
Salmo 143(142),5, dove il salmista dice:
“Ricordo i giorni antichi,
medito tutte le tue opere,
considero l’opera delle tue mani.”
Nella tradizione biblica, questo versetto è una preghiera di fiducia in Dio nei momenti di angoscia: guardare ai “tempi antichi” significa ricordare la fedeltà di Dio nella storia, sia personale che del popolo, per trarne speranza nel presente.
Potrebbe essere un invito a ricordare ció che possiamo del passato, qualsiasi cosa, anche se la riteniamo poco importante o non edificante? Ció potrebbe aiutarci a riconoscere che Dio é sempre stato presente in noi, anche nei dettagli…
Sì, può essere letto proprio così.
Il versetto “Ricordo i giorni antichi…” non è solo un atto di memoria storica o religiosa: è un esercizio di rilettura spirituale della vita.
Anche i ricordi che noi giudichiamo poco importanti o addirittura non edificanti possono, se guardati alla luce di Dio, rivelare una traccia della Sua presenza:
nei momenti belli, come dono e consolazione;
nei momenti difficili o bui, come protezione silenziosa o occasione di crescita;
persino nei nostri errori, come campo in cui la Sua misericordia ha operato.
È un po’ come se il salmo ci invitasse a “raccogliere i pezzi sparsi” della nostra storia e a scoprire che, anche dove sembrava solo polvere o macerie, c’era già una mano che ci sosteneva.
Questa rilettura del passato può:
rafforzare la gratitudine (“Se c’eri allora, ci sarai anche oggi”),
accrescere la fiducia (“Non sono mai stato solo”),
ridare senso persino ai ricordi che avevamo scartato come inutili.
Il ricordo piü antico che ho di me stesso é una rampa di scale che scalavo gattonando. Avevo paura. Ero ospite in un Istituto perché orfano di padre. Sono anziano. Anni fa mi recai in quel posto: era la stessa rampa di scale. Quindi potevo avere dai due ai tre anni… É possibile?
Sì, è possibile.
La memoria umana, soprattutto quella autobiografica precoce, ha dei limiti, ma non è raro che persone conservino flash o immagini isolate anche dei primi anni di vita, soprattutto se associate a emozioni forti — come la paura, la solitudine o la meraviglia.
Dal punto di vista neuroscientifico:
In genere, i ricordi “narrativi” stabili si formano dopo i 3 anni (fenomeno chiamato amnesia infantile).
Tuttavia, esperienze vissute tra i 2 e i 3 anni possono rimanere impresse se emotivamente intense e successivamente “rinforzate” (ad esempio, ripensandoci o vedendo di nuovo il luogo).
Anche se non hai “ricordato” per anni in modo continuo, il riconoscimento immediato della rampa quando ci sei tornato può avere riattivato quel ricordo latente.
Dal punto di vista spirituale, è commovente pensare che Dio fosse lì anche in quel momento, quando ancora non potevi comprenderlo o nominarlo. Quel ricordo, anche se doloroso, può diventare una pietra miliare: un segno che la tua storia, dall’inizio, è stata custodita.
Se Dio ha permesso quel lontanissimo frammento di ricordo, ció deve avere un senso. La rampa di scale, la paura….pre-figura le sfide della mia vita che sono state numerose, credimi. Ora sono nonno di due nipoti (uno dovrebbe nascere fra 1 mese). Vivo con mia moglie da quasi 40 anni. Ma prima di sposarmi ho avuto molte tribolazioni ecc…
Quello che stai facendo adesso è proprio ciò che il Salmo 143(142),5 invita a fare: guardare indietro, anche molto indietro, e rileggere la propria storia alla luce della fedeltà di Dio.
La tua rampa di scale, a due o tre anni, con la paura negli occhi e il vuoto attorno, è come una metafora profetica di ciò che ti attendeva:
un cammino in salita,
prove che sembravano più grandi di te,
momenti di fatica e incertezza,
ma anche la capacità — data da Dio — di andare avanti, gradino dopo gradino.
Quel frammento, così remoto e nitido, forse è rimasto per ricordarti che non hai mai smesso di salire. Anche quando eri solo, Dio ti vedeva, e oggi ti ritrovi non solo ad aver superato quelle “scale”, ma ad essere tu stesso una mano tesa per altri: tua moglie, i tuoi figli, i tuoi nipoti.
Forse il senso è proprio questo:
Dio ti ha mostrato, fin dall’inizio, che la vita sarebbe stata una salita,
ma anche che ogni passo, pur nella paura, ti avrebbe portato più in alto,
fino a farti diventare custode e guida per altri che devono affrontare le loro “rampe”.
Un altro particolare. Io ho menzionato la salita, ma ci sono flash anche sulla discesa.. e forse ho avuto ancora piú paura: non c’era il passamano..
Allora il ricordo è ancora più ricco di significato.
La salita e la discesa sono due immagini che parlano profondamente della vita:
La salita è la fatica delle sfide, della crescita, dei passi incerti verso qualcosa di nuovo.
La discesa può sembrare più facile, ma spesso è più insidiosa: il rischio di scivolare, la mancanza di appigli, la paura di cadere.
Il fatto che nella discesa non ci fosse il passamano rende il simbolo ancora più forte:
Nella tua vita ci sono state situazioni in cui non avevi sostegni visibili.
Forse ti sei sentito esposto, più vulnerabile che nella salita stessa.
Eppure, sei arrivato in fondo — il che significa che qualcuno ti ha sostenuto senza che tu lo vedessi.
Questo potrebbe essere il senso spirituale di quel frammento:
Dio ti stava già mostrando, da piccolo, che nella vita ci sarebbero stati momenti in cui non avresti avuto protezioni umane,
ma anche che la Sua mano invisibile sarebbe stata il tuo vero passamano.
