Fb 5 giugno – Pentecoste
Nostra lingua nativa, l’amore
Nei Balcani si racconta che la Bora, vento limpido e freddo, ha il potere di pulire il cervello. Il vento infuocato che quel giorno si abbatté sugli apostoli e su Maria ripulì allo stesso modo il cuore dalle paure svegliando il coraggio di ciascuno.
Potenza dello spirito di Dio che si abbatte gagliardo sul nostro bisogno di scosse, oppure fruscio di brezza leggera che si ode solo con “ le orecchie del cuore” (papa Francesco).
Secondo il vangelo di Giovanni, lo Spirito viene leggero e quieto come un respiro: «Alitò su di loro e disse: ricevete lo Spirito» (Gv 20,22). Nel racconto di Luca, esso irrompe come coraggio che spalanca le porte e, come energia dalle parole di fuoco (Atti 2,2). Nell’esperienza di Paolo, è dono, bellezza, genio diverso per ciascuno (Gal 5,22).
Tre modi per dire che lo Spirito feconda le strade della vita, rompendo gli schemi come forza imprudente, e che il discepolo non dipende dalla storia, ma dal suo vento libero e liberante.
Per la liturgia ambrosiana lo Spirito è “effusione ardente della vita divina”, il debordare di un amore che preme, dilaga, si apre la strada verso il cuore dell’uomo. E’ Dio che effonde vita, che non ha creato l’uomo per reclamarla, ma per risvegliarne la sorgente sommersa.
Effusione ardente: lo Spirito porta in dono il bruciore del cuore ai discepoli di Emmaus, l’alta temperatura dell’anima che si oppone all’apatia del cuore.
E, meraviglia del primo giorno: «com’è che li sentiamo parlare la nostra lingua nativa?» E’ l’amore divino che si rivolge alla parte profonda, nativa, originaria che è in ciascuno, che viene prima di tutte le divisioni di razza, ricchezza, cultura, età.
La lingua nativa di ogni uomo è l’amore. Lo Spirito non solo ricompone la frattura di Babele, ma parla la lingua comune, di festa e di dolore, di stanchezza e di forza, di pace e sogno. La Parola di Dio allora diventa mia lingua, mia passione, mia vita, mio fuoco. Ci fa tutti vento nel Vento.
Nella Messa di Pentecoste, ripeteremo parole tra le più belle e rivoluzionarie della Bibbia: “del tuo Spirito Signore è piena la terra” (sal 103). È piena. Tutta la terra è gravida. Ogni creatura è come incinta. Anche se non è evidente, anche se la terra ci appare ubriaca di ingiustizia, di sangue, di follia.
Eppure Egli è qui. Sentilo entrare dalle porte chiuse; coglilo, attraverso fessure quasi invisibili, suscitare energie. Guardati attorno, ascolta gli abissi del cosmo e il respiro del cuore: la terra è piena di Dio. Cerca la sua bellezza, scova l’amore in ogni amore. Piena ne è la terra! Assapora quel Vento che scompiglia le vite, sollevandole in alto con polvere di cielo, per farci cambiare prospettiva sul mondo e il modo di abitare la vita.
Avvenire pentecoste 2022
Lo Spirito Santo, il misterioso cuore del mondo, il vento sugli abissi, l’Amore in ogni amore, è Dio in libertà, un vento che porta pollini dove vuole primavere, che non lascia dormire la polvere, che si abbatte su ogni vecchia Gerusalemme.
Dio in libertà, che non sopporta statistiche, che nella vita e nella Bibbia non segue mai degli schemi. Libero e liberante come lo è il vento, la cosa più libera che ci sia, che alle volte è una brezza leggera, alle volte un uragano che scuote la casa; che è voce di silenzio sottile, ma anche fuoco ardente chiuso dentro le ossa del profeta (Ger 20,9).
