🧩 1. Il sistema pensionistico italiano è davvero “un cadavere che cammina”?
No.
È in difficoltà strutturale, questo sì, ma parlare di collasso imminente è una semplificazione da social.
I punti reali:
✔️ Il sistema a ripartizione regge finché il rapporto lavoratori/pensionati è equilibrato.
In Italia oggi è circa 1,4 lavoratori per ogni pensionato, contro i 3 degli anni ’70.
✔️ L’INPS è sostenuto dal bilancio dello Stato (cioè dalle tasse e dal debito pubblico).
Questo significa che il sistema regge politicamente, non automaticamente: se lo Stato decide di continuare a trasferire fondi, le pensioni vengono pagate.
✔️ Il rischio non è un “collasso” improvviso, ma una progressiva riduzione della generosità del sistema:
età pensionabile più alta
pensioni meno sostanziose (soprattutto per chi ha carriere discontinue)
più tasse per sostenere la spesa previdenziale
Questa non è fantascienza: è già la traiettoria in atto da anni.
👉 Quindi sì: diventerà più duro, ma non smetterà semplicemente di pagare le pensioni.
🧩 2. Quando il sistema diventerà “insostenibile”?
La parola giusta non è insostenibile ma più costoso e più ridotto.
Le proiezioni demografiche (ISTAT, Eurostat) mostrano:
sempre meno giovani che entrano nel mercato del lavoro
sempre più anziani che vivono più a lungo
fecondità stabilmente bassa
=> il rapporto lavoratori/pensionati peggiorerà fino al 2040–2050.
Non c’è una data di “fine”: è una curva che si sposta lentamente, non un precipizio.
🧩 3. Perché si punta sull’immigrazione?
Qui la risposta di Quora è ideologica.
I motivi reali sono tecnici:
✔️ Gli immigrati lavorano in media in età contributiva attiva (20–50 anni).
Quindi aumentano immediatamente la base contributiva.
✔️ Svolgono lavori che l’economia italiana chiede ma che non trovano abbastanza offerta interna.
Assistenza familiare, agricoltura, edilizia, logistica, ristorazione, ecc.
✔️ La piena occupazione non è un’alternativa all’immigrazione.
Anche con disoccupazione molto bassa, l’Italia avrà comunque un problema demografico:
troppo pochi giovani
enormi uscite dal mercato del lavoro nei prossimi 15 anni (baby boomer)
Per compensare interamente con “piena occupazione italiana”, servirebbe:
un tasso di occupazione pari a quello di Danimarca o Svezia
l’ingresso di milioni di donne inattive
azzeramento del lavoro nero
aumento drastico della produttività (da 25 anni stagnante)
È desiderabile? Sì. È sufficiente da solo? No.
👉 L’immigrazione è un complemento, non un sostituto.
🧩 4. “Importare braccia disperate”?
Questa è una caricatura.
È vero che molti immigrati lavorano in settori a bassa qualifica, ma:
la loro contribuzione netta è positiva (pagano più in tasse e contributi di quanto ricevono), soprattutto nei primi 20 anni
con politiche intelligenti potrebbero salire di competenze (cosa che altri paesi fanno meglio di noi)
L’alternativa sarebbe:
salari più alti
tecnologie che sostituiscono lavoro manuale
imprese che chiudono o delocalizzano
Ogni scelta ha costi e benefici.
🧩 5. “Si risolverà stampando moneta?”
Stampare moneta non può risolvere un problema demografico.
Al massimo può:
sostenere temporaneamente la spesa pubblica
creare inflazione (come già visto 2020–2023)
svalutare il debito in termini reali
Ma:
l’Italia non controlla autonomamente la moneta (lo fa la BCE)
inflazione alta penalizza pensionati e redditi fissi
non crea nuovi lavoratori, non aumenta le nascite
👉 Può alleviare nell’immediato, ma non risolve nulla di strutturale.
🧩 6. Quindi cosa succederà davvero?
Lo scenario più realistico è questo:
Pensioni future più basse soprattutto per chi avrà carriere discontinue.
Età pensionabile più alta, tendenzialmente vicina all’aspettativa di vita.
Maggiore ricorso a tassazione generale per sostenere la spesa.
Immigrazione gestita per mantenere la forza lavoro.
Aumento della produttività (se il paese fa le riforme).
Non un collasso, ma una trasformazione dolorosa se non governata con lucidità.