Festa di TUTTI I SANTI –

Ap 7,2-4. 9-14 – Rom 8,28-39 – Mt 5, 1-12

 

Festa di Tutti i Santi, di coloro che hanno avuto fame di giustizia, di amore, di pace, che hanno sognato cieli nuovi e terra nuova. Festa dei santi familiari che hanno vissuto al nostro fianco e ci hanno insegnato il mestiere di vivere e l’arte di amare.

 

Omelia

Beati, ripetuto per nove volte… Al cuore del vangelo Gesù mette un Dio che si prende cura della gioia dell’uomo: Dio regala vita a chi produce amore.

Con la sorpresa che non sono beati i migliori, i più santi, i più devoti, i più intelligenti tra noi. Gesù si è rivolto a malati e pubblicani, a rocce che poi si sono sbriciolate come Pietro, si è rivolto a gente dalla spada facile e dalla bugia pronta, a una donna che aveva sette demoni in corpo, a pescatori senza cultura, a bambini, cioè a povera gente, come me, come noi. Per liberarli e farli fiorire.

Allora capisco questo: che il Paradiso non è pieno di santi,

ma di peccatori perdonati, di gente proprio come me.

Che tento di assomigliare a Cristo, che possiede il segreto per vivere meglio.

Le beatitudini sono la bella notizia che i somiglianti a Cristo vivono meglio e umanizzano il mondo.

Gandhi le definiva le parole più alte che l’umanità abbia ascoltate, e senti ogni volta la nostalgia prepotente di un mondo fatto di bontà e di giustizia, di onestà, di occhi limpidi, incapaci di fare del male.

I somiglianti a Dio, perché le beatitudini sono tratti del volto di Gesù, i somiglianti a Gesù rendono più bella la vita, più umana la storia.

Sono i poveri i pilastri segreti della terra;

gli occhi puri e giusti sono i legislatori nascosti della storia,

che non valgono niente agli occhi impuri del mondo,

e quelli che hanno il cuore bambino, i tessitori segreti della pace.

La parola beatitudine è un termine un po’ evanescente e pallido. Ma nella Bibbia “Beato” indica qualcosa di molto bello: non un generico essere contento, gioioso, soddisfatto. Ma qualcosa d’altro che capiamo dalla prima parola del primo salmo, che comincia così: beato l’uomo.

Ma quale uomo? l’uomo che cammina nella via dei gisuti… Allora beato si dovrebbe tradurre con: in piedi, in cammino, avanti, voi poveri, Dio cammina e lotta con voi.

In piedi quanti amate la pace; avanti, non fermatevi, Dio è qui, sulla vostra strada, e cammina con voi.

Alzatevi, voi che siete senza violenza, la terra sarà vostra.

Avanti quelli che amano la giustizia, è un pane buono.

Sono parole che ti portano al cuore delle relazioni umane. Ed è una sorpresa che Gesù, in queste nove parole, non si riferisca mai a comportamenti che noi chiamiamo religiosi, al nostro rapporto con Dio. Non dice beati quelli che pregano molto, i molto devoti, i frequentatori assidui di chiese.

Ma sono i poveri, gli affamati, i misericordiosi, quelli delle lacrime, quelli della pace e della non violenza. Sono atteggiamenti umani, è la santità delle case, delle strade, della vita quotidiana. Lungo questi comportamenti Dio viene e innesta la sua vita, e innesta eternità e gioia. Dio regala gioia a chi produce amore.

Allora riprendiamoci i santi. Che non sono quelli che fanno miracoli, i taumaturghi, gli asceti del no, ma gli uomini dalla vita intensa, che hanno dato qualcosa, un po’, o molto alla vita. Che non hanno fatto cose straordinarie, ma si sono appassionati per la trasparenza del cuore, e si sono presi cura della giustizia, della pace, della felicità di qualcuno.

Non dei campioni, degli eroi duri e puri, o realizzatori di grandi opere. Gesù ha canonizzato una povera vedova che aveva offerto due spiccioli per il tempio, un niente ma pieno di cuore. E io mi sento dalla sua parte, in comunione con lei.