Pentecoste è una festa rivoluzionaria di cui non abbiamo ancora colto appieno la portata. Lo Spirito “vi insegnerà ogni cosa”: lui ama insegnare, accompagnare oltre, far scoprire paesaggi inesplorati, portare i credenti a vivere in “modalità esplorativa”, non come esecutori di ordini, ma come inventori si strade. Lo Spirito è creatore e vuole discepoli geniali e creatori, a sua immagine. Vento che non tace mai, per cui ogni credente ne è avvolto e intriso, così che ognuno ha tanto Spirito Santo quanto ne hanno i pastori. Infatti “il popolo di Dio, per costante azione dello Spirito, evangelizza continuamente se stesso” (Evangelli Gaudium 139). Parole come un vento che apre varchi, porta sentori di nuove primavere. Il popolo di Dio evangelizza se stesso, continuamente. Una visione di potente fiducia, in cui ogni uomo e ogni donna hanno dignità di profeti e di pastori, ognuno un proprio momento di Dio, ognuno una sillaba del Verbo, tutti evangelisti di un proprio ‘quinto evangelio’, sotto l’ispirazione dello Spirito.
Verrà lo Spirito, vi riporterà al cuore tutto di Gesù, di quando passava e guariva la vita, e diceva parole di cui non si vedeva il fondo. Ma non basta, lo Spirito vi guiderà alla verità tutta intera: apre uno spazio di conquiste e di scoperte; vi insegnerà nuove sillabe divine e parole mai dette ancora. Sarà la memoria accesa di ciò che è accaduto ‘in quei giorni irripetibili’ e insieme sarà la genialità, per risposte libere e inedite, per oggi e per domani.
Lévati o remoto Spirito/ candida già freme/ alta/ la vela (Davide M. Montagna). Una vela e il mare cambia, non è più un vuoto in cui perdersi o affondare. Basta che sorga una vela, alta a catturare il soffio dello Spirito, per iniziare una avventura verso nuovi mari, verso isole intatte, dimenticando il vuoto.
E da là dove ti eri fermato, lo Spirito libero e liberante di Dio ti farà ripartire, mentre continua a compiere nella chiesa la stessa opera che ha compiuto con Marco, Luca, Matteo, Giovanni: continua a far nascere evangelisti. E a farli navigare nel suo Vento.
Fb 23 maggio 21
Pentecoste
Gv 15,26-27; 16,12-15
L’UNIVERSO OBBEDISCE ALL’AMORE di p. Ermes Ronchi
La Bibbia è un libro di strade e di vento. E così i racconti della Pentecoste, pieni di strade e vento su Gerusalemme, respiro leggero e uragano impetuoso. Vento che scuote la casa, la riempie e passa oltre, e mentre tu sei impegnato a tracciarne i confini, lui spalanca finestre e dilata lo sguardo. E tu stesso confini con Dio.
“Riempì la casa dove erano insieme”. Spirito che non si lascia sequestrare, nei luoghi che noi diciamo sacri. Ora sacra diventa la casa. La mia, la tua, e tutte le case saranno cielo di Dio.
Venne d’improvviso, e furono colti di sorpresa. Non erano preparati, non era programmato; lo Spirito non sopporta schemi, è vento di libertà e di libere vite.
Apparvero lingue di fuoco, a posarsi su ciascuno. Il fuoco è la cosa più semplice, è voglia di amare la vita, è lo stupore di vivere accesi. Noi nasciamo già accesi, i bambini sono accesi, poi i colpi della vita possono spegnerci.
Lingue di fuoco a posarsi su tutti, nessuno escluso, nessuna distinzione da fare. Lo Spirito tocca ogni vita, la diversifica, fa nascere creatori e sposa una libertà, afferma una vocazione, rinnova un’esistenza unica.
Abbiamo bisogno dei doni dello Spirito, ne ha bisogno questo nostro piccolo mondo, per dare a ognuno una genialità che gli è propria. E la Chiesa ha bisogno di discepoli geniali, ha il bisogno estremo che ciascuno creda al proprio dono, alla propria unicità a servizio della vita. Al proprio coraggio.
Lo Spirito ti rende unico nel modo di amare. Come Dio, che dopo aver creato l’uomo, ne spezza la forma e la butta via. Unico, nel tuo modo di consolare e di incontrare; unico, nel tuo modo di gustare la bellezza di cose e persone. Nessuno sa voler bene come lo sai fare tu; nessuno ha la gioia di vivere che hai tu; e nessuno ha il dono di capire i fatti come li comprendi tu.
Questa è l’opera dello Spirito: è la meraviglia del primo giorno!
