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Dice San Paolo: “Egli è l’irraggiamento della sua gloria e impronta della sua sostanza.”
La frase proviene dalla Lettera agli Ebrei 1,3, e si riferisce a Cristo, rivelando in modo profondo la sua natura divina. Il testo completo, nella versione CEI 2008, recita:
«Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente.»
(Ebrei 1,3)
Spiegazione del versetto
«Irradiazione della sua gloria»: Cristo è la manifestazione perfetta della gloria di Dio. Come la luce proviene dal sole, così il Figlio emana dal Padre senza essere distinto in natura.
«Impronta della sua sostanza» (in greco: charaktēr tēs hypostaseōs autou): significa che il Figlio è espressione perfetta e identica dell’essere del Padre — non una copia, ma la stessa essenza.
«Tutto sostiene con la sua parola potente»: afferma la signoria cosmica di Cristo, che non solo ha creato, ma sostiene tutto l’universo.
Rilevanza teologica
Questo versetto è uno dei più alti della cristologia paolina (sebbene la Lettera agli Ebrei non sia unanimemente attribuita direttamente a Paolo) e afferma:
La divinità di Gesù Cristo
La sua unità con il Padre
Il suo ruolo nella creazione e nel mantenimento del cosmo
È un testo parallelo a Giovanni 1,1-3 e Colossesi 1,15-17.
Se desideri, posso mostrarti anche il testo in greco o latino, oppure confrontarlo con altre traduzioni. Vuoi approfondire?
«Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza» (Eb 1,3)
perché è uno dei vertici della cristologia del Nuovo Testamento. Questa frase contiene, in forma densa e solenne, tre affermazioni fondamentali su Cristo:
1. Cristo è «irradiazione della gloria» di Dio
Che significa?
Il termine greco originale è ἀπαύγασμα (apaugasma), che può essere tradotto come:
splendore riflesso o irradiato
luce che emana da una sorgente
Questa parola esprime una relazione tra il Figlio e il Padre analoga a quella tra la luce e la sua sorgente:
Come la luce non è separabile dal sole, così il Figlio non è separato dal Padre
Ma allo stesso tempo, procede da Lui, come una manifestazione visibile dell’Invisibile
🕯️ In termini teologici:
Cristo è la manifestazione perfetta della gloria di Dio (doxa in greco: presenza, splendore, maestà divina)
La gloria di Dio nell’Antico Testamento (es. sul Sinai, nel Tempio) ora brilla pienamente in Cristo (cfr. Gv 1,14: “E la Parola si fece carne… e noi abbiamo contemplato la sua gloria”)
2. Cristo è «impronta della sua sostanza»
In greco:
χαρακτήρ (charaktēr) = marchio inciso, sigillo, impronta
ὑπόστασις (hypostasis) = sostanza, realtà personale
Cristo è la perfetta espressione visibile dell’essere stesso di Dio. Come un sigillo che imprime la cera con esattezza, così il Figlio è esatta rappresentazione della realtà divina.
🔍 In chiave cristologica:
Il Figlio non è una copia, né una creatura, ma della stessa sostanza del Padre
È un’affermazione anticipatrice del Concilio di Nicea (325 d.C.) che dichiarò:
«generato, non creato, della stessa sostanza (ὁμοούσιος) del Padre»
🧭 3. Sintesi teologica
Questo versetto è uno dei più densi testi altocristologici (cioè che affermano esplicitamente la divinità di Cristo) e contiene:
Dottrina | Contenuto implicito |
Cristologia | Cristo è vero Dio, manifestazione perfetta del Padre |
Teologia trinitaria | Il Figlio è distinto dal Padre ma della stessa sostanza |
Rivelazione | Cristo è la rivelazione visibile dell’invisibile Dio |
Ontologia | Il Figlio è eterno e consustanziale con il Padre |
Paralleli biblici
Colossesi 1,15-17:
«Egli è immagine del Dio invisibile… Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui… in lui tutto sussiste.»
Giovanni 1,1-3.14:
«In principio era il Verbo… il Verbo era Dio… E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.»
2 Corinzi 4,6:
«La gloria di Dio rifulge sul volto di Cristo.»
