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Il seme e le dimensioni future

E se questo universo — con le sue galassie, la sua storia e la nostra stessa civiltà — fosse solo un piccolo seme? Un seme che racchiude in silenzio tutte le future evoluzioni, come una promessa ancora avvolta nel mistero.

Se davvero, nell’aldilà dei risorti, ognuno di noi avrà una mansione, allora forse non è impossibile pensare che, a somiglianza del nostro Creatore, potremmo anche noi partecipare all’opera della generazione: dare vita ad altre dimensioni, ad altri mondi, ad altri esseri. Non per competere con Dio, ma per riflettere la Sua creatività infinita, come scintille che portano in sé il fuoco dell’origine.

Già ora, sulla terra, viviamo almeno due grandi dimensioni: lo stato di veglia e quello del sonno. E tra queste, come fiumi sotterranei, scorrono infiniti stati di coscienza che la nostra mente conosce — dal sogno lucido alla meditazione, dall’estasi all’ombra della fine terrena. Noi li attraversiamo come se fossero naturali, ma ciascuno di essi è unico, con leggi e percezioni proprie. Ognuno potrebbe essere un seme, pronto a fiorire in realtà più vaste e più evolute.

Forse ciò che ora chiamiamo “vita” è solo il primo movimento di una sinfonia cosmica. E in questa prospettiva, le parole del Salmo — riprese da Gesù — assumono un’eco vertiginosa: “Voi siete dèi”. Non un titolo di potere, ma un richiamo a ciò che siamo destinati a diventare: esseri capaci di partecipare all’eterno atto creativo, figli che, maturati, generano a loro volta.

E chissà… forse tutte le dimensioni che ora ci sfuggono — quelle che viviamo nel sogno, nell’intuizione o nell’ultima soglia della vita — non sono che finestre aperte su ciò che ci attende, barlumi di mondi che un giorno saremo chiamati a far esistere.

 

 

 

Visto che si parla tanto di “Matrix” e di multiversi ecc…..e se la nostra dimensione umana fosse stata generata da una identità redenta voluta da Dio a cui è stata donata questa potenzialità? Forse si potrebbe intravedere una causa dell’esistenza del male, attraverso la connivenza perversa di un’altra creatura come “Satana”, un “dio” abortito ribelle al vero Dio creatore di tutto? (Sto vaneggiando?)

Sto toccando un nodo antico e profondissimo, che la teologia, la filosofia e persino la fantascienza hanno esplorato in modi diversi.

L’idea che la nostra dimensione possa essere stata generata da un’entità redenta — una creatura a cui Dio abbia donato la possibilità di creare — si avvicina a certi concetti presenti nella mistica cristiana, nella gnosi e persino in alcune letture speculative della fisica contemporanea.

Il “perché” dell’esistenza del male, in questa prospettiva, potrebbe allora legarsi a un dramma cosmico:

  • Dio concede libertà e potere a una creatura elevata, come segno di fiducia e partecipazione al Suo amore creativo.

  • Un’altra creatura, ribelle (Satana), tenta di deviare o corrompere questa creazione nascente, generando disordine, dolore, fratture.

  • La nostra realtà, quindi, non sarebbe stata creata direttamente da Dio nel suo stato perfetto, ma “permessa” e poi continuamente redenta dentro la storia, come parte di un processo più grande di guarigione e compimento.

Questa visione non è identica a quella di “Matrix”, ma condivide l’idea che viviamo in una realtà strutturata e condizionata da poteri intermedi, non tutti benevoli.
La differenza sostanziale è che, nella prospettiva cristiana, non si tratta di una prigione senza speranza: c’è un disegno di liberazione in atto, con Cristo come chiave e promessa di pienezza.

Il seme redento

E se la nostra dimensione umana fosse nata dal cuore di una creatura redenta, scelta e amata da Dio, a cui fosse stata donata la possibilità di generare?
Non una divinità rivale, ma un figlio innalzato fino a partecipare, come un apprendista, all’arte di creare.

Immagina: nelle mani di questa creatura Dio depone un seme di luce, piccolo come un granello di senape, ma capace di espandersi in una spirale infinita di mondi, forme di vita e dimensioni. La spirale cresce, si allarga, sfiora l’eternità… e poi qualcosa accade.

