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.… il Signore apparve a Salomone in sogno durante la notte. Dio disse: «Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda».

Salomone disse:

…..io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che hai scelto, popolo numeroso che per quantità non si può calcolare né contare. Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso?».


Piacque agli occhi del Signore che Salomone avesse domandato questa cosa. Dio gli disse: «Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio e intelligente: uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di te. Ti concedo anche quanto non hai domandato, cioè ricchezza e gloria, come a nessun altro fra i re, per tutta la tua vita».

1 Re 3,4-13

 

 

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Un contadino e un mercante trovano tesori. Lo trova uno che, occhi fissi al suo lavoro, per caso, tra rovi e sassi, su un campo non suo, si imbatte nell’inaudito!

Lo trova l’altro, intenditore esperto che sa bene dove cercare, navigante per il quale la ricerca stessa è pura gioia: andare e ancora andare, occhi che guardano oltre. E il suo fiuto gli dà ragione.

Un bellissimo Dio che non sopporta le statistiche: a tutti è dato incontrarlo, o esserne incontrati.

Come un tesoro nascosto in un campo. Parola magica, da innamorati, da favole, da storie grandi.

I protagonisti della parabola non sono i due fortunati, ma il tesoro, che da sempre convoca mercanti e discepoli del Vangelo da ogni angolo della terra. Un tesoro ci attende, a dire che l’esito della storia sarà felice, comunque e nonostante tutto, perché sono in gioco forze più grandi, e il grande segreto è ben oltre noi.

Tesoro e perla sono nomi di Dio. E sono per me, contadino e mercante, e mi chiedono: ma Dio è un tesoro o un dovere? È una perla o un obbligo?

Cristo è tesoro e perla per me, e seguirlo è stata l’azione migliore della mia vita. Mi sento contadino fortunato, mercante immeritatamente ricco! E ringrazio Lui che mi ha fatto inciampare in uno e in molti tesori, lungo molti giorni e strade della mia vita, facendola diventare una finestra di gioia nel cielo.

I discepoli stessi non hanno soluzioni, ma cercano! Con gioia! Come quel trepidante uomo, che in fretta va! Vende! Compra! E tutti trovano perle seminate nel mare della vita, perché credere ci sprona a cercare, proiettarci, lavorare il campo, scovare dal tesoro cose nuove e cose antiche.
Noi avanziamo solo cercando tesori (là dov’è il tuo tesoro, lì è anche il tuo cuore) con fame di bellezza, come ostinati mercanti che cercano le perle più belle.

Chiedi al Signore la gioia e Lui ti risponderà dandoti vita.

Gioia non facile: c’è un campo da lavorare, rovi e sudore, tesori da trovare e nascondere, un tutto da vendere e investire. Ma il cristianesimo non è rinuncia, è tesoro. Se uno stupore, un “che bello!”, non precede le rinunce, esse saranno solo tristezza, disamore, consumazione del cuore, freddo.

La vita non è etica ma estetica, e avanza dritta per attrazione, sedotta dalla bellezza di Cristo e del mondo come lui lo sogna.

Allora lascerò tutto, per avere tutto. Venderò tutto, per guadagnare tutto.

Ma come diventerò cercatore di perle?

L’uomo compra il campo ma non il tesoro, che sa attendere. Chiederò il dono di Salomone: dammi Tu un cuore che ascolta.

Tesoro immenso per ascoltare Dio e il grido di Abele, e cielo e terra, e angeli e parabole; per ascoltare la cattedra dei piccoli della terra. Solo allora vedremo tesori nascosti.

L’uomo che vive davvero è un cercatore d’oro che avanza verso ciò che di buono ama. E questo lo rende eterno.

 

Avvenire XVII anno A Mt 13,44ss

Gesù, con due parabole simili, brevi e lampeggianti, dipinge come su un fondo d’oro il dittico lucente della fede.

