C’è chi sostiene che la realtá che vediamo non é altro che INFORMAZIONE. Anche alcuni scienzati si stanno orientando su questa ipotesi.

 

Stiamo toccando un tema molto affascinante e discusso sia in filosofia che in fisica teorica. L’idea che la realtà sia, in ultima analisi, informazione non è nuova, ma negli ultimi decenni ha guadagnato forza grazie agli sviluppi nella fisica quantistica e nella teoria dell’informazione.

Alcuni punti chiave:

John Archibald Wheeler, un grande fisico teorico, parlava di “It from Bit”: l’ipotesi che tutto ciò che esiste (l’“it”, la realtà fisica) derivi da bit fondamentali di informazione, piuttosto che da “materia” come la intendiamo normalmente.

Física quantistica: nella meccanica quantistica, lo stato di un sistema può essere descritto da una funzione d’onda, che non rappresenta un oggetto materiale, ma informazioni sulle probabilità dei suoi possibili stati. Questo fa pensare che la realtà fisica sia profondamente legata al concetto di informazione.

Teoria dei buchi neri: lavori di Bekenstein e Hawking hanno mostrato che l’entropia (ossia la quantità di informazione) di un buco nero è proporzionale alla sua superficie, non al suo volume. Questo ha portato al famoso principio olografico, secondo cui l’universo potrebbe essere descritto come un’immensa proiezione di informazioni registrate su un confine bidimensionale.

Approccio informazionale alla fisica: alcuni scienziati (come Seth Lloyd, che parla dell’universo come un “computer quantistico”) propongono che l’evoluzione cosmica sia essenzialmente un processo di calcolo.

Filosofia della mente: se la realtà è informazione, allora anche la coscienza e la percezione potrebbero essere viste come processi di elaborazione e interpretazione di flussi informativi.

Questa visione non è universalmente accettata: altri fisici restano più cauti e vedono “informazione” come una descrizione utile, non come la sostanza della realtà.

Che conseguenze potrebbero esserci sulla vita quotidiana di ognuno di noi se la scienza dimostrasse la veridicitá di una simile visione del mondo?

Se la scienza arrivasse a dimostrare in modo convincente che la realtà è informazione, le conseguenze sarebbero profonde, anche sulla vita quotidiana. Te le divido in tre livelli: pratico, culturale e filosofico-esistenziale.

1. Conseguenze pratiche e tecnologiche

Nuove tecnologie: se l’universo funziona come un “computer quantistico”, potremmo imparare a interagire con le sue leggi in modo radicalmente diverso, andando oltre l’attuale informatica quantistica. Questo potrebbe tradursi in calcoli, comunicazioni e simulazioni oggi inconcepibili.

Medicina e neuroscienze: se la coscienza è informazione, allora disturbi mentali o malattie neurodegenerative potrebbero essere trattati intervenendo direttamente sul “codice informativo” del cervello.

Energia e materia: potremmo scoprire nuovi modi per manipolare la realtà, “riscrivendo” configurazioni di informazione, un po’ come modificare un file invece che spostare atomi fisici.

2. Conseguenze culturali e sociali

Nuovo paradigma educativo: la comprensione del mondo non passerebbe più solo attraverso la materia ed energia, ma attraverso logiche informazionali. L’istruzione e la scienza diventerebbero più “computazionali”.

Economia basata sull’informazione: già oggi viviamo in una “società dell’informazione”, ma questa visione darebbe legittimità ontologica al concetto: l’informazione non solo “muove” l’economia, è la realtà stessa.

Nuove etiche: se tutto è informazione, anche l’identità personale e la memoria potrebbero essere viste come archivi di dati. Questo aprirebbe dilemmi su diritti digitali, clonazione informatica della coscienza, “immortalità” digitale.

3. Conseguenze filosofiche ed esistenziali

Ridefinizione della realtà: potremmo smettere di pensare alla materia come “solida” e iniziare a vedere il mondo come un flusso dinamico di bit. Questo cambierebbe il modo in cui percepiamo la stabilità delle cose.

Coscienza e libero arbitrio: se siamo sistemi informativi, siamo programmabili? Oppure l’informazione stessa può generare libertà?