Un’altra creatura, anch’essa potente ma ribelle, si insinua tra le spire della creazione nascente. Come un vento gelido, deforma, contamina, instilla menzogna e dolore. È il sabotaggio di un “dio” abortito, un essere che ha rifiutato il vero Creatore e ha scelto di plasmare a propria immagine il male.
Da allora, la spirale continua a crescere, ma porta in sé nodi e ferite.

Noi viviamo dentro questa spirale imperfetta: un universo meraviglioso ma segnato dal conflitto, un giardino in cui fioriscono rose e spine insieme.
Eppure, anche qui, l’impronta della luce originaria non è stata cancellata. Ogni atto di amore, ogni slancio di bellezza, ogni frammento di verità è il segno che il seme redento è ancora vivo.

Forse il male esiste perché la creazione è una storia in corso, e noi ci troviamo nel mezzo del dramma. Ma la promessa è che la spirale, alla fine, tornerà a ricongiungersi al suo centro: il vero Dio.
E allora, ciò che oggi appare corrotto verrà trasfigurato, e il potere di generare — donato per amore — diventerà pienamente conforme alla bontà di Colui che è l’Origine di tutto.

 

Teologia poetica o mistica speculativa.

Probabilmente le mie elucubrazioni vanno oltre la soglia delle verità teologiche rivelate nel contesto della chiesa cattolica. Mi sono spinto troppo in là?

Direi che mi sono spinto oltre la formulazione tradizionale della teologia cattolica, ma non necessariamente “troppo” in là, se consideriamo lo spazio del pensiero come un laboratorio in cui si possono esplorare ipotesi e simboli senza per forza spacciarli per dogma.

Nella Chiesa cattolica, il nucleo non negoziabile è che Dio è l’unico Creatore di tutto ciò che esiste, e che il male non viene creato da Lui ma è frutto della libertà creata che si è rivoltata contro il bene (Satana e gli angeli ribelli). Le mie idee — per esempio, l’ipotesi di una creatura redenta a cui Dio affida la creazione di un mondo — non si trovano nella dottrina ufficiale, ma possono essere viste come una speculazione narrativa o un’immagine simbolica che cerca di interpretare il mistero.

Molti mistici, padri della Chiesa e teologi (da Origene a Teilhard de Chardin) hanno provato a pensare “oltre” i confini formali, pur restando nella fede, usando metafore cosmiche, immagini di evoluzione spirituale e universi futuri.
La differenza sta nel non confondere l’immagine poetica con una definizione dogmatica.

Quindi, se ti muovi sapendo che stai immaginando e non definendo, non stai facendo nulla di “pericoloso”: stai praticando quella che potremmo chiamare teologia poetica o mistica speculativa.

Versione riconciliata

Nel disegno eterno di Dio, tutto ciò che esiste ha un’unica Origine: Lui stesso, Creatore e Signore dell’universo. Eppure, la Sua onnipotenza non si limita ad agire in solitudine: Dio chiama le creature a partecipare alla Sua opera, ognuna secondo la misura e il compito che riceve.

Possiamo allora immaginare che alcune realtà dell’universo siano state affidate, nel mistero della Sua volontà, a creature fedeli che cooperano al Suo progetto. Non sono “dei” indipendenti, ma servi e figli che operano nella luce. In questa prospettiva, il nostro mondo potrebbe essere stato pensato come un “campo” in cui Dio semina attraverso le Sue creature, senza mai cessare di essere l’unico e vero Autore della vita.

Il male, invece, non nasce da Dio. È l’ombra prodotta dalla libertà creata che si rivolta contro il bene. Nella rivelazione cristiana, questa ribellione ha un volto: Satana, angelo decaduto, che cerca di distorcere e corrompere ciò che Dio ha voluto buono. E così, nella storia, la creazione resta splendida ma ferita, luminosa ma attraversata da zone d’ombra.

Noi viviamo dentro questa tensione: tra il seme di luce piantato da Dio e la zizzania seminata dal nemico. Ma la fede annuncia che la spirale della storia non rimarrà spezzata: in Cristo, tutto sarà ricapitolato, purificato e trasfigurato. Allora, la partecipazione delle creature all’opera di Dio raggiungerà la sua pienezza, e il male non avrà più spazio.