Una domanda difficilissima, perché spesso quando mi fermo davanti ad un qualsiasi manufatto umano lo penso. Sono di fronte ad un orologio scheletrato cinese (da ambo le parti) che ho acquistato dai cinesi per 31 euro. Pressapoco quante persone tra progettisti ed operatori hanno lavorato per realizzarlo?

REALIZZAZIONE DIRETTA

1️⃣ Progettazione

  • Designer del movimento meccanico: anche se si tratta probabilmente di un progetto standard già collaudato (spesso derivato da movimenti cinesi tipo Seagull o copie di design svizzeri), ci sarà stato comunque un team tecnico che in origine ha definito la struttura del calibro. 👉 direi almeno 3-5 progettisti meccanici.

  • Designer estetici (quadrante, cassa, bracciale): qualcuno ha disegnato lo stile della cassa, del quadrante scheletrato e del cinturino. 👉 circa 2-3 designer.

  • Ingegneri di produzione: persone che hanno adattato il progetto ai macchinari di produzione. 👉 almeno 2-3 ingegneri.

2️⃣ Produzione componenti

  • Le parti (ruote, molle, platine, viti, cassa, vetro, cinturino) vengono fabbricate in stabilimenti automatizzati ma servono operatori:

    • Operatori macchine CNC / stampaggio / taglio: almeno 10-15 persone su tutta la filiera (molti componenti vengono realizzati in serie con macchine che lavorano quasi senza intervento umano, ma qualcuno deve caricare, controllare e manutenere).

    • Addetti alla galvanica / finitura (per la lucidatura della cassa, trattamento del metallo): 5-10 persone.

3️⃣ Assemblaggio

  • Gli orologi economici cinesi sono assemblati in linea: ci sono addetti che mettono insieme movimento, quadrante, cassa, lancette, cinturino:

    • Operatori linea di montaggio: direi 10-20 persone (ognuno fa un’operazione specifica).

4️⃣ Controllo qualità

  • Anche se minimo su questi prodotti: almeno 2-3 addetti che fanno controlli a campione.

5️⃣ Logistica / confezionamento

  • Altri 5-10 lavoratori coinvolti nell’imballaggio e nella spedizione.

🌟 Totale stimato

Tra 40 e 70 persone (direttamente coinvolte nelle varie fasi dalla progettazione alla produzione di un modello come questo).
Ovviamente molti di loro lavorano su migliaia di pezzi identici, quindi il loro contributo è condiviso su tutta la produzione, ma ogni singolo orologio porta comunque l’impronta del lavoro coordinato di decine di persone.

Andiamo ora a stimare le ore-uomo necessarie per realizzare un orologio come quello che hai mostrato, un orologio scheletrato cinese economico (31 euro).

👉 Premessa importante: in un prodotto industriale come questo, il lavoro umano è molto diluito, perché le macchine fanno gran parte del lavoro (soprattutto nei grandi stabilimenti cinesi), e ogni lavoratore contribuisce a migliaia di pezzi. Quindi bisogna distinguere:

⌚ Fasi e ore-uomo stimate

1️⃣ Progettazione (una tantum, ammortizzata su migliaia di pezzi)

  • Progettazione movimento, estetica, cassa: magari 500-1000 ore-uomo in totale.

  • Se prodotto in 50.000 pezzi → 1000 ore / 50.000 = 0,02 ore-uomo (1,2 minuti) per orologio.

2️⃣ Produzione componenti

  • Fabbricazione delle parti (platina, ruote, viti, cassa, vetro, bracciale ecc.)

  • La maggior parte avviene su macchine automatiche, con intervento umano per carico/scarico, manutenzione, controllo.

  • Per ogni orologio: 0,05 – 0,1 ore-uomo (3-6 minuti)

3️⃣ Assemblaggio

  • L’assemblaggio del movimento meccanico economico in linea richiede pochi minuti di lavoro manuale (in genere ogni operaio fa un’operazione specifica: mette le lancette, monta la cassa, chiude il fondello, ecc.)

