Dio non smette mai di amare ciascuno di noi, anche se fossimo i peccatori più incalliti. Egli spera sempre nella nostra salvezza, perché essa dipende anche dalla nostra volontà. Infatti ci ha donato il libero arbitrio.
Egli usa sempre Misericordia verso tutti perchè siamo stati voluti e creati da Lui, però non bisogna abusarne.
Chi crede nella sua infinita misericordia potrà essere salvato. Se gli opponiamo resistenza sino alla fine, nonostante i numerosi segni della sua continua benevolenza, non può salvarci perché è fondamentale conservare il libero arbitrio per poter divenire simili a Lui nel suo Regno.
È per questo che ha inviato suo Figlio: chiunque si conforma liberamente alla sua volontà viene assimilato in Lui e questa progressiva divinizzazione ci conduce all’interno del dinamismo trinitario, dove potremo partecipare della sua Gloria nella beatitudine eterna, nel Regno dell’Amore.
Gv 15,9-11
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
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MESSAGGIO DELLA VERGINE SANTISSIMA A SUOR MARIA NATALIA MALDOGNA, VEGGENTE UNGHERESE DELLO SCORSO SECOLO (Riportato da don Marcello Stanzione nel Nuovo Arengario del 16.01.23)
“ Quando satana arriverà al potere, quando avrà catturato la maggior parte delle anime, quando il suo sconfinato orgoglio gli lascerà credere di poter annientare il bene, la creazione intera e persino le anime, quando la vera fede non sussisterà più che in qualche anima, quando la luce della fede rimarrà accesa in pochissime famiglie, perché i tiepidi e gli indecisi avranno ceduto alle seduzioni di satana, allora improvvisamente e inaspettatamente arriverà la vittoria decisiva della Divina Misericordia, che porrà fine al regno della menzogna e preparerà la via alla pace universale.
Nel momento in cui satana si illuderà di essere il padrone del mondo e penserà di essere sul punto di sedere sul trono, gli strapperò il bottino dalle mani. La vittoria finale non apparterrà che al mio Divin Figlio e a me…Questo tempo supplementare di grazia è stato accordato all’umanità grazie alle preghiere e alle penitenze che sono state offerte nel mondo intero a favore dell’umanità.
La preghiera ha questa potente efficacia, perché io la Regina Vittoriosa del Mondo, prego con voi e con voi consolo Dio delle grandi offese che riceve.”
https://www.ilnuovoarengario.it/le-pr…
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Il Regno dei Cieli è già in mezzo a voi…
Basterebbe qualche secondo di profonda auto-consapevolezza per renderci conto che tutto testimonia l’esistenza del Dio Creatore e Signore.
Solo considerando questa dimensione spazio-temporale constatiamo che la materia è straordinaria ed i nostri occhi ne percepiscono le forme ed i colori grazie alla nostra mente che riorganizza tutto ciò che vediamo.
Non è una cosa banale: miliardi e miliardi di atomi, di particelle sub-atomiche, di neutrini e fotoni organizzati per donarci lo spettacolo della vita, così armonica e dinamica, ma anche sorprendentemente imprevedibile pur con le sue leggi universali.
Dietro a questo spettacolo c’è l’Ideatore Onnipotente, il quale può creare infinite altre dimensioni che nemmeno possiamo immaginare!
Se non sappiamo stupirci, allora siamo accecati dal fitto velo dell’abitudine e dei condizionamenti.
Per svegliarci da questo sonno profondo in cui viviamo quotidianamente, dobbiamo alimentare la consapevolezza nei momenti di silenzio interiore e di ascolto, chiedendo l’aiuto dello Spirito Santo!
Davvero il Regno dei Cieli è in mezzo a noi.
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“Lasciare che la zizzania cresca insieme al grano” ha anche un valore individuale. Sradicare subito e violentemente la “zizzania” potrebbe essere controproducente per lo stesso grano.
Il Regno di Dio si evolve in noi in un modo che non immaginiamo.
Una qualche forma di vizio che non vorremmo avere perché difficilissimo da sradicare, ad esempio, potrebbe contribuire indirettamente alla nostra redenzione personale: la consapevolezza di esserne tormentati così esistenzialmente, fin nel più profondo della nostra intimità, ci mortifica ma questa mortificazione potrebbe condurre all’umiltà, la quale è una delle prerogative più importanti per relazionarci col Signore.
Infatti, per ciascuno di noi, uno degli atteggiamenti più sfrontati è quello di sentirci innocenti e buoni davanti al Signore. Questo fatto potrebbe essere agli occhi di Dio, molto più serio del vizio stesso che vorremmo sradicare in noi.
Se non prendiamo consapevolezza della nostra povertà, rischiamo di sentirci sazi e puri spiritualmente e di non aver bisogno del Signore, ingannando così noi stessi.
Scriveva il monaco p.Albino Candido:
“Con Lui non fanno paura nemmeno le tue povertà, il tuo disamore, perché se ti mancano le bontà, è sufficiente domandargliele che Lui ha tutte le bontà in grado altissimo, ne ha da vendere. Eppure ha bisogno di noi, fino all’inquietudine, se non gli diamo retta, se non ci curiamo di Lui.”
(Diario di un pellegrino carnico, appunti, pag.170 – 1979)
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Ci rendiamo conto dell’incredibile meraviglia dell’esistenza?
UN ANGELO TI INVITA A STUPIRTI
Perché non adori profondamente il tuo Creatore? Guarda che meraviglia il Creato! Osserva il sole, la luna, le stelle, i boschi, i fiumi, le montagne, il mare, gli animali…
Perché non ti commuovi di fronte a tanta bellezza ed armonia?
Tutto è sorretto da leggi complesse e tu stesso sei continuamente sostenuto da Lui… perché non ti meravigli del tuo corpo, della tua mente e della tua anima immortale?
Perché non ti lasci inondare dallo stupore di fronte allo spettacolo della natura e della tua stessa esistenza?
Perché l’abitudine ti rende così cieco da non capire che il Regno dei Cieli è già dentro di te se credi in Dio e lo ami con tutta la tua mente ed il tuo cuore con profonda gratitudine?
Potresti anticipare il Paradiso già su questa terra se solo ti lasciassi toccare dalla Sua grazia, ma vivi troppo preoccupato delle cose di questo mondo, di come possederle ecc.
Cerca di essere libero interiormente ed allora potrai stupirti di tutto ciò che di buono c’è in te, negli altri e nell’Universo…
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“Cercate innanzittutto il Regno di Dio e la sua giustizia, il resto vi verrá dato in sovrappiú” – disse Gesù Cristo
Il Regno di Dio, quindi, é fondato sulla giustizia.
Quanti sono i cristiani che cercano davvero la giustizia?
Se un cristiano é testimone dei soprusi e delle palesi discriminazioni personali e sociali, ma poi tace, puó dirsi davvero cristiano?
Nell’ambito della Chiesa coloro che assistono indifferenti a certi evidenti soprusi, ma non intervengono quando lo possono davvero fare, cercano seriamente il Regno dei Cieli?
Perché molti laici, sacerdoti e vescovi ecc..non intervengono, anche con solo qualche pubblica parola nel nome di Gesù, a difendere coloro che subiscono ingiustizie da parte dei prepotenti?
Per caso il don Abbondio manzoniano é un modello da imitare?
Ricordiamoci che Dio, Amore Onnipotente e Somma Giustizia, ci osserva richiamando continuamente la nostra coscienza, ma per coloro che non si convertono ed inaridiscono il loro cuore, la sua Giustizia avrá il sopravvento sulla Misericordia.
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(Sap 6,1-11 )
Ascoltate, o re, e cercate di comprendere; imparate, o governanti di tutta la terra. Porgete l’orecchio, voi dominatori di popoli, che siete orgogliosi di comandare su molte nazioni.
Dal Signore vi fu dato il potere e l’autorità dall’Altissimo; egli esaminerà le vostre opere e scruterà i vostri propositi: pur essendo ministri del suo regno, non avete governato rettamente né avete osservato la legge né vi siete comportati secondo il volere di Dio.
Terribile e veloce egli piomberà su di voi, poiché il giudizio è severo contro coloro che stanno in alto.
Gli ultimi infatti meritano misericordia, ma i potenti saranno vagliati con rigore.
Il Signore dell’universo non guarderà in faccia a nessuno, non avrà riguardi per la grandezza, perché egli ha creato il piccolo e il grande e a tutti provvede in egual modo.
Ma sui dominatori incombe un’indagine inflessibile. Pertanto a voi, o sovrani, sono dirette le mie parole, perché impariate la sapienza e non cadiate in errore.
Chi custodisce santamente le cose sante sarà riconosciuto santo, e quanti le avranno apprese vi troveranno una difesa.
Bramate, pertanto, le mie parole, desideratele e ne sarete istruiti.
(Sap 6,1-11 )
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(Gesù a suor Maria della Trinità, Colloquio interiore n.223)
Voi, voi dite molte parole perché hanno poco peso: risuonano un minuto; il vento le porta via…
Io dissi poche parole poiché esse adombrano tutta una realtà; esse restano: Ecco perché non parlo con abbandono che alle anime che accolgono le mie parole con Fede, Speranza e Amore, e che le conservano.
Un atto di puro amore è qualche cosa di veramente grande. Oh, se lo comprendeste, non vorreste imparare altro!
Un’anima che non ha fatto nulla di bello, ma che ha amato Dio ed il prossimo, che ha accolto restando nell’amore tutto ciò che le ho mandato, quest’anima mi ha reso un grande onore.
La vita sua avrà importanza per l’eternità; essa ha contribuito all’avvento del mio Regno.
(Gesù a suor Maria della Trinità, Colloquio interiore n.223)
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«Chi accoglie un bambino, accoglie il Padre» (p. Ermes Ronchi)
Proporre il bambino come modello di fede è far entrare nella religione l’inedito.
Cosa sperimenta un bambino? La tenerezza degli abbracci, l’emozione delle corse, il vento sul viso… Non sa di filosofia né di leggi. Ma conosce come nessuno la fiducia, e si affida.
Un bambino non basta a se stesso, e riceve tutto restituendo così poco; improduttivo eppure in pace davanti al futuro, sicuro non di sé, ma dei genitori; forte non della propria forza, ma di quella con cui lo sollevano le braccia del padre. Un bambino porta festa nel quotidiano! Lui sa aprire la bocca in un sorriso quando ancora non ha smesso di asciugarsi le lacrime.
Nessuno ama la vita più appassionatamente di un bambino.
Averlo come riferimento, per il cammino del credente, significa entrare in un mondo grande appena quanto lo spazio del grido con cui egli chiama la madre. Ma “se non diventerete come loro”, se non ritroverete lo stupore di essere figli piccolini che sanno piangere imparando a ridere, non entrerete mai nel Regno, perché non sapete cos’è la gioia!
