(Lettera “shock di un immaginario parlamentare che si dimette, avente lo scopo di far riflettere sull’attuale sistema)
Ho pensato e riflettuto molto prima di fare questo passo. Concittadini io mi dimetto come parlamentare e vi chiedo scusa per tutto ciò che è successo.
Tacitamente avevo appoggiato questo governo sperando di mantenere ancora stretta la mia poltrona. Quando cominciarono le prime manovre relative alla sconvolgente riforma pensionistica, io non mi sono comportato in modo trasparente: fingevo di oppormi durante qualche intervento mediatico, ma nell’aula parlamentare ho dato il mio appoggio, consapevole di aver contribuito anch’io, in questo modo, a privare dei sacrosanti diritti i poveri lavoratori che per anni hanno fatto tanti sacrifici.
Sono anch’io colpa di questo grave misfatto perché non sono intervenuto per gridare all’ingiustizia.
Io pensavo a mantenere le attuali retribuzioni ed i privilegi parlamentari, approvando qualche ritocco demagogico, molto insignificante rispetto a quello che in effetti percepivo.
Concittadini, vi chiedo scusa anche per il mio silenzio allorché il governo introduceva nuove tasse depauperando le risorse dei lavoratori, i quali ora si trovano con salari e pensioni misere a causa della notevole perdita del loro potere di acquisto.
Avevamo potuto proporre insistentemente di togliere ai ricchi risorse eccedenti tramite una seria patrimoniale, invece introducendo l’IMU anche sulla prima casa, aumentando vergognosamente le accise sulla benzina e l’IVA, non abbiamo rispettato assolutamente l’equità che questo governo si prefiggeva ufficialmente.
Io mi dimetto anche perché non fatto praticamente nulla per evitare i tagli indiscriminati della “spending revew”, i quali hanno colpito numerosi servizi importanti del paese tra i quali la sanità, la scuola, la ricerca e la cultura.
Non sopporto più che il mio partito continui a percepire i cosiddetti “rimborsi spese” a carico dei poveri cittadini traditi dai loro stessi amministratori. Anni fa un referendum aveva abrogato questo sovvenzionamento dello Stato.
Con il nostro operato ma anche con il nostro silenzio abbiamo ulteriormente oliato questo perfido sistema che avvantaggia l’alta finanza, le banche e le multinazionali.
Mi dimetto perché mi sento a mio disagio in questo contesto di ingiustizie, ipocrisie, corruzioni, discriminazioni. Cercherò di riparare restituendo parte del maltolto a lavoratori esodati o a pensionati che non ce la fanno ad andare avanti.
Non mi ricandiderò più, statene certi. E se incontro qualche giovane onesto che vorrebbe rendersi politicamente utile proponendosi a servizio della collettività, io l’appoggerò informandolo anche dei perfidi e complessi meccanismi del sistema, affinché non vi incespichi anche lui insieme agli altri.