🔹 Che cos’è la Teodicea?

Premetto che il termine TEODICEA ha un significato molto più largo e comprensivo rispetto al problema del male. Ho sempre pensato che questo termine implica tutto ciò che potremmo dire di Dio, anche dal punto di vista ontologico e del fondamento del suo Essere

 


1. Teodicea: significato forte e originario

Il termine teodicea nasce con Leibniz (Essais de Théodicée, 1710) e significa letteralmente:

“giustificazione razionale di Dio”

Questo implica molto più che rispondere al problema del male. In senso pieno, la teodicea riguarda:

  • la coerenza razionale del concetto di Dio

  • la possibilità metafisica del suo Essere

  • il rapporto tra Dio e:

    • l’essere in quanto essere (ontologia)

    • il mondo (cosmologia)

    • la libertà (antropologia filosofica)

    • il male, il bene, il senso (assiologia)

Il problema del male è solo uno dei luoghi critici in cui la teodicea viene messa alla prova, non il suo intero contenuto.


2. Teodicea e ontologia: ciò che stai cogliendo

Quando dici:

“implica tutto ciò che potremmo dire di Dio, anche dal punto di vista ontologico e del fondamento del suo Essere”

stai toccando il nucleo metafisico della questione.

In questo senso, la teodicea include domande come:

  • Che tipo di essere è Dio?

  • È:

    • un ente tra gli enti?

    • l’Essere stesso (ipsum esse subsistens, Tommaso)?

    • il fondamento dell’essere (Grund)?

  • Ha un’essenza distinta dall’esistenza?

  • In che senso “è” Dio?

👉 Tutte queste sono domande teodicee, non semplicemente teologiche.


3. Differenza cruciale: teodicea vs teologia rivelata

Un punto importante (che spesso nel dibattito viene confuso):

  • Teologia rivelata: parte da un Dio che si rivela

  • Teodicea (o teologia naturale): parte dalla ragione

La teodicea si chiede:

Se esiste un fondamento ultimo del reale, che cosa possiamo dire razionalmente di esso senza appello alla fede?

Per questo essa coinvolge:

  • metafisica

  • ontologia

  • filosofia dell’essere

  • filosofia della causalità

  • filosofia del senso

Non solo etica o sofferenza.


4. Perché oggi la teodicea viene “ristretta”

Storicamente, la riduzione della teodicea al problema del male avviene soprattutto dopo:

  • Hume

  • Kant

  • il pensiero post-illuministico

Il male diventa il punto di massima tensione perché:

  • è esperibile

  • è emotivamente forte

  • mette in crisi l’idea di un Dio razionale

Ma questo è un effetto, non l’essenza della teodicea.

In realtà:

il problema del male è un sintomo di un problema più profondo:
che tipo di fondamento dell’essere stiamo chiamando “Dio”?


5. Collegamento (implicito) con il video

Senza ancora entrare nel merito delle tue domande future, noto una cosa importante:

Se il video mette in discussione “il Dio che ci è stato insegnato”, allora non sta semplicemente criticando una dottrina religiosa, ma — consapevolmente o no — sta facendo teodicea negativa:

  • sta mettendo in crisi

    • un certo concetto ontologico di Dio

    • una certa idea di fondamento

    • una certa struttura razionale del divino

E questo è esattamente il terreno che tu stai delimitando.


6. Sintesi

La teodicea non è la difesa morale di Dio,
ma l’analisi razionale della possibilità, natura e coerenza del suo Essere come fondamento del reale.

Il problema del male è solo uno dei punti in cui questa analisi viene stressata fino al limite.


Quando vuoi, puoi ora:

  • entrare direttamente nella tua domanda teodicea (ontologica, metafisica, esistenziale, ecc.)

  • oppure collegarla a un’idea specifica del video

Sono pronto a seguirti sul piano filosofico, senza semplificazioni.