Parole mai dette prima, scandalo per i giudei, follia per i greci, ma parole finalmente liberate come uccelli, come angeli sui confini infiniti dell’anima e del tempo. Solo i bambini danno ordini al futuro.
«Chi accoglie un bambino, accoglie il Padre». Mi commuove l’ottimismo di Dio: non tanto l’uomo è sua immagine, ma lo è il bambino, l’eterno che si abbrevia nel frammento. Per Gesù, Dio è il padre buono che scorge il figlio da lontano e gli si butta al collo, è il pastore che trova la pecorella e se la pone sulle spalle.
Grazie alla preziosa ed importante collaborazoine di Fabio L. e della sua famiglia
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Ognuno di noi è stato creato da Dio, a sua immagine e somiglianza.Dio è Luce e Verità. Se uno vive nella menzogna è contro il progetto di Dio, non vive a sua immagine e somiglianza ma vive a somiglianza del Menzognero, Satana.
Non può resistere a lungo perché prima o poi la menzogna, la quale è oscurità e “non-essere”, verrà annullata dalla luce della Verità.Anche i diversi sistemi sociali, politici ed economici riflettono spesso la menzogna collettiva.
Ci sono sistemi di governo che vivono nella menzogna ingannando il popolo per i propri interessi. Diffondono la menzogna attraverso i loro canali, soprattutto quelli mediatici come giornali, televisioni e piattaforme informatiche.
I giornalisti che vengono corrotti dai governi menzogneri, però, prima o poi dovranno arrendersi di fronte all’evidenza della verità, non potranno continuare ad ingannare, anche perché hanno a che fare con la propria coscienza che li rimprovera continuamente.
Essi dovranno rispondere davanti a Dio e se non si convertono e non riparano non possono entrare nel suo Regno.
Non possiamo vivere continuamente nella menzogna.
La Verità, prima o poi, emergerà, dobbiamo esserne certi.
(Una voce dal deserto)
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Attraverso il Padre Nostro Gesù ci ha comandato di implorare spesso il Padre affinché venga il suo Regno.
Questo è molto importante per la nostra esistenza, perché noi non conosciamo esattamente cosa è giusto o sbagliato in quello che facciamo.
In effetti noi non sappiamo nemmeno che cosa e come domandare a Dio in modo corretto. Quando parliamo di Regno del Padre, intendiamo la sua reale Signoria: del resto sappiamo che è Lui, il Creatore, che governa e sorregge tutto e che senza di Lui non possiamo fare nulla.
Il “Principe di questo mondo” regna su coloro che non accettano Gesù Cristo e vivono impenitenti nel peccato, soprattutto quello di orgoglio.
Il Regno del Padre ha il suo humus nell’umiltà che conduce all’amore.
“Ognuno è come è stato fatto…. La creazione vive la sinfonia delle diversità… Nel mondo visibile e fisico, e nel mondo invisibile e spirituale, è tutto regolato da una legge di concordia, e noi dobbiamo lasciarci regolare da una legge d’amore.” (p.Albino Candido, monaco, “Diario di un pellegrino carnico”- 8 Novembre 1979)
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Quando abbiamo deciso di partecipare all’Eucaristia, facciamolo cercando di essere pienamente consapevoli del suo enorme valore e riflettiamo su Chi andiamo a ricevere nella Comunione.
In questo modo ci apprestiamo a donare al Signore il nostro tempo nella gioia e non nella tristezza, la quale è mortificante per il Signore..
“Preferisco vedere un’anima darmi poco, ma con grande gioia, piuttosto che vederla darmi molto, consacrarmi tutto ciò che una vita umana può consacrare, ma con tristezza; la tristezza è come un pentimento”
(Gesù a suor Maria della Trinità, Colloquio interiore n. 220)
“Il Regno di Dio entra solo nell’animo semplice perché il regno di Dio è una meraviglia che soltanto il semplice può accettare, è disposto ad accettare come realtà possibile” (p. Albino Candido, monaco) p.173
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(Gesù a suor Maria della Trinità – Colloquio interiore n.521)
Nelle difficoltà cerca il tuo conforto in me solo. Domanda di ottenere senza tardare i frutti della prova affinché essa cessi.
Io sono la Sorgente. Vieni alla Sorgente. Essa è inesauribile.
Con quale mezzo?
Mediante il silenzio. Fa silenzio attorno a te e in te. Abbandona i tuoi desideri. Prendi i miei desideri e i miei sentimenti, allora la mia gioia verrà a visitarti, anche nelle più profonde tenebre. Allora tu vedrai il Regno di Dio in te e attorno a te, e tutto il resto sarà dato in sovrappiù..
(Gesù a suor Maria della Trinità – Colloquio interiore n.521)
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“Non sei impaziente di raggiungermi? Non bisogna temere la morte; non sai che sarò con te?”
(Gesù a suor Maria della Trinità. Colloquio interiore n.87)
Gesù si meraviglia del fatto che pochi sono impazienti di raggiungerlo.
Moltissimi temono la morte come la fine di tutto, ed invece è solo l’inizio.
Durante la Santa Messa c’è un momento in cui diciamo sempre:
“Nell’attesa della tua venuta”.
Nel Padre nostro diciamo: “Venga il tuo Regno”.
A parole si esprime il desiderio di raggiungerlo, nei fatti vorremmo avvenisse il più tardi possibile.
Ci sono parecchi motivi per cui molti non desiderano morire presto, uno dei quali relativo al dubbio per la propria salvezza. Questo perché molti confidano poco nell’infinita misericordia del Signore Gesù Cristo Salvatore che vedono solo come giudice.
Basta ricordare il buon ladrone: a lui Gesù morente aveva promesso il Paradiso in seguito al suo pentimento.
Quando il cristiano vive consapevole delle sue fragilità e chiede spesso il sincero perdono dei propri peccati, il Signore non si comporta diversamente: come per il buon ladrone, lo accoglie nel suo Regno per renderlo eternamente beato.
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Noi cristiani dovremmo ritenerci molto “ricchi”, perché in virtù del Battesimo, siamo figli dell’ONNIPOTENTE Padre Creatore che ci ha donato l’esistenza dal nulla e che provvede a tutte le nostre necessità.
Siamo, se vogliamo, “amici” del Figlio di Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo, a cui chiediamo sempre la protezione ed il perdono tramite i Sacramenti da Lui istituiti.
Egli si dona a noi interamente in “Corpo, Sangue, Anima e Divinità” durante l’Eucaristia giornaliera.
L’azione dello Spirito Santo, dal quale otteniamo, se apriamo a Lui il nostro cuore, i doni spirituali più importanti, tra i quali la fede, la speranza e la carità.
In più Maria Santissima è la nostra Madre spirituale che dal Cielo intercede continuamente per noi, per i famigliari, per gli amici ed i nemici presso suo Figlio Gesù.
Inoltre il nostro angelo custode è accanto a noi giorno e notte per proteggerci da tutti i mali, mentre tutti i santi del Cielo a cui chiediamo l’intercessione ci aiutano sempre.
Cosa vogliamo di più? A cosa servono tanti soldi, se poi ci distolgono dal pensiero del Regno dei Cieli?
“Pensate innazitutto al Regno dei Cieli, il resto vi verrà dato in sovrappiù”.
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”Molte cose ho ancora da dirvi: non potete comprenderle ora; quando verrà lo Spirito,vi insegnerà tutta la verità” (Gv,12-15)
La Veritá, quindi, si acquisisce gradualmente.
Lo Spirito Santo é paziente ed è molto rispettoso della nostra capacità di comprendere e della nostra evoluzione personale.
É Lui che ci prepara giorno dopo giorno a ricevere la luce della Veritá, se noi gli apriamo il cuore con umiltá.
Tiene conto della nostra mentalitá, della nostra visione del mondo, del contesto in cui viviamo ed operiamo, delle difficoltà che abbiamo nel cercare di vincere le tentazioni, delle relazioni sociali che manteniamo ecc.
Lo Spirito Santo é molto rispettoso anche del libero arbitrio che ci é stato donato, pertanto comunica con noi attraverso le vie più inimmaginabili, anche attraverso gli eventi che a prima vista appaiono più insignificanti.
Tocca a noi cercare di interpretare con il discernimento interiore ció che ci vuole dire per poter operare affinché riusciamo a completare il quadro della Veritá e raggiungere il Regno del Cieli..
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(Gesù a suor Maria della Trinità, Colloquio Interiore n.33 e 37)
È necessario fare un silenzio profondo, perché la mia voce è dolce. Bisogna liberare l’anima da ogni preoccupazione; bisogna amarmi in ispirito e verità, essere in tutto nella verità…(33)
Non perdere la tua serenità per causa del lavoro.. L’ordine consiste nel cercare in tutte le cose prima di tutto il Regno di Dio e la sua giustizia, il resto viene dato per sovrappiù.
Non vi preoccupate del risultato delle vostre opere; io dò l’accrescimento e la fecondità nella misura con cui mi vengono affidate. (37)
(Gesù a suor Maria della Trinità, Colloquio Interiore n.33 e 37)
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(Gesù a suor Maria della Trinità, Colloquio Interiore n.78)
In ciascuna anima c’è la presenza della SS. Trinità, e in ciascuna un carattere unico che Dio le ha dato creando la sua anima e che la fa essere “essa”.
Ciascuna anima ha la sua propria bellezza, e rende gloria a Dio in una maniera unica.
Quando lo si comprende, cadono le gelosie.
Ciascuna anima ha la sua propria missione, unica; bisogna aiutarla a compierla e a utilizzare le riserve di amore e di generosità che Dio nasconde in ciascuna anima.
Se lo comprendeste, non ci sarebbe che una larga corrente di collaborazione per affrettare la venuta del mio Regno…
Prega per domandare l’unione. Prega di più.
(Gesù a suor Maria della Trinità, Colloquio Interiore n.78)
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(Gesù a suor Maria della Trinità, Colloquio interiore n.247)
Vorrei che ciascuna anima comprendesse che ha una ragione di vivere fuori si sé più grande di lei: partecipare alla fondazione del mio Regno, e che la sua partecipazione mi è necessaria, affinché la mia creazione si realizzi nella sua pienezza.
Vorrei che ciascuna anima fondasse questo Regno in se stessa; e che nella chiarezza dell’ordine e nel silenzio scoprisse che io sono là nel cuore del suo cuore, aspettandola, pronto a conversare con lei.
Quando vedo che un’anima mi ascolta e che conserverà le mie parole, allora le parlo.
(Gesù a suor Maria della Trinità, Colloquio interiore n.247)
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Vorrei che ciascuna anima fondasse questo Regno in se stessa; e che nella chiarezza dell’ordine e nel silenzio scoprisse che io sono là nel cuore del suo cuore, aspettandola, pronto a conversare con lei.
