Non chiediamoci troppo se nell’aldilà si potrà o no camminare e correre come su questa terra: non servirà più perché in Dio potremo essere presenti ovunque.
Non scervelliamoci per cercare di capire se nell’aldilà vedremo o no con questi due occhi: lassù il nostro sguardo sarà unito a quello divino e vedremo Dio così come Egli è e comprenderemo la realtà nella sua completezza.
Non tormentiamoci troppo per cercare di capire se nell’aldilà troveremo lo scorrere del tempo come in questa dimensione: lassù si vivrà l’Eterno istante, per cui non avrà senso il tempo terreno.
Non chiediamoci troppo se nell’aldilà si mangerà, si berrà e si avranno gli stessi divertimenti: in Paradiso non ci sarà bisogno di soddisfare la fame, la sete, il sonno od altri impulsi per ammazzare il tempo.
La Beatitudine di vivere completamente in Dio sarà così piena e gratificante che i bisogni terrestri ci parranno una nullità a confronto.
Nell’aldilà si amerà e si contemplerà Dio e tutte le sue creature in Lui…
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Il Vangelo – Ermes Ronchi
Solennità di Ognissanti
I santi sono gli uomini e le donne delle Beatitudini
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
I santi sono gli uomini delle Beatitudini. Queste parole sono il cuore del Vangelo, il racconto di come passava nel mondo l’uomo Gesù, e per questo sono il volto alto e puro di ogni uomo, le nuove ipotesi di umanità. Sono il desiderio prepotente di un tutt’altro modo di essere uomini, il sogno di un mondo fatto di pace, di sincerità, di giustizia, di cuori limpidi.
Al cuore del Vangelo c’è per nove volte la parola beati, c’è un Dio che si prende cura della gioia dell’uomo, tracciandogli i sentieri. Come al solito, inattesi, controcorrente. E restiamo senza fiato, di fronte alla tenerezza e allo splendore di queste parole.
Le Beatitudini riassumono la bella notizia, l’annuncio gioioso che Dio regala vita a chi produce amore, che se uno si fa carico della felicità di qualcuno il Padre si fa carico della sua felicità.
Quando vengono proclamate sanno ancora affascinarci, poi usciamo di chiesa e ci accorgiamo che per abitare la terra, questo mondo aggressivo e duro, ci siamo scelti il manifesto più difficile, incredibile, stravolgente e contromano che l’uomo possa pensare.
La prima dice: beati voi poveri. E ci saremmo aspettati: perché ci sarà un capovolgimento, perché diventerete ricchi.
No. Il progetto di Dio è più profondo e vasto. Beati voi poveri, perché vostro è il Regno, già adesso, non nell’altra vita! Beati, perché c’è più Dio in voi, più libertà, più futuro.
Beati perché custodite la speranza di tutti. In questo mondo dove si fronteggiano lo spreco e la miseria, un esercito silenzioso di uomini e donne preparano un futuro buono: costruiscono pace, nel lavoro, in famiglia, nelle istituzioni; sono ostinati nel proporsi la giustizia, onesti anche nelle piccole cose, non conoscono doppiezza. Gli uomini delle Beatitudini, ignoti al mondo, quelli che non andranno sui giornali, sono invece i segreti legislatori della storia.
La seconda è la Beatitudine più paradossale: beati quelli che sono nel pianto. In piedi, in cammino, rialzatevi voi che mangiate un pane di lacrime, dice il salmo. Dio è dalla parte di chi piange ma non dalla parte del dolore! Un angelo misterioso annuncia a chiunque piange: il Signore è con te. Dio non ama il dolore, è con te nel riflesso più profondo delle tue lacrime, per moltiplicare il coraggio, per fasciare il cuore ferito, nella tempesta è al tuo fianco, forza della tua forza.
La parola chiave delle Beatitudini è felicità. Sant’Agostino, che redige un’opera intera sulla vita beata, scrive: abbiamo parlato della felicità, e non conosco valore che maggiormente si possa ritenere dono di Dio. Dio non solo è amore, non solo misericordia, Dio è anche felicità. Felicità è uno dei nomi di Dio.
(Letture: Apocalisse 7,2-4.9-14; Salmo 23; 1 Giovanni 3,1-3; Matteo 5, 1-12).
Offriamo a Gesù ogni nostra sofferenza fisica, psichica e spirituale in unione con le sue, per la salvezza della nostra anima e di quella delle altre sulla via della perdizione.
