[embedyt] https://www.youtube.com/watch?v=-qYMVUQ9Z-g[/embedyt]

 

XXIII DOMENICA – Anno A

 

a cura di p. Ermes Ronchi

Ez 33, 7-9 – Rm 13, 8-10 – Mt 18, 15 20

 

Tutto comincia quando ci sentiamo debitori, dice Paolo;

quando ci sentiamo custodi, dice il Profeta; nomi belli dell’uomo…

e un terzo nome nel vangelo: i riconciliatori, che cercano tenacemente per una, due, tre, quattro volte le strade della comunione.

Nomi che mi ricordano il debito di esistere, e tutti coloro che mi hanno insegnato il mestiere di vivere, trasmettendo cultura e bellezza;

debitori di genitori, marito o moglie, di chi ci vuole bene ci dà un motivo per vivere…

e poi di madre terra, e infine debitori verso Dio.

Ora i debiti non sono un peso motivi per essere grati e per ringraziare.

 

Omelia

Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro…

Nel mio nome… Il nome di Gesù? Il suo nome è passione d’amare, giustizia e pace, mitezza, limpido cuore, il nome di Gesù è: fratello!

Nel mio nome vuol dire: quando due o tre sono riuniti per pregare, certamente, ma non solo;

quando due persone vivono un legame secondo vangelo, allora Dio è lì.

Quando due si guardano con bontà e verità lì c’è Dio;

Quando un uomo e una donna dicono l’uno all’altra ‘io sono in debito con te, mi hai dato tanto’, lì c’è Dio;

Quando un genitore e un figlio, o due amici si ascoltano con amore vigile lì c’è Dio;

Quando hai fame e sete di giustizia e di pace, per te e per gli altri, lì c’è Dio.

Lì c’è Cristo, volto alto e puro dell’uomo, punto focale dei desideri, fluire profondo di vita, fuoco, creazione, illuminazione.

Quando in mille modi diversi un io e un tu diventano un noi, il legame che si crea è la porta di Dio, il sentiero umile e fortissimo del Regno.

Allora, nel cuore della vita, reale e spirituale coincidono.

 

Se tuo fratello commetterà una colpa contro di te, vai e ammoniscilo”. Dio è un vento di comunione che ci sospinge gli uni verso gli altri. Ma la portata scandalosa del perdono e della riconciliazione, ciò che va contro tutti i nostri istinti, sta nel fatto che è la vittima che deve convertirsi, non a colui che ha offeso, ma a colui che ha subito l’offesa è chiesto di iniziare il cammino. Dio sa quanto è difficile, eppure il vangelo assicura che è una possibilità offerta all’uomo, per un futuro risanato.

Il perdono è la de-creazione del male (R. Panikkar), perché rattoppa incessantemente il tessuto continuamente lacerato delle nostre relazioni.

Ma che cosa mi autorizza a intervenire nella vita dell’altro? La ragione è tutta in una parola: fratello, se tuo fratello….

Solo se porti la speranza e la gioia dell’altro, solo se hai assaporato l’amaro delle sue lacrime, solo allora sei autorizzato a intervenire. Altrimenti non intervenire, sarebbe solo una forma di aggressione.

Chi ci ama ci sa rimproverare, chi non ci ama sa solo ferire o adulare.

Ci autorizza non la voglia di aggiustare il mondo, di mettere tutte le cose a posto, o la furia giustizialista, ma la cura, la custodia dice Ezechiele: io ci tengo a te.

Dopo aver così interrogato il cuore, tu va’ e parla, tu fa il primo passo, non chiuderti in un silenzio ostile, non fare l’offeso, ma sii tu a riallacciare la relazione. Lontano dalle scene, nel cuore della vita, tutto inizia dal mattoncino elementare di tutta la realtà, il rapporto io-tu.

Se ti ascolta, avrai guadagnato tuo fratello. Verbo stupendo: guadagnare un fratello. C’è gente che guadagna soldi, gente che guadagna stima o potere, e poi c’è gente che guadagna fratelli.

Il fratello è un guadagno, un tesoro per te e per il mondo, un talento per la chiesa e la storia. Investire in questo modo, investire in fraternità è l’unica politica economica che produce vera crescita.

E alla fine del percorso tracciato da Gesù, una frase da capire bene: se non ascolta neppure i testimoni, neppure la comunità, quel fratello sia per te come il pagano e il pubblicano.

Sia un escluso, uno scarto, un rifiuto? No.

