Magi il dono di una stella: illumina le nostre vite Signore
– il dono di saper alzare gli occhi, come dice il profeta, per guardare lontano;
– il coraggio di ripartire ogni volta che ci siamo persi o fermati, come i Magi;
– la creatività di tentare strade nuove, custodendo una stella in fondo al cuore
Omelia
Epifania. Festa dei cercatori di Dio. Perché Dio è sempre da scoprire. Se c’è una cosa che può offendere Dio, è quella di pensare, da parte nostra, di conoscerlo, e di rinchiuderlo dentro le nostre parole.
E dove trovano Dio i Magi? non nei re o nei sommi sacerdoti, ma nell’ultimo di tutti gli uomini, l’ultimo: trovarono un bambino in braccio a sua madre e lo adorarono. E dopo aver fatto il giro di tutto l’Oriente, dopo aver indagato gli universi, si fermano davanti a un bambino. La scoperta è lì. Una cosa enorme.
Il primo gesto di noi cercatori lo indica Isaia: “Alza il capo e guarda”. Due verbi bellissimi: alzare il capo, guardare in alto e attorno, sollevare gli occhi dal piccolo, aprire le finestre di casa al grande respiro del mondo. Resta con i piedi per terra, ma con occhi nel cielo; segui non le paure, ma la speranza
Alza il capo e guarda, cerca un angolo di cielo e poi da lassù interpreta la vita, ma guardandola dall’alto, da obiettivi alti e chiari. Da una stella.
Il secondo gesto della ricerca: partire, non restare fermi, immobili, il peggio che ci possa capitare; Dio è una forza che fa partire, i Magi attraversano deserti e città, e non vanno di teoria in teoria, di libro in libro, camminano e parlano con persone: siamo noi le sillabe della parola di Dio, siamo la sua Epifania, in ognuno Dio ha seminato un frammento di stella cometa.
Partire, non come gli scribi di Gerusalemme, che sapevano tutto, “a Betlemme deve nascere”, sapevano ma non credevano. Bene nel loro ruolo di studiosi, di teologi, male con il compito di chi ha fede e gli brucia il cuore. Si può fare teologia senza fede, senza passione per Dio.
Il terzo passo è il ritmo della carovana. La tradizione parla di tre re magi, ma il vangelo dice ‘alcuni magi’: una piccola comunità, un gruppo: camminano insieme, attenti alle stelle e attenti l’uno all’altro. Fissando il cielo e fissando gli occhi di chi cammina a fianco, capaci di rallentare il passo sulla misura dell’altro, di porgere il braccio a chi fa più fatica. Ecco, il terzo passo. Mai da soli, mai senza l’altro.
Il quarto passo è il più sorprendente. Il cammino dei magi è pieno di errori: vanno a Gerusalemme anziché a Betlemme; chiedono del bambino a un assassino di bambini; cercano una reggia e trovano una povera casa. Perdono la stella ma non si arrendono. Hanno l’infinita pazienza di ricominciare. Il dramma dell’uomo non è sbagliare o cadere, è arrendersi. Si può cadere sette volte, ma rialzarsi otto volte.
E poi l’atto finale: videro il bambino in braccio alla madre, si prostrarono e offrirono i loro doni.
Il dono più prezioso che i Magi portano non è l’oro, è il loro stesso viaggio. Il dono senza prezzo sono i mesi e mesi trascorsi in ricerca, andare e ancora andare dietro ad un desiderio più forte di deserti e fatiche.
Dio desidera che abbiamo desiderio di Lui.
Ecco il dono da offrirgli.
Dio ha sete della nostra sete.
Ecco dove sta il nostro regalo più grande.
P. Turoldo canta: Magi, voi siete i santi più nostri!
Nostri perché lontani, come lo sono io da Dio, ma incamminati;
nostri perché mostrano che si può arrivare a Lui per mille strade, non ce n’è una sola;
mostrano che ognuno ha la sua strada, ce l’ha anche chi, come loro, non conosce e non legge la bibbia.
Nostri i Magi perché la ricerca finisce in una casa, una delle nostre case. Dove nasce il cristianesimo? In una casa.
La stella si posa sulla nostra vita semplice, sul nostro quotidiano. Una stella c’è su ognuna delle nostre case, su ogni famiglia c’è la grazia:
ed entrati videro il Bambino e sua Madre e lo adorarono.
E adorano un bambino. C’è qui una lezione misteriosa:
non adorano l’Uomo della Croce, non il Risorto glorioso,
non un uomo saggio dalle parole di luce,
non un giovane nel pieno del suo vigore,
semplicemente un bambino in braccio a sua madre.
