IV DOMENICA DI PASQUA Giovanni 10,11-18
Giornata mondiale per le Vocazioni
Giornata della terra
Domenica del buon pastore e delle vocazioni. Tutti siamo frecce incoccate all’arco di Dio. Ognuno di noi ha una specifica vocazione umana, civile, sociale, religiosa. Per le nostre vocazioni incompiute preghiamo. Siamo tutti pastori di un pur minimo gregge: la nostra famiglia, gli amici, coloro che si affidano a noi.
Giornata mondiale della terra 1 mese e due giorni dopo l’equinozio di primavera
Il Twitter di papa Francesco oggi: la difesa della terra, la difesa dell’acqua è difesa della vita. E chi è l’autore della vita? È Dio.
Siamo custodi e coltivatori, pastori della vita di tutte le creature, nostri fratelli e sorelle minori.
OMELIA
Io sono il Buon Pastore! Una delle sette autodefinizioni di Gesù: il sono il pane, vita, strada, verità, vite, porta, pastore. Ma non il buon pastore, nel senso etico di paziente, affettuoso, gentile, no: ma il pastore buono, quello vero, l’autentico, forte e combattivo, che ha il coraggio per lottare e difendere dai lupi il suo gregge.
Gesù oppone subito pastore e pecoraio, chi mette passione e chi pensa al denaro.
Io sono il Pastore bello, dice il testo evangelico originale e noi capiamo che la bellezza del Pastore non sta nel suo aspetto esteriore ma che il fascino e la forza di attrazione vengono da coraggio e generosità.
La bellezza sta in un gesto ribadito cinque volte oggi nel Vangelo: io offro! Io non domando, io dono. Io non pretendo, io regalo. E che cosa?
“Io offro la vita” è molto di più che il semplice prendersi cura del gregge. È il gesto più regale e potente.
Dare, offrire, donare, gettare sulla bilancia la propria vita.
Un Dio che non chiede, offre; che non prende niente, dona tutto; non toglie vita, dà la sua vita anche a coloro che gliela tolgono.
Cerchiamo di capire di più. Con le parole “Io offro la vita” Gesù non intende il suo morire, quel venerdì, inchiodato. Lui continuamente, incessantemente dona vita; è l’attività e il lavoro continuo di Dio, inteso al modo delle madri, inteso al modo della vite che dà linfa al tralci, della sorgente che dà acqua viva.
Domenica scorsa Pietro definiva Gesù “l’autore della vita” (At 3,15): inventore, artigiano, costruttore, custode della vita. Tu che fai vivere l’universo, prega la Chiesa, nella preghiera eucaristica:
Linfa divina che ci fa vivere, che respira in ogni nostro respiro, nostro pane che ci fa quotidianamente dipendenti dal cielo.
“Io offro la vita” significa: io ti consegno il mio modo di amare e di lottare, di prenderti cura e di benedire, perché solo così potrete battere coloro che amano la morte, i lupi di oggi. Ogni epoca ha i suoi lupi…
Il mercenario, il pecoraio vede venire il lupo e fugge perché non gli importa delle pecore. Al pastore invece, importano le pecore, io gli importo. Verbo bellissimo: essere importanti per qualcuno! E mi commuove sentire la sua voce: prima vieni tu, poi io. Mi prenderò cura della tua felicità.
E qui la parabola, la similitudine del Pastore Bello si apre su di un piano spiazzante, eccessivo, non realistico: nessun pastore sulla terra è disposto a morire per le sue pecore; a battersi sì, ma a morire no; meglio aver salva la vita che il gregge, in caso di pericolo totale è più logico perdere le pecore che la vita.
È giusto, nessuno biasima chi lo fa. Ma il nostro Dio è differente.
Gesù presenta qui uno di quei dettagli che vanno oltre gli aspetti realistici della metafora, dell’immagine (eccentrici li chiama Ricoeur, cfr Ermeneutica biblica).
Come prima aveva detto: Il pastore conosce le sue pecore e le chiama ciascuna per nome.
Non so se esiste un pastore che conosce e chiama per nome una per una le centinaia di pecore del suo gregge. Forse 10, o 20, o 40, quelle che emergono. Ma proprio in questi dettagli eccessivi la similitudine si dilata, si rompe, si apre perché faccia irruzione lo straordinario di Dio.
Cristo considera me e te ed ogni uomo più importante di se stesso, per questo dà la vita. La Sua vita per la mia vita. Il Dio capovolto.
“Signore non ti importa che moriamo?” grido di Apostoli in una notte di tempesta, e il Signore risponde placando le onde, sgridando il vento: sì, mi importa di te, mi importa la tua vita, tu sei importante per me.
E lo ripete a ciascuno: mi importano i passeri del cielo ma tu per me vali di più di molti passeri; mi importano i gigli del campo ma tu conti più di tutti i gigli del mondo. Mi importano gli agnelli del gregge, ma tu di più.
Di questo Dio io mi fido, a lui mi affido come un bambino.