Con lui farai come Gesù, che siede a mensa con i pubblicani e discute di pane e briciole con la donna pagana; ricomincerai anche tu, con paziente fiducia, ad annunciare la bella notizia della tenerezza di un Dio chino su ciascuno dei suoi figli.

Il profeta ha detto: “Noi tutti siamo responsabili della vita e della morte di nostro fratello”. A Dio che gli chiede dove è Abele, Caino risponde: “Sono forse io il custode di mio fratello?”. La replica è chiara: Sì, tu sei il custode. Tutta la Bibbia risponde: Sì, tu sei il custode di molti fratelli. Ezechiele dice: “Tu sei sentinella di tuo fratello”.

Neppure Abele è esentato: alla fine Dio non chiederà a Caino: “cosa hai fatto di tuo fratello?” Ma chiederà ad Abele, e alle vittime: “Tu cosa hai fatto di tuo fratello Caino? L’hai perdonato? Ti sei riconciliato?”

Solo allora il mondo sarà davvero di Dio.

Il versetto dell’alleluia: Dio ha riconciliato il mondo affidando a noi la parola della riconciliazione A noi è affidata, alle nostre mani, dipende dalle mie scelte.

Nelle mia mani, il perdono non è un istinto è una decisione.

Un detto rabbinico molto bello: “Se io non rispondo di me, chi lo farà al posto mio? Ma se io rispondo solo di me, sono ancora io?”

Allora tutto quello che legherete sulla terra, tutto ciò che scioglierete quaggiù lo sarà anche in cielo… Il potere di sciogliere e legare non ha nulla di giuridico, Gesù non parla da giurista mai. Consiste piuttosto nel mandato fondamentale di tessere nel mondo strutture di riconciliazione. “Il potere di perdonare il male non è il potere giuridico dell’assoluzione, è il potere di diventare una presenza trasfigurante anche nelle esperienze più squallide, più impure, più alterate dell’uomo” (Don Michele Do).

È il potere conferito a tutti i fratelli di diventare presenza che de-crea il male, con gesti che vengono da Dio: perdonare i nemici, trasfigurare il dolore, immedesimarsi nel prossimo: è l’eternità che si insinua nell’istante, l’istante che si apre sull’eterno.

Ciò che avete riunito, riconciliato attorno a voi, le persone, gli affetti, le speranze lo ritroverete nel cielo.

Ciò che avete liberato attorno a voi di energie, di vita nuova, di audacia, di sorrisi non sarà più dimenticato, è storia santa.

Ciò che scioglierete avrà libertà per sempre, ciò che unirete avrà comunione per sempre.

Il credente sa che, per la Risurrezione di Cristo, ormai “non va perduta nessuna delle sue sincere preoccupazioni per gli altri.

Non va perduto nessun atto d’amore,

non va perduta nessuna generosa fatica,

non va perduta nessuna dolorosa pazienza.

Tutto ciò circola attraverso il mondo, circola come una forza di vita” (E G 278).

E porterà frutto, certamente. Se non qui, altrove.

Se non oggi, in un terzo giorno che certamente verrà.

La Risurrezione del Signore non si lascia sgomentare, non si ritira, “ha già penetrato la trama nascosta di questa storia”(278).

 

Preghiera

Tu sei qui, Signore, vento che sospinge alla comunione.

Tu sei in me, tu sei fra noi, riuniti qui nel tuo nome.

mi chiedi non di giudicare il mondo ma di amarlo,

di non ergermi a maestro di verità ma di diventare fratello,

di non accusare nessuno ma di riconciliarmi con tutti,

non di allontanarmi dagli altri quando mi appaiono sbagliati

ma di essere loro custode, sentinella, angelo.

Ora Tu sei qui fra noi, Tu sì fratello di ognuno,

sorgente di uno stellato fiume in cui ci fai navigare

verso un Regno di incontri e di creature riconciliate.

Tu sei qui per dare eternità

a tutto ciò che di più bello abbiamo seminato nel mondo,

a ciò che abbiamo liberato,

a ciò che abbiamo riconciliato.

Tu sei qui, fa’ che la nostra Chiesa

sia il luogo dove si respira la gioia per chi è stato ritrovato,

la passione per chi si è smarrito,

il dolore per chi è perseguitato.

Tu sei qui, resta con noi e con quanti amiamo

nel tempo e nell’eternità. Amen

 

Mettiamoci dalla parte di chi deve essere corretto, Dio sa quanto è difficile lasciarmi criticare o contestare. Facciamocele dire le cose, ci aiuta. Almeno a non perseverare nei nostri atti autodistruttivi