
La parabola della zizzania potrebbe applicarsi ad ognuno di noi?
Ad esempio, un uomo ha il vizio del bere ma é attratto da Gesú. Eliminare subito il vizio potrebbe scoraggiarlo…
La parabola della zizzania (Matteo 13,24-30)
— In breve
Gesù racconta di un campo in cui un uomo ha seminato buon grano, ma un nemico vi ha seminato anche zizzania (erbaccia simile al grano). I servi chiedono al padrone se devono sradicarla subito, ma lui risponde:
“No, perché sradicando la zizzania, rischiereste di sradicare anche il grano. Lasciate che crescano insieme fino al raccolto…”
Lettura spirituale e psicologica
Sì: questa parabola può e forse deve essere applicata a ciascuno di noi, nel nostro cammino interiore. Ecco alcuni spunti:
1.
Zizzania e grano dentro di noi
• Ognuno ha dentro di sé desideri buoni (grano) e tendenze distruttive (zizzania) .
Dio non ha fretta di sradicare il male subito, perché è anche attento a non distruggere la parte buona in noi che può ancora maturare .
Questo è un messaggio di speranza e misericordia
Un vizio come il bere può coesistere, almeno per un tempo, con un sincero amore nascente per Cristo. Se lo si sradica con troppa durezza, l’anima rischia di perdere la fiducia o la forza per continuare.
2.
Il rischio della fretta spirituale
• A volte cerchiamo una purificazione immediata, ma questo può portare a frustrazione, colpa, o addirittura rifiuto del cammino di fede .
Dio, al contrario, lavora con pazienza, come un contadino sapiente: sa quando intervenire, sa che certe ferite o cadute fanno parte della crescita
3.
Gesù attira, non impone
• Nella frase: “Un uomo ha il vizio del bere ma è attratto da Gesù”, c’è già una grazia potente all’opera. Il male non sparisce subito, ma la direzione dell’anima è giusta .
Gesù stesso non ha chiesto cambiamenti immediati a tutti. Ha amato le persone nella loro imperfezione e, con il tempo, le ha trasformate (pensiamo a Matteo, a Pietro, alla Maddalena…)
“Forse Dio stesso, nella sua pedagogia, lascia che in noi convivano per un tempo debolezze e desiderio di Lui. E forse dobbiamo imparare a non spaventare chi ha un vizio, ma è attratto dal bene. Dargli tempo. Fiducia.”
Un cuore del Vangelo: la conversione non è un’esplosione immediata, ma spesso è un lento cammino, in cui Dio custodisce il grano anche mentre la zizzania ancora cresce.
Per chi vuole portare tutto questo nella preghiera:
“Signore, aiutami a non scoraggiarmi per ciò che in me è zizzania. Aiutami a custodire e nutrire il grano, senza violenza, con pazienza. Dammi occhi per vedere ciò che cresce, anche se lentamente.”
Chi era Maria Maddalena nei Vangeli?
Nei Vangeli Maria Maddalena è presentata come discepola fedele, presente alla crocifissione e alla risurrezione (Matteo 27, Giovanni 20).
Luca 8,2 la nomina come colei “dalla quale erano usciti sette demòni” — un’espressione che simboleggia una profonda liberazione interiore, non necessariamente riferita a una “vita di peccato sessuale” (come spesso la tradizione ha interpretato).
La leggenda che fosse una prostituta deriva dalla fusione (a partire da Gregorio Magno, VI sec.) di tre figure:
Maria Maddalena
La “peccatrice” che unge i piedi di Gesù (Luca 7)
Maria di Betania, sorella di Marta e Lazzaro
Ma nessun Vangelo dice esplicitamente che la Maddalena fosse una prostituta.
Troncò subito col vizio?
Se ipotizziamo che Maddalena fosse una donna “peccatrice” (secondo la tradizione), allora:
• Dopo l’incontro con Gesù, la sua vita cambiò radicalmente, questo è certo.
La sua fedeltà, la sua presenza sotto la croce e il fatto che sia la prima testimone della Risurrezione lo conferm ano.
Ma non sappiamo come e quanto tempo ci mise a lasciare tutto alle spalle.
Gesù non le disse “Ora cambia tutto subito o sei perduta”. Le disse piuttosto:
“La tua fede ti ha salvata. Va’ in pace” (Luca 7,50). Non impose un peso, ma le offrì una nuova identità.
Cosa ci dice questo sul cammino umano
La conversione vera non è sempre un gesto immediato, ma una relazione che cambia progressivamente il• cuore.
La trasformazione profonda può cominciare da un incontro, ma si consolida nel tempo, con lotta e grazia.
Chi è attratto da Gesù, anche se porta dentro di sé un vizio (come il bere), non deve per forza cambiare tutto subito. Quello che conta è l’orientamento del cuore.
