IL NOSTRO
“IO”

 

La nostra
logica mentale ci suggerisce che ognuno non può essere l’altro e viceversa. Al
massimo possiamo comunicare qualcosa di noi stessi, anche quello che riteniamo
molto intimo. Poi ci accorgiamo che, in fondo, in noi ci sono cose condivisibili
ad ogni uomo, perché siamo meno intimi di quello che crediamo.

Noi
capiamo un qualcosa degli altri quando siamo liberi dalle catene del nostro io.


Ma prima dovremmo superare molti pregiudizi..

Dal punto
di vista esistenziale tutto si svolge in noi: i pensieri, le sensazioni, le
percezioni, le emozionitutto avviene nella nostra mente perché anche ciò che
riteniamo “mondo esterno” è sempre percepito, formulato e decodificato dalla
stessa coscienza che applica le categorie innate ed acquisite. Il processo non
è semplice, ma vagamente intuibile.


Quando ci
domandiamo “chi siamo?” intendiamo un contesto piuttosto illogico e contradditorio, perché la domanda
richiede una continua riformulazione. In effetti, cosa realmente intendiamo
quando ci chiediamo “chi siamo?”.


Abbiamo presenti gli altri “soggetti” che
ovviamente escludiamo dalla domanda, perché ognuno è se stesso. Pensiamo
all’Universo consapevoli che non siamo semplici oggetti, ma esseri pensanti. Ci
riferiamo ad altre dimensioni che non conosciamo.


Eppure constatiamo che il
nostro corpo, la cui enorme complessità molecolare ed atomica è una continua
interazione con l’ambiente che ci circonda, è soggetto al divenire, per cui ci
chiediamo cosa è e dov’é il vero centro unitario di ogni nostra forma di appercezione.


Non
dovremmo chiederci “chi siamo?” perché più ricerchiamo la nostra identità con
le nostre categorie mentali, più essa ci sfugge.

In
effetti non siamo né questo, né quello. Non siamo neppure il nostro corpo in
continuo divenire perché siamo sempre alla ricerca di ciò che è realmente
unificante. Il corpo stesso, con il suo sterminato numero di atomi che assimila
e perde nell’ambiente in cui vive, ci indica che c’è una continua tendenza all’unità,
nonostante le graduali disgregazioni che spesso non percepiamo subito.


Se invece
ci inabissiamo nell’oceano dell’Essere in cui la mente si disperde, ci rendiamo
gradualmente consapevoli di una dimensione che ci supera: quella della
Trascendenza. È in essa che ci relazioniamo e ritroviamo la nostra identità, la
quale è Unità Eterna, Assoluta.

Pier Angelo Piai