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Il Vangelo a cura di Ermes Ronchi

II Domenica di Quaresima – Anno C
Marzo 2019
Pregare trasforma in ciò che si contempla

Vangelo – Luca 9,28-36
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. […]

Commento di Padre Ermes Ronchi

Salì con loro sopra un monte a pregare. La montagna è la terra che si fa verticale, la più vicina al cielo, dove posano i piedi di Dio, dice Amos. I monti sono indici puntati verso il mistero e la profondità del cosmo, verso l’infinito, sono la terra che penetra nel cielo.
Gesù vi sale per pregare. La preghiera è appunto penetrare nel cuore di luce di Dio. E scoprire che siamo tutti mendicanti di luce. Secondo una parabola ebraica, Adamo in principio era rivestito da una pelle di luce, era il suo confine di cielo. Poi, dopo il peccato, la tunica di luce fu ricoperta da una tunica di pelle. Quando verrà il Messia la tunica di luce affiorerà di nuovo da dentro l’uomo finalmente nato, “dato alla luce”.
Mentre pregava il suo volto cambiò di aspetto. Pregare trasforma: tu diventi ciò che contempli, ciò che ascolti, ciò che ami, diventi come Colui che preghi. Parola di Salmo: «Guardate a Dio e sarete raggianti!» (Sal 34,6). Guardano i tre discepoli, si emozionano, sono storditi, hanno potuto gettare uno sguardo sull’abisso di Dio. Un Dio da godere, un Dio da stupirsene, e che in ogni figlio ha seminato una grande bellezza.
Rabbì, che bello essere qui! Facciamo tre capanne. Sono sotto il sole di Dio e l’entusiasmo di Pietro, la sua esclamazione stupita – che bello! – Ci fanno capire che la fede per essere pane, per essere vigorosa, deve discendere da uno stupore, da un innamoramento, da un “che bello!” gridato a pieno cuore. È bello stare qui. Qui siamo di casa, altrove siamo sempre fuori posto; altrove non è bello, qui è apparsa la bellezza di Dio e quella del volto alto e puro dell’uomo. Allora «dovremmo far slittare il significato di tutta la catechesi, di tutta la morale, di tutta la fede: smetterla di dire che la fede è cosa giusta, santa, doverosa (e mortalmente noiosa aggiungono molti) e cominciare a dire un’altra cosa: Dio è bellissimo» (H.U. von Balthasar).
Ma come tutte le cose belle, la visione non fu che la freccia di un attimo: viene una nube, e dalla nube una voce. Due sole volte il Padre parla nel Vangelo: al Battesimo e sul Monte. Per dire: è il mio figlio, lo amo. Ora aggiunge un comando nuovo: ascoltatelo. Il Padre prende la parola, ma per scomparire dietro la parola del Figlio: ascoltate Lui. La religione giudaico-cristiana si fonda sull’ascolto e non sulla visione.
Sali sul monte per vedere il Volto e sei rimandato all’ascolto della Voce. Scendi dal monte e ti rimane nella memoria l’eco dell’ultima parola: Ascoltatelo.
Il mistero di Dio è ormai tutto dentro Gesù, la Voce diventata Volto, il visibile parlare del Padre; dentro Gesù: bellezza del vivere nascosta, come una goccia di luce, nel cuore vivo di tutte le cose.

(Letture: Genesi 15,5-12.17-18; Salmo 26; Filippesi 3,17- 4,1; Luca 9,28-36)

http://www.smariadelcengio.it/fra-ermes-ronchi-comunica/27082/commento-al-vangelo-domenica-17-marzo-p-ermes-pregare-trasforma-in-cio-che-si-contempla/

 

 

 

 

 

Il Vangelo – a cura di Ermes Ronchi

L’ineffabile luce di Dio per noi mendicanti di senso

II Domenica di Quaresima – Anno B

Vangelo – Marco 9,2-10

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. […]