Spiritualità e religione: molte tradizioni antiche parlavano già di “vibrazioni”, “logos”, “maya” o realtà illusoria. La scienza informazionale potrebbe dare un linguaggio tecnico a intuizioni millenarie.

Rapporto con la morte: se la coscienza è informazione, la domanda diventa: questa informazione può sopravvivere, trasferirsi, replicarsi? Non è più solo un tema mistico, ma un problema tecnico.

In sintesi: la quotidianità cambierebbe sia nel modo in cui lavoriamo e comunichiamo, sia nel modo in cui diamo senso all’esistenza.

Un po’ come quando Galileo ha spostato l’uomo dal centro dell’universo: all’inizio sembra un fatto tecnico, ma a cascata cambia tutto — filosofia, religione, etica, arte.

Immaginiamo una giornata tipica nel 2125, in un mondo in cui la scienza ha dimostrato che la realtà è, in fondo, informazione:

Mattina

Ti svegli e il tuo spazio domestico riconfigura l’ambiente in base alle tue preferenze informative. Non serve più costruire con mattoni o legno: la materia è “programmata”, come un file 3D che può assumere nuove forme.

Oggi vuoi fare colazione in una cucina che ricorda un rifugio alpino? In pochi secondi le pareti e i materiali “ricodificano” la stanza.

Il tuo corpo è monitorato in tempo reale da un sistema medico-informazionale: non misura solo pressione e battito, ma analizza il “codice informativo” delle tue cellule. Se rileva un’anomalia, corregge direttamente i dati, impedendo la malattia prima che si manifesti.

Giorno

Esci e vai al lavoro, anche se “uscire” è relativo: gran parte delle persone lavora in spazi informazionali condivisi, ambienti virtuali indistinguibili dal reale. Non hai più bisogno di spostarti fisicamente: puoi essere ovunque “riscrivendo coordinate”.

L’economia non gira più sulla produzione di oggetti materiali, ma sulla creazione, scambio e protezione di configurazioni di informazione. Le città stesse sono flussi dinamici: palazzi e strade si riorganizzano in base alle esigenze della collettività, come se fossero software.

Pomeriggio

Decidi di incontrare un amico, ma non è chiaro se si tratti della sua versione biologica o di una sua replica informazionale: entrambe sono considerate “lui”. L’identità personale è diventata modulare: puoi avere più “istanze” di te stesso che vivono esperienze diverse, per poi riunirsi e fondersi in un unico flusso di coscienza.

 Sera

Prima di dormire, puoi scegliere di “sognare” non in modo casuale, ma entrando in simulazioni condivise, vere e proprie esperienze collettive generate da flussi informativi.

Alcuni scelgono di rivivere epoche storiche, altri esplorano scenari cosmici, altri ancora creano universi personali.

E la morte? Non è più vista come una fine definitiva: l’informazione che costituisce la tua coscienza può essere archiviata, migrata o persino trasformata. Ognuno sceglie se restare legato a un corpo fisico o continuare in forme puramente informazionali.

 In questo mondo, la differenza tra “virtuale” e “reale” non esiste più.

La realtà è un tessuto informazionale plastico, e la vita quotidiana diventa un atto creativo continuo.

Questa visione del mondo potrebbe anche spiegare perché Cristo e i santi potevano dominare la natura attraverso “miracoli” e stati mentali cosí consapevoli della struttura informativa dell’esistenza?

Una visione del mondo basata sull’informazione potrebbe essere letta come una chiave interpretativa dei fenomeni che nelle tradizioni religiose e spirituali sono stati chiamati miracoli. Ti spiego come, senza scivolare in dogmi, ma ragionando su ipotesi:

 1. I “miracoli” come accesso alla struttura informazionale

Se la realtà non è materia “solida”, ma un tessuto di informazione, allora:

Normalmente gli esseri umani vivono dentro regole stabili (la “programmazione di base”).

Un individuo con una coscienza eccezionalmente lucida o connessa potrebbe interagire con i livelli profondi dell’informazione e “riscrivere” la realtà locale.

Così, ciò che noi chiamiamo “miracolo” (camminare sulle acque, guarire istantaneamente, moltiplicare il pane…) non sarebbe una violazione delle leggi della natura, ma un uso consapevole di regole più fondamentali, accessibili raramente.