Nel Credo diremo: credo la comunione dei santi…

C’è nella storia, e la conosciamo bene, una comunione dei malvagi che si spalleggiano tra loro; una rete di violenti e corrotti che umilia, offende, inquina la nostra terra.

Noi la riconosciamo, ma non crediamo in essa, non le accordiamo fiducia. Sappiamo che i potenti, i forti, i ricchi dominano nel mondo, ma non crediamo in loro.

Crediamo invece nella comunione dei santi, nei buoni che fanno rete tra loro e che, senza neppure saperlo, sostengono il mondo.

Crediamo nella solidarietà dei buoni, degli onesti, dei miti, dei generosi, in questo legame umile e fortissimo che si oppone alla rete dei violenti e dei corrotti. E che con piccoli gesti rammendano il tessuto continuamente lacerato del mondo.

Io credo che l’umanità è comunione, credo che in ognuno c’è l’orma di ognuno, che i valori si salvano insieme.

Credo che anche il più piccolo pensiero di pace pensato nella grotta più nascosta, o nel segreto della tua camera, non resta senza effetto,

così come il bicchiere d’acqua fresca, il quasi niente dato ai piccoli, al quasi niente dell’umanità, non resta senza frutto nel cielo e nella terra.

Credo nella comunione:

Le mie braccia aperte sono appena l’inizio del cerchio

che un amore più vasto compirà (Margherita Guidacci).

Ognuno è inviato alla terra come braccia aperte, punto lucente di un vasto cerchio d’amore, anello d’oro del tempo e dell’eterno.

La fede cristiana è fidarsi, affidarsi, fondarsi sulla loro bontà, credendo che è una forza storica più forte della cattiveria!

Credendo che il bene è più forte del male, che la luce è più forte del buio, che la purezza è più umana della volgarità, la pace più umana della guerra, la giustizia migliore dello sfruttamento per denaro.

Che la vita ha senso, il suo senso è positivo, questo senso non avrà mai fine. Altrimenti perché varrebbe la pena vivere e lottare e credere?

Credo nella forza invincibile dei giusti e dei miti, e la mia fede si rafforza nella comunione con chi ha più fede di me, la mia purezza si fa più pulita nella comunione con chi ha occhi più limpidi dei miei. Qui nel tempo e poi nell’eterno, santi e peccatori si tengono per mano e i santi trascinano gli altri in alto, su, verso la vita.

E se non avremo molto da offrire al Signore nell’ultimo giorno, ci presenteremo a lui come mendicanti, ricchi solo di lacrime. E credo, so che sentirò venire dalla bocca di Dio parole come queste:

Vieni figlio, il tuo desiderio di amore era già amore.

Vieni figlio, sognatore, devoto, vagabondo, poco importa, vieni.

E se anche hai infranto mille volte le tue promesse, vieni.

Vieni, nonostante tutto, vieni,

con i tuoi tesori in vasi di argilla,

con i tuoi gesti pieni di cuore,

con le tue lacrime raccolte ad una ad una, vieni!

Nulla mai più ti separerà dall’amore.

 

 

PREGHIERA alla comunione

 

Signore, tu che regali gioia

a chi produce amore,

tu non convochi eroi nella tua casa,

ma uomini e donne veri,

e, qualche volta, lo sono anch’io.

Fammi restare davanti a te, vero come un bambino,

a mani aperte, a cuore aperto, con fame di abbracci.

Donami occhi puri che ti sappiano vedere

nel sorriso e nella croce, nei colori dell’autunno

nel piccolo animale e nel tappeto di galassie su cui cammini.

Donami orecchi attenti che ti ascoltino

nel silenzio e nell’orchestra di tutto il creato,

nelle lacrime dei fratelli.

La tua voce, Signore, fammi sentire,

la tua voce che sussurra:

Vieni, chiunque tu sia, così come sei

sognatore, devoto, vagabondo, vieni.

Il tuo desiderio di amore era già amore.

Vieni, adesso nulla ti separerà mai più

dall’amore di Dio.

 

p. Ermes Ronchi