Quando vedo che un’anima mi ascolta e che conserverà le mie parole, allora le parlo.
(Gesù a suor Maria della Trinità, Colloquio interiore n.247)
La consapevolezza di esistere per essere stati creati dal nulla.
L’essere convinti dell’amore del Creatore e del nostro eterno destino da risorti in Cristo.
L’operare già da questa vita per il Regno dei Cieli.
Vivere in profondità l’istante senza i sensi di colpa del passato o l’ansia del futuro.
L’amore per Dio, per la vita, per il prossimo, per l’intero Universo.
Non aver paura della morte terrena, consapevoli che si muore in ogni istante che passa, ma per vivere nell’Eternità.
Ammirare il Creato nei più apparentemente “insignificanti” dettagli”…
Scoprire che ogni giorno, ogni ora, ogni minuto sono un dono.
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La materia è un cattivo padrone; si rivolta contro coloro che la servono e li racchiude nei suoi limiti.
Al contrario, tutto il tempo, tutte le cure che voi date allo spirito, vi liberano da ciò che è perituro.
Ciò che accade in grande nelle nazioni accade parimenti nel governo delle famiglie e delle Comunità.
Più una creatura serve lo spirito, più semplifica, ordina il lavoro materiale, gli “affari”, e li facilita, li domina.
Se il materiale la schiaccia, ciò avviene perché essa trascura lo spirito.
Bisogna sempre cercare “Innanzi tutto il Regno di Dio e la sua giustizia, il resto viene per sovrappiù”
Non siate tardi a capire..
(Gesù a suor Maria della Trinità, n.86, Colloquio Interiore)
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Il solo pensiero di essere stati tratti dal nulla dovrebbe riempirci di stupore per la nostra esistenza.
È importante alimentare sentimenti di riconoscenza, per vivere anche nello stupore per il Creato.
Solo Dio ha potuto trarci dal nulla. Prima di noi l’eternità e così dopo di noi. Precedentemente alla nostra esistenza noi non pensavamo, non agivamo, non eravamo coscienti dell’esistenza di Dio e di noi stessi, non potevamo essere immersi nel tempo e nello spazio.
Eravamo solo nell’infinita Onniscienza divina come progetto, ma non operativi. Solo un amore infinito poteva trarci dalla non-esistenza proprio perché la differenza tra il nulla e l’essere è infinita. “Se mi hai tratto da nulla lo hai fatto per un motivo di amore (p. Albino p.135)
Uno potrebbe chiedersi: Se Dio é Onnipotente ed Onnisciente, cosa se ne fa di noi misere creature? In che cosa consiste il suo piacere nel creare continuamente esseri pensanti, ma fragilissimi come noi uomini?
Dio Onnipotente puó avere tutto ciò che vuole, ma non ha i nostri limiti. Non può peccare. Non può non amare.
In un certo senso Egli non possiede l’opposto di ciò che É. Per questo si é inabissato nei nostri limiti facendosi carne.
La sua Onnipotenza d’Amore ha abbracciato l’umanità facendosi uno di noi nella carne per condurci nel Regno dello Spirito…
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Gesù a suor Maria della Trinità, Colloquio interiore n.173
Dio è più semplice di voi.
Tutta la religione e tutta la vostra felicità consistono in alcune parole del Vangelo che basta comprendere e praticare: “Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia e il resto vi sarà dato in sovrappiù”.
Vi riempite di tante inquietudini! Cercami in te; ti sono vicino, sì intimo; tu cerchi sempre troppo lontano. E ascolta, e ricevi la mia grazia.
Quando un’anima la riceve con gioia immensa, gliela dò in abbondanza.
La mia gioia sta nel dare! E non esaurirete giammai la mia ricchezza. Inesauribili e sempre nuovi sono i miei doni.
Ma non posso darli come vorrei poiché non li si riceve non li si vede; non si sa desiderarli…
Gesù a suor Maria della Trinità, Colloquio interiore n.173
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(Gesù a suor Maria della Trinità, Colloquio interiore n.78)
“È necessario favorire il buon grano coltivandolo, trascurando di vedere ciò che vi è di male. Comprendendo ciò, le antipatie cadono…
In ciascuno c’è la presenza della SS: Trinità, e in ciascuno un carattere unico che Dio gli ha dato creando la sua anima e che la fa essere “essa”.
Ciascuna anima ha la sua propria bellezza, e rende gloria a Dio in una maniera unica.
Quando lo si comprende, cadono le gelosie.
Ciascuna anima ha la sua propria missione, unica; bisogna aiutarla a compierla e a utilizzare le riserve di amore e di generosità che Dio nasconde in ciascuna anima.
Se lo comprendeste, non ci sarebbe che una larga corrente di collaborazione per affrettare la venuta del mio Regno…
Prega per domandare l’unione. Prega di più.
(Gesù a suor Maria della Trinità, Colloquio interiore n.78)
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MESSAGGIO DELLA REGINA DELLA PACE DEL 25.01.21
”Cari figli! In questo tempo vi invito alla preghiera, al digiuno ed alla rinuncia affinché possiate essere più forti nella fede.
Questo è tempo di risveglio e di rinascita. Come la natura che si dona anche voi figlioli, riflettete su quanto avete ricevuto.
Siate portatori gioiosi della pace e dell’amore per star bene sulla terra.
Anelate al Cielo perché nel Cielo non c’è né tristezza né odio.
Perciò, figlioli, decidetevi di nuovo per la conversione e la santità regni nella vostra vita.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata
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Fratelli, siate benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.
Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.
Di fornicazione e di ogni specie di impurità o di cupidigia neppure si parli fra voi – come deve essere tra santi – né di volgarità, insulsaggini, trivialità, che sono cose sconvenienti.
Piuttosto rendete grazie! Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro – cioè nessun idolatra – ha in eredità il regno di Cristo e di Dio.
Nessuno vi inganni con parole vuote: per queste cose infatti l’ira di Dio viene sopra coloro che gli disobbediscono.
Non abbiate quindi niente in comune con loro.
Un tempo infatti eravate tenebra, ora siete luce nel Signore.
Comportatevi perciò come figli della luce.
(Ef 4,32-5,8)
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“Sappiamo però che quando Egli si sarà manifestato, noi saremo simili a Lui, perchè lo vedremo cosi come Egli è” (1 Gv.3,2).
Dio ci ha creati per essere simili a Lui. Questa somiglianza ci farà intuire qualcosa della sua essenza, anche se non la potremo mai comprendere come Lui si auto-comprende.
Per raggiungere questa somiglianza è necessario avere in sè gli attributi divini che si riassumono nell’Amore più puro.
Il nostro esistere è gratuito e la vita deve essere un libero sforzo orientato verso Colui che ce l’ha donata.
“Chi non ama non è da Dio” perchè Dio è Amore.
Ecco il senso del suo Regno.
L’amore porta alla conoscenza e viceversa.
Veramente siamo fatti per te, o Dio, e non avremo pace finchè non riposeremo in Te!
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Audio tratto da un brano del libro “Come ci vedono dall’aldilà” di Pier Angelo Piai.
L’ Angelo della Retta Preghiera (immaginario) spiega al veggente Luca Alberti come spesso ci inganniamo perché non sempre desideriamo il vero Regno di Dio..
Testo:
Il Regno dei Cieli non è quello che voi pensate.
“I miei pensieri non sono i vostri pensieri”.
Il Regno di Dio non è il regno del potere mondano. È il regno della libertà e dell’amore. Invocate l’avvento del Regno e non sarete delusi. Ma bisogna desiderarlo con tutto il cuore. È un Regno di umiltà, di speranza, di giustizia.
Non vi accorgete che la giustizia umana è troppo fallace?
E il potere umano è così fragile che dura assai poco. I dittatori non durano a lungo : prima o dopo c’è sempre qualcuno che li rovescia.
Il successo, altra forma di potere condizionatorio, è sempre fine a se stesso. La persona che lo cerca prima o dopo diventerà infelice e toccherà con la sua mano enormi delusioni.
Le ricchezze materiali spesso si rivoltano contro colui che le accumula con avidità. E cosi quelle culturali e persino spirituali.
Il Regno di Dio è invece un regno di distacco, di purezza, di magnanimità, di semplicità, di innocenza e di gioia, conseguentemente. Una gioia intima, profonda, duratura, che si trasmette semplicemente per contagio.
Bramate il Regno di Dio. Bramatelo in ogni momento, dapertutto, ovunque voi siate, qualsiasi cosa facciate. Desiderate che esso si impossessi di ogni persona, diffondetelo con l’esempio.
Se voi che vi ritenete cristiani vi dimostrate tristi, chi potrà credere a quello che dite di credere? Siate coerenti. Se volete diffondere davvero il Regno tutti devono percepire che già lo vivete dentro. Non si può realmente entrare in Paradiso se non lo si ha già dentro, nell’intimo dell’anima, là dove nessuno potrà disturbarvi. La vostra continua tristezza è spesso più deleteria di qualsiasi altro vizio…voi non ve ne accorgete, ma tutti gli altri vi giudicano anche dallo stato d’animo che voi dimostrate.
Chiedete sempre l’avvento del Regno. Dio si concede a chi lo invoca con fede certa.
E anche se la vostra fede dovesse vacillare, imploratelo ancora di più. Le sue promesse si realizzano sempre perchè Egli è fedele a se stesso e non abbandona mai il misero.
Egli dimentica tutti i peccati e vuole che ogni si salvi. Se voi sapeste quanto Egli brama che il suo Regno d’amore trionfi in ogni anima! Non opporreste più tante resistenze, ma fareste di tutto per accontentarlo.
I santi lo avevano intuito bene ed hanno permesso che lo Spirito agisca in loro.
Dio rispetta profondamente la libertà di ogni uomo e non vuole instaurare il suo Regno con la forza. Questo tipo di violenza non si addice alla sua natura. Egli aspetta con discrezione che gli diate il permesso di regnare.
Questa è la sua gloria: che il suo Regno si diffonda nella più assoluta libertà e nella perfetta adesione della volontà di ogni uomo.
Meditate su questa infinita umiltà divina. Riflettete spesso su di essa e sarete spontaneamente portati a desiderare il Regno dell’amore, con le sue meraviglie che non finiranno mai di stupire. Allora il vostro animo sarà simile a quello del fanciullo innocente che sa stupirsi anche delle cose più semplici, dei gesti più altruistici, degli avvenimenti apparentemente meno significanti, degli incontri più gratuiti.
Dio ha realmente bisogno di ognuno di voi per regnare su tutti, perchè vi ha creati interdipendenti in tutto, soprattutto nella dimensione spirituale.