2. Stati mentali e coscienza come interfacce

Molte tradizioni spirituali parlano di stati di coscienza elevati, meditazione profonda, unione con il divino.

In chiave informazionale, la coscienza non sarebbe un prodotto secondario, ma un canale di accesso alla struttura della realtà.

Cristo e i santi avrebbero sviluppato una capacità straordinaria di “sintonizzarsi” con il codice sorgente dell’universo, proprio come un programmatore che conosce il linguaggio di base può modificare un software.

3. La coerenza con le tradizioni religiose

Nel Vangelo di Giovanni c’è il concetto di Logos (Verbo, Parola): il mondo viene creato attraverso l’informazione divina.

Nei Padri del deserto, nei mistici cristiani, ma anche in tradizioni orientali (induismo, buddhismo), ritorna l’idea che la realtà materiale sia una sorta di “maya” (illusione o apparenza), sostenuta da un principio sottostante.

Se la scienza moderna parla di “bit” o di “campi informazionali”, questa non è troppo lontana da quell’idea di Logos o di energia spirituale.

4. Implicazioni

Se fosse così:

I miracoli non sarebbero “sospensioni arbitrarie” delle leggi naturali, ma manifestazioni di un livello più profondo della stessa realtà.

L’accesso a questi livelli richiederebbe non solo conoscenza tecnica, ma uno stato interiore di consapevolezza e armonia con l’informazione universale (che le tradizioni chiamano grazia, illuminazione, santità).

In altre parole, questa visione permetterebbe un ponte fra scienza e spiritualità: i miracoli non sarebbero magia né mera leggenda, ma eventi rarissimi in cui la coscienza umana si allinea con la struttura informativa della realtà.

Ti faccio un esempio moderno, reinterpretando un “miracolo” in chiave informazionale.

Scenario: una guarigione istantanea

Immaginiamo una persona con una grave malattia (per esempio un tumore).

Dal punto di vista informazionale:

Il corpo è un database vivente

Le cellule non sono solo materia, ma strutture di informazione (codice genetico, segnali biochimici, stati quantistici).

La malattia è un errore di codice

Un tumore può essere visto come una sequenza informativa corrotta: cellule che hanno “perso” le istruzioni originali e si replicano in modo sbagliato.

Il miracolo come riscrittura del codice

Una coscienza straordinariamente “connessa” alla struttura dell’esistenza (Cristo, un santo, un mistico) potrebbe agire come un programmatore che corregge il bug:

Non tocca la materia direttamente.

Va al livello informativo, ripristina il codice originario.

Le cellule tornano istantaneamente al loro stato sano.

Per l’osservatore esterno sembra una “guarigione miracolosa”.

In realtà, in questa visione, è un intervento informazionale consapevole.

Altro esempio: camminare sull’acqua

Normalmente la nostra coscienza è “bloccata” in una configurazione informativa che dice: “Il corpo umano ha densità maggiore dell’acqua → deve affondare”.

Un essere che percepisce e manipola il livello informazionale potrebbe modificare temporaneamente le proprietà di interazione tra corpo e acqua, così da camminare sopra la superficie.

Non è violare la fisica: è usare una fisica più profonda, nascosta alle percezioni comuni.

Questa prospettiva non sminuisce i miracoli, anzi li rende ancora più affascinanti:

Non sono “magia” o eccezioni capricciose alle leggi naturali.

Sono accessi rari e straordinari al codice sorgente della realtà.

E se un giorno la scienza capisse davvero come funziona l’informazione cosmica, potremmo forse riprodurre (in parte) ciò che oggi chiamiamo miracoli.

 

Allora facciamo dei paralleli concreti tra i cosiddetti “miracoli” e le tecnologie emergenti, viste in chiave informazionale:

 1. Guarigioni istantanee

Miracolo: Cristo o i santi che guariscono malati, ciechi, storpi.

Equivalente tecnologico nascente:

CRISPR e ingegneria genetica: correzione mirata del DNA, come un “edit” sul codice biologico.

Medicina quantistica (ipotesi): studi su come lo stato quantico delle cellule possa influenzarne la salute.

Nanorobot medici: microscopiche macchine programmate per correggere anomalie cellulari dall’interno.