“Com’è che li sentiamo parlare la nostra lingua nativa?” Lo Spirito parla ad ogni uomo da sempre, si rivolge a quella parte profonda e nativa che è in ciascuno, che scavalca razze, nazioni, culture, età. E la Parola diventa mia lingua, mia passione, mio fuoco. Diventa la parte migliore di me.
“Del tuo Spirito, Signore, è piena la terra”. Guardati attorno, cerca, ascolta il vento sugli abissi e il respiro del tuo cuore: la terra trabocca del fuoco divino. Cerca la bellezza, l’amore in ogni amore. Piena ne è la terra, instancabile il respiro di Dio sui suoi cieli, sui suoi deserti e le sue foreste, sui suoi bambini e i suoi anziani; e le donne, che sono la cosa più vicina a Dio (C. Bobin).
Ricevetelo! Come all’origine lo ha ricevuto Adamo, reso uomo per il respiro di Dio in lui; alito di vita nelle sue narici, per essere nascituro sempre e incamminato.
Lo Spirito presiede alle nascite. Il suo lavoro è dare la vita.
Avvenire Pentecoste Gv 15,26-27; 16,12-15
Quando verrà lo Spirito, vi guiderà a tutta la verità. È l’umiltà di Gesù, che non pretende di aver detto tutto, di avere l’ultima parola su tutto, ma parla della nostra storia con Dio con solo verbi al futuro: lo Spirito verrà, annuncerà, guiderà, parlerà. Un senso di vitalità, di energia, di spazi aperti! Lo Spirito come una corrente che trascina la storia verso il futuro, apre sentieri, fa avanzare. Pregarlo è come affacciarsi al balcone del futuro. Che è la terra fertile e incolta della speranza.
Lo Spirito provoca come un cortocircuito nella storia e nel tempo: ci riporta al cuore, accende in noi, come una pietra focaia che alleva scintille, la bellezza di allora, di gesti e parole di quei tre anni di Galilea. E innamorati della bellezza spirituale diventiamo “cercatori veraci di Dio, che inciampano in una stella e, tentando strade nuove, si smarriscono nel pulviscolo magico del deserto” (D.M. Montagna).
Siamo come pellegrini senza strada, ma tenacemente in cammino (Giovanni della Croce), o anche in mezzo a un mare piatto, su un guscio di noce, dove tutto è più grande di noi. In quel momento: bisogna sapere a ogni costo/ far sorgere una vela / sul vuoto del mare (Julian Gracq). Una vela, e il mare cambia, non è più un vuoto in cui perdersi o affondare; basta che sorga una vela e che si lasci investire dal soffio vigoroso dello Spirito (io la vela, Dio il vento) per iniziare una avventura appassionante, dimenticando il vuoto, seguendo una rotta.
Che cos’è lo Spirito santo? È Dio in libertà. Che inventa, apre, scuote, fa cose che non t’aspetti. Che dà a Maria un figlio fuorilegge, a Elisabetta un figlio profeta, e che in noi compie instancabilmente la medesima opera di allora: ci rende grembi del Verbo, che danno carne e sangue e storia alla Parola.
Dio in libertà, un vento nomade, che porta pollini là dove vuole, porta primavere e disperde le nebbie, e ci fa tutti vento nel suo Vento.
Dio in libertà, che non sopporta statistiche. Gli studiosi cercano ricorrenze e schemi costanti; dicono: nella Bibbia Dio agisce così. Non credeteci. Nella vita e nella Bibbia, Dio non segue mai degli schemi.
Abbiamo bisogno dello Spirito, ne ha bisogno questo nostro mondo stagnante, senza slanci. Per questa chiesa che fatica a sognare.
Lo Spirito con i suoi doni dà a ogni cristiano una genialità che gli è propria. E l’umanità ha bisogno estremo di discepoli geniali. Abbiamo bisogno cioè che ciascuno creda al proprio dono, alla propria unicità, e così possa tenere alta la vita con l’inventiva, il coraggio, la creatività, che sono doni della Spirito.
Allora non mancherà mai il vento al mio veliero, o a quella piccola vela che freme alta sul vuoto del mare.
