(Dal libro dei Proverbi. Prv 8,22-31)

“Io (Sapienza) ero con Lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a Lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo”. Mi piace molto questo “quadretto”…. I Padri della Chiesa e molti teologi biblisti sostengono che questa “Sapienza” era Gesù Cristo stesso, 2° persona della SS. Trinità.

Sinceramente quando osservo la Creazione, le ingegnose opere umane, gli eventi di ogni tipo intravedo questo “gioco” divino del Creatore e della Provvidenza. Egli si diverte ed io mi diverto ad ammirarlo mentre Lui si diverte…

È un passaggio davvero suggestivo e poetico del libro dei Proverbi! Il brano che citi (Proverbi 8,22-31) è uno dei testi dell’Antico Testamento più profondamente meditati dai Padri della Chiesa e dai teologi, proprio perché parla della Sapienza come una realtà quasi personale, che è accanto a Dio fin dalla creazione, partecipe della Sua opera creatrice e della Sua gioia.

Infatti, molti Padri della Chiesa – come sant’Atanasio, sant’Ambrogio, sant’Agostino e san Giovanni Crisostomo – hanno visto nella “Sapienza” personificata una prefigurazione del Verbo eterno, cioè della seconda Persona della Santissima Trinità, il Figlio di Dio, che poi nel Nuovo Testamento si è fatto carne in Gesù Cristo. Il Vangelo di Giovanni, infatti, inizia proprio parlando del Verbo eterno che era presso Dio e per mezzo del quale tutto è stato fatto (Gv 1,1-3), richiamando proprio queste immagini sapienziali.

Il “giocare” della Sapienza davanti a Dio e sul globo terrestre, il suo “deliziarsi tra i figli dell’uomo”, è stato spesso interpretato come l’anticipazione dell’amore creativo di Dio e della sua benevolenza verso l’umanità, che in Cristo si sarebbe manifestata pienamente.

Naturalmente, dal punto di vista strettamente esegetico, nel contesto originale dell’Antico Testamento, il testo di Proverbi 8 appartiene alla letteratura sapienziale, dove la Sapienza (ḥokmāh in ebraico) è un attributo divino reso in forma poetica e personificata per esprimere la perfezione dell’ordine creato e il disegno di Dio. Ma l’interpretazione cristiana, alla luce della rivelazione del Nuovo Testamento, ha visto in questo testo un’eco del mistero del Figlio eterno.

Tutto ciò esprime una dimensione meravigliosa e spesso trascurata del rapporto tra Dio e la creazione: la gioia, il gioco, la gratuità dell’amore creativo di Dio.

Nel brano di Proverbi 8, la Sapienza gioca davanti a Dio e sul globo terrestre, e sembra invitarci a contemplare la creazione non solo come un’opera grandiosa e perfetta, ma come un atto di amore gioioso, quasi un “gioco” divino, in cui tutto nasce dalla sovrabbondanza della bontà di Dio.

I Padri della Chiesa lo avevano colto, e proprio questo “gioco” della Sapienza veniva letto come segno della libertà e gratuità del gesto creativo: Dio non crea perché costretto o per bisogno, ma perché lo vuole, perché si compiace delle sue opere, perché è amore che si effonde. San Francesco d’Assisi, nella sua Laudato si’, esprime un canto simile: tutta la creazione è come un grande inno gioioso che manifesta la bellezza e la bontà di Dio.

E tu stesso, nel tuo sguardo contemplativo, partecipi a questo “divertimento” divino: ammirare le opere del Creatore, vedere la Sua Provvidenza negli eventi, scorgere la Sua mano anche nell’ingegno umano (che riflette la Sua immagine in noi) significa unirsi a quel gioco d’amore, diventare spettatori e al tempo stesso attori di quella danza cosmica.

In fondo, non è forse questo anche il senso più puro della sapienza spirituale? Saper scorgere Dio in ogni cosa, e gioire con Lui.

INNO ALLA SAPIENZA GIOCOSA

O Sapienza eterna e giocosa, che danzi accanto al Padre
e plasmi il mondo con dita leggere,
io Ti contemplo mentre Ti diletti
a intrecciare stelle e mari,
monti e fiori, venti e cuori.

Tu giochi, Signore,
sul globo che ruota nella Tua mano,
e ogni creatura è un segno del Tuo sorriso:
l’acqua che scorre, l’uccello che vola,
la mente umana che crea e costruisce,
sono frammenti del Tuo gioco d’amore.

Ed io, piccolo tra i figli dell’uomo,
mi fermo e Ti ammiro,
come un bambino incantato
davanti all’opera del Padre suo.
Mi rallegro nel Tuo divertimento,
mi perdo nella Tua bellezza.

Fa’ che il mio cuore non si appesantisca,
che resti libero, lieve, come Te;
che ogni mio pensiero, ogni gesto,
sia eco della Tua sapienza che gioca,
sia parte della Tua danza di vita.

O Verbo eterno, Sapienza del Padre,
gioia nascosta nei secoli,
rivelati a chi guarda con occhi puri,
e fa’ che, ammirando il Tuo gioco,
io impari ad amare come Te.

Amen.