Non date scandalo con il vostro comportamento cinico, irrispettoso e freddo.
In questo modo impedite la diffusione del Regno progettata dall’amore divino.
Ognuno di voi ha la grande missione di contagiare il Regno a coloro che incontra lungo il suo cammino. È una grave responsabilità, prendetene
coscienza, non è mai troppo tardi…anche l’ultimo attimo della vostra vita può essere molto importante!
Per leggere l’intero libro “Come ci vedono dall’aldilà – Cronache di un vagabondo veggente” in pdf:
https://www.mondocrea.it/come-ci-vedon…
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Riconoscere con gioia le meraviglie della creazione é giá una forma di preghiera…
Sentirsi figli di Dio senza proferire tante parole, anche questa é una forma di preghiera…
Vedere nel prossimo una scintilla divina, é un modo di pregare…
Attendere speranzosi la venuta del Regno del Padre é profonda preghiera…
Amare la vita in Colui che la dona é pura preghiera…
Fidarsi dell’infinita Misericordia divina é preghiera assoluta….
Il Padre nostro, la preghiera che ci ha insegnato Gesù stesso, contiene tutto ciò e nasconde molti piú significati di ciò che crediamo.
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Gesú era considerato dalla folla e dai suoi discepoli un grande maestro ed un autentico profeta. Questo perché la sua predicazione era accompagnata da miracoli e da prodigi.
Le folle lo cercavano soprattutto per ottenere guarigioni e per il pane. Volevano persino farlo re. Ma non fu compreso.
Quando cominció a parlare del Regno dei Cieli e non dei regni di questo mondo, molti lo abbandonarono..
Allorchè predisse la sua morte imminente persino i discepoli piú intimi si scandalizzarono.
Quando fu preso prigioniero moltissimi pensarono ad un suo fallimento umano e la folla che Egli aveva beneficiato, di fronte a
Pilato fu addirittura a favore della sua eliminazione fisica.
I discepoli più intimi, poi lo tradirono (Giuda) o lo rinnegarono.
Sotto la croce, oltre alle pie donne ed a sua madre, c’era solo Giovanni, il discepolo amato. Gli altri si dileguarono.
Questo é l’Uomo. Il vero Uomo, colui che non ebbe paura della Veritá e che non fece compromessi con nessuno.
Colui che fu sempre coerente con se stesso, sia quando era all’apice del consenso popolare, sia quando cadde in disgrazia agli occhi del mondo per aver testimoniato la Veritá.
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Il Vangelo a cura di Ermes Ronchi Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo – Anno C – 2019
Le porte del cielo spalancate per noi
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 23,35-43
In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Commento di Padre Ermes Ronchi
Sta morendo, posto in alto, nudo nel vento, e lo deridono tutti: guardatelo, il re! I più scandalizzati sono i devoti osservanti: ma quale Dio è il tuo, un Dio sconfitto che ti lascia finire così? Si scandalizzano i soldati, gli uomini forti: se sei il re, usa la forza! E per bocca di uno dei crocifissi, con una prepotenza aggressiva, ritorna anche la sfida del diavolo nel deserto: se tu sei il figlio di Dio… (Lc 4,3). La tentazione che il malfattore introduce è ancora più potente: se sei il Cristo, salva te stesso e noi. È la sfida, alta e definitiva, su quale Messia essere; ancora più insidiosa, ora che si aggiungono sconfitta, vergogna, strazio.
Fino all’ultimo Gesù deve scegliere quale volto di Dio incarnare: quello di un messia di potere secondo le attese di Israele, o quello di un re che sta in mezzo ai suoi come colui che serve (Lc 22,26); se il messia dei miracoli e della onnipotenza, o quello della tenerezza mite e indomita.
C’è un secondo crocifisso però, un assassino “misericordioso”, che prova un moto compassione per il compagno di pena, e vorrebbe difenderlo in quella bolgia, pur nella sua impotenza di inchiodato alla morte, e vorrebbe proteggerlo: non vedi che anche lui è nella stessa nostra pena? Una grande definizione di Dio: Dio è dentro il nostro patire, Dio è crocifisso in tutti gli infiniti crocifissi della storia, Dio che naviga in questo fiume di lacrime. Che entra nella morte perché là entra ogni suo figlio. Che mostra come il primo dovere di chi ama è di essere insieme con l’amato. Lui non ha fatto nulla di male. Che bella definizione di Gesù, nitida semplice perfetta: niente di male, per nessuno, mai, solo bene, esclusivamente bene.
E Gesù lo conferma fino alla fine, perdona i crocifissori, si preoccupa non di sé ma di chi gli muore accanto e che prima si era preoccupato di lui, instaurando tra i patiboli, sull’orlo della morte, un momento sublime di comunione.
E il ladro misericordioso capisce e si aggrappa alla misericordia: ricordati di me quando sarai nel tuo regno. Gesù non solo si ricorderà, ma lo porterà via con sé, se lo caricherà sulle spalle, come fa il pastore con la pecora perduta e ritrovata, perché sia più leggero l’ultimo tratto di strada verso casa. Oggi sarai con me in paradiso: la salvezza è un regalo, non un merito.
E se il primo che entra in paradiso è quest’uomo dalla vita sbagliata, che però sa aggrapparsi al crocifisso amore, allora le porte del cielo resteranno spalancate per sempre per tutti quelli che riconoscono Gesù come loro compagno d’amore e di pena, qualunque sia il loro passato: è questa la Buona Notizia di Gesù Cristo.
(Letture: 2 Samuele 5,1-3; Salmo 121, Colossesi 1,12-20; Luca 23,35-43)
https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/le-portedel-cielo-spalancateper-noi
Quando preghiamo non sempre veniamo esauditi su ciò che chiediamo esplicitamente. Dipende da tanti fattori. Innazittutto dovremmo analizzare in profondità cosa chiediamo e come lo chiediamo.
Non sempre Dio esaudisce le preghiere di un certo tipo, soprattutto quelle che potrebbero danneggiare l’anima. Se chiediamo solo cose materiali trascurando lo spirito, non veniamo sempre esauditi. Se si chiede prima di tutto lo Spirito Santo è cosa buona e raccomandata da Gesù stesso..
Egli ci illumina su cosa chiedere e che atteggiamento assumere (umiltà, fede, riconoscenza e fuducia in Dio). “Pensate prima di tutto al regno dei Cieli, il resto vi verrà dato in sovrappiù”. Tra noi e Dio dobbiamo instaurare un rapporto filiale e di confidenza, sicuri che il Padre ci sta ascoltando amorevolmente.
In alcuni casi non ci dona subito la grazia che chiediamo per motivi che solo Lui, Amore Onnisciente conosce, ma è necessario essere perseveranti e non prendersela con Lui se non la riceviamo subito o mai.
Ricordiamo che Dio è Libertà Assoluta che noi dobbiamo rispettare.
Ecco perché nel Padre Nostro Gesù ci invita a dire: “Sia fatta la tua volontà”. Un’altra cosa fondamentale è il saper essere sempre umilmente riconoscenti, anche quando riceviamo una nuova grazia.
Prendiamo consapevolezza che in una giornata noi riceviamo tantissime grazie senza nemmeno chiederle esplicitamente e spesso non ce ne accorgiamo..
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Dio è Amore. Quando ami, in un certo senso, vedi Dio in azione.
Tutta la Creazione è una manifestazione del suo Amore. La tua stessa esistenza è frutto del suo amore e tu puoi vedere Dio in te, che sei un suo prodigio, ed in ogni persona perché tutti siamo fatti a sua immagine e somiglianza.
Per poterLo vedere con gli occhi interiori bisogna purificare la nostra mente e la nostra anima ed il Regno dei Cieli è già in mezzo a noi. Ecco perché è necessario recitare il Padre nostro con il cuore: “Venga il tuo Regno”.
Se siamo docili alla sua volontà Egli si fa sentire perché è davvero in mezzo a noi…
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In questa vita terrena il Signore ci dona ogni istante per preparare ciò che saremo nell’aldilà. Nulla va disperso, però abbiamo anche noi il compito di edificare il nostro tempio spirituale con Cristo, per Cristo ed in Cristo.
Anche quando siamo affranti a causa dei continui fallimenti della nostra vita spirituale, non dobbiamo perdere mai la speranza della nostra salvezza eterna.
Tutti fallimenti di cui siamo consapevoli, ci fanno toccare con mano la nostra enorme fragilità, perciò essi contribuiscono a mantenerci più umili, perché l’orgoglio spirituale, di cui spesso non ce ne accorgiamo, è davvero un grosso impedimento alla vita eterna.
Anche le sofferenze fisiche e psichiche sono molto preziose se unite a quelle che Cristo patì durante la sua vita terrena.
Così facendo la nostra risposta d’amore alla sua chiamata viene purificata, proprio perché il Regno dei Cieli viene sorretto dal vero Amore, in quanto Dio è Amore purissimo…
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Il Vangelo a cura di Ermes Ronchi
XIV Domenica – Tempo ordinario – Anno C – 2019
Gesù insegna uno sguardo nuovo per muoverci nel mondo
Vangelo – Luca 10,1-12.17-20
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi quelli che vi lavorano! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi chi lavori nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. […]
Commento di p. Ermes Ronchi per i social
La messe è abbondante, ma sono pochi quelli che vi lavorano. Gesù insegna uno sguardo nuovo per muoverci nel mondo: la terra matura continuamente spighe di buonissimo grano. Insegna un modo nuovo di guardare l’umanità: la vede come un campo traboccante di un’abbondanza di frutti.
Noi abbiamo sempre interpretato questo brano come un lamento sul tanto lavoro da fare e sulla scarsità di vocazioni sacerdotali o religiose. Ma Gesù dice qualcosa di molto più importante: il mondo è buono. C’è tanto bene sulla terra. Sa che il padre suo ha seminato bene nei cuori degli uomini: molti di essi vivono una vita buona, tanti cuori inquieti cercano solo un piccolo spiraglio per aprirsi verso la luce, tanti dolori solitari attendono una carezza per sbocciare alla fiducia.
Gesù manda discepoli, ma non a lamentarsi di un mondo lontano da Dio, ma ad annunciare un capovolgimento: il Regno di Dio si è fatto vicino, Dio è vicino, vicino alla tua casa… Mai è stato così vicino! Viviamo oggi un momento epocale di rinascita spirituale, di rinascita alla vita. Questo mondo che a noi sembra in crisi, è un immenso laboratorio di idee nuove, progetti, esperienze di giustizia e pace, un altro mondo sta nascendo, e reca frutti di libertà, di consapevolezza, di salvaguardia del creato.