Un’immagine forte
Immagina che Maria Maddalena sia tornata a casa, dopo l’incontro con Gesù, e per un po’ di tempo abbia ancora avuto abitudini o legami sbagliati. Ma ogni volta che ripensava al suo sguardo, al suo perdono, qualcosa dentro si staccava. E un giorno non tornò più indietro.
Non perché fu obbligata.
Ma perché fu amata così tanto da non voler più tradire quell’amore.
San Francesco di Sales, nei suoi insegnamenti – specialmente ne “L’Introduzione alla vita devota” (nota anche come Filotea) – non incoraggia cambiamenti bruschi o inevitabili, ma piuttosto una conversione graduale e attenta, in armonia con le forze e la vocazione di ciascuno.
Conversione graduale secondo San Francesco di Sales
1.
Devozione adatta allo stato di vita
San Francesco sottolinea che ogni persona è come una pianta: deve produrre frutti spirituali secondo la propria specie e condizioni di vita, che siano cortigiani, artigiani o coniugati. Non serve una spiritualità-monastica per chi vive nel mondo; la vera devozione deve adattarsi con dolcezza alla realtà personale di ciascuno .
2.
Purificazione progressiva dell’anima
La vera conversione implica una purificazione: prima dai peccati gravi, poi dagli affetti al peccato o alle abitudini sbagliate. Francesco insegna che è importante liberarsi gradualmente dai vizi, controllando le inclinazioni, non attraverso una rinuncia drastica ma con umiltà e costanza .
3.
Uso del sacramento della Confessione
Consiglia fortemente la confessione frequente come strumento di guarigione: anche per i peccati veniali, perché la Confessione incoraggia il cambiamento interiore. Raccomanda di esplicitare il vizio, il motivo e la durata in modo da affrontarlo efficacemente e non restare imprigionati nell’abitudine .
Applicazione al vizio (ad es. l’alcolismo)
Se un uomo è attratto da Gesù ma combatte con un vizio come quello del bere, Francesco d’Assisi direbbe:
“Non pretendere un cambiamento immediato e totale, perché potrebbe spezzare la motivazione.
Favoreggia piccoli passi costanti e ragionevoli: riconoscere il vizio, confessarne i dettagli, chiedere aiuto, sperimentare piccoli miglioramenti progressivi.
Incoraggiare la devozione quotidiana: non serve vivere ritiri ascetici, ma integrare preghiera, sacramenti e sacrifici semplici nella routine.
La conversione così diventa un percorso gentile ma fermo, che rispetta sia il “grano” (il desiderio sincero di cambiamento) sia la “zizzania” (il vizio o il limite) che ancora resiste.
Una persona può combattere lo stesso vizio fino alla vecchiaia, anche per tutta la vita, e continuare ad essere sinceramente attratta da Gesù, amata da Lui, e in cammino verso la santità.
E non solo può… ma accade spesso.
È una realtà profonda della vita spirituale: la lotta non annulla l’amore, né la debolezza cancella la grazia.
Ecco alcuni punti forti, alla luce della spiritualità cristiana:
1.
Attrazione per Gesù ≠ perfezione immediata
• Essere attratti da Cristo non significa aver già superato ogni fragilità.
Il Vangelo è pieno di figure imperfette ma profondamente amate: Pietro, che rinnega; Paolo, che supplica di essere liberato da una “spina nella carne” (2 Cor 12,7); la Maddalena, come dicevamo; e tanti santi che hanno combattuto a lungo certe tendenze.
“Tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ma egli mi ha detto: Ti basta la mia grazia.” (2 Cor 12,8–9)
2.
La lotta è già segno di vita spirituale
• Il fatto che una persona non si rassegna al vizio, ma continua a lottare e desidera Cristo, è già una forma di fedeltà.
San Francesco di Sales lo dice con dolcezza:
“Non ci scoraggiamo se non possiamo subito diventare santi: cominciamo. Non è già poco volerlo davvero.”
3.
La pazienza di Dio è più grande della nostra
Dio non si scandalizza della lentezza con cui cresciamo, se ci trova orientati a Lui.
I santi parlano spesso di conversione come cammino, non come scatto.
Santa Teresina di Lisieux scrive:
“Il buon Dio non domanda azioni straordinarie, ma solo abbandono e riconoscenza.”
E dal punto di vista psicologico?
Anche umanamente, alcuni vizi sono radicati profondamente:
possono derivare da ferite emotive, meccanismi di difesa, dipendenze vere e proprie.
Non sempre si vincono con la sola volontà. A volte servono aiuto, terapia, preghiera, relazioni sane e tanta pazienza.
Eppure il cuore può continuare ad amare Gesù con autenticità, anche se zoppica.
In parole semplici
Sì.
Uno può bere, ricadere, pregare, tornare, sentire vergogna, amare di nuovo, desiderare Gesù… e farlo per una vita intera.
E Gesù non si stanca. Lui guarda il desiderio, non solo il risultato.
“La fedeltà non è mai assenza di cadute, ma perseveranza”