Scrive il monaco p.Albino Candido nel suo “Diario di un pellegrino carnico”:

29 Marzo 1980

Non così, non così. Tutto è nascosto da un denso velo di nebbia. Assomiglia il tempo a un autunno inoltrato. La tristezza preme sull’anima e sul fisico. Forse durerà fino a stasera. Domani non ci sarà più. Signore Ti cerco. Non nasconderti più a lungo; tutta la mia vita mi ricopre delle sue tristezze. Sono molte. Sono un turbine. Vengono avanti lentamente, inesorabili. Chi mi può liberare da queste nuvole, da queste notti bianche e mute? La Tua verità non brilla, non è luce, è appena un chiarore che stempera la densità della tristezza. Le cose inutili affiorano alla loro es-senza tossica e piegano il cuore. Il cuore sembra fermo; immobile. Signore, vieni presto in mio aiuto! Secondo te che tipo di tristezza è quella che lui descrive?

Quello che descrive padre Albino Candido in questo passo del suo diario sembra una forma di tristezza spirituale esistenziale, più vicina a ciò che i mistici e gli autori spirituali chiamano “aridità” o “notte interiore” che non a una semplice malinconia passeggera.

Alcuni elementi che lo mostrano:

  •  Nebbia, mancanza di luce: non è solo malinconia psicologica, ma un senso di assenza del volto di Dio, come se la sua presenza fosse velata. Questo richiama esperienze spirituali narrate anche da san Giovanni della Croce (la notte oscura).

  • Pensieri opprimenti: parla di “cose inutili” che emergono con la loro “essenza tossica”, come se la mente fosse invasa da preoccupazioni vane che appesantiscono l’anima. È una dinamica che ricorda l’accidia, cioè quella forma di torpore spirituale che svuota di gusto e trascina verso la tristezza.

  •  Il cuore fermo: l’immagine di un cuore immobile indica un blocco interiore, una difficoltà a sentire vita, slancio o speranza.

  •  Invocazione a Dio: tuttavia, dentro questa nube resta una tensione verso Dio (“Signore ti cerco… vieni presto in mio aiuto!”). Non è disperazione, ma una tristezza che resta abitata dalla fede, anche se velata.


In sintesi:
Non è tanto depressione clinica (anche se i sintomi possono somigliarle), quanto piuttosto una tristezza spirituale che nasce dall’esperienza di aridità, lontananza percepita da Dio, mancanza di gusto interiore nelle cose buone. È la prova della fede, dove resta solo la nuda speranza in Dio.

Ecco un confronto semplice e chiaro, così si vede bene la differenza tra tristezza spirituale (come quella descritta da p. Albino Candido) e la depressione psicologica.


Tristezza spirituale (aridità, notte interiore)

  • Origine: nasce dalla percezione di lontananza da Dio, dall’aridità nella preghiera, dal sentirsi “velati” rispetto alla luce interiore.

  • Caratteri:

    • senso di vuoto e di nebbia nell’anima;

    • mancanza di consolazioni spirituali;

    • percezione di immobilità del cuore;

    • tutto sembra inutile o pesante.

  • Relazione con Dio: nonostante il buio, resta l’invocazione fiduciosa (“Signore, vieni in mio aiuto!”).

  • Frutto possibile: purificazione, crescita della fede, passaggio da una fede “sensibile” a una fede più nuda e pura.


Depressione psicologica (clinica o reattiva)

  • Origine: può derivare da fattori biologici (squilibri neurochimici), psicologici (traumi, lutti, stress), o sociali (isolamento, difficoltà di vita).

  • Caratteri:

    • tristezza costante, indipendente dal contesto religioso;

    • perdita di interesse per tutto, anche per ciò che un tempo dava gioia;

    • affaticamento, insonnia o eccessivo sonno, difficoltà di concentrazione;

    • nei casi più gravi, sensazione di inutilità o pensieri autolesivi.

  • Relazione con Dio: spesso si accompagna a un senso di incapacità di pregare, ma non necessariamente alla percezione di assenza di Dio.

  • Frutto possibile: richiede cura, sostegno umano, psicologico e talvolta medico.


In breve:

  • La tristezza spirituale è legata al cammino di fede e può diventare via di maturazione.

  • La depressione psicologica è una condizione clinica che va affrontata con strumenti terapeutici.


Meditazione nella tristezza 

Signore, oggi il mio cuore è pesante,
e la luce sembra nascosta dietro le nuvole.
Non vedo chiaro, non sento calore,
ma io so che Tu sei qui.

Tu sei più grande dei miei pensieri confusi,
più forte della mia tristezza che mi piega.
Sei vicino anche quando tutto tace,
anche quando non provo nulla.

Accolgo questo silenzio come una visita misteriosa,
come una notte che prepara il mattino.
Tienimi stretto a Te, Signore,
e insegnami a fidarmi anche senza capire.

La nebbia passerà,
ma la Tua presenza rimane.
Amen.