La Quaresima ci sorprende con il Vangelo della Trasfigurazione, pieno di sole e di luce, che mette ali alla nostra speranza. Una pagina di teologia per immagini: si tratta di vedere Gesù come il sole della nostra vita, e la nostra vita muoversi sotto il sole di Dio. Gesù chiama di nuovo con sé i primi chiamati: tutto è narrato dal punto di vista dei discepoli, di ciò che accade loro, del percorso che loro e noi possiamo compiere per giungere a godere la bellezza della luce. Li porta su di un alto monte e fu trasfigurato davanti a loro: i monti nella Bibbia sono dimora di Dio, ma offrono anche la possibilità di uno sguardo nuovo sul mondo, colto da una nuova angolatura, osservato dall’alto, da un punto di vista inedito, il punto di vista di Dio.

La nostra comprensione, la nostra intelligenza, la nostra luce non ci bastano, le cose attorno a noi non sono chiare, la storia e i sentieri del futuro per nulla evidenti. Come Pietro e i suoi due compagni, anche noi siamo mendicanti di luce, mendicanti di senso e di cielo. E la fede che cerchiamo è «visione nuova delle cose» (G. Vannucci), «vedere il mondo in altra luce» (M. Zambrano).

Pietro ci apre la strada con la sua esclamazione straordinaria: maestro che bello qui! E vorrei, balbettando come il primo dei discepoli, dire che anch’io ho sfiorato, qualche volta almeno, la bellezza del credere. Che anche per me credere è stato acquisire bellezza del vivere. La fede viva discende da uno stupore, da un innamoramento, da un «che bello!» che trema negli occhi e nella voce. La forza del cuore di Pietro è la scoperta della bellezza di Gesù, da lì viene la spinta ad agire (facciamo, qui, subito…). Succede anche a me: la vita non avanza per ordini o divieti, ma per una seduzione. E la seduzione nasce da una bellezza, almeno intravista, anche se per poco, anche solo la freccia di un istante: il volto bello di Gesù, sguardo gettato sull’abisso di Dio. Guardano i tre, si emozionano, sono storditi: davanti a loro si è aperta la rivelazione stupenda di un Dio luminoso, bello, solare. Un Dio da godere, un Dio da stupirsene. E che in ogni figlio ha seminato la sua grande bellezza.

Venne dal cielo una nube, e dalla nube una voce: ascoltate lui. Gesù è la Voce diventata volto. Il mistero di Dio è ormai tutto dentro Gesù. E per noi cercatori di luce è tracciata la strada maestra: ascoltatelo, dare tempo e cuore alla Parola, fino a che diventi carne e vita. E poi seguirlo, amando le cose che lui amava, preferendo coloro che lui preferiva, rifiutando ciò che lui rifiutava. Allora vedremo la goccia di luce nascosta nel cuore vivo di tutte le cose, vedremo un germoglio di luce spuntare e arrampicarsi in noi.

(Letture: Genesi 22,1-2.9.10-13.15-18; Salmo 115; Romani 8,31-34; Marco 9,2-10)

 

 

https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/l-ineffabile-luce-di-dio-per-noi-mendicanti-di-senso?utm_content=buffer483d5&utm_medium=social&utm_source=twitter.com&utm_campaign=buffer

https://buff.ly/2EUkXWA

 

 

Il Vangelo a cura di Ermes Ronchi

Trasfigurazione del Signore
Anno A – 2017
L’uomo, icona di Cristo dipinta lungo una vita

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete» […]. Matteo 17,1-9

Commento di p. Ermes Ronchi
«Un fiore di luce nel nostro deserto» (Turoldo), così appare il volto di Cristo sul Tabor. Ed è il volto ultimo e alto dell’uomo. In principio, in ogni uomo è stato posto non un cuore d’ombra, ma un seme di luce, sepolto in noi come nostro volto segreto.
Gesù prende con sé Pietro e Giovanni e Giacomo, i primi chiamati, e li porta con sé, su un alto monte. Li conduce là dove la terra s’innalza nella luce, dove è la nascita delle acque che fecondano ogni vita.