Di tutto questo lui ha gettato il seme, nessuno lo potrà sradicare dalla terra. Manca però qualcosa, manca chi lavori al buono di oggi. Mancano operai del bello, mietitori del buono, contadini che sappiano far crescere i germogli di un mondo più giusto, di una mentalità più positiva, più umana.
A questi lui dice: Andate: non portate borsa né sacca né sandali… Vi mando disarmati. Decisivi non sono i mezzi, decisive non sono le cose. I messaggeri vengono portando un pezzetto di Dio in sé. Se hanno un pezzetto di Vangelo dentro, lo emaneranno tutto attorno a loro, lo irradieranno: «se in noi non è pace, non daremo pace, se in noi non è ordine non creeremo ordine» (G.Vannucci).
Gesù affida ai discepoli una missione che concentra attorno a tre nuclei: Dove entrate dite: pace a questa casa; guarite i malati; dite loro: è vicino a voi il Regno di Dio. I tre nuclei della missione: seminare pace, prendersi cura, confermare che Dio è vicino.
Portano pace. E la portano a due a due, perché non si vive da soli, la pace. La pace è relazione. Comporta almeno un altro, comporta due in pace, in attesa dei molti che siano in pace, dei tutti che siano in pace. La pace non è semplicemente la fine delle guerre: Shalom è pienezza di tutto ciò che desideri dalla vita.
Guariscono i malati. La guarigione comincia dentro, quando qualcuno si avvicina, ti tocca, condivide un po’ di tempo e un po’ di cuore con te. Esistono malattie inguaribili, ma nessuna incurabile, nessuna di cui non ci si possa prendere cura.
Poi l’annuncio: è vicino, si è avvicinato, è qui il Regno di Dio. Il Regno è il mondo come Dio lo sogna. Dove la vita è guarita, dove la pace è fiorita. Dite loro: Dio è vicino, più vicino a te di te stesso; è qui, come intenzione di bene, come guaritore della vita.
Vanno i settantadue, ricchi solo di un santuario di povertà e dicono: «Nella tua umanità profonda, più intimo a te di te stesso, crocifisso con te nella tua pena, e poi flauto per la tua danza, Dio è vicino». La loro buona novella è: «Dio è con noi, con amore». Questo auguro, di tutto cuore, a ciascuno: «Dio sia con te, con amore».
Commenti al Vangelo – domenica 7 luglio – p.Ermes – Il mondo E’ buono
Signore, ecco un nuovo giorno che mi avvicina al momento della tua definitiva venuta.
Ti ringrazio di cuore per avermi protetto durante la notte.
Ora ho innanzi a me una nuova giornata: aiutami a riconoscere che tu mi sei sempre amorevolmente accanto ed attendi da me continue risposte d’amore perché tu mi doni infinite occasioni per lodarti e glorificarti.
Fa’ che ti riconosca nelle persone con cui ho a che fare e negli eventi odierni.
Che io prenda consapevolezza che tutto è sorretto dalla tua Divina Misericordia e che nulla succede se tu non lo permetti, anche se ci lasci agire liberamente.
Ogni atomo ed ogni cellula del mio corpo sono da te conosciuti perfettamente perché sei Tu che hai creato tutto ciò che esiste.
Non permettere che la mia mente e la mia anima si annebbino nell’abitudine superficiale o nei vizi devianti, ma che ti glorifichino nei pensieri e nelle azioni collaborando con Cristo per l’edificazione del nuovo Regno eterno di giustizia e di pace.
ALCUNI LIBRI DI PIER ANGELO PIAI
GUARIRE LA MENTE PER GUARIRE IL CORPO: http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
LA SPIRALE DELLA VITA (riedizione) : http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
L’ANIMA ESISTE ED È IMMORTALE ed. Segno http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
“LA FORZA DELLA FRAGILITÀ” ed.Segno (In questo mio libro troverete preghiere per molti stati d’animo e situazioni personali) http://www.edizionisegno.it/libro.asp….
VERSO L’ETERNITÀ (commenti su 4 anni di messaggi della Regina della Pace) http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
LA STIMMATIZZATA DI UDINE (Storia autentica di Raffaella Lionetti, dotata di speciali carismi) http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
FIAMMA D’AMORE DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
CONCETTA BERTOLI – La donna che vide la terza guerra mondiale http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
IL RESPIRO DELL’ANIMA INNAMORATA (con disegni di Perla Paik) http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
MARCELLO TOMADINI il pittore fotografo dei lager https://www.edizionisegno.it/libro.as…
DIARIO DI UN PELLEGRINO CARNICO https://www.edizionisegno.it/libro.as…
GESÙ CHIEDE TOTALE FIDUCIA IN LUI (nel “Colloquio interiore” di suor Maria della Trinità) https://www.edizionisegno.it/libro.as…
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Il Vangelo – A cura di Ermes Ronchi
III Domenica – Tempo Ordinario – Anno C – 2019
A Nazaret il sogno di un mondo nuovo
Vangelo – Luca 1,1-4; 4,14-21
(…) In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nazaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Commento di p.Ermes Ronchi
Tutti gli occhi erano fissi su di lui. Sembrano più attenti alla persona che legge che non alla parola proclamata. Sono curiosi, lo conoscono bene quel giovane, appena ritornato a casa, nel villaggio dov’era cresciuto nutrito, come pane buono, dalle parole di Isaia che ora proclama: «Parole così antiche e così amate, così pregate e così agognate, così vicine e così lontane. Annuncio di un anno di grazia, di cui Gesù soffia le note negli inferi dell’umanità» (R. Virgili).
Gesù davanti a quella piccolissima comunità presenta il suo sogno di un mondo nuovo. E sono solo parole di speranza per chi è stanco, o è vittima, o non ce la fa più: sono venuto a incoraggiare, a portare buone notizie, a liberare, a ridare vista. Testo fondamentale e bellissimo, che non racconta più “come” Gesù è nato, ma “perché” è nato. Che ridà forza per lottare, apre il cielo alle vie della speranza. Poveri, ciechi, oppressi, prigionieri: questi sono i nomi dell’uomo.
Adamo è diventato così, per questo Dio diventa Adamo. E lo scopo che persegue non è quello di essere finalmente adorato e obbedito da questi figli distratti, meschini e splendidi che noi siamo. Dio non pone come fine della storia se stesso o i propri diritti, ma uomini e donne dal cuore libero e forte. E guariti, e con occhi nuovi che vedono lontano e nel profondo. E che la nostra storia non produca più poveri e prigionieri. Gesù non si interroga se quel prigioniero sia buono o cattivo; a lui non importa se il cieco sia onesto o peccatore, se il lebbroso meriti o no la guarigione. C’è buio e dolore e tanto basta per far piaga nel cuore di Dio. Solo così la grazia è grazia e non calcolo o merito.
Impensabili nel suo Regno frasi come: «È colpevole, deve marcire in galera». Il programma di Nazaret ci mette di fronte a uno dei paradossi del Vangelo. Il catechismo che abbiamo mandato a memoria diceva: «Siamo stati creati per conoscere, amare, servire Dio in questa vita e poi goderlo nell’eternità». Ma nel suo primo annuncio Gesù dice altro: non è l’uomo che esiste per Dio ma è Dio che esiste per l’uomo. C’è una commozione da brividi nel poter pensare: Dio esiste per me, io sono lo scopo della sua esistenza.
Il nostro è un Dio che ama per primo, ama in perdita, ama senza contare, di amore unilaterale. La buona notizia di Gesù è un Dio sempre in favore dell’uomo e mai contro l’uomo, che lo mette al centro, che dimentica se stesso per me, e schiera la sua potenza di liberazione contro tutte le oppressioni esterne, contro tutte le chiusure interne, perché la storia diventi totalmente “altra” da quello che è. E ogni uomo sia finalmente promosso a uomo e la vita fiorisca in tutte le sue forme.
(Letture: Neemia 8,2-4.5-6.8-10; Salmo 18; 1 Corinzi 12,12-30; Luca 1,1-4; 4,14-21)
Commento al Vangelo domenica 27 gennaio – p.Ermes – a Nazaret il sogno di un mondo nuovo
https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/a-nazaretil-sogno-di-un-mondo-nuovo
di p. Ermes Ronchi
Gesù Cristo Signore,
tu sei nostro Re fin dall’eternità,
perché da sempre ci guidi
con dolce e misericordiosa autorevolezza.
La tua regalità non ti allontana da noi,
ma ci fa sentire la tua vicinanza,
perché tu sei Re sulla croce:
non hai salvato te stesso,
ma tutti noi.
A te, che hai condiviso la nostra pena,
guardiamo con speranza e fiducia,
e chiediamo di condurci nel tuo regno,
casa della vera gioia,
che coincide con il tuo cuore.
Il Vangelo a cura di Ermes Ronchi
Solennità di Cristo Re – anno B – 2018
Un nuovo regno, dove il più potente è colui che serve
Vangelo – Gv 18 – 33,37
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
Commento di Padre Ermes Ronchi
Osserviamo la scena: due poteri uno di fronte all’altro; Pilato e il potere inesorabile dell’impero; Gesù, un giovane uomo disarmato e prigioniero. Pilato, onnipotente in Gerusalemme, ha paura; ed è per paura che consegnerà Gesù alla morte, contro la sua stessa convinzione: non trovo in lui motivo di condanna.
Con Gesù invece arriva un’aria di libertà e di fierezza, lui non si è mai fatto comprare da nessuno, mai condizionare.
Chi dei due è più potente? Chi è più libero, chi è più uomo?
Per due volte Pilato domanda: sei tu il re dei Giudei? Tu sei re?
Cerca di capire chi ha davanti, quel Galileo che non lascia indifferente nessuno in città, che il sinedrio odia con tutte le sue forze e che vuole eliminare. Possibile che sia un pericolo per Roma?
Gesù risponde con una domanda: è il tuo pensiero o il pensiero di altri? Come se gli dicesse: guardati dentro, Pilato. Sei un uomo libero o sei manipolato?
E cerca di portare Pilato su di un’altra sfera: il mio regno non è di questo mondo. Ci sono due mondi, io sono dell’altro. Che è differente, è ad un’altra latitudine del cuore. Il tuo palazzo è circondato di soldati, il tuo potere ha un’anima di violenza e di guerra, perché I regni di quaggiù, si combattono. Il potere di quaggiù si nutre di violenza e produce morte. Il mio mondo è quello dell’amore e del servizio che producono vita. Per i regni di quaggiù, per il cuore di quaggiù, l’essenziale è vincere, nel mio Regno il più grande è colui che serve.
Gesù non ha mai assoldato mercenari o arruolato eserciti, non è mai entrato nei palazzi dei potenti, se non da prigioniero. Metti via la spada ha detto a Pietro, altrimenti avrà ragione sempre il più forte, il più violento, il più armato, il più crudele. La parola di Gesù è vera proprio perché disarmata, non ha altra forza che la sua luce. La potenza di Gesù è di essere privo di potenza, nudo, povero.