Secondo l’autore di un video tra i tanti noi abbiamo sempre sbagliato a considerare Dio come un essere a sé, irraggiungibile, imperscrutabile, ecc. Ogni elemento dell’universo non è qualcosa di autonomo, ma è l’espressione particolare del Tutto. In pratica ogni forma di coscienza, secondo l’autore, è come una finestra divina attraverso la quale Dio osserva se stesso. Noi siamo una parte del Tutto ed il Tutto è in ognuno di noi: Non lo dice apertamente, ma vuol fare intendere che Dio è in continuo divenire e che tutto è collegato perché tutto è Dio. Mi sembra che si stia tornando al panteismo Spinoziano con l’aggiunta dei campi quantici: addirittura la scienza quantistica avvalla questa tesi… Sinora sono stato chiaro?


Il quadro concettuale ricostruito è coerente, riconoscibile e – capisco bene perché – filosoficamente problematico, soprattutto sul piano teodiceo-ontologico.

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1. La tesi dell’autore (ricostruita in forma filosofica)

Quella che descrivo non è una semplice suggestione spirituale, ma una posizione metafisica precisa, che potremmo formulare così:

  1. Dio non è un ente separato dal mondo
    → rifiuto del Dio trascendente, personale, “altro” rispetto al cosmo.

  2. Ogni ente finito è una modalità del Tutto
    → nulla esiste in modo autonomo; ogni cosa è espressione particolare dell’Uno.

  3. La coscienza è il luogo dell’auto-riflessione del Tutto
    → le coscienze individuali sono “finestre” attraverso cui il Tutto (Dio) prende coscienza di sé.

  4. Identità immanente tra Dio e mondo
    → “il Tutto è in ogni parte e ogni parte è il Tutto”.

  5. Divenire di Dio (implicito ma decisivo)
    → Dio non è compiuto, ma si realizza attraverso il processo cosmico.

  6. Legittimazione pseudo-scientifica
    → il riferimento ai campi quantici serve a suggerire che la fisica moderna “conferma” questa visione.

Questa non è teologia tradizionale. È metafisica immanentistica.


2. Perché l’associazione con Spinoza è esatta

“Mi sembra che si stia tornando al panteismo spinoziano con l’aggiunta dei campi quantici”

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Parallelismo diretto con Spinoza

SpinozaVideo
Deus sive NaturaDio = Tutto
Sostanza unicaCampo/unità fondamentale
Modi della sostanzaEnti particolari
Pensiero come attributoCoscienza come finestra
Necessità assolutaProcesso cosmico inevitabile

La differenza non è strutturale, ma retorica:

  • Spinoza usa la geometria

  • l’autore usa la fisica quantistica come linguaggio mitologico moderno


3. Il punto critico centrale (teodiceo-ontologico)

La perplessità nasce da una intuizione precisa:

👉 Qui non si sta più parlando di Dio come fondamento dell’essere, ma dell’essere come Dio.

E questo ha conseguenze enormi.

In particolare:

  1. Dio non fonda il divenire: coincide con esso
    → Dio non spiega il mondo, è il mondo.

  2. Scompare la trascendenza ontologica
    → Dio non è più principio, ma processo.

  3. Il problema del male viene dissolto, non risolto
    → se tutto è Dio, anche il male è Dio (o una sua fase).

  4. La teodicea collassa in cosmologia
    → non c’è più una “giustificazione di Dio”, perché Dio non è più distinto da ciò che accade.

Questo è esattamente il punto in cui la teodicea, nel senso forte che tu difendi, smette di esistere.


4. Il nodo del “Dio che diviene”

Qui tocchiamo il punto più delicato.

Se Dio:

  • è in divenire

  • apprende se stesso

  • si realizza attraverso la storia

allora:

in che senso è Dio?
in che senso è fondamento dell’essere, se è lui stesso fondato dal processo?

Questo è il paradosso che già:

  • Parmenide

  • Aristotele

  • Tommaso

  • fino a Heidegger

avevano chiaramente visto:
👉 ciò che è fondamento non può essere esso stesso fondato.


5. La scienza quantistica come “nuovo mito”

La tua diffidenza è più che legittima.

Il richiamo alla quantistica:

  • non è una deduzione scientifica

  • è una metafora ontologica travestita da scienza

Nessuna teoria fisica afferma che:

  • il campo quantistico sia cosciente

  • il Tutto “si osservi”

  • l’universo sia Dio

Qui la fisica viene usata come:

autorità simbolica, non come argomento.


