
A proposito del sacramento della Confessione. Se un cattolico si reca a confessarsi da un sacerdote pur sapendo che questi omette la formula canonica che premette l’assoluzione, ma si limita a dire “Io ti assolvo.. ecc..” é valida la confessione?
1. La regola generale
Quando una persona commette un peccato grave (mortale), perde lo stato di grazia.
Il sacramento della Penitenza è il mezzo ordinario stabilito da Cristo per il perdono dei peccati gravi:
“A coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati” (Gv 20,23).
Quindi, in via ordinaria, il peccato mortale si perdona solo tramite la confessione sacramentale con l’assoluzione del sacerdote.
2. Il caso della contrizione perfetta
Tuttavia, la Chiesa insegna che esiste una via straordinaria, in attesa della confessione: la contrizione perfetta.
🔹 Cos’è la contrizione perfetta?
È il dolore dei peccati motivato dall’amore di Dio sopra ogni cosa, e non solo dalla paura dell’inferno o delle conseguenze.
Il penitente dice nel cuore:
“Signore, ti chiedo perdono perché Ti amo, e mi dispiace di averti offeso, non solo per paura, ma per amore.”
🔹 Effetto
Se una persona fa un atto di contrizione perfetta, unito al proposito sincero di confessarsi appena possibile, allora — dice la Chiesa — riceve già il perdono dei peccati gravi e ritorna in stato di grazia, prima della confessione.
Il Catechismo lo afferma chiaramente:
CCC 1452:
“Quando proviene dall’amore di Dio amato sopra ogni cosa, la contrizione è detta perfetta (contrizione di carità).
Essa rimette le colpe veniali; ottiene anche il perdono dei peccati mortali, se comprende il fermo proposito di ricorrere quanto prima alla confessione sacramentale.”
Se il fedele sa prima che il sacerdote omette volontariamente la formula necessaria, è prudente cercare un confessore che segua la forma prevista dalla Chiesa, per evitare dubbi sulla validità del sacramento.
1. Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC)
n. 1449
Riporta la formula completa dell’assoluzione:
«Dio, Padre di misericordia, che ha riconciliato il mondo a sé nella morte e risurrezione del suo Figlio… ti conceda, per il ministero della Chiesa, il perdono e la pace.
E io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.»
Il Catechismo mostra che la parte essenziale è quella finale (in grassetto): il resto è la cornice liturgica raccomandata, non necessaria alla validità.
2. Concilio di Trento — Sess. XIV (1551), cap. 3 e can. 3
Il Concilio definisce che la forma del sacramento della Penitenza è data dalle parole del ministro:
«Forma hujus sacramenti sunt illæ absolutionis verba, quibus sacerdos pronuntiat: Ego te absolvo a peccatis tuis…»
Qui il Concilio indica chiaramente che la validità deriva da queste parole di assoluzione, con la dovuta intenzione.
3. Rituale Romano – Ordo Paenitentiae (1974)
Il Rituale prescrive la formula completa come da CCC 1449, ma le note esplicative specificano che la parte “Ego te absolvo a peccatis tuis in nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti” è la forma essenziale, cioè quella richiesta per la validità sacramentale.
4. Istruzioni e commenti della Congregazione per il Culto Divino
Vari pronunciamenti ribadiscono che:
omettere parole accidentali non invalida il sacramento;
ma la formula trinitaria non può essere omessa, pena l’invalidità.
Un esempio è il Responsum ad dubium del 20 novembre 1973, che conferma che la forma “Ego te absolvo…” con l’invocazione trinitaria è necessaria e sufficiente per la validità.
Riassunto finale
🔹 Formula valida e sufficiente:
“Io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.”
🔹 Tutto il resto: raccomandato ma non essenziale.
🔹 Omettere il riferimento trinitario: invalida il sacramento.
Nota pratica: quando una confessione è valida
1. Cosa rende valida la confessione
Perché il sacramento della Riconciliazione sia valido, devono esserci tre elementi fondamentali:
Il penitente ha contrizione sincera (cioè dolore dei peccati),
li confessa integralmente, e ha il proposito di non peccare più.