Egli ha sofferto tremendamente sulla croce senza un po’ di sollievo, preso in giro da moltissimi, anche da molti suoi ex seguaci ed è stato abbandonato pure dagli apostoli, fuorché da Giovanni.
Il Signore Gesù Cristo, Colui mediante il quale tutto è stato creato, sulla croce non ha nemmeno implorato di aver pietà di Lui, ha solo perdonato e chiesto da bere.
Dolori acuti di ogni tipo, spasmi atroci, sete, angoscia e solitudine…ha provato tutto ciò che umanamente sembra impossibile. Pareva “schiacciato” dall’intero cosmo in rivolta, ma Lui con la sua dignitosa morte, ha riscattato tutto e tutti.
Come non si può amare Gesù Cristo con tutto il cuore? Un modo per ricambiare questo suo immenso amore è offrirgli le nostre sofferenze…
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Dio desidera che abbiamo desiderio di Lui.
Dio ha sete della nostra sete.
Lì sta il nostro regalo più grande. (Ermes Ronchi)
Ogni uomo cosciente prova una forma particolare di stupore nel constatare il misterioso universo in cui si trova immerso.
È normale che si ponga continuamente degli interrogativi, come fanno i bambini: “Chi ha fatto un Cosmo così complesso ed efficace?” “Chi sta sorreggendo il Tutto?”
Certamente un’intelligenza infinita unica da cui provengono tutte le altre intelligenze limitate. Ecco allora che l’uomo sensibile non si accontenta dei luoghi comuni, ma desidera andare a fondo, sapere chi è realmente il Creatore di tutto per poi inchinarsi muto nell’adorazione.
“Adorare” non significa solo identificare in qualche modo l’Intelligenza Assoluta che ha architettato il Tutto, ma considerare il suo infinito Amore per aver preparato un Universo che sta così misteriosamente sorreggendo, nonostante la nostra superficialità e la scarsa riconoscenza.
Egli sapeva che avrebbe trovato pochi “cercatori”, ma si compiace di chi ha sete di Lui, perché questo fa crescere la sua creatura e lo glorifica. Per questo Dio ha sete della nostra sete..
ALCUNI LIBRI DI PIER ANGELO PIAI
GUARIRE LA MENTE PER GUARIRE IL CORPO:
http://www.edizionisegno.it/libro.asp?id=1486#disqus_thread
LA SPIRALE DELLA VITA (riedizione) :
http://www.edizionisegno.it/libro.asp?id=1487
L’ANIMA ESISTE ED È IMMORTALE ed. Segno
http://www.edizionisegno.it/libro.asp?id=1412
“LA FORZA DELLA FRAGILITÀ” ed.Segno (In questo mio libro troverete preghiere per molti stati d’animo e situazioni personali)
http://www.edizionisegno.it/libro.asp?id=1323.
VERSO L’ETERNITÀ (commenti su 4 anni di messaggi della Regina della Pace)
http://www.edizionisegno.it/libro.asp?id=1322
LA STIMMATIZZATA DI UDINE (Storia autentica di Raffaella Lionetti, dotata di speciali carismi)
http://www.edizionisegno.it/libro.asp?id=1392
FIAMMA D’AMORE DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA
http://www.edizionisegno.it/libro.asp?id=1451
CONCETTA BERTOLI – La donna che vide la terza guerra mondiale
http://www.edizionisegno.it/libro.asp?id=1637
IL RESPIRO DELL’ANIMA INNAMORATA
http://www.edizionisegno.it/libro.asp?id=1636#disqus_thread
MARCELLO TOMADINI il pittore fotografo dei lager
https://www.edizionisegno.it/libro.asp?id=1673
DIARIO DI UN PELLEGRINO CARNICO
https://www.edizionisegno.it/libro.as…
GESÙ CHIEDE TOTALE FIDUCIA IN LUI (nel “Colloquio interiore” di suor Maria della Trinità)
https://www.edizionisegno.it/libro.asp?id=1716
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Gesù è il Figlio di Dio, il Dio incarnato, il quale da uomo è vissuto come noi, ha patito, è morto ed è risorto.
Egli è sempre vivo in mezzo a noi ed ascolta ogni uomo che lo invoca.
Egli è pronto a perdonare i nostri peccati attraverso il Sacramento della Confessione.
Ci nutre con la Santa Eucaristia ed è il nostro punto di riferimento principale, perché ci invia lo Spirito Santo per farci crescere spiritualmente e condurci al Padre per tutta l’Eternità.