È sulla terra la cosa più vicina a Dio:
non solo Dio è come noi,
non solo è il Dio-con-noi,
ma è un Dio piccolo fra noi.
E di lui non puoi avere paura,
e da un bambino che ami non ce la fai ad allontanarti.
Un bambino non si impone, si propone, chiede aiuto: ti aiuterò Signore…
Infine vorrei rovesciare le parole di Erode ai Magi: Informatevi con cura del Bambino e quando lo avrete trovato fatemelo sapere perché venga anch’io ad adorarlo!
Erode è l’uccisore di sogni. Erode è dentro di noi, è quel cinismo, quel disprezzo, quelle paure, la superficialità che in noi distruggono progetti e speranze.
Vorrei riscattare queste parole dalla loro profezia di morte e ripeterle all’amico, al teologo, all’artista, al poeta, allo scienziato, all’uomo della strada, a ciascuno di voi. qui: tu, hai trovato il Bambino?
Ti prego, cerca ancora, accuratamente, nella storia, nei libri, nel cuore delle cose, cerca nel Vangelo, nella stella e nella parola, cerca nelle persone e in fondo alla speranza;
cerca ancora con cura, e poi fammelo sapere, perché venga anch’io ad adorarlo.
fammelo sentire vivo e vero questo Dio piccolo fra noi,
fammelo sentire vicino, Dio, così che anche io lo possa percepire
Aiutiamoci a trovarlo e andiamo ciascuno con i suoi piccoli doni,
andiamo con un po’ d’amore, umile e testardo come il battito del cuore,
Il tesoro che ti dono è la mia vita, Signore,
e che sia semplice e dritta come un flauto
perché tu la possa riempire, riempire con la tua musica.
La mia vita, Signore, ti dono
e sia argilla tenera fra le tue mani
perché tu possa darle forma, la forma che vorrai.
La mia vita ti dono, Signore,
come un seme libero nel vento
perché tu possa seminarlo dove vorrai,
e possa fiorire per i fratelli e per te. Amen
Preghiera
Oro incenso e mirra portano i Magi,
non fiori, giocattoli o dolciumi,
l’oro della nostra obbedienza,
l’incenso della nostra adorazione,
la mirra delle angosce, delle delusioni.
Il prezioso, il sublime e l’austero,
il nobile, il divino e il tragico,
in quel Bambino c’è tutto questo.
E io Signore, io che vengo da lontano,
io che ho percorso strade difficili e talvolta sbagliate
quale dono posso offrirti?
Il tesoro che ti dono è la mia vita, Signore,
e che sia semplice e dritta come un flauto
perché tu la possa riempire, riempire con la tua musica.
La mia vita, Signore, ti dono
e sia argilla tenera fra le tue mani
perché tu possa darle forma, la forma che vorrai.
La mia vita ti dono, Signore,
come un seme libero nel vento
perché tu possa seminarlo dove vorrai,
e possa fiorire per i fratelli e per te. Amen
Andiamo in pace e speranza, custodendo una stella in fondo al cuore.
Per tracciare lunghi e diritti i solchi della vita, legare il timone dell’aratro ad una stella.
Per me l’Epifania è una festa di speranza. Speranza: è la testarda fedeltà all’idea che, nonostante tutte le smentite, la storia sia un cammino di salvezza; che Erode può tentare di opporsi alla storia di Dio, ma può solo rallentarne la corsa per un momento, tutti i suoi soldati non riusciranno a bloccare la storia dell’amore inerme.
Strade nuove di fra Davide Montagna
Cercatore verace di Dio
è solo chi inciampa
su di una stella,
scambia incenso ed oro
con un ridente cuore
di bimbo
e, tentando strade nuove,
si smarrisce nel pulviscolo
magico del deserto…
Magi, voi siete i santi più nostri!
Nostri perché all’inizio sono lontani dal Signore, come lo siamo noi; perché mostrano che si può arrivare a Lui per mille strade, non ce n’è una sola; ognuno ha la sua strada, anche chi non legge la Bibbia, come loro.
Sono i santi più nostri per quel misterioso strabismo: camminano con i piedi per terra e gli occhi nel cielo, mostrando che si avanza davvero solo quando si decide di non seguire le paure, ma il cuore; di non calcolare le difficoltà, ma di custodire la sete.