La sua regalità è di essere il più umano, il più ricco in umanità, il volto alto dell’uomo, che è un amore diventato visibile.
Sono venuto per rendere testimonianza alla verità. Gli dice Pilato: Che cos’è la verità? La verità non è qualcosa che si ha, ma qualcosa che si è. Pilato avrebbe dovuto formulare in altro modo la domanda: chi è la verità? È lì davanti, la verità, è quell’uomo in cui le parole più belle del mondo sono diventate carne e sangue, per questo sono vere.
Venga il tuo Regno, noi preghiamo. Eppure il Regno è già venuto, è già qui come stella del mattino, ma verrà come un meriggio pieno di sole; è già venuto come granello di senapa e verrà come albero forte, colmo di nidi. È venuto come piccola luce sepolta, che io devo liberare perché diventi il mio destino.
Dove si combatte, dove si fa violenza, dove si abusa, e dove potere, denaro, l’io sono aggressivi e voraci, Gesù dice: non passa di qui il mio regno, non segue queste strade il mondo che io sogno
(Letture: Daniele 7,13-14; Salmo 92; Apocalisse 1,5-8; Giovanni 18,33-37)
https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/un-nuovo-regno-dove-il-piu-potente-e-colui-che-serve
Dal libro della Sapienza 1,13-15; 2,23-24
Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano;
le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte, né il regno dei morti è sulla terra.
La giustizia infatti è immortale. Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura.
Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono.
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Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita.
Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede.
Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone.
Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
(2Tm 4,6-8.17-18)
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Il Vangelo a cura di Ermes Ronchi
Dio racchiude il grande nel piccolo, l’eternità nell’attimo
XI Domenica – Tempo ordinario – Anno B
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra (…)». Mt 4,26-34
Gesù, narratore di parabole, sceglie sempre parole di casa, di orto, di lago, di strada: parole di tutti i giorni, dirette e immediate, laiche. Racconta storie di vita e le fa diventare storie di Dio, e così raggiunge tutti e porta tutti alla scuola delle piante, della senape, del filo d’erba, perché le leggi dello spirito e le leggi profonde della natura coincidono; quelle che reggono il Regno di Dio e quelle che alimentano la vita dei viventi sono le stesse. Reale e spirituale coincidono.
Accade nel Regno ciò che accade nella vita profonda di ogni essere. C’è una sconosciuta e divina potenza che è all’opera, instancabile, che non dipende da te, che non devi forzare ma attendere con fiducia. Gesù ha questa bellissima visione del mondo, della terra, dell’uomo, al tempo stesso immagine di Dio, della Parola e del regno:
tutto è in cammino, un fiume di vita che scorre e non sta fermo. Tutto il mondo è incamminato, con il suo ritmo misterioso, verso la fioritura e la fruttificazione. Il paradigma della pienezza regge la nostra fede. Mietiture fiduciose, abbondanti. Gioia del raccolto. Sogni di pane e di pace. Positività.
Il terreno produce da sé, per energia e armonia proprie: è nella natura della natura di essere dono, di essere crescita. È nella natura di Dio. E anche dell’uomo. Dio agisce in modo positivo, fiducioso, solare; non per sottrazione, mai, ma sempre per addizione, aggiunta, incremento di vita. Con l’atteggiamento determinante della fiducia!
Il terreno produce spontaneamente. Non fa sforzo alcuno il seme, nessuna fatica per il terreno, la lucerna non deve sforzarsi per dare luce se è accesa; il sale non fa sforzo alcuno per dare sapore ai piatti. Dare è nella loro natura. È la legge della vita: per star bene anche l’uomo deve dare. Quando è maturo infine il frutto si dà, si consegna, espressione inusuale e bellissima, che riporta il verbo stesso con cui Gesù si consegna alla sua passione. E ricorda che l’uomo è maturo quando, come effetto di una vita esatta e armoniosa, è pronto a donarsi, a consegnarsi, a diventare anche lui pezzo di pane buono per la fame di qualcuno.
Nelle parabole, il Regno di Dio è presentato come un contrasto: non uno scontro apocalittico, bensì un contrasto di crescita, di vita. Dio viene come un contrasto vitale, come una dinamica che si insedia al centro, un salire, un evolvere, sempre verso più vita. Quando Dio entra in gioco, tutto entra in una dinamica di crescita, anche se parte da semi microscopici…
(Letture: Ezechiele 17, 22-24; Salmo 91; 2 Corinzi 5,6-10; Matteo 4, 26-34)
https://buff.ly/2ygiC9o
https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/dio-racchiude-il-grande-nel-piccolo-l-eternita-nell-attimo
Il Vangelo – a cura di Ermes Ronchi
La chiave del cuore, che apre anche la porta del Regno
II Domenica – Tempo ordinario – Anno B
14 gennaio 2018
In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. […]
Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Le prime parole di Gesù che il Vangelo di Giovanni registra sono sotto forma di domanda. È la pedagogia di quel giovane rabbi, che sembra quasi dimenticare se stesso per mettere in primo piano quei due giovani, quasi dicesse loro: prima venite voi. Amore vero mette sempre il tu prima dell’io.
Anche all’alba di Pasqua, nel giardino appena fuori Gerusalemme, Gesù si rivolgerà a Maria di Magdala con le stese parole: Donna, chi cerchi? Le prime parole del Gesù storico e le prime del Cristo risorto, due domande uguali, rivelano che il Maestro dell’esistenza non vuole imporsi, non gli interessa stupire o abbagliare o indottrinare, ma la sua passione è farsi vicino, porsi a fianco, rallentare il passo per farsi compagno di strada di ogni cuore che cerca.
Che cosa cercate? Con questa domanda Gesù non si rivolge all’intelligenza, alla cultura o alle competenze dei due discepoli che lasciano Giovanni, non interroga la teologia di Maddalena, ma la sua umanità. Si tratta di un interrogativo al quale tutti sono in grado di rispondere, i colti e gli ignoranti, i laici e i religiosi, i giusti e i peccatori. Perché lui, il maestro del cuore, fa le domande vere, quelle che fanno vivere: si rivolge innanzitutto al desiderio profondo, al tessuto segreto dell’essere. Che cosa cercate? significa: qual è il vostro desiderio più forte? Che cosa desiderate più di tutto dalla vita? Gesù, che è il vero maestro ed esegeta del desiderio, ci insegna a non accontentarci, insegna fame di cielo, «il morso del più» (L. Ciotti), salva la grandezza del desiderio, lo salva dalla depressione, dal rimpicciolimento, dalla banalizzazione.
Con questa semplice domanda: che cosa cercate? Gesù fa capire che la nostra identità più umana è di essere creature di ricerca e di desiderio. Perché a tutti manca qualcosa: infatti la ricerca nasce da una assenza, da un vuoto che chiede di essere colmato. Che cosa mi manca? Di che cosa mi sento povero?
Gesù non chiede per prima cosa rinunce o penitenze, non impone sacrifici sull’altare del dovere o dello sforzo, chiede prima di tutto di rientrare nel tuo cuore, di comprenderlo, di conoscere che cosa desideri di più, che cosa ti fa felice, che cosa accade nel tuo intimo. Di ascoltare il cuore. E poi di abbracciarlo, «di accostare le labbra alla sorgente del cuore e bere» (San Bernardo). I padri antichi definiscono questo movimento: il ritorno al cuore: «trova la chiave del cuore. Questa chiave, lo vedrai, apre anche la porta del Regno» (San Giovanni Crisostomo). Che cosa cercate? Per chi camminate? Io lo so: cammino per uno che fa felice il cuore.
(Letture: 1 Samuele 3,3-10.19; Salmo 39; 1 Corinzi 6,13-15.17-20; Giovanni 1,35-42)
https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/la-chiave-del-cuore-che-apre-anche-la-porta-del-regno
https://buff.ly/2CQsHHP
Marco 1,14-20
III domenica
(p. Ermes Ronchi)
È il momento fresco, sorgivo del vangelo, che ci riporta le prime parole che Gesù pronuncia, i primi gesti che compie.
E in primo piano, emerge il suo coraggio: Giovanni è appena catturato e messo a tacere, e Gesù entra in scena, come in una staffetta di profeti, ora tocca a lui mostrare che la parola non è incatenata. E si espone, al re Erode e ai pescatori del lago, senza paura dei rischi, senza mimetizzarsi. Il profeta è colui che non si mimetizza.
Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio. La prima caratteristica dell’uomo Gesù, quella che da subito ha colpito gli evangelisti, è quella di un uomo che cammina, cammina sempre, camminerà tre anni, e mai da solo, incalzato da una forza che lo obbliga a partire, a lasciare casa, famiglia, clan, paese, luoghi: Gesù venne da Nazaret di Galilea al Giordano (Mc 1,9)…e subito lo Spirito lo sospinse nel deserto (Mc 1,12)…arrestato Giovanni Gesù andò nella Galilea (Mc 1,14).
Un Gesù che ha scelto come casa la strada. Un “senza fissa dimora”, si direbbe oggi. E non esiste nessun caso, in Israele, nessun racconto nella Bibbia, prima di lui, di un maestro itinerante, senza scuola e senza casa. Nessuno mai leggero e libero come lui.
E porterà i suoi discepoli alla scuola della strada. Perché la strada è luogo di incontri, è di tutti e non domanda lasciapassare a nessuno, ti apre all’imprevisto, perché non sai chi sarà il prossimo a venirti incontro, ma sai che l’infinito è all’angolo di ogni strada.
Ed ecco la seconda nota caratteristica: Gesù andò nella Galilea proclamando il vangelo di Dio. Proclamando che Dio è una bella notizia.
Non era ovvio per niente. Non tutta la bibbia è vangelo, non tutta è bella e gioiosa notizia, alle volte è minaccia e giudizio, spesso è comando e ingiunzione, ma la caratteristica nuova del rabbi delle strade è proprio la parola vangelo: felice, lieta, gioiosa notizia. Dio conforta la vita. E se non conforta la vita non è Dio quello che noi proclamiamo.
La bella notizia che inizia a correre per la Galilea è raccontata così: il regno di Dio è vicino, Dio è vicino a te, forte come il tuo eroe e tenero come il tuo innamorato.
Gesù è il racconto della tenerezza di Dio, non della onnipotenza di Dio, ma della sua tenerezza!
Infatti vedi che Gesù passa per le strade e dietro di lui resta una scia di pollini di primavera, uno strascico di guarigioni e di abbracci.
È il mondo come Dio lo sogna: i poveri come principi, la pace tra il lupo e l’agnello, cancellare il concetto stesso di nemico, l’amore come unica regola, il corpo guarito e il cuore ubriaco di gioia.