È Gesù che ci disseta quando abbiamo sete di infinito.
È Lui che ci rende immortali. Egli ci ama sempre di un amore infinito. Da chi andremo senza di Lui?
Per questo Egli è davvero il Re della Pace come dice sua madre, la Regina della Pace: “Cari figli! Vi porto mio Figlio Gesù che è il Re della pace. Lui vi dona la pace, che questa pace non sia solo per voi, figlioli, ma portatela agli altri nella gioia e nell’umiltà.”
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LA STIMMATIZZATA DI UDINE (Storia autentica di Raffaella Lionetti, dotata di speciali carismi) http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
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Il Vangelo a cura di Ermes Ronchi
Cosa resterà di noi alla fine? L’amore dato e ricevuto
Solennità di Cristo, Re dell’ Universo – 2017
XXXIV Domenica – tempo ordinario – Anno A
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. […]
Il Vangelo dipinge una scena potente, drammatica che noi siamo soliti chiamare il giudizio universale. Ma che sarebbe più esatto definire invece “la rivelazione della verità ultima, sull’uomo e sulla vita”. Che cosa resta della nostra persona quando non rimane più niente? Resta l’amore, dato e ricevuto.
Avevo fame, avevo sete, ero straniero, nudo, malato, in carcere: e tu mi hai aiutato. Sei passi di un percorso, dove la sostanza della vita ha nome amore, forma dell’uomo, forma di Dio, forma del vivere. Sei passi per incamminarci verso il Regno, la terra come Dio la sogna. E per intuire tratti nuovi del volto di Dio, così belli da incantarmi ogni volta di nuovo.
Prima di tutto Gesù stabilisce un legame così stretto tra sé e gli uomini da arrivare fino a identificarsi con loro: l’avete fatto a me. Il povero è come Dio! Corpo di Dio, carne di Dio sono i piccoli. Quando tocchi un povero è Lui che tocchi.
Poi emerge l’argomento attorno al quale si tesse l’ultima rivelazione: il bene, fatto o non fatto. Nella memoria di Dio non c’è spazio per i nostri peccati, ma solo per i gesti di bontà e per le lacrime. Perché il male non è rivelatore, mai, né di Dio né dell’uomo. È solo il bene che dice la verità di una persona.
Per Dio il buon grano è più importante e più vero della zizzania, la luce vale più del buio, il bene pesa più del male.
Dio non spreca né la nostra storia né tantomeno la sua eternità facendo il guardiano dei peccati o delle ombre. Al contrario, per lui non va perduto uno solo dei più piccoli gesti buoni, non va perduta nessuna generosa fatica, nessuna dolorosa pazienza, ma tutto questo circola nelle vene del mondo come una energia di vita, adesso e per l’eternità.
Poi dirà agli altri: Via, lontano da me… tutto quello che non avete fatto a uno di questi piccoli, non l’avete fatto a me.
Gli allontanati da Dio che male hanno commesso? Non quello di aggiungere male a male, il loro peccato è il più grave, è l’omissione: non hanno fatto il bene, non hanno dato nulla alla vita.
Non basta giustificarsi dicendo: io non ho mai fatto del male a nessuno. Perché si fa del male anche con il silenzio, si uccide anche con lo stare alla finestra. Non impegnarsi per il bene comune, restando a guardare, è già farsi complici del male comune, della corruzione, delle mafie, è la “globalizzazione dell’indifferenza” (papa Francesco).
Ciò che accade nell’ultimo giorno mostra che la vera alternativa non è tra chi frequenta le chiese e chi non ci va, ma tra chi si ferma accanto all’uomo bastonato e a terra, e chi invece tira dritto; tra chi spezza il pane e chi si gira dall’altra parte, e passa oltre. Ma oltre l’uomo non c’è nulla, tantomeno il Regno di Dio.
(Letture: Ezechiele 34,11-12.15-17; Salmo 22; 1 Corinzi 15,20-26.28; Matteo 25,31-46)
https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/cosa-restera-di-noi-alla-fine-l-amore-dato-e-ricevuto
Che cosa resta della nostra persona
quando non rimane più niente?
Resta l’amore, dato e ricevuto.
Avevo fame, avevo sete,
ero straniero, nudo,
malato, in carcere:
e tu mi hai aiutato.
Sei passi di un percorso,
dove la sostanza della vita ha nome amore,
forma dell’uomo,
forma di Dio,
forma del vivere.