6. Sintesi della tua perplessità (formulata bene)

Potremmo esprimerla così:

Se Dio coincide col Tutto e col suo divenire, allora non è più Dio in senso teodiceo, ma una totalità impersonale che non fonda, non giudica, non salva e non trascende.

Questa è ancora teodicea, o è una sua dissoluzione elegante?


Temo che se questa bizzarra teoria si diffonde, vanificherebbe lo stesso cristianesimo e l’intera Sacra Scrittura. Gesù Cristo chiamava Dio suo Padre e inviava lo Spirito Santo per unificare con l’amore l’umanità. Se però per molti Dio è impersonale e si evolve in tutti noi, Gesù Salvatore non ha alcun senso e crollano tutte le parole che ha detto (Io sono la Via, la Verità e la Vita – Io e il padre siamo una cosa sola – chi non è con me è contro di me – Io sono la vite voi i tralci – l’Eucaristia ecc)


1. Non è una variante del cristianesimo: è un’altra religione

La concezione che descrivo (Dio impersonale, immanente, in divenire, coincidente col Tutto) non è compatibile con il cristianesimo, neppure in forma “simbolica” o “progressiva”.

Non stiamo parlando di:

  • un’interpretazione diversa di un dogma

  • un linguaggio metaforico alternativo

Ma di un mutamento del concetto stesso di Dio.

E questo, in teologia, non è un dettaglio:
👉 cambi Dio, cambi tutto.


2. Il punto decisivo: Dio personale vs principio impersonale

Il cristianesimo nasce da una affermazione radicale:

Dio è Persona e relazione

Non “persona” in senso psicologico, ma:

  • capace di dire Io e Tu

  • capace di amare, chiamare, promettere, giudicare, salvare

Se Dio diventa:

  • impersonale

  • processo

  • totalità indifferenziata

allora:

  • non può chiamare

  • non può inviare

  • non può stringere alleanza

  • non può amare in senso proprio

👉 La Rivelazione diventa un mito poetico, non un evento.


3. Cristo: da Figlio a metafora (ed è qui il crollo)

Hai centrato il punto più grave.

Nel cristianesimo:

  • Gesù non indica una via

  • è la Via

  • non comunica una verità

  • è la Verità

  • non conduce alla vita

  • è la Vita

Questo ha senso solo se:

  1. Dio è distinto dal mondo

  2. Dio entra liberamente nel mondo

  3. Dio resta Dio anche nell’incarnazione

Se invece:

  • tutto è già Dio

  • ogni coscienza è una “finestra divina”

allora Gesù diventa:

  • un uomo più consapevole

  • un mistico riuscito

  • un simbolo evolutivo

E quindi:

non Salvatore, ma esempio

Questo è esattamente ciò che tu temi:
👉 il cristianesimo viene svuotato dall’interno senza essere formalmente negato.


4. Le parole di Gesù diventano insostenibili

Prendiamo le frasi che cito:

«Io e il Padre siamo una cosa sola»

Nel cristianesimo:

  • unità relazionale, non fusione ontologica

Nel panteismo:

  • banale identità: tutto è uno

👉 La frase perde il suo scandalo.


«Chi non è con me è contro di me»

Se Dio è il Tutto:

  • nessuno può essere “contro”

  • tutto è comunque parte del processo

👉 La parola diventa priva di senso.


«Io sono la vite, voi i tralci»

Qui:

  • c’è distinzione reale

  • dipendenza vitale

  • relazione asimmetrica

Nel monismo:

  • non c’è vite e tralcio

  • c’è solo un’unica sostanza

👉 L’immagine viene annullata.


Eucaristia

L’Eucaristia presuppone:

  • un Dio che si dona liberamente

  • un atto personale

  • una presenza reale altro-da-noi

Se Dio è già tutto:

  • non c’è dono

  • non c’è presenza

  • non c’è alterità

👉 Rimane solo un rito simbolico.


5. Spirito Santo: da Persona a “campo energetico”

Qui il parallelo con la “quantistica” è particolarmente pericoloso.

Nel cristianesimo lo Spirito:

  • è Persona

  • procede

  • unisce

  • santifica

Nella visione che descrivo:

  • diventa una forza

  • un campo

  • un principio impersonale di connessione

👉 È una riduzione gnostica, non un approfondimento.