Il suo volto brillò come il sole: il volto è come la grafia del cuore, la sua espressione. Il volto alto dell’uomo è comprensibile solo a partire da Gesù. Ogni uomo abita la terra come un’icona di Cristo incompiuta, che viene dipinta progressivamente lungo l’intera esistenza su un fondo d’oro già presente dall’inizio e che è la somiglianza con Dio. Ogni Adamo è una luce custodita in un guscio di fango.

Vivere altro non è che la fatica aspra e gioiosa di liberare tutta la luminosità e la bellezza sepolte in noi.

E le sue vesti divennero bianche come la luce: la gloria è così eccessiva che non si ferma al volto, neppure al corpo intero, ma tracima verso l’esterno e cattura la materia degli abiti e la trasfigura. Se la veste è luminosa sopra ogni possibilità umana, quale sarà la bellezza del corpo?
Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia: Mosè sceso dal Sinai con il volto imbevuto di luce e di vento, Elia rapito in un carro di fuoco e di luce.

Allora, Pietro, stordito e sedotto da ciò che vede, balbetta:
È bello per noi essere qui. Stare qui, davanti a questo volto, che è l’unico luogo dove possiamo vivere e sostare. Qui siamo di casa, altrove siamo sempre fuori posto. Altrove non è bello, e possiamo solo pellegrinare, non stare. Qui è la nostra identità, abitare anche noi una luce, una luce che è dentro la nostra creta e che è il nostro futuro.
Non c’è fede viva e vera che non discenda da uno stupore, da un innamoramento, da un: che bello! Gridato a pieno cuore, come Pietro sul Tabor.

Ma come tutte le cose belle la visione non fu che la freccia di un attimo: e una nube luminosa li coprì con la sua ombra.
Venne una voce: quel Dio che non ha volto, ha invece una voce. Gesù è la Voce diventata Volto. Il Padre prende la parola, ma per scomparire dietro la parola di suo Figlio: ascoltate Lui. Fede fatta d’ascolto: sali sul monte per vedere, e sei rimandato all’ascolto. Scendi dal monte, e ti rimane nella memoria l’eco dell’ultima parola: Ascoltatelo.
La visione del volto cede all’ascolto del volto. Il mistero di Dio è ormai tutto dentro Gesù. Così come anche il mistero dell’uomo. Quel volto parla, e nell’ascolto diventiamo come lui, anche noi imbevuti di cielo.

(Letture: Deuteronomio 7,9-10.13-14; Salmo 96; 2 Pietro 1,16-19; Matteo 17,1-9)

https://buff.ly/2wsHxRg

https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/l-uomo-icona-di-cristo-dipinta-lungo-una-vita

http://www.cercoiltuovolto.it/p-ermes-ronchi/

Il suo volto brillò come il sole:
il volto è come la grafia del cuore, la sua espressione.
Il volto alto dell’uomo è comprensibile
solo a partire da Gesù.
Ogni uomo abita la terra
come un’icona di Cristo incompiuta,
che viene dipinta progressivamente
lungo l’intera esistenza su un fondo d’oro
già presente dall’inizio
e che è la somiglianza con Dio.
Ogni Adamo è una luce
custodita in un guscio di fango.

… La visione del volto cede all’ascolto del volto.
Il mistero di Dio è ormai tutto dentro Gesù. Così come anche il mistero dell’uomo.
Quel volto parla, e nell’ascolto diventiamo come lui, anche noi imbevuti di cielo.

– Ermes Ronchi – (Trasfigurazione del Signore)

https://buff.ly/2wsHxRg
 

 

II domenica di quaresima(Mt 17, 1-9)

(a cura di p. Ermes Ronchi)

La quaresima ci sorprende, ci spiazza con un vangelo pieno di sole e di luce, che mette energia, dona ali alla nostra speranza.