Sei passi per incamminarci verso il Regno,
la terra come Dio la sogna.
E per intuire tratti nuovi del volto di Dio,
così belli da incantarmi ogni volta di nuovo.
… l’argomento attorno al quale si tesse l’ultima rivelazione: il bene, fatto o non fatto.
Nella memoria di Dio non c’è spazio per i nostri peccati, ma solo per i gesti di bontà e per le lacrime. Perché il male non è rivelatore, mai, né di Dio né dell’uomo.
È solo il bene che dice la verità di una persona.
(Ermes Ronchi – Solennità di Cristo, Re dell’ Universo – Anno A )
https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/cosa-restera-di-noi-alla-fine-l-amore-dato-e-ricevuto
Ermes Ronchi – 19 Marzo 2017
III Domenica di Quaresima – Anno A
In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». (…)
Vuoi riannodare i fili di un amore? Gesù, maestro del cuore, ci mostra il metodo di Dio, in uno dei racconti più ricchi e generativi del Vangelo.
Gesù siede stanco al pozzo di Sicar; giunge una donna senza nome e dalla vita fragile. È l’umanità, la sposa che se n’è andata dietro ad altri amori, e che Dio, lo sposo, vuole riconquistare. Perché il suo amore non è stanco, e non gli importano gli errori ma quanta sete abbiamo nel cuore, quanto desiderio.
Questo rapporto sponsale, la trama nuziale tra Dio e l’umanità è la chiave di volta della Bibbia, dal primo all’ultimo dei suoi 73 libri: dal momento che ti mette in vita, Dio ti invita alle nozze con lui. Ognuno a suo modo sposo.
Dammi da bere. Lo sposo ha sete, ma non di acqua, ha sete di essere amato.
Gesù inizia il suo corteggiamento (la fede è la risposta al corteggiamento di Dio) non rimproverando ma offrendo: se tu sapessi il dono…
Il dono è il tornante di questa storia d’amore, la parola portante della storia sacra. Dio non chiede, dona; non pretende, offre: Ti darò un’acqua che diventa sorgente. Una sorgente intera in cambio di un sorso d’acqua. Un simbolo bellissimo: la fonte è molto più di ciò che serve alla tua sete; è senza misura, senza fine, senza calcolo. Esuberante ed eccessiva. Immagine di Dio: il dono di Dio è Dio stesso che si dona. Con una finalità precisa: che torniamo tutti ad amarlo da innamorati, non da servi; da innamorati, non da sottomessi.
Vai a chiamare colui che ami. Gesù quando parla con le donne va diritto al centro, al pozzo del cuore; il suo è il loro stesso linguaggio, quello dei sentimenti, del desiderio, della ricerca di ragioni forti per vivere. Solo fra le donne Gesù non ha avuto nemici.
Il suo sguardo creatore cerca il positivo di quella donna, lo trova e lo mette in luce per due volte: hai detto bene; e alla fine della frase: in questo hai detto il vero. Trova verità e bene, il buono e il vero anche in quella vita accidentata. Vede la sincerità di un cuore vivo ed è su questo frammento d’oro che si appoggia il resto del dialogo.
Non ci sono rimproveri, non giudizi, non consigli, Gesù invece fa di quella donna un tempio. Mi domandi dove adorare Dio, su quale monte? Ma sei tu, in spirito e verità, il monte; tu il tempio in cui Dio viene.
E la donna lasciata la sua anfora, corre in città: c’è uno che mi ha detto tutto di me… La sua debolezza diventa la sua forza, le ferite di ieri feritoie di futuro. Sopra di esse costruisce la sua testimonianza di Dio.
Un racconto che vale per ciascuno di noi: non temere le tue debolezze, ma costruiscici sopra. Possono diventare la pietra d’angolo della tua casa, del tempio santo che è il tuo cuore.
(Letture: Esodo 17,3-7; Salmo 94; Romani 5,1-2.5-8; Giovanni 4,5-42).
p. Ermes Ronchi https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/una-sorgente-intera-in-cambio-di-un-sorso-d-acqua
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I 10 SEGRETI DI MEDJUGORJE (di Padre Livio Fanzaga):
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PLAYLIST RELATIVA A MEDJUGORJE (MESSAGGI E COMMENTI IN VIDEO)
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LE APPARIZIONI DELLA MADONNA A PORZUS – Nuova versione
6 luglio 2005
IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO
Catechesi e omelie di padre Lino Pedron