Gemona ha un glorioso passato:
dal Medioevo libero comune
sotto l’aquileiese patriarcato
col commercio fece molte fortune.
Col dazio di facoltosi mercanti
fece chiese e signoril dimore,
transitaron persone importanti
come Antonio il predicatore
e Paolo Diacono lo storico
che esaltò il solido castello,
perché la strada verso il Norico
ben proteggeva col suo drappello.
I Frati Minori eran presenti
quando sant’Antonio fu Provinciale:
in pochi dì illuminò le menti
di molti che vivevano nel male.
È per questo che qui fu eretto
il primo tempio a lui dedicato,
la chiesa che avea benedetto
ora è il loco più venerato.
Il gran Duomo dai bei tre rosoni,
costruito dal Maestro Giovanni,
subì importanti evoluzioni
man a mano che passavan gli anni.
Poi Griglio Giovanni il gemonese
fu il grande scultore medievale
che maggiore gloria al duomo rese
con la statua che assai vale,
quella di san Cristoforo gigante
che con le nove sulla natività
rendono la facciata elegante
e stupiscono per la loro beltà.
Con pietre del castello rovinato
nacque poi il palazzo comunale,
da tre ampie arcate fu ornato
grazie ai maestri di Cividale.
Poi purtroppo il grande Terremoto
con epicentro il san Simeone,
è da molto tempo a tutti noto
che colpì gran parte della Regione.
Quasi quattrocento vi perirono
a Gemona, ahimé, molto distrutta,
migliaia di feriti languirono,
subendo una sorte così brutta.
Da tutto il mondo lì accorsero
dimostrandovi un grande impegno,
gli ex-alpini l’aiuto porsero:
la solidarietà fu un gran segno
che il Friul non fu dimenticato
e nessuno si comportò da vile:
avean le maniche rivoltato,
così nacque la Protezion Civile.
La burocrazia fu molto snellita,
e procedette la ricostruzione.
Gemona così riprese poi vita
giammai vinse la disperazione.
L’antica centrale via gemonese
di case l’un contro l’altra serrate,
sopra portici pieni di sorprese
con eleganti portali ornate,
al visitator dà la sensazione
di trovarsi nel tardo medioevo,
grazie alla gran ristrutturazione
ha l’impressione di esser coevo.
NOTA
1. Struttura generale
La poesia è composta da quartine a rima alternata (ABAB), seguendo una forma narrativa e celebrativa. L’autore costruisce un itinerario storico-temporale, che parte dalle radici medievali di Gemona, attraversa i secoli con episodi religiosi, artistici e architettonici rilevanti, e giunge fino al drammatico terremoto del 1976 e alla successiva rinascita.
La struttura si articola in quattro macro-sezioni tematiche:
La storia antica e medievale della città (vv. 1–24);
La dimensione religiosa e artistica (vv. 25–40);
Il terremoto e le sue conseguenze (vv. 41–60);
La ricostruzione e il presente (vv. 61–72).
2. Aspetti metrici e stilistici
Il componimento è caratterizzato da una metrica regolare, prevalentemente in endecasillabi con qualche settenario. Le rime, spesso precise, mantengono un tono musicale continuo e ordinato. La scelta del verso semplice e della strofa classica consente una narrazione fluida e accessibile, pensata per un pubblico ampio.
Tra le figure retoriche più frequenti troviamo:
Allitterazioni e assonanze che danno ritmo alla lettura;
Epiteti e perifrasi (es. “Paolo Diacono lo storico”, “il gran Duomo dai bei tre rosoni”);
Personificazioni (la città che “riprese poi vita”);
Anastrofi e inversioni sintattiche, usate per rispettare la metrica.
Stilisticamente, il tono è sobrio ma lirico, spesso didascalico e talvolta enfatico, soprattutto nelle parti che trattano di eventi tragici o di rinascita civile.
3. Temi e simbolismo
I temi principali sono:
L’eredità storica: Gemona viene rappresentata come un centro strategico e culturale fin dal Medioevo, testimone di passaggi cruciali per la storia friulana e italiana.
La dimensione religiosa: la presenza di sant’Antonio e dei Frati Minori, l’edificazione di templi e l’importanza spirituale della città sono ben marcati.
L’arte e l’architettura: la poesia si sofferma con cura su dettagli artistici, come i rosoni, le statue, i palazzi, segno della volontà di celebrare il patrimonio visivo e simbolico della città.
Il dolore e la rinascita: il terremoto del 1976 rappresenta la grande ferita collettiva, ma anche il punto da cui nasce un rinnovato spirito di comunità, solidarietà e ricostruzione.
La memoria e il presente: l’ultima parte sottolinea come Gemona, pur ferita, sia riuscita a conservare e far rivivere la propria identità.
Il simbolo centrale è la città stessa, che si erge a emblema di resistenza, bellezza, fede e forza collettiva. La Protezione Civile e il lavoro degli alpini diventano invece simboli concreti della solidarietà e dell’azione.
4. Tono e voce poetica
Il tono è affettuoso, fiero e a tratti solenne, soprattutto nella rievocazione del sisma. La voce poetica è quella di un narratore locale, consapevole e legato emotivamente ai luoghi che descrive. Non è mai distaccato o astratto: c’è sempre un coinvolgimento diretto, che emerge nei giudizi, nella pietà per le vittime, nella gratitudine per gli aiuti ricevuti.
La voce è corale nel raccontare lo spirito della città, ma anche personale nella scelta degli episodi e nei dettagli artistici che testimoniano un legame profondo con il luogo.
5. Riflessione finale e valore dell’opera
A Gemona del Friuli è un poemetto civile e identitario, che ha come scopo principale quello di custodire la memoria storica, esaltare la resilienza del popolo friulano e trasmettere un senso di orgoglio comunitario. È un’opera che si pone in continuità con altri componimenti simili dell’autore (ad esempio A Cormòns antica o A Manzano), inserendosi in una sorta di “geografia poetica del Friuli” che mira a valorizzare, in versi, l’anima dei luoghi.
Il suo valore risiede:
Nella ricchezza informativa, unita a una narrazione poetica accessibile;
Nell’intento pedagogico, che rende la poesia adatta a contesti educativi, commemorativi o divulgativi;
Nell’onestà emotiva, mai artefatta, che trasmette il dolore e l’orgoglio con pari intensità.
In sintesi, è un’opera che commemora, insegna e ispira, celebrando Gemona come esempio di storia, arte e rinascita.
Video dell’autore dedicato a Gemona:
ALTRE POESIE DELL’AUTORE: