26 Gennaio 2022

UMILIAZIONE (sul libro del filosofo Emanuele Franz)

 

“Uno studio veramente affascinante e impegnativo.”  (Noam Chomsky)

 

UMILIAZIONE – Storia della mortificazione nella mistica cristiana dal medioevo ai nostri giorni

del filosofo EMANUELE FRANZ – AUDAX EDITRICE

 

Introduzione di Andrea Bruno Mazzocato – Arcivescovo di Udine

Prefazione di Tobias Fior

Con un saggio di Angelo Floramo

http://www.audaxeditrice.com/index/Audax_homePage.html

 

Si tratta di un immane lavoro storico che copre un arco di tempo di 1000 anni e riguarda la storia delle pratiche penitenziali usate dai santi e dai mistici per l’espropriazione dell’amor proprio e così pervenire alla rivelazione divina.

Scopo di questa trattazione è mostrare come in un arco di tempo che copre un intero millennio si trovi una liturgia mortificatoria identica, una sorta di codice della mistica, tramandato nel silenzio dei monasteri da badessa a badessa, che ha nei secoli garantito il perpetuarsi di una Rivelazione, il conservarsi di una conoscenza soprannaturale.

L’umiliazione era il mezzo pel quale le Sante pervenivano e tramandavano secreti supremi.

Perché, or ora, nell’età contemporanea, tutto ciò è stato sepolto e dimenticato?

 

Emanuele Franz, giovane “filosofo di montagna”, saggista, attore e pooeta, anti-accademico, rilegatore artigianale tradizionalista, “quasi asceta”, editore audace, ideatore di un premio letterario per “non laureati”.

 

 

 

COMMENTO DI PIER ANGELO PIAI

“Mi sento superiore in tutto, anche nell’umiltà” – scrisse il mistico p. Albino Candido nel suo “Diario di un pellegrino Carnico”

Questa frase, buttata là nel suo diario dal monaco friulano, mi pare emblematica per orientare ai particolari contenuti del libro “UMILIAZIONE” di Emanuele Franz.

Leggendolo, mi sono gradualmente reso conto della ricchezza, ma anche della “pericolosità” di quest’opera storica immane che copre un arco di tempo di 1000 anni.

Il sottotitolo è “Storia della mortificazione nella mistica cristiana dal medioevo ai nostri giorni.
L’autore, dopo un’accurata ricerca, prende in considerazione una cinquantina di mistici più o meno noti.

Un lettore odierno fa fatica a razionalizzare e metabolizzare il comportamento di questi mistici che appare piuttosto “stravagante”.

Il titolo di un brano del testo introduttivo dello stesso autore farebbe incuriosire gli odierni studiosi di psicologia: “L’umiliazione come estasi: il piacere dell’umiliazione”. Poi il Franz scrive: “Il distacco da sé, quando si corona nella sua totalità mediante l’umiliazione totale, ovvero l’annichilimento integrale dell’ego, comporta, e questo è inconfutabile, un piacere. Tale piacere, attenzione, non è certamente un piacere dei sensi, non è un piacere immanente, ma trascendente.”

Questa espressione ricorda alcuni testi paolini sull’annichilimento di Cristo: “Umiliò se stesso…” ecc. e richiama indirettamente la teologia della Kenosis elaborata sulla riflessione millenaria relativa all’Incarnazione.

Il comportamento “stravagante” dei mistici che Franz riporta si possono intuire solo alla luce dell’Incarnazione del loro Maestro, Gesù Cristo, che essi amavano alla follia fino all’imitazione.

Avendo come riferimento la frase del mistico carnico p.Albino Candido: “Mi sento superiore in tutto, anche nell’umiltà” è possibile intuire il processo di annichilimento di ogni vero mistico nel tentativo di combattere fino alla morte e l’ardente desiderio di estirpare da sé ogni forma di orgoglio ed ottenere la vera umiltà.

Questa “umiltà” sembra irraggiungibile perché si pone in un orizzonte dinamico in quanto i veri mistici sono consapevoli che l’orgoglio è davvero l’ultimo a morire.
Per questo motivo essi accettano le umiliazioni causate e provocate anche personalmente dall’esterno, (le quali appaiono contro natura), affinché il loro “io” possa dissolversi per attivare in sé la dinamica della kenosis relativa a Gesù Cristo.
Il filo conduttore di questi comportamenti dei mistici è molto sottile perché oscilla tra un celato esibizionismo ed un annichilamento del sé, impossibile da ottenere senza l’aiuto dello Spirito Santo.
L’estasi che spesso accompagna il loro consapevole e desiderato annichilimento sembra una conferma del loro grado di profonda spiritualità che però è molto difficile da discernere, soprattutto oggi alla luce dell’odierna ricerca sulla psichiatria e sulla psicoanalisi.

Per questo motivo penso che il complesso ed anche geniale lavoro di Emanuele Franz sia rilevante perché “controcorrente” e molto coraggioso, in una società così edonista ed accomodante come quella odierna.

 

 

OSSERVAZIONI PERSONALI DI PIER ANGELO PIAI   (Inerenti al contenuto del libro)
Il cammino biologico di ogni uomo (come di ogni essere vivente) ha come freccia direzionale il distacco più doloroso dall’Universo e da se stesso. Nessuno può arrestare il processo di invecchiamento già innescato dal concepimento.
Esso è rappresentato da una curva discendente per il mondo delle apparenze per il quale il declino fisico e psichico è una assurda condanna… ma il rovescio della medaglia, come abbiamo già constatato, è la realtà spirituale, la cui curva ascende in proporzione al distacco ed alla direzione che ogni coscienza dona alla propria volontà. Gesù Cristo, il “logos”, la ragione del creato, Colui che ricapitola tutte le cose, è pieno di riferimenti sul distacco (chi vuol salvare la sua vita la perderà… sforzatevi di entrare per la porta stretta… chi non porta la propria croce… chi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo, ecc.).
Alla fine si è sobbarcato un enorme numero di sofferenze per indicarci fino a dove arriva il distacco dal benessere, dal prestigio, dalla sicurezza, dagli affetti, dalla volontà e dalla vita… tutte le tappe della sua passione sono il coronamento di una vita completamente dedita al distacco… in stretta unione con il Padre che chiama tutti gli esseri alla Sua realtà di “perfetto distaccato” e quindi “Signore” di tutte le cose, affinchè ne divengano la Sua somiglianza.
In questa ottica né vita né morte dovrebbero apparirci assurde. La spirale dovrà completarsi in questa vita terrena con il distacco più incomprensibile: con ciò che noi chiamiamo morte (e che in effetti è morte per la mentalità del mondo abituata alle apparenze, in quanto scompare e si dissolve ogni apparente unità); la morte è invece vera vita in Colui che I’ha donata perché lo spirito si libra “autocreato” al di sopra di ogni datità e vive una nuova dimensione nel seno di Dio al quale ha riposto ogni volontà.
In questo senso il Regno dei Cieli che già si trovava in nuce nell’infanzia della nostra vita terrena è una dolce “Signoria” che partecipa di quella divina, mentre la coscienza rigenerata continuamente si inoltrerà nell’infinito mistero della Fucina Trinitaria a cui da sempre l’umanità è finalizzata. “Il trono di Dio e dell’agnello sarà in mezzo a lei e i suoi servi lo adoreranno; vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome sulla fronte. Non vi sarà più notte e non avranno più bisogno di luce e di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli”
Per approfondimenti:
https://www.riflessioni.it/cristianesimo/spirale-trinitaria.htm