In Lc 11,37-41. si legge: “Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro” (Lc11-41).
Come comprendere bene cosa davvero significhi?
Quel versetto di Luca 11,41, «Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro», è una frase breve ma densissima.
Gesù la pronuncia in un dialogo teso con i farisei, che lo criticano perché non ha osservato le abluzioni rituali prima del pasto. E la sua risposta è un invito a capovolgere la logica della purezza esteriore, spostandola dentro il cuore.
Proviamo a entrare piano nel senso.
🌿 1️⃣ «Quello che c’è dentro»
Gesù parla di ciò che abita il cuore dell’uomo: pensieri, desideri, intenzioni, affetti.
I farisei si preoccupavano della pulizia delle mani e dei vasi, ma Gesù dice: «Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno?» (Lc 11,40).
Cioè: Dio guarda al cuore.
Non basta che il gesto sia formalmente corretto; deve nascere da una interiorità purificata.
💧 2️⃣ «Date in elemosina quello che c’è dentro»
Questa è l’espressione più enigmatica.
Il verbo “dare in elemosina” (eleēmosynē, in greco) significa letteralmente misericordia, compassione.
Gesù sembra dire: “Non limitatevi a gesti esteriori; donate ciò che avete dentro di voi, la misericordia, la bontà, l’amore.”
In altre parole: fate della vostra interiorità un dono, non un possesso.
Il cuore purificato non è quello che trattiene, ma quello che si dona.
✨ 3️⃣ «E tutto sarà puro»
Quando l’uomo impara a donare dal profondo,
quando la sua bontà nasce da dentro e non da convenzione,
allora tutto diventa puro, perché l’amore trasforma anche i gesti più semplici.
Il male non entra da fuori (come pensavano i riti di purità), ma nasce dal cuore chiuso;
e, allo stesso modo, la purezza nasce dal cuore che ama.
💭 In sintesi
Gesù ci invita a:
non fermarci alle forme esteriori della religione;
lasciare che il cuore diventi sorgente di dono;
vivere la carità non come obbligo, ma come trasparenza dell’amore di Dio in noi.
Dare “in elemosina ciò che c’è dentro” significa allora donare se stessi, lasciando che la misericordia diventi il criterio di ogni gesto.
E in questo modo — dice Gesù — “tutto sarà puro”, perché l’amore purifica ogni cosa che tocca.
Se vuoi, posso aiutarti a trasformare questa spiegazione in un breve testo meditativo o spirituale, adatto per essere letto o condiviso nel tuo canale “Universo interiore piaipier”. Vuoi che lo prepari così?
Facciamo qualche esempio molto pratico relativo alla nostra realtà quotidiana famigliare, in cui noi doniamo ciò che c’è dentro..
In effetti, “dare in elemosina ciò che c’è dentro” non si riferisce solo a gesti religiosi, ma al modo in cui viviamo ogni giorno, specialmente in famiglia, dove i rapporti mettono alla prova la nostra capacità di amare davvero.
Ecco alcuni esempi molto pratici e quotidiani in cui possiamo “donare ciò che c’è dentro”:
💬 1️⃣ Quando scegliamo di non rispondere con durezza
Un familiare ci parla in modo brusco, magari per stanchezza o nervosismo.
Invece di reagire con lo stesso tono, scegliamo di ascoltare in silenzio, di non alimentare la tensione.
In quel momento stiamo donando la pazienza e la misericordia che abbiamo dentro.
Non è debolezza: è un atto di amore che purifica il clima della casa.
❤️ 2️⃣ Quando chiediamo scusa, anche se non siamo i soli ad avere torto
Ammettere un errore, o anche solo dire “mi dispiace se ti ho ferito”, è un modo di aprire il cuore e di dare di sé.
Non stiamo regalando un oggetto, ma un frammento di verità e umiltà.
Questo rende “puro” il rapporto, perché lo libera dal peso dell’orgoglio.
🕊️ 3️⃣ Quando perdoniamo senza che ci venga chiesto
A volte chi ci ha ferito non chiede scusa.
Eppure noi possiamo decidere di non portare rancore, di lasciar andare.
Questo è donare ciò che c’è dentro: la misericordia ricevuta da Dio, che passa attraverso di noi verso chi ci ha fatto del male.
🌼 4️⃣ Quando doniamo tempo, non solo cose
Un genitore che mette da parte il telefono per ascoltare il figlio;
un figlio che fa compagnia a un genitore anziano;
una persona che visita un parente malato anche se ha poco tempo.
In questi gesti si dona la propria attenzione, la propria presenza, la propria interiorità.
È il dono più grande: non oggetti, ma sé stessi.
🙏 5️⃣ Quando trasformiamo la fatica in offerta
Le fatiche domestiche, la cura dei piccoli, il lavoro quotidiano possono diventare “elemosina interiore” se vissute con amore, senza lamento.
Ogni gesto di servizio fatto per amore — anche lavare i piatti o accudire chi è malato — diventa preghiera incarnata.
È donare ciò che c’è dentro, con le mani e con il cuore insieme.
In sintesi:
Dare in elemosina ciò che c’è dentro significa trasformare l’interiorità in dono.
Non solo fare del bene, ma lasciare che la bontà interiore diventi visibile nei gesti più semplici.