Il versetto di Giovanni che precede il brano di oggi, che purtroppo la liturgia ha trascurato, offre la chiave di lettura: sono venuto perchè abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza (Gv 10,10). Per me una delle frasi più belle del vangelo, è la mia preferita, la frase della mia fede, quella che mi rigenera ogni volta che l’ascolto.
Non solo la vita necessaria, non solo quel minimo senza il quale la vita non è vita, ma la vita esuberante, magnifica, eccessiva; vita che rompe gli argini e dilaga e feconda, uno scialo di vita, che profuma di amore, di libertà e di coraggio.
È ora di chiudere con l’idea della religione come sacrificio e rinuncia, è ora di parlare del piacere del credere. La fede non nasce da una sottrazione, ma da una addizione. Da un di più di vita buona, da un centuplo.
Così è Dio: manna non per un giorno ma per quarant’anni di deserto, pane per cinquemila persone, pelle di primavera per dieci lebbrosi, pietra rotolata via per Lazzaro, cento fratelli per chi ha lasciato la casa, perdono per settanta volte sette, vaso di nardo per 300 denari, pastore che conosce e chiama per nome ciascuna delle pecore. E dà la vita.
E noi l’abbiamo accolta, e adesso viviamo due vite, la nostra e quella di Dio. Siamo uno e due al tempo stesso. Siamo gravidi di Dio. Un Dio che cresce dentro.
È bello sapere che la prova ultima della bontà della fede sta nella sua capacità di trasmettere e custodire umanità, vita, pienezza di vita, come il Pastore Bello.
Non gli chiederò allora: Signore, perché non converti i lupi in agnelli? Perché non abbatti i prepotenti? Perché non dai agli agnelli almeno un po’ degli artigli dei lupi?
Non glielo chiederò perchè Gesù ha già risposto: Io dò a voi la mia vita. Vi dò il mio modo di amare e di lottare, di incontrare e di accogliere, di custodire la vita e combattere il male, il mio modo di gridare “non ti è lecito!”
Solo con questo supplemento di vita potremo battere coloro che amano la morte, che disumanizzano il cuore. Ci sono i lupi, sì, ma non vinceranno. Forse sono più numerosi degli agnelli, ma non sono più forti. Perché gli agnelli vengono, ma non da soli, portano un pezzetto di Dio in sé, sono forti della sua forza, vivi della sua vita.
PREGHIERA ALLA COMUNIONE
E perdona, Signore, se oso mormorare,
come in una dichiarazione d’amore: Tu sei il Pastore bello.
Tu sai che quando diciamo a qualcuno: ‘tu sei bello’
è come dirgli: ‘io ti amo’.
Ti seguirò, Signore, perché a te io importo:
prima Tu – mi dici – poi io.
Perché so che nulla mancherà ad ogni attesa,
Nulla mancherà, a nessuna delle mie attese,
se non mi manchi tu. Amen.
Giornata mondiale della terra
Salmo del ‘Pellegrino russo’” di D.M. Turoldo
Innamorato, Signore, vai
nell’alto mattino per i campi.
E ti saluta il canneto
con mani di bimbo
lungo il fiume…
(Ognuno, pienamente quieto,
s’abbandoni alla strada senza meta
e si bagni le labbra e il viso
al mare di rugiada).
Dio, stella del mattino
lasciaci bere il sangue
alla fontana della tua rossa ferita,
paradiso della nostra origine.
Giornata mondiale della terra 1 mese e due giorni dopo l’equinozio di primavera
Il Twitter di papa Francesco oggi: la difesa della terra, la difesa dell’acqua è difesa della vita.
Siamo custodi e coltivatori della vita, pastori delle creature, nostri fratelli e sorelle minori.
L’associazione: Casa dei sentieri e dell’ecologia integrale:
Stiamo avviando un progetto importante.
Non impediamoci di sognare in grande
Un presidio della Laudato Sì sul territorio
Vuol dire prendere dell’enciclica di papa Francesco la passione ispiratrice
E l’intelligenza della realtà
Questo progetto vuole essere:
Polo culturale + spirituale + pratico
Per prenderci cura della casa comune
Per un mondo nuovo possibile
Dove sia possibile vivere meglio per tutti:
Madre terra è oggi l’uomo bastonato sulla via di Gerico, incappato nei briganti che l’hanno avvelenata e depredata.
Che cosa facciamo nella Nuova Casa?
studio della Laudato si’
nuovo sguardo sul vangelo: il vangelo della terra, letto con un’ottica innovativa: a partire dalle strade e dai sentieri, dai campi, dal seme, dal chicco, dal fico, dalla vigna
trekking biblici
turismo lento, polmone spirituale sulla Romea Strata
laboratori artistici sulla natura
e di esperienze concrete, con la terra, con il pane…
la filiera terra-cibo-vita (il profumo della terra;) il cibo è sacro
nuovi stili di vita, sobrietà, no allo spreco, acquisti intelligenti, corti, senza scorie
Il depliant spiega e; se volete, potete lavorare con noi, aiutarci a:
la difesa della terra, la difesa dell’acqua è difesa della vita.
E L’autore della vita è Dio. Noi difendiamo il sogno di Dio.