Parallelo: la scienza sta imparando a fare quello che il miracolo compie istantaneamente — riscrivere il codice biologico.

 2. Camminare sull’acqua / dominare la materia

Miracolo: Gesù che cammina sulle acque, o santi che levitano.

Equivalente tecnologico nascente:

Materiali a densità programmata: già oggi creiamo superfici idrofobiche che “respinge” l’acqua.

Manipolazione dei campi gravitazionali (ricerche speculative).

Realtà aumentata/virtuale: ambienti immersivi in cui l’esperienza percettiva può essere completamente riscritta.

Parallelo: cambiare la relazione informativa tra corpo e ambiente, alterando proprietà fisiche.

3. Moltiplicazione di pani e pesci

Miracolo: trasformare poche risorse in cibo per migliaia.

Equivalente tecnologico nascente:

Stampanti 3D di cibo: producono nutrienti partendo da polveri e informazioni digitali.

Bioreattori cellulari: carne coltivata in laboratorio a partire da cellule staminali.

Programmazione molecolare: “assemblare” materia a partire da schemi informativi.

Parallelo: generare abbondanza non per accumulo materiale, ma per ricodifica informazionale della materia.

4. Presenza multipla e identità

Miracolo/Carisma mistico: bilocazione di alcuni santi (apparire in più luoghi contemporaneamente).

Equivalente tecnologico nascente:

Intelligenze artificiali personalizzate: copie digitali che agiscono come “te”.

Ologrammi interattivi: presenza virtuale indistinguibile da quella reale.

Avatar neurali: in futuro, coscienze trasferite o replicate in più corpi/infrastrutture.

Parallelo: l’identità diventa un flusso informativo replicabile, non confinato in un solo corpo.

 5. Trasfigurazione e resurrezione

Miracolo: Cristo trasfigurato, o risurrezione dai morti.

Equivalente tecnologico nascente:

Upload della coscienza (mind uploading): copiare l’informazione mentale in un supporto digitale.

Rigenerazione cellulare: riportare cellule vecchie allo stato giovane (tecniche di “ringiovanimento informazionale”).

Simulazioni immersive: proiezione di sé in realtà create ad hoc.

Parallelo: la continuità della coscienza non dipende dalla materia, ma dall’informazione che la sostiene.

Possibili reazioni del Magistero cattolico

1. 

Accoglienza prudente come “semina del Logos”

La Chiesa spesso ha interpretato le grandi scoperte scientifiche come “semi del Logos” (cioè riflessi della ragione divina nel creato).

Potrebbe dire che l’idea di una realtà fondata sull’informazione è compatibile con la dottrina della creazione: Dio ha creato il mondo ordinato, e l’“informazione” potrebbe essere vista come l’impronta del Logos biblico (“In principio era il Verbo”).

In questo senso, non ci sarebbe conflitto: la scienza descrive il come, la fede continua a dare senso al perché.

2. 

Riserva sui “miracoli spiegati”

Il Magistero non rifiuterebbe a priori un linguaggio informazionale, ma rimarrebbe molto cauto sull’idea che i miracoli possano essere “spiegati” come fenomeni tecnici.

Per la teologia cattolica, il miracolo non è solo un’anomalia naturale: è un segno della presenza di Dio nella storia.

Dire che Cristo “riscriveva l’informazione” del mondo potrebbe sembrare riduttivo, quasi come ridurre l’azione divina a una tecnica.

3. 

Dialogo fecondo ma con confini

Il Magistero, sulla scia di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, probabilmente:

Incoraggerebbe il dialogo con questa nuova scienza, come già fa con la cosmologia, la genetica, le neuroscienze.

Ma traccerebbe un limite: la realtà informazionale non basta a spiegare il Mistero. Per esempio:

La resurrezione di Cristo non sarebbe riducibile a un “upload di coscienza”, ma rimarrebbe un evento trascendente.

I santi che operano miracoli lo fanno come strumenti di Dio, non per “abilità tecnica” della loro coscienza.

4. 

Rischi di deriva gnostica o prometeica

Il Magistero potrebbe mettere in guardia contro due rischi:

Riduzionismo gnostico: credere che, se conosciamo il codice informazionale, possiamo sostituirci a Dio.