Entrati nella casa videro il Bambino e sua Madre e lo adorarono. Nostri i Magi perché entrano in una casa, una delle nostre case e ci mostrano che la stella di luce si posa sulla nostra vita semplice, sul nostro quotidiano, come un instancabile ardere di orizzonti, di cielo, di speranza. Una stella si è fermata su ognuna delle nostre case.
E adorano un bambino. C’è qui una lezione misteriosa: non adorano un Crocifisso, non il Risorto, non un saggio dalle parole di luce, non un giovane nel pieno del suo vigore, semplicemente un bambino in braccio a sua madre. La cosa più vicina a Dio: non solo Dio è come noi, non solo è il Dio-con-noi, ma è un Dio piccolo fra noi.
Che non può fare paura, che fa leva solo sulla tua bontà.
(p. Davide M. Turoldo)
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Il Vangelo – Ermes Ronchi
Epifania del Signore
SOLENNITA’
Dio parla la lingua della gioia
Vangelo – Matteo 2, 1-12
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme (…).
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo» (…).
Magi voi siete i santi più nostri, naufraghi sempre in questo infinito, eppure sempre a tentare, a chiedere, a fissare gli abissi del cielo fino a bruciarsi gli occhi del cuore (Turoldo).
Messaggi di speranza oggi: c’è un Dio dei lontani, dei cammini, dei cieli aperti, delle dune infinite, e tutti hanno la loro strada. C’è un Dio che ti fa respirare, che sta in una casa e non nel tempio, in Betlemme la piccola, non in Gerusalemme la grande. E gli Erodi possono opporsi alla verità, rallentarne la diffusione, ma mai bloccarla, essa vincerà comunque. Anche se è debole come un bambino.
Proviamo a percorrere il cammino dei Magi come se fosse una cronaca dell’anima.
Il primo passo è in Isaia: «Alza il capo e guarda». Saper uscire dagli schemi, saper correre dietro a un sogno, a una intuizione del cuore, guardando oltre.
Il secondo passo: camminare. Per incontrare il Signore occorre viaggiare, con l’intelligenza e con il cuore. Occorre cercare, di libro in libro, ma soprattutto di persona in persona. Allora siamo vivi.
Il terzo passo: cercare insieme. I Magi (non «tre» ma «alcuni» secondo il Vangelo) sono un piccolo gruppo che guarda nella stessa direzione, fissano il cielo e gli occhi delle creature, attenti alle stelle e attenti l’uno all’altro.
4. Il quarto passo: non temere gli errori. Il cammino dei Magi è pieno di sbagli: arrivano nella città sbagliata; parlano del bambino con l’uccisore di bambini; perdono la stella, cercano un re e trovano un bimbo, non in trono ma fra le braccia della madre.
Eppure non si arrendono ai loro sbagli, hanno l’infinita pazienza di ricominciare, finché al vedere la stella provarono una grandissima gioia. Dio seduce sempre perché parla la lingua della gioia.
Entrati in casa videro il Bambino e sua Madre… Non solo Dio è come noi, non solo è con noi, ma è piccolo fra noi.
Informatevi con cura del Bambino e fatemelo sapere perché venga anch’io ad adorarlo. Quel re, quell’Erode, uccisore di sogni ancora in fasce, è dentro di noi: è il cinismo, il disprezzo che distrugge i sogni del cuore.
Ma io vorrei riscattare le sue parole e ripeterle all’amico, al teologo, al poeta, allo scienziato, al lavoratore, a ciascuno: hai trovato il Bambino? Cerca ancora, accuratamente, nei libri, nell’arte, nella storia, nel cuore delle cose; cerca nel Vangelo, nella stella e nella parola, cerca nelle persone, e in fondo alla speranza; cerca con cura, fissando gli abissi del cielo e del cuore, e poi fammelo sapere perché venga anch’io ad adorarlo.
Aiutami a trovarlo e verrò, con i miei piccoli doni e con tutta la fierezza dell’amore, a far proteggere i miei sogni da tutti gli Erodi della storia e del cuore.
Letture: Isaia 60, 1-6; Salmo 71; Efesini 3,2-3a. 5-6; Matteo 2, 1-12
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I 10 SEGRETI DI MEDJUGORJE (di Padre Livio Fanzaga):
![]() segretimedjugorje.MP3 |
VIDEO RELATIVI AI MESSAGGI DELLA MADONNA DI MEDJUGORJE
PLAYLIST RELATIVA A MEDJUGORJE (MESSAGGI E COMMENTI IN VIDEO)
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LE APPARIZIONI DELLA MADONNA A PORZUS – Nuova versione
6 luglio 2005
IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO
Catechesi e omelie di padre Lino Pedron