Gesù prese con sé tre discepoli e salì su di un alto monte. I monti sono come indici puntati verso il mistero e le profondità del cosmo, raccontano che la vita è un ascendere verso più luce, più cielo: e là si trasfigurò davanti a loro, il suo volto brillò come il sole.

Non è che Gesù si toglie la maschera Gesù, e mostra chi è davvero, ma indica un percorso, una esperienza possibile anche a noi.

Guardiamo Pietro e la sua esclamazione stupita: è bello qui, è bellissimo, non andiamo via… gli occhi sgranati come bambino… è bello, ma non è definitivo.

Può essere successo anche a noi in una giornata particolare, un pellegrinaggio, un ritiro, o in montagna, o nell’abbraccio amoroso con la persona che si ama, momenti di gioia pura, momenti perfetti, in cui fai l’esperienza che così dovrebbe essere Dio,

ti pare di aver potuto sbriciare per un attimo dentro il Regno.

Eppure non è la condizione definitiva, c’è un cammino da percorrere, talvolta un deserto, certamente una pianura alla quale ritornare.

Dei giovani chiesero un giorno al card Marini: “padre, quando partecipiamo a un momento forte, una preghiera intensa, a un ritiro bello, ci sentiamo carichi e pronti, c’è entusiasmo. Poi si torna a casa e pian piano quella energia, quel sentimento si spegne. Come si può fare per mantenere acceso il cuore, più a lungo?”

Il cardinale rispose così: non sempre si può avere l’incandescenza del cuore, ma sempre possiamo avere la memoria dell’incandescenza. Si può rivivere il ricordo di quei momenti.

Noi tutti abbiamo archivi interiori colmi di momenti belli, ma che non sappiamo sfruttare, non sappiamo gustare la nostra storia, trascuriamo le nostre piccole trasfigurazioni. Abbiamo vissuto fatti e persone, parole e gesti bellissimi, che però abbandoniamo, lasciamo languire nella memoria, fino a che si dissolvono e scompaiono.

La più bella penitenza che io ho ricevuto andando a confessarmi? Adesso fermati un momento, cerca dentro di te quale è stata la gioia più bella che hai provato in questo mese, la tiri fuori, la rivivi davanti a Dio e lo ringrazi…

Dobbiamo imparare da santa Maria: per due volte è detto che custodiva e meditava tutto ciò che le era accaduto: angeli e pastori, Giuseppe e i magi, quel dodicenne ribelle…e cercava il filo d’oro che tutto avrebbe cucito insieme e spiegato.

È quello che accade per i tre apostoli sul monte: quella visione dovrà restare viva e pronta nel cuore. Gesù con il volto di sole è una immagine da conservare e custodire per il giorno più buio, quando il suo volto sarà colpito, oltraggiato, umiliato, non più trasfigurato, ma sfigurato. Nel colmo della prova, un filo terrà legati i due volti di Gesù. Il Volto che gronda di luce, e quello che stillerà sangue.

Ma anche allora, ricordiamo: ‘sulla croce già respira, nuda, la risurrezione’ (A. Casati).

 

L’entusiasmo di Pietro ci fa inoltre capire che la fede per essere forte e viva deve discendere da uno stupore, da un innamoramento, da un ‘che bello!’ gridato a pieno cuore.

Perché io credo? Perché Dio è la cosa più bella che ho incontrato, Perché credere è acquisire bellezza del vivere. Che è bello amare, avere amici, esplorare, creare, seminare, perché la vita ha senso, va verso un esito buono, che comincia qui e scorre nell’eternità.

 

«È bello per noi stare qui»: in quel momento ogni cosa è illuminata.

Vorrei per me la fede per ripetere queste parole:

è bello stare su questa terra, su questo pianeta minuscolo e bellissimo;

è bello in questo nostro tempo, che è unico e pieno di potenzialità.

È bello essere uomini: non è la tristezza, non è la delusione la nostra verità.