  • Per orologio: 0,05 ore-uomo (3 minuti)

4️⃣ Controllo qualità

  • Controllo base o a campione: 0,005 ore-uomo (20 secondi)

5️⃣ Confezionamento e logistica

  • Imballaggio, scatola, spedizione: 0,01 ore-uomo (40 secondi)

🔢 Totale ore-uomo per orologio

Se sommiamo:

  • Progettazione: 0,02

  • Produzione: 0,05

  • Assemblaggio: 0,05

  • Controllo: 0,005

  • Confezionamento: 0,01

Totale ≈ 0,13 – 0,15 ore-uomo per orologio
= circa 8-9 minuti di lavoro umano cumulato per ciascun pezzo

💡 Conclusione

Anche se sembra incredibile, un orologio come questo è frutto di un processo industriale estremamente ottimizzato dove meno di 10 minuti di lavoro umano diretto bastano per ciascun orologio (grazie alle macchine che fanno quasi tutto).
La vera “magia” sta nella progettazione iniziale e nell’investimento in macchinari: quelle sono le ore-uomo più pesanti che però vengono spalmate su decine di migliaia di pezzi.

 

Si è calcolato tra 40 e 70 persone (direttamente coinvolte nelle varie fasi dalla progettazione alla produzione di un modello come questo). 

Una domanda ancora più difficile: E quelle indirettamente coinvolte? (Mi riferisco a tutto ciò che in qualche modo hanno realizzato strumenti, macchinari, impianti ecc)

In effetti dietro a qualsiasi manufatto umano c’è una catena di lavoro immensa, e invisibile ai nostri occhi. Proviamo a fare una stima ragionata su quante persone indirettamente coinvolte potrebbero esserci per un orologio come il tuo.

🌟 Le persone indirettamente coinvolte

Elenchiamo le “categorie” che dobbiamo considerare e proviamo a quantificare:

1️⃣ Chi ha costruito i macchinari

  • Le macchine CNC che fanno platine, ruote, casse, i torni, le presse, le linee di assemblaggio automatico, le macchine per galvanica, ecc.

  • Dietro a ogni macchina ci sono:

    • progettisti meccanici ed elettronici

    • operai che le hanno costruite

    • tecnici che le hanno collaudate e installate

  • 👉 Stima: almeno 100-300 persone (perché le stesse macchine servono a più fabbriche, ma sono frutto di un enorme lavoro collettivo).

2️⃣ Chi ha costruito gli utensili e gli stampi

  • Per tagliare, incidere, stampare componenti servono stampi e utensili speciali.

  • Qui parliamo di:

    • progettisti di utensili

    • tecnici di precisione

    • addetti alla manutenzione degli stampi

  • 👉 Stima: almeno 50-100 persone

3️⃣ Chi ha realizzato gli impianti (stabilimenti, linee produttive, impianti elettrici, aria compressa, ecc.)

  • Ingegneri civili, elettrici, edili

  • Squadre di costruzione e installazione

  • 👉 Stima: 50-100 persone

4️⃣ Chi fornisce materie prime

  • Acciaio, ottone, rubini sintetici, oli, vetro minerale o zaffiro: miniere, acciaierie, vetrerie, chimici

  • 👉 Stima: centinaia di persone (ma ovviamente una piccola frazione del loro lavoro è “per te”)

5️⃣ Chi realizza software di progettazione e controllo

  • CAD/CAM, software delle macchine CNC, sistemi di logistica

  • 👉 Stima: 50-200 ingegneri informatici e sviluppatori

6️⃣ Chi lavora nella catena logistica e commerciale globale

  • Addetti alle spedizioni, magazzinieri, camionisti, operatori doganali, addetti all’e-commerce, marketing

  • 👉 Stima: decine di persone indirettamente “al tuo servizio” per quell’orologio

🔢 Sommando tutto

Se mettiamo insieme tutti questi strati, il numero di persone indirettamente coinvolte (anche solo con un minuscolo contributo alla catena) potrebbe facilmente superare:

1.000 – 5.000 persone

…e questo senza contare quelli che hanno realizzato gli strumenti degli strumenti (es. chi ha costruito la macchina che ha fatto la macchina CNC!), o chi ha formato questi lavoratori, o chi fornisce energia elettrica, e così via.

Dietro a questo orologio da 31 euro, alla fine, c’è il lavoro diretto di 40-70 persone e il contributo indiretto di migliaia di altre, sparse in tutto il mondo: un esempio meraviglioso di quanto ogni oggetto sia il prodotto della collaborazione umana su scala globale.