Prometeismo tecnologico: la tentazione di pensare che l’uomo, padrone del codice, possa manipolare tutto senza limiti etici.

Questo ricorda molto le preoccupazioni attuali della Chiesa sull’intelligenza artificiale, la genetica e il transumanesimo.

Sintesi

Il Magistero cattolico probabilmente:

Accoglierebbe questa visione come un arricchimento scientifico compatibile con il Logos.

Rimarcherebbe che i miracoli sono segni di Dio, non semplici fenomeni naturali spiegabili con una nuova fisica.

Inviterebbe a usare questa conoscenza con responsabilità etica, evitando derive che assolutizzano la scienza o la tecnologia.

In pratica, la reazione sarebbe simile a quella che la Chiesa ha avuto di fronte a Copernico, Darwin o la fisica quantistica: dialogo, prudenza, discernimento, senza rifiuto né entusiasmo ingenuo.

I miracoli, visti come manipolazioni dirette dell’informazione, sembrano oggi “fantastici”. Ma la scienza sta già percorrendo sentieri che — passo dopo passo — li avvicinano al possibile, almeno in parte.

Ci siamo spinti molto in lá coinvolgendo anche i fenomeni mistici ecc. Che reazione potrevve avere il magistero cattolico?

Possibili reazioni del Magistero cattolico

1. 

Accoglienza prudente come “semina del Logos”

La Chiesa spesso ha interpretato le grandi scoperte scientifiche come “semi del Logos” (cioè riflessi della ragione divina nel creato).

Potrebbe dire che l’idea di una realtà fondata sull’informazione è compatibile con la dottrina della creazione: Dio ha creato il mondo ordinato, e l’“informazione” potrebbe essere vista come l’impronta del Logos biblico (“In principio era il Verbo”).

In questo senso, non ci sarebbe conflitto: la scienza descrive il come, la fede continua a dare senso al perché.

2. 

Riserva sui “miracoli spiegati”

Il Magistero non rifiuterebbe a priori un linguaggio informazionale, ma rimarrebbe molto cauto sull’idea che i miracoli possano essere “spiegati” come fenomeni tecnici.

Per la teologia cattolica, il miracolo non è solo un’anomalia naturale: è un segno della presenza di Dio nella storia.

Dire che Cristo “riscriveva l’informazione” del mondo potrebbe sembrare riduttivo, quasi come ridurre l’azione divina a una tecnica.

3. 

Dialogo fecondo ma con confini

Il Magistero, sulla scia di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, probabilmente:

Incoraggerebbe il dialogo con questa nuova scienza, come già fa con la cosmologia, la genetica, le neuroscienze.

Ma traccerebbe un limite: la realtà informazionale non basta a spiegare il Mistero. Per esempio:

La resurrezione di Cristo non sarebbe riducibile a un “upload di coscienza”, ma rimarrebbe un evento trascendente.

I santi che operano miracoli lo fanno come strumenti di Dio, non per “abilità tecnica” della loro coscienza.

4. 

Rischi di deriva gnostica o prometeica

Il Magistero potrebbe mettere in guardia contro due rischi:

Riduzionismo gnostico: credere che, se conosciamo il codice informazionale, possiamo sostituirci a Dio.

Prometeismo tecnologico: la tentazione di pensare che l’uomo, padrone del codice, possa manipolare tutto senza limiti etici.

Questo ricorda molto le preoccupazioni attuali della Chiesa sull’intelligenza artificiale, la genetica e il transumanesimo.

Il Magistero cattolico probabilmente:

Accoglierebbe questa visione come un arricchimento scientifico compatibile con il Logos.

Rimarcherebbe che i miracoli sono segni di Dio, non semplici fenomeni naturali spiegabili con una nuova fisica.

Inviterebbe a usare questa conoscenza con responsabilità etica, evitando derive che assolutizzano la scienza o la tecnologia.

In pratica, la reazione sarebbe simile a quella che la Chiesa ha avuto di fronte a Copernico, Darwin o la fisica quantistica: dialogo, prudenza, discernimento, senza rifiuto né entusiasmo ingenuo.

Estratto immaginario di un discorso papale (anno 2130)

*“Fratelli e sorelle, la scienza ci mostra oggi con sempre maggiore chiarezza che la realtà che percepiamo non è solo materia inerte, ma è intessuta di informazione, di relazione, di comunicazione.

