[embedyt] https://www.youtube.com/watch?v=64vMdCGR2YE[/embedyt]

Di cosa si occupa la Psicologia? In particolare del funzionamento della mente, del comportamento osservabile e della personalità.
La subacquea è una attività di esplorazione nella quale convergono sia la “tecnica” sia il desiderio di contatto intimo con il mare, con la natura.
Anche nell’immersione subacquea intervengono fattori psicologici, legati anche a come l’immersione può essere percepita. Barluzzi, ne “L’istruttore subacqueo” edito nel
1998, illustra che rimozione, proiezione e razionalizzazione sono i principali meccanismi di difesa che si evidenziano in un contesto di immersione. Questo autore sottolinea che durante
le fasi della formazione del subacqueo occorre dunque insegnare e incentivare l’autodiagnosi, cioè la conoscenza e l’interpretazione, dei segnali di ansia e disagio, mediante:
– il miglioramento della capacità sensopercettive e motorie;
– l’applicazione di tecniche di rilassamento e concentrazione;
– l’affermazione e il mantenimento di un ambiente psicologicamente accogliente, corretto e
cordiale;
– l’instaurarsi di giusti rapporti basati sulla fiducia e sull’autenticità (mai sulla dipendenza);
– il mantenimento di un’elevata motivazione su fattori quali autostima, autovalutazione e
autocontrollo.
Tenendo conto di queste premesse, una indagine esplorativa sul campo in collaborazione con l’Università di Trieste, il club subacqueo “La Triblù – The Blue Tribe Scuba Team”, con sede a Bressa di Campoformido (UD) (figura 1) e guidata da Daniele Casoni con la collaborazione del Dott. Agostini Tiziano, il Dott. Mauro Murgia, il Dott. Fabrizio Sors del dipartimento di
Psicologia, ha messo in atto l’applicazione di tecniche dello Yoga e della Psicologia dello Sport nella subacquea con AutoRespiratore ad Aria (ARA) con il fine di esplorarne gli effetti e verificare eventuali modifiche della “tensione” nel subacqueo.

Figura 1: logo de La Triblù – The Blue Tribe Scuba Team, centro di formazione subacquea ASISUB/CMAS.

Si può pensare anche a un disegno che mira alla prevenzione degli incidenti dato che le statistiche del DAN (Dive Alert Network) già nel 1999 e dell’Università del Rhode Island sostengono che il panico abbia causato il 20-30 percento degli incidenti mortali oltre ad essere la prima causa di morte nelle attvità subacquee. All’indagine esplorativa sul campo si sono resi disponibili undici partecipanti di diversa esperienza subacquea (si parla di partecipanti con meno di cinque immersioni fino ad arrivare a più di un migliaio).

Il campione, molto eterogeneo, ha comunque in un fine settimana effettuato tre immersioni ricevendo tre stimoli diversi – uno ad immersione – prima di scendere in acqua.
Questi stimoli consistevano in 1) una respirazione già impiegata in apnea e di derivazione dallo Yoga Pranayama – lo Yoga del respiro – denominata “Ida Nadi Sodhana”
(traducibile come “respirazione a narice alternata” (figura 2) 2) l’ascolto di un cuore che batteva a sessanta battiti al minuto che fa oltretutto parte di una tecnica della Psicologia dello Sport denominata “Biofeedback di Secondo Ordine” 3) uno stimolo neutro quale una croce disegnata su un foglio che i partecipanti hanno osservato per qualche minuto.
Arrivati sul sito di immersione i partecipanti compilavano subito il test che è stato impiegato in questo disegno sperimentale: il BRUMS (BRUnel Mood Scale) il quale copre
varie aree: fatica, vigore, depressione, rabbia, confusione, tensione; ricevevano lo stimolo, ricompilavano il test ed effettuavano l’immersione. Al termine di quest’ultima ricompilavano il test.

Figura 2: la respirazione Ida Nadhi Sodhana

Per ogni immersione risultavano compilati, quindi, tre test a soggetto in momenti diversi. La condizione prima di ricevere lo stimolo è stata denominata CONDIZIONE PRE,
la condizione in cui il test BRUMS è stato compilato dopo lo stimolo è stata denominata CONDIZIONE POST, la condizione di compilazione dopo l’immersione è stata nominata
CONDIZIONE POST POST. Le varie condizioni sono state analizzate statisticamente. Non è emersa una differenza particolare tra tre le condizioni di sperimentazione (pare non esserci
differenza o effetto dei tre diversi stimoli nei subacquei). Tenendo conto dell’eterogeintà del campione e del numero esiguo, è possibile che con un campione più ampio comprendente
partecipanti con brevetti e numero di immersioni simili, che effettuano un numero di immersioni più elevato in un possibile disegno futuro, i risultati possano variare. Inoltre, test
quali lo STAI di Spielgerg o il CAS di Thyer possono essere indicati per un disegno simile a questo.
Tuttavia è emerso un abbassamento della tensione dovuta al “tempo”. La tensione era più bassa nella terza immersione rispetto alla immersione due e alla immersione uno. Inoltre
la tensione risultava più bassa nella condizione POST POST (dopo l’immersione) rispetto alla condizione PRE (prima dell’entrata in acqua).
Otto partecipanti su undici hanno definito lo Yoga Pranayama e il Biofeedback di Secondo Ordine “utili e importanti” nel contesto dell’immersione con l’AutoRespiratore ad
Aria; in particolare questi otto hanno definito “importante” la respirazione Ida Nadhi Sodhana poichè legata al respiro, il quale a sua volta si lega alle attività subacquee.

Sei partecipanti hanno definito il Biofeedback di Secondo Ordine come “potente”: l’ascolto del cuore ha portato tre partecipanti ad addormentarsi. Alcuni partecipanti hanno impiegato in
occasioni successive sia il Biofeedback di Secondo Ordine sia la respirazione Ida Nadhi Sodana. In particolare un partecipante ha specificato che da quando ha usato in maniera
prolungata sia nel contesto di immersione subacquea sia in piscina a bordo vasca la respirazione Ida Nadhi Sodhana, non ha più provato panico. Inoltre questo tipo di
respirazione pare abbia una alta valenza ecologica visto che non richiede “attrezzature” per essere usufruita.
Questa è stata inoltre la prima volta in cui queste tecniche sono state impiegate nel contesto di una immersione subacquea. È possibile aspettarsi risvolti futuri tenendo conto
che queste tecniche si mostrano come “risorse” per chi va in acqua dato che, una volta conosciute, possono essere impiegate a discrezione del subacqueo per favorire la sua
sicurezza e benessere, obiettivo, tra l’altro, di questa indagine esplorativa sul campo.