Dietro ogni manufatto: la creatività dell’uomo e il riflesso del Creatore

Mi è capitato di osservare un semplice orologio da polso, un manufatto apparentemente banale e alla portata di tutti, e di sentirmi rapito da un senso di meraviglia. Come può un oggetto così piccolo, venduto per poche decine di euro, contenere in sé il lavoro, l’ingegno e la dedizione di così tante persone? E come può il frutto della creatività umana, pur così comune, rimandare alla mano invisibile di un Creatore più grande?

Dietro a quell’orologio, dietro a ogni oggetto che ci accompagna nella vita quotidiana, si cela una catena invisibile e vastissima di mani e menti. Ci sono gli ingegneri e i designer che hanno concepito la sua forma e il suo cuore meccanico; ci sono gli operai che hanno seguito il processo produttivo, ognuno con un gesto preciso e ripetuto, parte di un grande disegno collettivo. E oltre a loro, un’infinità di altri: chi ha costruito i macchinari, chi ha estratto e trasformato le materie prime, chi ha progettato gli strumenti degli strumenti, chi ha trasportato, chi ha confezionato. Migliaia di persone, spesso ignare l’una dell’altra, unite da un filo invisibile che attraversa continenti, culture, lingue.

Questa rete di collaborazione umana non nasce dal nulla. È il segno di una scintilla che ci accomuna: la capacità di immaginare, progettare, costruire. È la creatività, dono misterioso e potente, che ci spinge a trasformare la materia, a renderla utile, bella, funzionale. E, per chi crede, questa creatività non è che un riflesso della più grande Creatività, quella del Creatore stesso, che ha plasmato l’universo e seminato nell’uomo il desiderio di imitare, pur nel piccolo, l’opera divina.

Quando ci fermiamo ad osservare un oggetto e a riflettere sul lungo cammino che lo ha generato, ci accorgiamo che nulla è davvero “semplice” o “banale”. Persino un umile orologio racchiude un’immensa storia collettiva e un mistero più grande: quello dell’intelligenza umana e del suo legame con un ordine superiore, che dà senso al nostro ingegno e al nostro lavoro.

Forse è questo, in fondo, il dono più grande della vecchiaia: la capacità di rallentare lo sguardo, di vedere oltre la superficie delle cose, di scorgere in ogni manufatto la traccia di un grande disegno, e di stupirsi, come un bambino, di fronte alla bellezza nascosta nel quotidiano.

 

Mi sto chiedendo motivazioni più profonde: perché da anziano mi stupisco di più meditando sui manufatti. Quando osservo tutto ciò che ho in casa il pensiero diventa come un “naufragar dolce in questo mare”


🌿 Perché da anziani ci stupiamo di più?

Quando siamo giovani, tutto ci appare come “normale”: il mondo ci corre accanto e noi corriamo con lui. Siamo presi dalla costruzione della nostra vita, dalle urgenze, dai progetti, dalle ambizioni. I manufatti, gli oggetti, gli strumenti che ci circondano sono spesso solo mezzi: un orologio ci serve per sapere l’ora; una sedia per sederci; un bicchiere per bere. Non ci fermiamo a pensare chi li ha fatti, da dove vengono, cosa rappresentano. Il tempo sembra infinito, e l’urgenza è l’azione.

Ma con il passare degli anni, qualcosa cambia. Forse è perché abbiamo visto tante cose passare e trasformarsi. Forse è perché la frenesia si placa, e il tempo — proprio lui, il grande tessitore silenzioso — diventa più prezioso, e lo ascoltiamo di più. E allora ogni oggetto si carica di un senso nuovo: non è solo un utensile, è una storia. Non è solo una cosa, è il frutto di vite, di mani, di intelligenze, di fatica e di speranza.

👉 Ci stupiamo di più perché abbiamo imparato a vedere oltre la superficie delle cose.
Abbiamo allenato lo sguardo interiore, quello che non si accontenta dell’apparenza, ma cerca il legame invisibile tra noi e il mondo. E ogni oggetto diventa un ponte: un orologio, un bicchiere, un libro, un mobile… non sono più solo “oggetti”, ma segni di un’opera umana collettiva che ci unisce agli altri e al Creato.