È bello stare con Cristo, che è luce da luce, come dice il Credo. E se Cristo è in me, se ho il suo cromosoma nel sangue, il suo DNA, allora anch’io sono in qualche misura luce da luce.

Il nostro lavoro più importante è liberare tutta la luce sepolta in noi. E in quelli accanto a noi. Liberare bontà, generosità, talenti, speranze.

“Il vostro male, fratelli, è che non sapete quanto siete belli!” (Dostoiewski).

 

Paolo oggi scrive al suo amico Timoteo una frase di emozionante bellezza: «Cristo Gesù ha fatto risplendere la vita» (2 Tm 1,10).

Gesù ha fatto splendida l’esistenza, non solo il suo volto e le sue vesti, non solo il futuro o i desideri, ma la vita qui e adesso, la vita di tutti, la vita segreta di ogni creatura.

Ha riacceso la fiamma delle cose, ha fatto risplendere l’amore, ha dato splendore agli incontri e bellezza alle vite, sogni nuovi e bellissime canzoni al nostro sangue. «E i sensi sono divine tastiere» (D.M. Turoldo) che provano gli accordi di una sinfonia che parla di alleanza gioiosa con tutto ciò che vive.

 

Se di questa domenica potessimo portare con noi una parola, sia questa: «Il Signore ha fatto risplendere la vita».

Ripeterla come un’eco di speranza e di bontà: la trasfigurazione è già iniziata; nelle vene del mondo già corrono frantumi di stelle.

E seminare i segni della bontà e della luce, seminare occhi nuovi che sappiano vedere e ringraziare

e gustare le creature, che sono buone e luminose, che hanno passione di giustizia e che danno la vita.

E beati coloro che hanno il coraggio di essere ingenuamente luminosi nello sguardo, nel giudizio, nel sorriso.

Davanti a loro puoi dire «è bello per me stare qui», accanto a te, insieme a voi.

Basterebbe ripetere senza stancarci: ha fatto risplendere la vita, per ritrovare la gioia di credere in questo Dio, fonte di canto e di luce. Forza mite e possente che preme sulla nostra vita per aprirvi finestre di cielo.

Un filo di luce collega il monte della trasfigurazione all’orto degli Ulivi: la sfida dell’amore. E’ la sfida di Gesù che Pietro, Giacomo e Giovanni debbono raccogliere.

Essi sono chiamati a cucire di fede e di speranza, quella distanza lunghissima tra Tabor e Gerusalemme, tra la luce ed il buio, fra quel volto bellissimo di Gesù sul Tabor e il volto sfigurato di un crocefisso.

E’ la sfida che ogni credente oggi è chiamato ed è costretto a raccogliere quando dinanzi a ciò che è brutto e inaccettabile come la malattia, la solitudine, la violenza, l’impotenza del corpo, la morte, il credente è chiamato a credere e ad “amare sino alla fine”, a consegnare se stesso, a non aver paura di perdere la propria vita consegnandola all’amore, contraendo legami di amore che vadano sino in fondo. Poi, ultima, verrà la luce!

p. Ermes Ronchi


Il Vangelo – Ermes Ronchi

II Domenica di Quaresima – Anno A – Trasfigurazione
Tabor, quella luce divina sotto la superficie del mondo

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». (…)
(Matteo 17,1-9)

La Quaresima ci sorprende: la consideriamo un tempo penitenziale, di sacrifici, di rinunce, e invece oggi ci spiazza con un Vangelo pieno di sole e di luce, che mette energia, dona ali alla nostra speranza.

Gesù prese con sé tre discepoli e salì su di un alto monte. I monti sono come indici puntati verso il mistero e le profondità del cosmo, raccontano che la vita è un ascendere verso più luce, più cielo: e là si trasfigurò davanti a loro, il suo volto brillò come il sole e le vesti come la luce.

