Scrivo queste righe con amarezza, ma anche con la determinazione di chi non accetta che la cultura venga messa all’angolo da chi dovrebbe tutelarla.
Sono autore di un libro di poesie interamente dedicato al Friuli Venezia Giulia. Si tratta di poemetti in endecasillabi, composti con rigore metrico e grande attenzione ai luoghi, alla lingua, alla memoria. Ogni testo è dedicato a una località della nostra regione, da me visitata, amata, raccontata in versi. Un’opera che ha ricevuto il sincero apprezzamento di molti sindaci, i quali vi hanno riconosciuto un omaggio sentito e originale ai loro territori.
Con questo spirito ho chiesto alla Regione Friuli Venezia Giulia un semplice patrocinio. Non un finanziamento, non un contributo economico, ma solo un segnale simbolico di attenzione. Mi è stato risposto — con fredda formalità — che, in base a una legge, il patrocinio per libri e pubblicazioni non viene più concesso.
Questa decisione, apparentemente tecnica, è in realtà profondamente politica. Perché dice molto su come la Regione considera chi lavora alla cultura al di fuori dei grandi eventi, delle logiche di marketing, delle passerelle. Dice che una voce indipendente, anche se colta e radicata nel territorio, non merita nemmeno un gesto simbolico.
Io credo invece che la poesia — quella autentica, fatta di studio, passione, dedizione — sia una delle forme più alte di amore per il proprio territorio. E penso che le istituzioni abbiano il dovere non di premiarla per forza, ma almeno di non ignorarla.
A chi guida oggi l’Assessorato alla Cultura domando: davvero volete essere ricordati come coloro che hanno negato il patrocinio a un’opera che celebra il Friuli nei suoi aspetti più profondi, storici, umani?
Io non smetterò di scrivere. Ma oggi sento il dovere di denunciare un’assenza che non è solo burocratica: è culturale, ed è grave.
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