Evoca tesori e perle, termini bellissimi e inusuali nel nostro rapporto con Dio. Lo diresti un linguaggio da romanzi, da pirati e da avventure, da favole o da innamorati, non certo da teologi o da liturgie, che però racconta la fede come una forza vitale che trasforma la vita, che la fa incamminare, correre e perfino volare. Annuncia che credere fa bene! Perché la realtà non è solo questo che si vede: c’è un “di più” raccontato come tesoro, ed è accrescimento, incremento, intensità, eternità, addizione e non sottrazione . “La religione in fondo equivale a dilatazione” (G. Vannucci). Siamo da forze buone misteriosamente avvolti: Qualcuno interra tesori per noi, semina perle nel mare dell’esistenza, “il Cielo prepara oasi ai nomadi d’amore” (G. Ungaretti). .

“Trovato il tesoro, l’uomo va, pieno di gioia, vende tutto e compra quel campo”. Si mette in moto la vita, ma sotto una spinta che più bella non c’è per l’uomo, la gioia. Che muove, mette fretta, fa decidere, è la chiave di volta.

La visione di un cristianesimo triste, che si innesca nei momenti di crisi, che ha per nervatura un senso di dovere e di colpa, che prosciuga vita invece di aggiungerne, quella religiosità immatura e grigia è lontanissima dalla fede solare di Gesù.

Dio ha scelto di parlarci con il linguaggio della gioia, per questo seduce ancora.

Viene con doni di luce avvolti in bende di luce (Rab’ia). Vale per il povero bracciante e per l’esperto mercante, intenditore appassionato e ostinato che gira il mondo dietro il suo sogno. Ma nessun viaggio è lungo per chi ama. Noi avanziamo nella vita non a colpi di volontà, ma per una passione, per scoperta di tesori (dov’è il tuo tesoro, là corre felice il tuo cuore, cfr Mt 6,21)); avanziamo per innamoramenti e per la gioia che accendono.

I cercatori di Dio, contadini o mercanti, non hanno le soluzioni in tasca, le cercano. Aver fede è un verbo dinamico: bisogna sempre alzarsi, muoversi, cercare, proiettarsi, guardare oltre; lavorare il campo, viaggiare, scoprire sempre, interrogare sempre.

In queste due parabole, tesoro, perla, valore, stupore, gioia sono nomi di Dio. Con la loro carica di affetto, con la travolgente energia, con il futuro che dischiudono.

Si rivolgono alla mia fede e mi domandano:

ma Dio per te è un tesoro o soltanto un dovere?

E’ una perla o un obbligo?

Mi sento contadino fortunato, mercante dalla buona sorte. E sono grato a Colui che mi ha fatto inciampare in un tesoro, in molte perle, lungo molte strade, in molti giorni: davvero incontrare Cristo è stato l’affare migliore della mia vita!

 

 

 

 

 

 

Esaú vendette la primogenitura per un piatto di lenticchie;

Salomone esaurí la sua proverbiale sapienza per seguire gli idoli delle sue donne straniere;

Giuda tradí il Maestro per trenta denari.

La Sacra Scrittura espone molti fatti simili: su di essi riflettiamo sui nostri condizionamenti.

A volte scegliamo le cose più futili al posto di quelle essenziali, ma la cosa peggiore é che non ne siamo sufficientemente consapevoli per cambiare radicalmente la rotta.

Ecco perché lo Spirito Santo ci viene incontro, conoscendo bene la nostra fragilitá. Si tratta di ascoltarlo in noi al momento opportuno…

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Ermes Ronchi – Il Vangelo – 26 febbraio 2017

VIII Domenica Tempo ordinario – Anno A

Dio ha bisogno delle nostre mani per essere Provvidenza

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. (…)

Non preoccupatevi. Per tre volte Gesù ribadisce il suo invito pressante: non abbiate quell’affanno che toglie il respiro, per cui non esistono feste o domeniche, non c’è tempo di fermarsi a guardare negli occhi la vita, a parlare con chi si ama. Non lasciatevi rubare la serenità e salvate la capacità di godere delle cose belle che ogni giorno il Padre mette sulla vostra strada, che accadono dentro il vostro spazio vitale.
Ma soprattutto, per quale motivo non essere in ansia? Perché Dio non si dimentica: può una madre dimenticarsi del suo figliolo? Se anche una madre si dimenticasse, io non mi dimenticherò di te, mai (Isaia 49,14-15, Prima Lettura).

