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La nostra vita sulla Terra è come un soffio, un attimo che si affaccia sull’eternità. Come dice il Salmo 39, “Ogni uomo è solo un soffio” (Salmo 39:6) e la sua vita è come l’erba dei campi che “al mattino fiorisce e germoglia, alla sera è falciata e inaridisce” (Salmo 90:5-6). Viviamo tra impegni, progetti e preoccupazioni, ma queste cose, per quanto necessarie, spesso ci distolgono dalla realtà più profonda: la nostra esistenza è solo un passaggio, un viaggio verso il Signore.

Pensiamo a una candela: quando la accendiamo, la fiamma è vivace, sembra eterna; eppure, ogni istante che passa consuma la cera, fino a quando la luce svanisce. Anche noi siamo come quella candela: ogni giorno che viviamo è una goccia della nostra vita che si consuma. E proprio come la candela, siamo chiamati a brillare, a illuminare la strada per chi ci è vicino, consapevoli che il tempo è limitato.

Nella Lettera di Giacomo si legge: “Voi non sapete cosa sarà domani! Che cos’è infatti la vostra vita? Siete come vapore che appare per un istante e poi svanisce” (Giacomo 4:14). Questa immagine di vapore ci mostra che ogni giorno è un dono di Dio, da accogliere con gratitudine e da vivere con la pace che solo la fiducia in Lui può dare.

Quando osserviamo la natura, troviamo molti richiami alla nostra fragilità. Pensa alla bellezza dei fiori che sbocciano e poi appassiscono in pochi giorni: ci insegnano che anche la bellezza terrena è effimera. E questo è un invito a non attaccarci alle cose materiali, ma a volgere il nostro sguardo alle cose invisibili e durature. San Paolo scrive: “Non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili; le cose visibili infatti sono di un momento, quelle invisibili sono eterne” (2 Corinzi 4:18).

Questa consapevolezza ci aiuta a vivere ogni giorno con la volontà di avvicinarci a Dio, sapendo che ciò che conta davvero è il nostro cammino di fede e la nostra relazione con Lui. Non possiamo sapere quanto tempo ci rimane, ma possiamo scegliere come spenderlo: accogliendo ogni giorno come un’opportunità di amore, di servizio, di perdono, e di fedeltà al Signore. Come ci ricorda Gesù, “Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora” (Matteo 25:13).

Per questo ogni mattina chiediamo al Signore la forza di vivere nella Sua luce e la serenità di affidarci alla Sua misericordia, consapevoli che la nostra vera casa è con Lui.

Ecco un testo che richiama l’importanza di vivere ogni giorno alla luce dell’eternità, consapevoli che la morte può arrivare inaspettatamente.

DOBBIAMO ESSERE SEMPRE PRONTI ALLA VENUTA DEL SIGNORE 

Viviamo in un mondo in cui la morte improvvisa è una realtà che tocca ogni angolo della società: un incidente stradale, una malattia fulminante, un malore improvviso possono portarci via senza preavviso. La Bibbia ci ricorda che non ci è dato sapere l’ora della nostra chiamata: “Come il ladro viene di notte, così verrà il giorno del Signore” (1 Tessalonicesi 5:2). Questa consapevolezza non deve generare timore, ma piuttosto spingerci a vivere con pienezza e integrità ogni singolo giorno, pronti a rispondere alla chiamata di Dio.

Pensiamo a quanto sia facile, nella vita quotidiana, rimandare ciò che conta davvero. Quante volte ci diciamo: “Un giorno mi avvicinerò di più al Signore… in futuro vivrò una fede più autentica.” Ma ogni rimando è un rischio. Vivere come se avessimo tutto il tempo del mondo ci porta a sprecare i giorni che ci sono donati, dimenticando che ogni momento è prezioso. San Giacomo ci ammonisce: “Non sapete cosa sarà domani!” (Giacomo 4:14). Questa incertezza sul futuro ci esorta a vivere il presente con attenzione e fedeltà, a non trascurare il nostro rapporto con Dio.

Il richiamo della morte improvvisa è dunque un invito a liberarci dalle infedeltà, dalle abitudini che ci allontanano da Dio, e a camminare sempre nella Sua luce. Gesù stesso, con l’immagine del padrone che torna senza preavviso, ci esorta a rimanere pronti: “Siate anche voi pronti, perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo” (Luca 12:40). Rimanere pronti significa vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, con il cuore libero dai pesi del peccato e aperto alla misericordia.

Pensiamo a un albero carico di frutti: se non curato, questi cadranno a terra senza dare nutrimento. Anche noi siamo come quell’albero: se non facciamo fruttare i giorni che Dio ci dona, rischiamo di sprecarli. Vivere con la consapevolezza della morte improvvisa ci spinge a coltivare la nostra fede, a essere generosi nel perdono, a rendere ogni incontro un’occasione di amore e di testimonianza.

Questo non significa vivere nella paura, ma piuttosto con una pace profonda, radicata nella certezza che la nostra vita è nelle mani di Dio. Se viviamo fedeli a Cristo, ogni giorno può essere vissuto con serenità, sapendo che siamo innestati in Lui. La morte improvvisa non è che un passaggio alla pienezza della vita, e per questo non ci fa paura. Ma proprio perché sappiamo che non ci è dato conoscere il momento, siamo invitati a vivere ogni giorno con cuore sincero e fedele, come se oggi fosse il nostro incontro definitivo con il Signore.

La vita terrena è fragile e sfuggente. Con questa consapevolezza, scegliamo di vivere nel presente, donando a Dio ogni nostro pensiero, ogni nostra azione, perché tutto sia gradito a Lui.