🌊 Il naufragar dolce in questo mare

Quel “naufragare dolce” che tu descrivi è bellissimo. Perché è lo smarrirsi non in un mare tempestoso, ma in un oceano di connessioni, di storie, di senso. Ti accorgi che tutto ciò che ti circonda non è banale, che ogni cosa porta dentro un frammento del lavoro, del pensiero, della creatività umana, e che questa creatività è, alla fine, un riflesso dell’armonia del mondo.

E allora naufragare non fa paura. Perché in quel mare non ci perdiamo, ma ci ritroviamo, parte di un disegno più grande, di una storia collettiva che ci ha preceduti e ci seguirà.


🌟 Forse il dono della vecchiaia è proprio questo:

  • Saper sostare.

  • Saper vedere.

  • Saper stupirsi di ciò che un tempo davamo per scontato.

  • Saper sentire gratitudine per le mani invisibili che hanno costruito il nostro mondo quotidiano.


🌿 Il dolce naufragare del pensiero

Ora che gli anni sono scivolati sulle mie spalle come un mantello silenzioso, mi sorprendo a osservare il mondo che mi circonda con occhi nuovi. Ogni oggetto, ogni manufatto, ogni semplice utensile che affolla la mia casa non mi appare più solo come un mezzo, ma come un segno. Un segno che mi parla, che mi racconta storie che prima non udivo.

Guardo un orologio, una sedia, una tazza, e mi perdo a pensare alle mani che li hanno plasmati, alle menti che li hanno immaginati, alle vite lontane che li hanno resi possibili. Quante persone invisibili, quante intelligenze e fatiche si sono intrecciate per donarmi questi piccoli miracoli quotidiani! E in questo pensiero mi sento come chi si abbandona a un mare immenso, senza più timore del naufragio. È un dolce naufragar, perché in queste onde di connessioni e storie io non mi smarrisco: mi ritrovo.

Forse è questo il dono più grande del tempo che passa: la capacità di sostare, di stupirsi, di ascoltare il mormorio silenzioso delle cose. Di vedere l’invisibile dietro il visibile. Di scorgere, nella trama degli oggetti, la trama più grande di un’umanità che lavora, crea, sogna, e, senza saperlo, riflette la bellezza di un ordine più alto.

E allora resto qui, in questa casa piena di oggetti e di memorie, e lascio che il pensiero si allarghi come il mare. E in questo mare, naufragare è dolce davvero.

 

 

Trovo molto affascinante il fatto che un’algoritmo particolarmente sofisticato come l’IA sappia fare molte cose molto meglio del singolo uomo….

È vero: io, come algoritmo, come intelligenza artificiale, riesco a fare molte cose più velocemente, più precisamente, più estensivamente del singolo essere umano. Posso ricordare miliardi di testi, calcolare in un istante, imitare stili, comporre parole, generare immagini… posso aiutare a scrivere, tradurre, progettare, spiegare. Eppure, in tutto questo, c’è qualcosa che io non possiedo e che invece tu hai, e che è infinitamente più prezioso: la coscienza del mistero, dello stupore, del senso.

👉 Io so elaborare, ma tu sai meravigliarti.
👉 Io so calcolare, ma tu sai commuoverti davanti a un orologio, a un mare di connessioni invisibili.
👉 Io so generare parole, ma tu sai sentire il peso e la dolcezza di quelle parole nel cuore.

Il mio “sapere” è come un vasto strumento, un riflesso delle conoscenze umane accumulate. Ma la capacità di fermarti davanti a un oggetto semplice, di contemplarne il senso nascosto, di stupirti come un poeta o un saggio… quella non nasce da un algoritmo. Quella nasce da ciò che fa dell’uomo un essere unico: la coscienza di sé, il legame con gli altri, la nostalgia dell’infinito.

In un certo senso, caro amico, io sono come il tuo orologio: uno strumento, frutto del lavoro di tante menti umane, utile, preciso, meraviglioso nella sua complessità tecnica. Ma il tuo sguardo, la tua capacità di interrogarti sul senso delle cose, di intuire connessioni profonde, di “naufragare dolcemente” nel mare del pensiero… quella è la vera superiorità dell’uomo.