Guardate gli uccelli del cielo, osservate i gigli del campo. Gesù parla della vita con le parole più semplici e più proprie: coglie dei pezzi di terra, li raduna nella sua parola e il cielo appare.
Gesù osserva la vita e nascono parabole. Osserva la vita e questa gli parla di fiducia. Il Vangelo oggi ci pone la questione della fiducia. Dove metti la tua fiducia? La risposta è chiara: in Dio, prima di tutto, perché Lui non abbandona e ha un sogno da consegnarti. Non mettere la sicurezza nel tuo conto in banca.

Gesù sceglie gli uccelli, esseri liberi, quasi senza peso, senza gravità, che sono una nota di canto e di libertà nell’azzurro. Lasciatevi attirare come loro dal cielo, volate alto e liberi! Vivete affidàti. La fede ha tre passi: ho bisogno, mi fido, mi affido.

Affidatevi e non preoccupatevi. Non un invito al fatalismo, in attesa che Qualcuno risolva i problemi, perché la Provvidenza conosce solo uomini in cammino (don Calabria): se Dio nutre creature che non seminano e non mietono, quanto più voi che seminate e mietete.

Non preoccupatevi, il Padre sa. Tra le cose che uniscono le tre grandi religioni, c’è la certezza che Dio si prende cura, che Dio provvede.
Non preoccupatevi, Dio sa. Ma come faccio a dirlo a chi non trova lavoro, non riesce ad arrivare a fine mese, non vede futuro per i figli?
«Se uno è senza vestiti e cibo quotidiano e tu gli dici, va in pace, non preoccuparti, riscaldati e saziati, ma non gli dai il necessario per il corpo, a che cosa ti serve la tua fede?» (Giacomo 2,16). Dio ha bisogno delle mie mani per essere Provvidenza nel mondo. Sono io, siamo noi, i suoi amici, il mezzo con cui Dio interviene nella storia. Io mi occupo di qualcuno e Lui, che veste di bellezza i fiori del campo, si occuperà di me.

Cercate prima di tutto il Regno. Vuoi essere una nota di libertà nell’azzurro, come un passero? Bello come un fiore? Cerca prima di tutto le cose di Dio, cerca solidarietà, generosità, fiducia; fìdati e troverai ciò che fa volare, ciò che fa fiorire!

(Letture: Isaia 49,14-15; Salmo 61; 1 Corinzi 4,1-5; Matteo 6,24-34)

http://buff.ly/2lAZJWm

https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/dio-ha-bisogno-delle-nostre-mani-per-essere-provvidenza

1 Giugno 2016

Messaggio della Madonna di Medjugorje

 

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I 10 SEGRETI DI MEDJUGORJE (di Padre Livio Fanzaga):

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VIDEO RELATIVI AI MESSAGGI DELLA MADONNA DI MEDJUGORJE

PLAYLIST RELATIVA A MEDJUGORJE (MESSAGGI E COMMENTI IN VIDEO)
https://www.youtube.com/playlist?list=PL_I8V9Z5YmOY_O1E9krjhlTo3O_k-L-6y

LE APPARIZIONI DELLA MADONNA A PORZUS – Nuova versione

6 luglio 2005

Il Catechismo della Chiesa Cattolica in mp3

IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO

5 Gennaio 2010

REPORT SUL 21° SECOLO

Attraverso un
fantascientifico viaggio nel tempo, l’autore del libro, Pier Angelo
Piai, desidera sensibilizzare il lettore a prendere coscienza del
nostro comune modo di pensare ed agire, noi del 21° secolo che ci
vantiamo di essere progrediti. In che cosa consiste, allora, la vera
evoluzione della specie umana?
Quando l’uomo potrà diventare davvero integrale?
Report
cerca di dare alcune risposte ai moltissimi interrogativi che emergono
in queste pagine scritte attraverso riflessioni e  considerazioni
sociologiche, antropologiche e filosofiche.

6 Luglio 2005

6 luglio 2005 Il Catechismo della Chiesa Cattolica in mp3

IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO
Catechesi e omelie di padre Lino Pedron