Il sacerdote è validamente ordinato, ha la facoltà di assolvere,
e intende davvero assolvere.
La formula essenziale dell’assoluzione deve comprendere almeno: “Io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.”
Se il sacerdote pronuncia queste parole (in qualunque lingua valida), il sacramento è valido anche se manca la parte introduttiva o il tono è informale.
2. Quando sorgono i dubbi
La confessione potrebbe non essere valida se:
il sacerdote dice solo “Io ti assolvo” o “Sei perdonato”, senza nominare la Trinità;
il sacerdote non intende realmente impartire l’assoluzione (es. parla di perdono simbolico o comunitario senza formula sacramentale);
il penitente manca di contrizione sincera o tace volontariamente peccati gravi.
3. Cosa fare in caso di dubbio
Se hai un dubbio serio sulla validità dell’assoluzione (ad esempio perché la formula è stata chiaramente alterata), puoi ripetere la confessione, spiegando semplicemente: “Padre, mi sono confessato di recente, ma ho il dubbio che la confessione precedente sia stata valida.” In tal caso, non è necessario ripetere integralmente la confessione di tutti i peccati, ma solo chiarire il dubbio e ricevere una valida assoluzione.
Se il sacerdote usa una formula ridotta ma include la Trinità, puoi stare tranquillo: la confessione è valida.
4. Indicazione pastorale
La Chiesa raccomanda di cercare confessori che rispettino fedelmente la formula e il rito, non per formalismo, ma per certezza sacramentale e rispetto della grazia divina
Se un cristiano cattolico pensa di aver commesso un peccato grave e chiede perdono di vero cuore al Signore, é in stato di grazia durante il periodo che precede la confessione che desidera fare?
1. La regola generale
Quando una persona commette un peccato grave (mortale), perde lo stato di grazia.
Il sacramento della Penitenza è il mezzo ordinario stabilito da Cristo per il perdono dei peccati gravi:
“A coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati” (Gv 20,23).
Quindi, in via ordinaria, il peccato mortale si perdona solo tramite la confessione sacramentale con l’assoluzione del sacerdote.
2. Il caso della contrizione perfetta
Tuttavia, la Chiesa insegna che esiste una via straordinaria, in attesa della confessione: la contrizione perfetta.
🔹 Cos’è la contrizione perfetta?
È il dolore dei peccati motivato dall’amore di Dio sopra ogni cosa, e non solo dalla paura dell’inferno o delle conseguenze.
Il penitente dice nel cuore:
“Signore, ti chiedo perdono perché Ti amo, e mi dispiace di averti offeso, non solo per paura, ma per amore.”
🔹 Effetto
Se una persona fa un atto di contrizione perfetta, unito al proposito sincero di confessarsi appena possibile, allora — dice la Chiesa — riceve già il perdono dei peccati gravi e ritorna in stato di grazia, prima della confessione.
Il Catechismo lo afferma chiaramente:
CCC 1452:
“Quando proviene dall’amore di Dio amato sopra ogni cosa, la contrizione è detta perfetta (contrizione di carità).
Essa rimette le colpe veniali; ottiene anche il perdono dei peccati mortali, se comprende il fermo proposito di ricorrere quanto prima alla confessione sacramentale.”
4. Nota pastorale
La contrizione perfetta non è un “rimedio fai-da-te”, ma un dono della grazia stessa di Dio, che muove il cuore al pentimento profondo.
La confessione sacramentale rimane comunque necessaria per:
l’obbedienza al comando di Cristo,
la pace e la certezza del perdono,
la riconciliazione piena con la Chiesa.
Esempio di atto di contrizione perfetta (classico)
Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati,
perché peccando ho meritato i tuoi castighi,
e molto più perché ho offeso Te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa.
Propongo, con il tuo santo aiuto, di non offenderti mai più
e di fuggire le occasioni prossime di peccato.
Signore, misericordia, perdonami.