Approfondimenti teologici (per studio personale)
San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, I, q.34–42 (sulle relazioni divine)
Concilio di Nicea (325) e di Calcedonia (451) – definizioni dogmatiche sulla consustanzialità del Figlio
Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC):
n. 241–242: Figlio unigenito, consustanziale al Padre
n. 464–469: Cristo vero Dio e vero uomo
In sintesi
Cristo è il Raggio che esce dal Sole eterno del Padre, luce nella luce, Dio vero da Dio vero. Non un riflesso passeggero, ma l’impronta viva, reale e sostanziale dell’essere divino stesso.
La frase di Ebrei 1,3 ci apre al mistero di un Dio che si lascia vedere, toccare e amare attraverso il Figlio.
Approfondiamo Ebrei 1,3 con alcuni estratti e sintesi dei Padri della Chiesa, che sono tra i primi e più profondi interpreti della Scrittura e della cristologia ortodossa. Vedremo come hanno commentato l’espressione:
«Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza»
1. Sant’Atanasio d’Alessandria (†373) – Contra Arianos
Sant’Atanasio, grande difensore della divinità del Figlio contro l’eresia ariana, usa Ebrei 1,3 per dimostrare che il Figlio non è una creatura, ma consustanziale al Padre (homoousios).
🔹 «Come il raggio è inseparabile dalla luce, così il Figlio è inseparabile dal Padre: egli è il suo eterno splendore.»
(Contra Arianos, II, 18)
🔹 «Il Padre non è mai stato senza il Figlio, perché non può esserci splendore senza luce né parola senza mente.»
(Ibidem, I, 14)
Per Atanasio, chiamare Cristo “irradiazione della gloria” significa:
eterna generazione, non creazione
identità di natura, non subordinazione
distinzione personale, non separazione
2. San Gregorio di Nissa († ca. 395) – Adversus Eunomium
Gregorio insiste sulla unità della sostanza divina e sul fatto che il Figlio manifesta in sé tutto ciò che il Padre è, come un sigillo che imprime l’identico.
«Il Figlio è la forma visibile dell’invisibile, come un’impronta perfetta incisa nel metallo del nostro mondo.»
(Adversus Eunomium, lib. I)
«L’irradiazione non è un effetto successivo, ma simultaneo alla luce: così è il Figlio, sempre generato, mai cominciato.»
✨ 3. San Giovanni Crisostomo (†407) – Omelie sull’Epistola agli Ebrei
Crisostomo, grande predicatore, offre una lettura pastorale e luminosa di Ebrei 1,3.
«Non ha detto ‘immagine’, ma ‘irradiazione’, per mostrare che il Figlio non è posteriore, ma coeterno: come il sole e la sua luce, che nascono insieme.»
(Omelia II su Ebrei)
«L’impronta della sostanza indica che tutto ciò che è nel Padre è anche nel Figlio, non per copia, ma per identità.»
📚 4. San Basilio Magno (†379) – De Spiritu Sancto
Basilio, nel contesto della Trinità, richiama questo versetto per spiegare che l’essere del Figlio è perfettamente divino, e non secondario.
«Come il carattere sigilla la cera con identica forma alla matrice, così il Figlio rivela il Padre nella sua pienezza.»
(De Spiritu Sancto, XVIII)
Sintesi patristica
Concetto chiave | Interpretazione dei Padri |
Irradiazione | Coeternità, unità con il Padre |
Gloria | Splendore divino, manifestazione dell’essere |
Impronta della sostanza | Identità ontologica: il Figlio è Dio vero, non simile ma uguale |
Finalità | Rivelazione del Padre, salvezza dell’uomo, comunione con Dio |
🔔 Conclusione spirituale
I Padri ci insegnano che Ebrei 1,3 non è solo un’affermazione dottrinale, ma un invito all’adorazione:
In Cristo vediamo la gloria di Dio fatta carne.
In Lui contempliamo la luce increata.
In Lui ci è offerta la vera comunione con il Padre.
«Chi vede me, vede il Padre» – (Gv 14,9)
Se vuoi, posso aiutarti anche a meditare questa verità con testi mistici, come quelli di san Giovanni della Croce o della liturgia bizantina. Vuoi proseguire su quel piano più contemplativo?