L’esclamazione stupita di Pietro: che bello qui, non andiamo via… è propria di chi ha potuto sbirciare per un attimo dentro il Regno. Non solo Gesù, non solo il suo volto e le sue vesti, ma sul monte ogni cosa è illuminata. San Paolo scrive a Timoteo una frase bellissima: Cristo è venuto ed ha fatto risplendere la vita. Non solo il viso e le vesti, non solo i discepoli o i nostri sogni, ma la vita, qui, adesso, quella di tutti.
Ha riacceso la fiamma delle cose. Ha messo nelle vene del mondo frantumi di stelle. Ha dato splendore e bellezza all’esistenza. Ha dato sogni e canzoni bellissimi al nostro pellegrinare di uomini e donne. Basterebbe ripetere senza stancarci: ha fatto risplendere la vita, per ritrovare la verità e la gioia di credere in questo Dio, fonte inesausta di canto e di luce. Forza mite e possente che preme sulla nostra vita per aprirvi finestre di cielo.

Noi, che siamo una goccia di luce custodita in un guscio d’argilla, cosa possiamo fare per dare strada alla luce? La risposta è offerta dalla voce: Questi è il mio figlio, ascoltatelo. Il primo passo per essere contagiati dalla bellezza di Dio è l’ascolto, dare tempo e cuore al suo Vangelo.
L’entusiasmo di Pietro ci fa inoltre capire che la fede per essere forte e viva deve discendere da uno stupore, da un innamoramento, da un che bello! gridato a pieno cuore. Perché io credo? Perché Dio è la cosa più bella che ho incontrato, perché credere è acquisire bellezza del vivere. Che è bello amare, avere amici, esplorare, creare, seminare, perché la vita ha senso, va verso un esito buono, che comincia qui e scorre nell’eternità.

Quella visione sul monte dovrà restare viva e pronta nel cuore degli apostoli. Gesù con il volto di sole è una immagine da conservare e custodire nel viaggio verso Gerusalemme, viaggio durissimo e inquietante, come segno di speranza e di fiducia.

Devono custodirla per il giorno più buio, quando il suo volto sarà colpito, sfigurato, oltraggiato. Nel colmo della prova, un filo terrà legati i due volti di Gesù. Il volto che sul monte gronda di luce, nell’ultima notte, sul monte degli ulivi, stillerà sangue. Ma anche allora, ricordiamo: ultima, verrà la luce. «Sulla croce già respira nuda la risurrezione» (A. Casati).

(Letture: Genesi 12,1-4; Salmo 32; 2 Timoteo 1,8-10; Matteo 17,1-9).

fonte –  http://buff.ly/2mbkZj7

1 Giugno 2016

Messaggio della Madonna di Medjugorje

 

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I 10 SEGRETI DI MEDJUGORJE (di Padre Livio Fanzaga):

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VIDEO RELATIVI AI MESSAGGI DELLA MADONNA DI MEDJUGORJE

PLAYLIST RELATIVA A MEDJUGORJE (MESSAGGI E COMMENTI IN VIDEO)
https://www.youtube.com/playlist?list=PL_I8V9Z5YmOY_O1E9krjhlTo3O_k-L-6y

LE APPARIZIONI DELLA MADONNA A PORZUS – Nuova versione

6 luglio 2005

Il Catechismo della Chiesa Cattolica in mp3

IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO

5 Gennaio 2010

REPORT SUL 21° SECOLO

Attraverso un
fantascientifico viaggio nel tempo, l’autore del libro, Pier Angelo
Piai, desidera sensibilizzare il lettore a prendere coscienza del
nostro comune modo di pensare ed agire, noi del 21° secolo che ci
vantiamo di essere progrediti. In che cosa consiste, allora, la vera
evoluzione della specie umana?
Quando l’uomo potrà diventare davvero integrale?
Report
cerca di dare alcune risposte ai moltissimi interrogativi che emergono
in queste pagine scritte attraverso riflessioni e  considerazioni
sociologiche, antropologiche e filosofiche.

6 Luglio 2005

6 luglio 2005 Il Catechismo della Chiesa Cattolica in mp3

IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO
Catechesi e omelie di padre Lino Pedron