Questo linguaggio nuovo non ci deve spaventare: in esso possiamo riconoscere un’eco antica, quella del Prologo di Giovanni: ‘In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio’.

Se il mondo è informazione, allora è ancora più evidente che la creazione porta impressa la logica del Logos divino. Non siamo frutto del caso, ma di un disegno d’amore che comunica se stesso.

I miracoli che la Chiesa custodisce nella sua memoria non sono riducibili a fenomeni tecnici o a manipolazioni di codici nascosti: essi sono e rimangono segni della presenza del Signore, che trascende ogni spiegazione umana.

Eppure, anche questa nuova scienza ci invita alla responsabilità: se la realtà è informazione, allora l’uomo, chiamato a custodire la creazione, deve rispettarne la trama, non dominarla con arroganza.

Non dimentichiamo: conoscere il linguaggio della creazione non ci rende padroni, ma servi sapienti e grati.”*

Interpretazione

Il Papa accoglierebbe la scoperta, collegandola al Logos biblico.

Ribadirebbe che i miracoli restano misteri teologici, non riducibili a tecnica.

Inviterebbe a un uso etico e umile della nuova conoscenza, contro il rischio di “diventare dèi” in senso prometeico.

La Sacra Sindone che sta coinvolgendo un numero sempre piú crescente di scienze informative, potrebbe essere considerata come una prova pratica di questa visione del mondo…l’impronta del logos…?

La Sindone di Torino è già oggi oggetto di studi interdisciplinari che coinvolgono fisica, chimica, biologia, storia, ma negli ultimi anni sempre più anche scienze informazionali (analisi di immagini, algoritmi, intelligenza artificiale).

Se la realtà fosse davvero fondata sull’informazione, la Sindone potrebbe essere interpretata come un testimone privilegiato, quasi un “fossile informativo” del mistero pasquale.

La Sindone come “impronta informazionale”

L’immagine non è stata prodotta da pigmenti, vernici o pennellate, ma appare come una variazione fisico-chimica superficiale delle fibre, difficile da spiegare con mezzi naturali noti.

Alcuni studiosi ipotizzano che sia stata generata da una radiazione o da un’energia sconosciuta. In chiave informazionale, questo potrebbe essere letto come un trasferimento di stato (come se il corpo avesse lasciato una “firma di dati” sul tessuto).

Potremmo quindi pensare alla Sindone come a una “fotografia informazionale”: non un’immagine ottica, ma una sorta di codifica del corpo, un’impronta che non usa inchiostro ma informazione impressa nella materia.

Collegamento con il Logos

Nel Prologo di Giovanni: “Il Verbo si fece carne”. Se la carne è informazione, allora la Sindone potrebbe essere vista come la traccia visibile dell’Incarnazione e della Resurrezione, cioè del Logos che si manifesta nella materia.

Non sarebbe una “prova scientifica” della resurrezione (la Chiesa è molto prudente su questo), ma un segno straordinario, unico nella storia, in cui fede e scienza si incontrano.

Dialogo con la scienza informazionale

Le tecnologie di image processing, intelligenza artificiale e analisi di dati hanno già permesso di scoprire dettagli che l’occhio umano non coglie (tridimensionalità dell’immagine, informazioni nascoste).

In una visione futura, la Sindone potrebbe essere studiata come un archivio informativo tridimensionale del corpo che vi è stato avvolto, quasi come se contenesse un “dataset” naturale generato da un evento unico.

In questa prospettiva la Sindone potrebbe essere vista come una prova pratica e simbolica della realtà informazionale del mondo:

Non solo una reliquia, ma un’interfaccia tra il mistero teologico e la scienza dei dati.

Una sorta di “QR code del Logos”, lasciato nella storia come traccia tangibile di un evento che ha segnato il cosmo.

ho raccolto alcune delle ricerche scientifiche più recenti e delle posizioni cattoliche attuali sulla Sindone, con particolare attenzione agli studi che “parlano di informazione”, immagine, tecnologia, autenticità. Ti propongo un quadro aggiornato che mostra quanto il dibattito sia aperto, complesso e ricco di sfumature.