Passa Gesù e vedi che un altro mondo è possibile, e lui ne conosce il segreto, sembra possederne la chiave: comincia a liberare, guarisce, purifica, perdona, rialza. Toglie barriere alle donne, recupera gli scartati, ridona pienezza di possibilità ai poveri, ciechi oppressi lebbrosi. E toglie il peccato, che ha un nome solo: è il disamore. Gesù è il guaritore del disamore del mondo.
Il vangelo di Marco riporta poi la seconda parte dell’annuncio: convertitevi e credete nel vangelo.
La conversione è come fare una inversione a U, quando ti accorgi che hai sbagliato strada, che stai andando nel fosso, che la felicità è dall’altra parte. Non è allora una esigenza moralistica, non vuol dire: diventate “bravi ragazzi”. Dio non ama i bravi ragazzi, ama le persone sincere autentiche vere.
Vuol dire: Cambia strada e vieni con me: di qua si va in un posto molto bello; di qua il cielo è più vicino e più luminoso; e l’azzurro non è così azzurro da nessun’ altra parte; e il volto di Dio è solare e sorridente, e perfino gli uomini sono buoni, e mostreremo loro quanto sono belli. “Il vostro male fratelli è che non sapete quanto siete belli” (Dostoewski).
‘Convertitevi’ vuol dire ‘giratevi verso la luce perché la luce è già qui’, come fa un girasole che si rimette ad ogni alba sui sentieri del sole.
Convertiti non suona come un ordine, un comando da caserma che fa scattare sull’attenti e temere la punizione, è una offerta di sole, di solarità, l’offerta della migliore delle possibilità.
Poi viene la chiamata dei primi discepoli. Camminando lungo il mare di Galilea, Gesù vide… Gesù cammina e guarda. Cammina senza fretta e senza ansia, abita pienamente la vita. Cammina e vede Simone e in lui intuisce la Roccia. Vede Giovanni e in lui indovina il discepolo dalle più belle parole d’amore. Vede Giacomo è in loro non vede solo gli imprenditori di una piccola azienda di pesca, ma “i figli del tuono”. Un giorno guarderà l’adultera e in lei vedrà la donna capace di amare bene.
Il suo è uno sguardo creatore e poetico.
Vi faro diventare pescatori di uomini, una frase che non avevano mai sentita nelle Sacre Scritture, inedita e un po’ illogica.
I quattro sapevano pescare. Sapevano che pescare è la morte del pesce. Ma Gesù è amico della vita, profuma di vita. È come se dicesse: “vi farò pescatori di umano”. Tirerete fuori gli uomini da sotto quella superficie in cui la vita non è vita; tirerete fuori ogni persona il meglio, il fiore dell’umanità di ciascuno.
Vi farò pescatori di umanità, cercatori di tutto ciò che di più umano, bello, grande, luminoso ogni figlio di Dio porta nel cuore. Lo tirerete fuori dall’oscurità, come tesoro dissepolto dal campo, come neonato dalle acque materne, li porterete dalla vita sommersa alla vita nel sole.
Insegnerete a vivere meglio.
Ti sembra piccola cosa insegnare a vivere? è il massimo che c’è!
I discepoli, i quattro non sono pronti. Non sono preparati, non hanno fatto corsi, ritiri, non hanno studiato teologia o psicologia, in compenso hanno qualcosa: sentono il fascino di Gesù. Sentono che emana vita e si mettono alla sua scuola.
Di quel Rabbi così diverso, alternativo, quasi fuori dalle righe (“solo gente fuori dalle righe può soffiare via la coltre di cenere che copre la brace delle nostre vite”… Card Martini).
Il maestro guarda anche me, che non sono pronto; e si fa pescatore di umano: vede in me, nonostante i miei inverni, una primavera possibile,
una generosità che non sapevo di avere,
capacità che non conoscevo,
un’allegria profonda ma ancora muta.
Mi guarda con la fiducia di chi contempla le stelle
prima ancora che sorgano. E mi dice: seguimi.
Signore, sono il primo dei paurosi,
ma pronto a dire eccomi.
Sono l’ultimo dei coraggiosi,
ma pronto a dire, insegnami a vivere meglio.
Ti seguirò, Signore che apri sentieri e insegni respiri.
Perché sei pescatore di stelle,
anche nel cielo buio della mia vita.
Preghiera
Donami, Signore, un cuore libero e saldo,
leggero e possente come un germoglio di cielo.
Donami un cuore giovane, attento a tutto ciò che nasce,
che sta dalla tua parte per creare un mondo nuovo.
Aiutami ad amare questa storia barbara e magnifica
e tutti i miei fratelli esposti come me alla paura,
esposti al cuore stanco,
ma dalla tua forza buona
miracolosamente accolti.
Aiutami a fissare negli occhi le creature
e insieme a fissare gli abissi del cielo.
Ad essere generoso di sentimenti
ad abbondare nell’amore,
perché diventi saldo il cuore.
E alzi il capo a contemplare il passo di Dio,
il germoglio di giustizia che è già spuntato,
che ha preso il volto indimenticabile di Gesù,
il volto del più bello tra i figli dell’uomo.
Amen.
(p. ERMES RONCHI)
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Siamo venuti qui, alla ricerca di pane, aiuto, parole buone e luminose, e oggi ci viene restituita la nostra vocazione: tu seguimi, cammina con me.
Omelia
Giovanni è stato arrestato, tace la grande voce del Giordano, ma si alza una voce libera sul lago di Galilea. Esce allo scoperto, senza paura, un imprudente giovane rabbi, solo.
Abbandona famiglia, casa, lavoro, lascia Nazaret per Cafarnao, non porta niente con sé, solo una parola: convertitevi perché il regno dei cieli è vicino. Siamo davanti all’annuncio generativo del vangelo.
Il Regno: una luce dentro, una forza che circola nelle cose, che non sta ferma, che sospinge come il lievito, come il seme. La storia si muove.
Le prime parole di Gesù dicono a tutti i disincantati di allora, a tutti i delusi di oggi, dice: smettetela di essere tristi e sfiduciati, ascoltate qualcuno ha una cosa bellissima da dirvi, così bella che appare incredibile… Così affascinante che i pescatori ne sono sedotti, mollano tutto, come per chi trova il tesoro.
È vicino il regno, il cielo è vicino, Dio è vicino, è vicino e fa fiorire la vita in tutte le sue forme. C’è polline divino nel mondo.
La notizia bellissima è questa: Dio è all’opera, qui tra le colline e il lago, per le strade di Cafarnao. Non per sé, ma per noi. Per umanizzare la vita e farla respirare.
A tutti gli sfiduciati di sempre dice: Lo so che ci sono i romani con le loro legioni e le croci per chi si ribella, eppure il regno è più vicino; lo so che ci sono schiavi a migliaia, e lebbrosi alle porte di tutte le città, che i preti parlano male di Dio, eppure un altro mondo è possibile, un altro cielo è vicino. Lo so che oggi ci sono terremoti e drammi, ma puoi vedere anche squadre di soccorritori che vanno avanti fino allo sfinimento… allora alza la testa e guarda quante belle persone …
Gesù parla, e la bella notizia dice: è possibile una vita buona, bella e beata, e lui la mostra;
è possibile che la storia diventi altra da quello che è; è possibile che il cuore guarisca. E lui inaugura un altro modo di essere uomini. Passa per tutta la Galilea uno che è il guaritore dell’uomo. Passa uno che sa reincantare la vita. E ci chiama ad osare, ad essere un po’ folli, come lui.
Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino. Io capisco questo: Convertitevi, i delusi, gli sfiduciati, i depressi, i rassegnati. Il Regno è qui, un altro mondo è possibile, è possibile vivere meglio, per tutti, e lui ne conosce la strada. Io ci credo. Ricordo un verso di p. Turoldo: e sulla mia tomba scrivete soltanto “ha sognato cieli nuovi e terra nuova”.
Terra nuova, lungo il mare di Galilea. E qui sopra di noi, un cielo nuovo. Quel Rabbi mi mette a disposizione un tesoro, di vita e di amore, un tesoro che non inganna, che non delude. Lo ascolto e sento che la felicità non è una chimera, è possibile, anzi è vicina.
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide…
Gesù passa, cammina per le strade del mondo a cercare la gente dove è, dove vive e lavora; non l’aspetta dentro la cornice sacra di un tempio.
E passando vede…: non un accorgersi per caso, ma un vedere attento. Altro è guardare, tutti guardano; altro è vedere…pochi lo sanno fare.
E vede due pescatori, ma non basta; due fratelli, ma non basta; egli vede le singole persone, con un nome: vede Simone, vede Andrea, vede Giacomo, vede Giovanni. Nome a nome. A tu per tu.
Gesù guarda, e in Simone vede Pietro o Cefa, la roccia su cui fonderà la sua comunità. Guarda, e in Giovanni vede il discepolo che parlerà le più belle parole d’amore. Guarda, e nell’adultera vede la donna che rinasce capace di amare bene di nuovo.
Guarda me e indovina ciò che nessuno ha saputo ancora vedere, ho solo piccoli granelli di senape appena seminati, ma lui vede già un albero, dove gli uccelli vengono a fare il nido.
Gesù guarda e ama. Amore vero è quello che ti obbliga a diventare il meglio di ciò che puoi diventare (Rilke): pescatore di uomini per i quattro del lago. E per me? Cos’è il meglio di me?
Gesù indovina dentro di me una melodia sepolta. Siamo tutti come strumenti musicali da cui Dio sa tirar fuori suoni che nessuno ha saputo trovare. I mistici orientali dicono. Noi siamo il flauto, Dio è il soffio che lo attraversa. Vivere attraversati dal Soffio dello Spirito.
Io lo so che non scriverò grandi melodie, ma una nota sì, ma che sia esatta, e sia la mia; un mattoncino solo ,ma che nessun altro può aggiungere alla cattedrale o alla sinfonia del mondo.
Gesù chiama, era solo ma non può restare solo. Ha bisogno di volti. Li porta via dal piccolo cabotaggio del lago, alla grande navigazione del mondo.
Vi farò pescatori di uomini: Dal lago al mondo; dalle reti e dalle barche agli uomini e alle donne che sono il tesoro, il gioiello di Dio.
E nessuno può dire io sono meno di quei quattro pescatori. Nessuno può dire: ho meno cultura di loro, meno preparazione, meno cuore, meno teologia…
Seguitemi. Perché seguirlo? Gesù non lo dice. Non c’è motivo che vada oltre lui, oltre quel pronome personale: segui me. Lui è la ragione di tutto, lui è il motivo oltre il quale io non so risalire. Segui me, metti i tuoi passi sui miei passi, osserva i miei gesti, bevi le mie parole, diventa come me: vivi la mia vita buona bella e beata. Ama quelli che io amo. Preferisci quelli che io preferisco. Opponiti alle cose alle quali io mi oppongo.
