
Si legge nel Vangelo l’episodio della Trasfigurazione. Ad un certo punto Mosè dialoga con Elia riferendosi a Cristo… cosa potrebbero essersi detto?
Il Vangelo, nel racconto della Trasfigurazione (Mc 9,2-10; Mt 17,1-9; Lc 9,28-36), dice che Gesù parlava con Mosè ed Elia, ma solo Luca aggiunge un dettaglio significativo:
«Parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme» (Lc 9,31).
Questo “esodo” è una parola carica di significato: indica la Pasqua di Gesù, cioè la sua passione, morte, risurrezione e ascensione. Proprio come Mosè aveva guidato l’antico Esodo — la liberazione del popolo dalla schiavitù — ora si parla di un nuovo Esodo, guidato da Cristo, che libera l’umanità dal peccato e dalla morte.
Cosa potrebbero essersi detti Mosè ed Elia con Gesù?
Ovviamente il Vangelo non lo riporta nei dettagli, ma possiamo immaginarlo in modo teologicamente fondato e spiritualmente ricco:
Mosè — il rappresentante della Legge
Potrebbe aver detto:
«Signore, in Te si compie la Legge. Tu sei l’Agnello che ogni sacrificio del tempio ha prefigurato. In Te si realizza la vera Pasqua.»
Elia — il profeta per eccellenza
Potrebbe aver detto:
«Tu sei il Messia atteso. Le parole dei profeti trovano pienezza nella tua missione. Il fuoco del Cielo non scende più per distruggere, ma per rivelare la Gloria e salvare.»
Perché sono proprio Mosè ed Elia?
Mosè rappresenta la Legge → ciò che regola il rapporto tra Dio e l’uomo.
Elia rappresenta i Profeti → la voce di Dio che annuncia e prepara.
Insieme, indicano tutto l’Antico Testamento, che trova compimento in Gesù.
Una possibile riflessione simbolica
Potremmo immaginare quel dialogo anche come una consegna:
«È giunto il tempo, Gesù. Tutto ciò che la Legge ha annunciato, tutto ciò che i profeti hanno sperato… ora si realizza in Te. Noi ci ritiriamo. Da ora in poi, la Parola è la Tua.»
In chiave personale e spirituale
La Trasfigurazione è come una finestra sul mistero:
Ci fa intravedere la gloria nascosta anche nella croce.
Ci dice che la Legge e i Profeti hanno sempre parlato di Lui, e ora Lo ascoltiamo:
«Questi è il Figlio mio, l’eletto: ascoltatelo!» (Lc 9,35)
Ecco una meditazione spirituale sulla Trasfigurazione, ispirata all’incontro tra Gesù, Mosè ed Elia sul monte Tabor.
Meditazione: “Nel dialogo della luce”
Sul monte alto, nel silenzio che sfiora il cielo,
tre figure si stagliano nella luce.
Non è un sogno, non è un’illusione mistica:
è la rivelazione del cuore di Dio.
Gesù brilla di una luce che non viene da fuori,
ma dal profondo: luce eterna, luce d’amore.
Accanto a Lui, Mosè, il legislatore,
e Elia, il profeta di fuoco.
Mosè parla:
“Maestro e Signore,
nei segni della Legge ho custodito l’ombra del Tuo volto.
Ogni tavola di pietra, ogni sacrificio, ogni arca…
tutto parlava di Te.
Ora vedo il senso:
Tu sei la Legge viva,
il Verbo che non incide su pietra,
ma sul cuore dell’uomo.”
Elia sussurra:
“Messia della Misericordia,
io ho camminato tra fuoco e vento,
ho gridato nel deserto, ho atteso il giorno del Signore.
Ma il Tuo volto è la risposta:
Tu non vieni con terremoto né tempesta,
ma con la tenerezza che salva.
Tu sei la Voce sottile
che svela il vero volto del Padre.”
E Gesù, silenzioso, ascolta.
Poi alza lo sguardo verso Gerusalemme.
Il Tabor non è la fine,
è la soglia del Gòlgota.
E io, Signore?
Mi inviti a salire con Te.
Mi mostri la Tua gloria
non per tenermi lontano dal mondo,
ma per darmi forza a scendere.
Aiutami a vedere la luce
anche nel volto sfigurato del dolore.
Aiutami a ricordare che
ogni Croce porta in sé la luce del Tabor,
e che ogni notte custodisce l’alba della Risurrezione.
Preghiera finale:
Signore Gesù,
parlando con Mosè ed Elia hai svelato il Tuo mistero d’amore.
Conducimi anch’io sul monte,
fa’ tacere il rumore dentro di me,
e mostrati per come sei:
Luce che salva, Verbo che ama, Figlio che dona la vita.
Fa’ che, scendendo dal monte,
io non dimentichi ciò che ho visto.
Amen.