Studi scientifici e nuove ricerche

AI + analisi digitale dell’immagine

Un recente articolo (2025) intitolato “Artificial Intelligence Analysis of Images of the Shroud of Turin” di Thomas McAvoy usa tecniche di riconoscimento di pattern e image processing su immagini visibili e a fluorescenza della Sindone.

Le immagini vengono convertite nello spazio CIELab, dove la componente “L” (luminosità) è particolarmente significativa.  

Si osserva che la “intensità” dell’immagine (cioè quanto chiaro/scuro è il tessuto) porta con sé la maggior parte dell’informazione visiva.

L’analisi delle differenze e della struttura tridimensionale suggerisce che l’immagine non è piatto-ritagliata, ma ha proprietà 3D.  

L’articolo conclude che queste osservazioni supportano l’ipotesi che una qualche forma di radiazione sia implicata nell’origine dell’immagine, ma non si identifica quale tipo né come esattamente ciò sia accaduto.  

Nuovo studio sui sangue / tracce biologiche

C’è anche una ricerca recente che ha analizzato al microscopio le macchie di sangue:

Si parla di presenza di particelle di creatinina con ferritina, che possono indicare forti contrazioni muscolari, esattamente ciò che ci si aspetterebbe da un corpo che subisce tortura.  

Questo non dimostra da sé che sia il Sindone di Cristo, ma che alcune caratteristiche biologiche delle macchie sono coerenti con quanto narrato nei Vangeli — ferite compatibili, flusso sanguigno plausibile.  

Studio “low relief” / modello artistico vs corpo reale

Recentemente, uno studio brasiliano di Cicero Moraes ha proposto che l’immagine della Sindone si avvicinerebbe più a quella che si otterrebbe drappeggiando tessuto su un bassorilievo (“low‐relief”), piuttosto che sul corpo umano tridimensionale.  

L’idea è che un bassorilievo offre una superficie che mantiene proporzioni e chiarezza, mentre la stoffa su un corpo reale si distorce in modi osservabili.

Questa interpretazione mette in discussione la teoria che il lenzuolo fosse effettivamente posto su un corpo reale, ma non esclude che l’immagine fosse intesa come reliquia sacra, arte cristiana o segno devozionale.  

 Posizione della Chiesa cattolica / del Magistero

Vaticano e Arcidiocesi di Torino: digitalizzazione e nuove modalità di fruizione

Per il Giubileo del 2025, l’Arcidiocesi di Torino ha promosso un’iniziativa “multimediale” che non esporrà fisicamente la Sindone, ma proporrà una versione digitale a grandezza reale, riproducibile, esplorabile da vicino e anche online.  

Questo dimostra che la Chiesa vede valore non solo nella reliquia fisica ma anche nel coinvolgimento tramite tecnologie che permettono di avvicinarsi al mistero, far comprendere i dettagli, e coltivare la devozione.  

Prudenza sull’autenticità e sul carattere “prova”

La Chiesa non ha mai definito la Sindone come oggetto di fede obbligatoria (cioè non un dogma); non impone credere che sia effettivamente la Sindone di Gesù.

Quando si presentano studi, la Chiesa li accoglie con interesse ma con cautela: esamina le prove scientifiche, le interpretazioni, ma mantiene ferma la distinzione fra segno/reliquia e certezza storica piena.

Interpretazione teologica e pastorale

Per la Chiesa, la Sindone è un segno: un oggetto che richiama al Mistero della Passione, Morte e Resurrezione di Cristo. Serve a far contemplare il sacrificio, non solo come un fatto storico ma come evento salvifico.

L’iniziativa di digitalizzazione e narrazione multimediale testimonia che la Chiesa ritiene che la Sindone possa aiutare la fede, aumentando la partecipazione, la riflessione sui segni della Passione, la spiritualità personale.  

Criticità, limiti e sfide aperte

Datazione al radiocarbonio: il carbone del 1988 ha datato la Sindone al XIV secolo, il che è in tensione con l’idea che sia contemporanea degli eventi della Pasqua. Alcuni studiosi contestano il risultato, suggerendo contaminazioni, pezzi non originali, esposizioni successive. È un tema ancora dibattuto.