Un giovane prete fa l’esame di pastorale. L’ultima domanda è: come spiegheresti a un bambino di sei anni perché segui Gesù? perché gli vai dietro? Lo studente parte dal peccato originale, parla di redenzione e riscatto, colpa e grazia, verità ed errore…ma si accorge che si sta incartando. Il vecchio professore allora lo interrompe e fa: digli così, lo seguo per essere felice. Grande prof, di teologia e di umanità!
Vi farò diventare pescatori di uomini, raccoglitori di uomini per tirarli fuori dalla loro vita piccola e farli felici. Non raccoglierete per la morte, come fa il pescatore di pesci, ma per la vita.
Li tirerete fuori dall’invisibile, da sotto le acque, per farli camminare, per aiutarli a volare; sarete per gli uomini dei rivelatori di un nuovo modo di vivere, avranno vita moltiplicata.
Cercatori di uomini, come cercatori d’oro. Il vostro tesoro sono persone.
E lasciato tutto, lo seguirono. Lasciano tutto ma per trovare tutto, non perdono niente, lo investono.
Seguono Gesù peccatori che sanno di esserlo, io tra loro.
Signore, io sono l’ultimo dei coraggiosi
eppure pronto a dire:
eccomi, vengo, io ci sto;
sono il primo dei paurosi
ma mi fido della tua parola:
eccomi, io ci sono.
D’ora in avanti qualcosa sarò, Signore,
se la tua grazia fa del mio nulla
qualcosa che serva a qualcuno.
Pescatore di uomini, di Helder Camara.
Per amore di Dio rispondetemi:
Dove sono i bambini
per raccontarmi i loro giochi,
i poeti
per raccontarmi i loro sogni
i pazzi
per raccontarmi i loro deliri,
i malati
per raccontarmi le loro sofferenze,
e i felici e gli infelici
i santi e peccatori
i bambini e i vecchi
i morti e i vivi
i credenti e gli increduli
gli uomini e gli angeli
gli animali e le piante
le creature tutte
di tutti i mondi?
Povero me
se salissi da solo
all’altare di Dio!…
Dom Helder Camara, da “Mille ragioni per vivere”
La conclusione del brano è una sintesi affascinante della vita di Gesù. Camminava e annunciava la buona novella; camminava e guariva la vita.
Gesù cammina verso di noi, gente delle strade,
cammina con noi di volto in volto
e mostra con ogni suo gesto che Dio è qui, con amore,
il solo capace di guarirci il cuore.
p: Ermes Ronchi
SECONDA DOMENICA DI AVVENTO – A
Is 11,1-10 – Rom 15, 4-9 – Mt 3, 1-12
di p. Ermes Ronchi
Due Profeti nel deserto di Giudea: Isaia e Giovanni, un sogno che chiama dal futuro, una decisione che preme oggi.
Vieni a cercarci:
noi siamo sempre più smarriti e dunque vieni sempre Signore.
Vieni, tu che ci ami:
nessuno è in comunione con te se non lo è anche col fratello, e dunque vieni sempre, Signore.
Noi siamo tutti lontani,
non sappiamo chi siamo, cosa fare e come farlo e dunque vieni sempre, Signore.
Omelia
Giovanni il Battista predicava nel deserto della Giudea dicendo: convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino (Mt 3,2).
Gesù cominciava sulla riva del lago con l’identico annuncio: convertitevi perché il regno dei cieli è vicino (Mt 4,17).
Tutti i profeti hanno gli occhi fissi nel sogno, che ha nome regno dei cieli, che è un mondo nuovo intessuto di rapporti buoni e felici. Ne percepiscono il respiro vicino: è possibile, è ormai iniziato. Su quel sogno ci chiedono di osare la vita, ed è la conversione.
Si tratta di tre annunci in uno, e tra tutte la parola più calda di speranza è l’aggettivo “vicino”. Dio è vicino, è qui, prima buona notizia: il grande Pellegrino ha camminato, ha consumato distanze, è vicinissimo a te.
Dio è accanto, a fianco, dentro tutto ciò che vive: rete che raccoglie insieme, in armonia, il lupo e l’agnello, il leone e il bue, il bambino e il serpente (parola di Isaia), uomo e donna, arabo ed ebreo, mussulmano e cristiano, bianco e nero, per una nuova architettura del mondo e dei rapporti umani.
Il Regno dei cieli e la terra come Dio la sogna. Non si è ancora realizzata? Non importa, il sogno di Dio è più vicino, anzi è più vero che non la realtà stessa, fatta di lupi e di muri, è il nostro futuro che ci porta, la forza che fa partire.
Convertitevi, ossia osate la vita, mettetela in cammino, e non per eseguire un comando, ma per una bellezza; non per una imposizione da fuori ma per una seduzione. Ciò che converte il freddo in calore non è un ordine dall’alto, ma la vicinanza del fuoco; ciò che toglie le ombre dal cuore non è un obbligo o un divieto, ma una lampada che si accende, un raggio, una stella, uno sguardo. Convertitevi: giratevi verso la luce, perché la luce è già qui: cambiate lo sguardo con cui vedete gli uomini e le cose, cambiate strada, sopra i miei sentieri il cielo è più vicino e più azzurro, il sole più caldo, il suolo più fertile, e ci sono cento fratelli, e alberi fecondi, e miele.
La forza che cambia il cuore non è mai la paura, ma è una forza non umana che cresce dentro, una forza im-mane, cioè il divino in noi, Dio che viene, che va alla radice del vivere, più vicino a me di me stesso.
La prima parola di Giovanni e Gesù è vangelo, bella notizia: si è avvicinato il Regno di Dio.
Noi pensiamo che la presenza del Signore si sia rarefatta in questa società di idoli.
Il profeta ripete: il regno è più vicino oggi di ieri, di dieci o vent’anni fa, ma a noi sembra che si sia allontanato.
Se guardo con attenzione, io vedo che il mondo è più vicino al regno di Dio oggi di ieri: è cresciuta la libertà di essere se stessi, l’autenticità nelle relazioni, la consapevolezza che l’uomo è il diritto di avere diritti, è cresciuta la giustizia e la solidarietà verso i deboli, verso i disabili c’è stata una autentica rivoluzione, l’amore per tutte le creature, per la terra, l’aria, le acque. E l’istruzione e la scienza.
Anche altro è cresciuto, è vero, una solitudine, una individualizzazione, una disgregazione dei legami, una idolatria del denaro e dell’apparire, una insofferenza verso gli estranei.
Ma io credo nella buona notizia di Isaia, Giovanni, Gesù.
Lo credo non per un vacuo ottimismo. Il cristiano non è ottimista, ha speranza. L’ottimista tra due ipotesi sceglie quella positiva. Io scelgo il Regno per un atto di speranza: perché Dio si è impegnato con noi, in questa storia, con un intreccio così scandaloso con la nostra carne da arrivare fino alla morte di croce.
Come riuscire a vederlo? A un Maestro un giorno un discepolo chiese: ‘Un tempo c’erano uomini che vedevano Dio faccia a faccia, perché oggi nessuno più vede Dio?’ E il Maestro rispose: ‘Perché oggi nessuno sa più inginocchiarsi così profondamente!’
Per vedere bene qualsiasi cosa ti devi inginocchiare a millimetro di viso, di occhi, di voce.
Chiniamoci con attenzione e lo vedremo. Nell’intimo di ciascuno, nell’umiltà dei giorni e dei segni viene, per questo è necessario avere quello che il profeta chiama l’occhio penetrante. Uno sguardo che non si ferma alla superficie delle cose, alla nebbia delle parole, che va oltre le apparenze.
Gesù è l’incarnazione di un Dio che si fa intimo come un pane nella bocca, una parola detta sul cuore, un respiro: infatti “vi battezzerà nello Spirito Santo”, vi immergerà dentro il mare di Dio, sarete avvolti, intrisi, impregnati della vita stessa di Dio, in ogni vostra fibra.
Perché viene? Perché deve venire, per un suo bisogno, perché prima ancora che un mio problema la salvezza è un desiderio di Dio. Che io sia amato dipende da lui non da me. Il venire di Dio dipende da Lui. Perciò ne sono sicuro…
Con le immagini forti della scure e del fuoco, dagli effetti definitivi, Giovanni dice che ‘Dio viene al centro della vita non ai margini di essa’ (Bonhoeffer), che Dio raggiunge e tocca quella misteriosa radice del vivere che ci mantiene diritti come alberi forti, che ci permette di vedere orizzonti di luce nonostante le macerie, di raccogliere frumento buono nonostante gli inverni.
Dio ha a che fare non solo con la mia vita, ma con il centro della mia vita.
Non è l’ultima risorsa quando non ho più risorse; no, viene come forza della mia forza, terra profonda delle mie radici, sole del mio cielo.
Viene dentro la passione d’amore, dentro la fedeltà al dovere, dentro il coraggio di sperare, nella gioia della libertà raggiunta, quando accetto la sproporzione tra ciò che mi è promesso e ciò che stringo fra le mani, e tuttavia faccio avanzare di un passo, di un millimetro, di un niente, la bontà del mondo.
Io cerco chi sa darmi speranza. La speranza me la dà Dio in me, vicino come il respiro, vicino come il cuore, la sua vita dentro la mia vita.
Con Lui vivrò un battesimo di vento e di fuoco. Vento che gonfia le vele e fa ripartire, e focolare che dà calore e sicurezza e fa vivere accesi.
Con Lui il peccato non è più semplicemente trasgredire delle regole, ma trasgredire il sogno che Dio sogna per noi.
Un sogno grande come quello di Gesù, bello come quello di Isaia, al centro della vita come quello di Giovanni.
Preghiera alla comunione.
Manda il tuo messaggero davanti a noi, Signore,
un angelo, un uomo, una donna, un bambino
che ci insegnino a chinarci profondamente
a inginocchiarci per essere più vicini
al volto degli altri, al cuore del mondo.
Manda il tuo messaggero
manda ancora Profeti,
uomini dal cuore in fiamme:
e tu a parlare dai loro roveti.
Vieni più vicino Signore
Allunga ancora un po’ quella mano
che non hai mai cessato di tendermi
e ti sentirò vivo come acqua nel deserto,
come miele nei giorni dell’amarezza,
come vento e come fuoco
che riaccendono il sogno di un mondo nuovo,
un sogno dolce come quello dei profeti,
al cuore della vita come quello di Gesù,
seminato come una perla di luce
nel cuore vivo di tutte le cose. Amen
p. Ermes Ronchi
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6 luglio 2005
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