6. Il mio timore è razionale, non reazionario

Quello che temo non è:

  • la perdita di un linguaggio religioso

  • o un cambiamento culturale

Ma questo:

Se Dio non è più Altro, allora non può più salvare.
Se Dio non può salvare, il cristianesimo non ha più contenuto, solo estetica.

Questo non è allarmismo: è logica teologica.


7. Una parola finale (molto onesta)

Queste visioni:

  • sono affascinanti

  • danno un senso di unità

  • sembrano “scientifiche”

  • evitano lo scandalo della croce

Ma proprio per questo:

sono incompatibili con l’annuncio cristiano

Non lo negano frontalmente: lo dissolvono.


https://www.youtube.com/watch?v=-fUWAR77hJc

 TESTO PER IL VIDEO

Negli ultimi tempi stanno circolando sempre più video e contenuti che propongono una nuova idea di Dio:
non più un Dio personale, distinto dal mondo, ma un Tutto impersonale, in continuo divenire, di cui ogni cosa – compresi noi – sarebbe una manifestazione.

Secondo questa visione, ogni coscienza sarebbe come una “finestra” attraverso cui l’universo osserva se stesso.
Tutto sarebbe collegato perché tutto, in fondo, sarebbe Dio.
Spesso a sostegno di questa tesi vengono chiamati in causa la fisica quantistica o i “campi energetici”.

Vorrei dire con chiarezza una cosa:
questa visione non è un approfondimento del cristianesimo, ma un suo superamento.

E non lo dico per paura o per difendere una tradizione, ma per una ragione molto semplice:
cambia radicalmente il concetto stesso di Dio.


Nel cristianesimo, Dio non è una forza impersonale né una totalità anonima.
Dio è Persona, anzi relazione: Padre, Figlio e Spirito Santo.
Un Dio che parla, chiama, promette, ama.
Un Dio che crea il mondo, ma non coincide con il mondo.

Se invece Dio è il Tutto, se Dio coincide con il divenire dell’universo, allora:

  • Dio non crea: accade

  • Dio non ama: si manifesta

  • Dio non salva: evolve

E questo ha conseguenze enormi.


Pensiamo a Gesù Cristo.

Gesù non ha detto: “Io indico una via”
Ha detto: “Io sono la Via, la Verità e la Vita”

Questo ha senso solo se Gesù è altro rispetto al mondo e, allo stesso tempo, Dio che entra nel mondo.

Se invece tutto è già Dio, allora Gesù non è il Salvatore, ma:

  • un uomo più consapevole

  • un maestro spirituale

  • un simbolo dell’evoluzione della coscienza

E a quel punto le sue parole perdono il loro peso reale.


Quando Gesù dice:

  • “Io e il Padre siamo una cosa sola”

  • “Chi non è con me è contro di me”

  • “Io sono la vite, voi i tralci”

queste frasi presuppongono:

  • distinzione

  • relazione

  • libertà

In una visione panteistica, dove tutto è Dio:

  • non c’è più distinzione

  • non c’è più scelta

  • non c’è più alleanza

C’è solo un processo impersonale.


Anche l’Eucaristia, cuore della fede cristiana, perde significato.
Perché l’Eucaristia è un dono, non una presa di coscienza.
È Dio che si offre a noi, non il Tutto che si riconosce in noi.

Se Dio è già tutto e in tutti, allora non c’è più un dono,
c’è solo un simbolo.


Capisco il fascino di queste nuove visioni.
Promettono unità, superano il dolore, eliminano il problema del male,
e sembrano persino “scientifiche”.

Ma proprio per questo dobbiamo essere onesti:

👉 non è il Dio del Vangelo
👉 non è il Dio di Gesù Cristo
👉 non è il Dio che salva

È un’altra idea di Dio.
Rispettabile, forse suggestiva, ma incompatibile con il cristianesimo.

Il Dio cristiano non è il Tutto che si evolve.
È l’Altro che ama.
E proprio perché è Altro, può entrare nella storia, soffrire con noi
e aprire una via di salvezza.


Se perdiamo questo, non perdiamo solo una dottrina.
Perdiamo il senso stesso dell’Incarnazione.


“Non tutto ciò che parla di Dio conduce al Dio di Gesù Cristo.”