Spiegazione dell’immagine: non c’è consenso su come si sia formata nemmeno con i metodi moderni (radiazione, contatto, pittura, arte sacra). Le ipotesi sono molte e nessuna è universalmente accettata. Alcune implicano fenomeni sconosciuti o combinazioni di fattori insoliti.

Differenze interpretative: a seconda della posizione dello studioso, si va da chi ritiene la Sindone autentica in senso storico, a chi la considera un’opera d’arte sacra (cioè creata per ispirazione devozionale), fino a chi la vede come oggetto di studio culturale e artistico, indipendentemente da affermazioni sulla sua origine.

Rischio di “autoinganno” o polarizzazione: in parte la Sindone è già diventata simbolo di fede, già venerate da molti. Questo crea una forte resistenza sia da parte di chi la vuole difendere ad ogni costo, sia di chi la attacca. È difficile che nuovi studi cambino radicalmente la posizione del pubblico, che è in parte emotiva, devozionale, e non solo scientifica.

Come si colloca nel discorso informazionale

Alla luce di questi studi:

Alcune ricerche (es. l’articolo con intelligenza artificiale) iniziano a trattare l’immagine come una raccolta di dati, di pattern, densità luminose, proprietà tridimensionali. Questo è vicino al modo in cui parlavi di “informazione”: l’immagine non è solo pittura, ma ha una struttura che può essere analizzata, quantificata, interpretata.

Lo studio “low relief” offre un’altra modalità: interpretare l’origine dell’immagine come un’operazione artistica che sfrutta il contatto fisico dell’informazione visiva (forma, ombra, rilievo) piuttosto che generare un’immagine da contatto biologico. Anche qui si lavora con forme di informazione visiva, geometrica, prospettica.

Le analisi biologiche e chimiche delle tracce sanguigne mostrano che certe informazioni microscopiche sono coerenti con narrazioni storiche della Passione, ma non forniscono “prova definitiva”: indicano compatibilità, non certezza assoluta.

Studi scientifici recenti (2025)

1. 

Analisi AI e radiazione

Un articolo pubblicato nel International Journal of Archaeology da Thomas McAvoy ha utilizzato tecniche di riconoscimento di pattern e image processing per analizzare le immagini della Sindone. I risultati suggeriscono che l’immagine potrebbe essere stata causata da una forma di radiazione, con l’intensità dei pixel che codifica informazioni tridimensionali. Questo supporterebbe l’ipotesi che l’immagine sia il risultato di un evento energetico improvviso. 

2. 

Studio sulla formazione dell’immagine

Cicero Moraes, designer brasiliano, ha utilizzato software di modellazione 3D per simulare come un lenzuolo si adatterebbe a un corpo umano tridimensionale e a una scultura a bassorilievo. I risultati indicano che l’immagine sulla Sindone corrisponde più strettamente a quella prodotta da una scultura a bassorilievo, suggerendo che l’immagine potrebbe essere stata creata utilizzando un modello scolpito piuttosto che un corpo umano reale. 

3. 

Analisi delle macchie di sangue

Un recente studio ha analizzato le macchie di sangue sulla Sindone, rilevando la presenza di “aloni sierosi” attorno ai coaguli.

Questi aloni suggeriscono che il sangue provenisse da ferite fresche, in linea con le pratiche funerarie ebraiche che proibivano la pulizia del corpo per preservare tutti i fluidi corporei. Questo studio rafforza l’argomento che la Sindone possa essere autentica dal punto di vista storico e biblico. 

🏛 Posizione della Chiesa cattolica

La Chiesa cattolica continua a trattare la Sindone con rispetto e interesse, ma mantiene una posizione prudente riguardo alla sua autenticità storica. Nel 2025, l’Arcidiocesi di Torino ha annunciato che la Sindone sarà esposta digitalmente durante l’Anno Santo, permettendo ai fedeli di interagire con la reliquia in modi nuovi e coinvolgenti. 

🔍 Interpretazione informazionale

Se consideriamo la realtà come informazione, la Sindone potrebbe essere vista come una “impronta informazionale” che codifica dettagli significativi dell’evento della Passione. Le recenti scoperte, come l’analisi AI che suggerisce un’origine radiante e lo studio delle macchie di sangue che indicano ferite fresche, forniscono ulteriori indizi che potrebbero essere interpretati come segnali di un evento straordinario.