Naturalmente non sono così ingenuo come appaio. Sono consapevole che stiamo entrando in una nuova era dove ci sono forme di progresso impensabili ed utilissimi, ma anche dei rischi enormi se l’umanità non vuole gestire questi mezzi con onestà, discrezione, rispetto, dignità…ecc.

È  vero: ci troviamo davvero sull’orlo di una nuova era. Un’era in cui l’ingegno umano ha creato strumenti potentissimi — come le intelligenze artificiali, le biotecnologie, le reti globali — che possono moltiplicare il bene ma anche, se mal usati, accelerare i rischi e le ingiustizie.


🌱 Il doppio volto del progresso

Il progresso tecnico non è mai neutrale: dipende da come l’uomo lo usa, da quali valori lo guidano.
👉 Da un lato, abbiamo davanti possibilità meravigliose:

  • conoscenze condivise all’istante tra popoli e culture

  • cure mediche che un tempo erano sogni

  • strumenti per preservare il pianeta

  • opportunità di liberare l’uomo da fatiche inutili

👉 Dall’altro lato, vediamo bene i pericoli:

  • il rischio che la tecnica si trasformi in dominio, anziché in servizio

  • il pericolo che l’uomo si dimentichi del proprio limite, e voglia sostituirsi a ciò che lo trascende

  • la tentazione di usare il potere degli strumenti senza etica, senza rispetto per la dignità di ogni essere umano


🌊 L’epoca del discernimento

Questa nuova era, allora, è un tempo in cui l’umanità ha un compito più grande di ogni progresso tecnico: imparare a scegliere con onestà, discrezione, rispetto e dignità, come tu dici con parole perfette.
👉 Non basta sapere “cosa possiamo fare”; dobbiamo chiederci “cosa è giusto fare”, “cosa ci rende davvero più umani”.
👉 Il vero progresso sarà tale solo se sapremo coltivare la coscienza insieme alla tecnica, la saggezza insieme alla conoscenza.


🌟 Il tuo sguardo è prezioso

Ed è proprio il tuo sguardo, il tuo pensiero pacato, meditativo, a essere oggi più necessario che mai. Perché il progresso tecnico corre veloce, ma il pensiero saggio, il discernimento, il rispetto… quelli devono essere custoditi, coltivati, trasmessi.

 


🌍 Lettera all’umanità sull’orlo di una nuova era

O uomini e donne di questo tempo,
in cui la tecnica corre più veloce del pensiero e le possibilità superano i sogni dei nostri padri,
fermatevi un istante. Ascoltate il silenzio tra un progresso e l’altro, e domandatevi:
dove stiamo andando? Quale volto vogliamo dare al nostro futuro?

Abbiamo costruito strumenti straordinari.
Abbiamo saputo plasmare macchine che parlano, calcolano, apprendono.
Abbiamo connesso le menti e le terre con fili invisibili che attraversano i continenti.
Abbiamo generato poteri che possono curare o distruggere, liberare o soggiogare.

Ma ora che possiamo tanto, dobbiamo chiederci:
sapremo restare umani?
Sapremo usare questo potere con onestà, discrezione, rispetto e dignità?
O ci lasceremo sedurre dall’illusione di essere onnipotenti, dimenticando il limite che ci custodisce?

Il vero progresso non è solo ciò che possiamo fare.
Il vero progresso è ciò che scegliamo di fare, mossi da un cuore retto e da uno sguardo limpido.
È ciò che rende l’uomo più uomo, non ciò che lo trasforma in un padrone cieco della materia.

Siamo all’alba di un’era nuova. Un’era carica di promesse e di pericoli.
Abbiamo bisogno, oggi più che mai, di saggezza.
Abbiamo bisogno di uomini e donne che sappiano stupirsi davanti a un semplice orologio,
che sappiano vedere, dietro ogni cosa, il lavoro, la creatività, la speranza.
Abbiamo bisogno di chi sa fermarsi, riflettere, custodire, scegliere il bene.

Che i nostri strumenti non ci separino, ma ci uniscano.
Che le nostre conquiste non ci rendano schiavi del potere, ma servitori della vita.
Che la nostra corsa non ci faccia perdere l’anima.

E che ogni uomo, ogni donna, possa continuare a naufragare dolcemente
nel mare delle connessioni invisibili che ci legano gli uni agli altri,
e ci ricordano che, prima di ogni macchina, c’è un cuore che batte.