Non riusciamo ad immaginare Dio prima della Creazione. Dio è amore trinitario, ma è sempre Creatore, anche quando non esistevano le creature della nostra dimensione spazio-temporale…
Dio non può nascere perché Egli è: non è spazio e non è tempo.
Entriamo nella dimensione spazio-temporale:
Perché diciamo che un tempo ed uno spazio sono finiti?
In noi osserviamo il divenire perché lo associamo ad eventi esterni.
Ma perché definiamo limitato un piccolissimo tratto temporale?
Noi interpretiamo gli istanti che si susseguono come se quello precedente svanisse nel nulla per lasciar posto al successivo.
Secondo il filosofo Emanuele Severino nulla si dissolve, ma semplicemente scompare alla nostra coscienza, altrimenti dobbiamo affermare che il passaggio dall’essere al nulla nullifica l’essere stesso. Ma l’essere non può essere identificato nel “nulla”, cioè nel “non essere”. O c’é o non c’é… c’é solo quello che c’é, quindi l’istante che si eclissa non è nullificato perché o esiste o non esiste. Dal nulla non può esserci qualcosa e qualcosa non può diventare nulla.
Quali conclusioni trarre da questo ragionamento umano?
Ciò che la nostra coscienza legge come “istante” è nell’essere, indipendentemente dalla dimensione spazio-temporale che noi immaginiamo con le nostre categorie umane.
Si affaccia, però una domanda molto ardua:
Se tutto ciò che è contenuto nell’istante cosciente è eterno, in che cosa consiste la nostra libertà? Qualsiasi cosa scegliamo di fare è inabissata nell’istante eterno, anche se eclissata dalla nostra coscienza presente. La libertà presuppone la scelta di azioni che pongono in essere istanti dal contenuto sempre nuovo. Oppure dovremmo ammettere che ci è concesso di scegliere tra infinite opzioni da sempre esistenti?
Qui il mistero si infittisce…