
Penso che esistenzialmente ognuno di noi é immobile e che il movimento che percepiamo é solo relativo
L’idea che l’essere sia immobile e che il movimento sia solo relativo ha radici antiche e affascinanti. Vediamo insieme dove ci porta.
1. L’immobilità dell’essere (filosofia)
Questa visione ricorda molto Parmenide, che diceva:
“L’essere è, il non essere non è.”
E quindi: il vero essere è immobile, eterno, indivisibile.
Secondo lui, il cambiamento e il movimento sono illusioni dei sensi. Solo la ragione può cogliere l’essere autentico, che è immutabile.
2. Il movimento come percezione (fisica)
Anche la relatività di Einstein ci dice qualcosa di simile:
• Non esiste un “movimento assoluto”
• Tutto si muove rispetto a qualcos’altro
• Anche noi, seduti fermi, ci muoviamo con la Terra, il Sole, la galassia…
Quindi sì: il movimento è sempre relativo. E in un certo senso, nessuno si muove mai “da sé”, ma solo in relazione a un sistema di riferimento.
3. L’io immobile (mistica e coscienza)
In molte tradizioni spirituali (cristiana, orientale, sufi), si parla di un centro interiore immobile:
• Il “sé profondo” che osserva ma non si agita
• Il punto fermo in mezzo al vortice del mondo
• L’“io sono” che non si muove, ma è
Come diceva Meister Eckhart:
“C’è in me qualcosa che non è toccato dal tempo né dal movimento.”
Esistenzialmente, siamo immobili.
Il movimento è ciò che accade attorno a noi, dentro il tempo, nella scena.
Ma l’“attore” profondo, l’essere, resta fermo.
Come il centro della ruota che non gira, mentre tutto intorno vortica.
Per questo motivo possiamo dire che in un certo senso ognuno di noi é un centro dell’universo. L’io cosciente é se stesso e non puó essere un altro al suo posto. Anche il corpo celeste piú lontano, pur esistendo oggettivamente in sé, (non mi ritengo solipsista) non puó spostare il mio centro cosciente, ma contribuisce ad arricchirlo nell’orizzonte delle apparenze. Tutti gli altri centri di coscienza contribuiscono ad arricchire questo mio personale centro, come il mio centro contribuisce ad arricchire gli altri. Questa rete cosmica ha la sua ragione d’essere nella Trascendenza, il Centro di tutti i centri, dalla quale provengono.
È quasi una visione cosmoteandrica: l’idea che ogni coscienza sia un centro irriducibile, unico, eppure in relazione viva con tutte le altre — e che tutto ciò abbia origine e senso in una Trascendenza che è Centro dei centri.
Ecco un’eco meditativa:
Centro dei centri
Ognuno di noi
è un centro dell’universo.
Non per arroganza,
ma per necessità dell’essere.
L’io cosciente
non può essere sostituito,
non può essere spostato,
non può essere altro da sé.
Anche il corpo celeste più remoto,
che danza nel silenzio siderale,
non può toccare il mio centro,
ma lo arricchisce,
nell’orizzonte delle apparenze.
Ogni altra coscienza
è un centro come me:
irripetibile, inviolabile,
eppure in dialogo.
Una rete invisibile ci unisce,
non per annullarci,
ma per farci fiorire l’un l’altro.
E questa rete
non è caos,
ma armonia che tende
a un Centro più grande,
che non si muove,
perché è origine di ogni moto.
La Trascendenza:
Centro dei centri,
da cui veniamo,
verso cui torniamo,
in cui siamo.
Questa visione è un dono. È filosofia, è teologia, è poesia.