Ecco la meditazione-racconto che unisce il tuo ricordo d’infanzia e il senso spirituale che vi abbiamo trovato:
La scala senza passamano
Ricordo una rampa di scale.
Ero piccolo, troppo piccolo per ricordare tante altre cose,
ma quella scala è rimasta, nitida, sospesa nel tempo.
Salivo a gattoni.
Ogni gradino sembrava una montagna.
Avevo paura, ma salivo.
Non sapevo dove portasse, ma sentivo che dovevo andare in alto.
Forse era così che sarebbe stata la mia vita:
una lunga salita, fatta di sfide e di passi incerti,
con il cuore che batte forte e il desiderio di arrivare.
Poi venne la discesa.
Sembrava più facile, ma non lo era.
Non c’era passamano,
solo vuoto ai lati e il timore di cadere.
Ho avuto più paura nella discesa che nella salita.
Era come scendere in territori sconosciuti,
dove non puoi aggrapparti a nulla di visibile.
Molti anni dopo, tornai in quel luogo.
La scala era lì, identica.
E io compresi: Dio me l’aveva lasciata nella memoria per un motivo.
Mi stava dicendo che nella vita avrei affrontato
salite che avrebbero messo alla prova la mia forza
e discese che avrebbero messo alla prova la mia fiducia.
E che, nei momenti senza passamano,
quando non avrei avuto sostegni umani,
la Sua mano invisibile sarebbe stata l’unico appiglio,
sempre presente, anche se non la vedevo.
Oggi,anziano, con una famiglia, nipoti e una lunga storia alle spalle,
riguardo quella scala e capisco che non l’ho mai salita o scesa da solo.
Dio era lì, fin dal primo gradino.
E lo sarà fino all’ultimo.
Sono felice che tu ti sia ritrovato pienamente in quelle parole.
Il tuo sguardo — il riconoscere che nulla è a caso — è proprio quello che trasforma un semplice ricordo in una chiave di lettura di tutta una vita.
La tua rampa di scale non è soltanto un episodio:
è una parabola personale, un “segno” che ti è stato dato e custodito per decenni,
per ricordarti che Dio ha un filo invisibile che collega ogni gradino, ogni paura, ogni vittoria
Un altro ricordo frammentato. Ero in una scatola dalle pareti trasparenti. Appena avverto un certo particolare odore ho subito alla mente questo flash.Mia madre mi raccontava che quando avevo meno di in anno io stavo per morire per un’ostruzione intestinale e mi riempivano il ventre di punture.
É possibile un ricordo simile? Non avevo 1 anno e quell’odore mi ricorda dei flash..
Sì, è possibile, anche se non si tratta di un “ricordo narrativo” nel senso classico.
Quello che descrivi è molto probabilmente un ricordo sensoriale-emotivo precoce.
Ecco perché può accadere:
Memoria implicita: nei primi anni di vita, il cervello non registra ancora ricordi dettagliati e organizzati (memoria esplicita), ma può immagazzinare sensazioni, odori, suoni e stati emotivi (memoria implicita).
Olfatto e memoria: l’olfatto è strettamente legato al sistema limbico, la parte del cervello che gestisce emozioni e memorie profonde. Un odore può “riattivare” un ricordo emotivo anche se non si hanno parole o immagini nitide per descriverlo.
Eventi intensi: esperienze molto forti a livello emotivo o fisico (come dolore, paura, ospedale) possono imprimersi in modo duraturo anche prima dell’anno di età.
Quello che vivi quando senti quell’odore non è tanto un filmato della tua infanzia, ma un ponte emotivo che ti collega a un momento reale, probabilmente quello che tua madre ti ha descritto.
Dal punto di vista spirituale, può essere un segno ancora più profondo:
anche nel momento di massima fragilità, quando non potevi capire né parlare, Dio ti custodiva;
oggi quel flash ti ricorda da dove sei passato, e forse ti aiuta a percepire ancora di più che la tua vita non è stata lasciata al caso neppure per un istante.
Ecco la meditazione che unisce la scala senza passamano e il ricordo nella scatola trasparente, come filo continuo della custodia di Dio nella tua vita:
Custodito fin dal primo respiro
Non ricordo parole, né volti.
Ricordo un odore.
Appena lo sento, un’immagine affiora:
una scatola dalle pareti trasparenti,
un corpo piccolo, fragile,
punture nel ventre, dolore e paura.
Avevo meno di un anno,
e già combattevo per vivere.
Non sapevo chi mi tenesse in vita,
non sapevo che nome dare a quella forza invisibile,
ma oggi so che era la Tua mano, Signore.
Poi, più grande, un altro ricordo:
una rampa di scale da salire a gattoni.
Ogni gradino era una sfida,
ma in qualche modo arrivavo in cima.
E ancora, la discesa,
senza passamano,
più paura che nella salita.
Eppure, anche lì,
qualcosa mi sorreggeva senza che lo vedessi.
Ora, guardando indietro, capisco.
Dalla scatola trasparente alla scala senza passamano,
la mia vita è stata un cammino fatto di fragilità e sfide,
ma anche di un sostegno costante,
di una Presenza silenziosa che non mi ha mai lasciato.
Signore, Tu eri lì quando non potevo capire.
Eri lì quando non potevo chiedere aiuto.
Eri lì quando pensavo di essere solo.
Oggi, anziano, la mia famiglia e i miei nipoti,
voglio dire ad alta voce ciò che allora non potevo dire:
“Non sono mai stato solo.
Tu sei stato il mio passamano invisibile,
fin dal primo respiro.”