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di Ermes Ronchi
Pentecoste anno A 2020
La Pentecoste non si lascia recintare dalle nostre parole. La liturgia stessa moltiplica le lingue per dirla: nella prima Lettura lo Spirito arma e disarma gli Apostoli, li presenta come “ubriachi”, inebriati da qualcosa che li ha storditi di gioia, come un fuoco, una divina follia che non possono contenere.
E questo, dopo il racconto della casa di fiamma, di un vento di coraggio che spalanca le porte e le parole. E la prima chiesa, arroccata sulla difensiva, viene lanciata fuori e in avanti.
La nostra chiesa tentata, oggi come allora, di arroccarsi e chiudersi, perché in crisi di numeri, perché aumentano coloro che si dichiarano indifferenti o risentiti, su questa mia chiesa, amata e infedele, viene la sua passione mai arresa, la sua energia imprudente e bellissima.
Il salmo responsoriale guarda lontano: del tuo Spirito, Signore, è piena la terra (Sal 103). Una delle affermazioni più belle e rivoluzionarie di tutta la Bibbia: tutta la terra è gravida, ogni creatura è come incinta di Spirito, anche se non è evidente, anche se la terra ci appare gravida di ingiustizia, di sangue, di follia, di paura.
Ogni piccola creatura è riempita dal Vento di Dio, che semina santità nel cosmo: santità della luce e del filo d’erba, santità del bambino che nasce, del giovane che ama, dell’anziano che pensa. L’umile santità del bosco e della pietra. Una divina liturgia santifica l’universo.
La terza via della Pentecoste è data dalla seconda lettura (1Cor 12). Lo Spirito viene consacrando la diversità dei carismi: bellezza, genialità, unicità proprie per ogni vita. Lo Spirito vuole discepoli geniali, non banali ripetitori. La chiesa come Pasqua domanda unità attorno alla croce; ma la chiesa come Pentecoste vuole diversità creativa.
Il Vangelo infine colloca la pentecoste già la sera di Pasqua: “soffiò su di loro e disse: ricevete lo Spirito santo”. Lo Spirito di Cristo, ciò che lo fa vivere, viene a farci vivere, leggero e quieto come un respiro, umile e testardo come il battito del cuore. Il poeta Ovidio scrive un verso folgorante: est Deus in nobis. C’è un Dio in noi. Questa è tutta la ricchezza del mistero: Cristo in voi! (Col 1,27). La pienezza del mistero è di una semplicità abbagliante: Cristo in voi, Cristo in me. Quello Spirito che ha incarnato il Verbo nel grembo di santa Maria fluisce, inesauribile e illimitato, a continuare la stessa opera: fare della Parola carne e sangue, in me e in te, farci tutti gravidi di Dio e di genialità interiore. Perché Cristo diventi mia lingua, mia passione, mia vita, e io, come i folli e gli ebbri di Dio, mi metta in cammino dietro a lui “il solo pastore che pei cieli ci fa camminare” (Turoldo).
Fb 31 maggio 2020
Fedeltà al proprio dono
Ancora e sempre Pentecoste: quando ti senti perdonato e amato, e forse ancora di più dopo il tuo errore, è lui, lo Spirito. Quando davanti alla prova senti nascere l’umile rete di forza e pace, è ancora lui, lo Spirito.
Mentre erano chiuse le porte per paura dei Giudei… ecco qualcosa che ribalta gli apostoli, che rovescia come un guanto quel gruppetto bloccato dietro porte sprangate. Qualcosa ha trasformato uomini barcollanti in persone danzanti di gioia, “ubriache” di coraggio: è lo Spirito, fiamma, vento, terremoto su realtà pericolanti e sbagliate, che lascia in piedi solo ciò che è davvero solido.
È accaduta la Pentecoste e si è sbloccata la vita! Quando segui le tue paure, la vita si chiude sempre. Paralizzata.
I discepoli hanno paura anche di se stessi e di come lo hanno rinnegato.
Eppure Gesù viene.
In quel luogo manca l’aria, si respira dolore e una comunità si sta ammalando.
Eppure Gesù viene.
Papa Francesco continua a ripetere che una chiesa chiusa, ripiegata, paurosa, è una chiesa malata.
Eppure Gesù viene.
Perché il respiro di Dio non sopporta gli schemi e la loro logica matematica. La casa fu piena di un vento che accese il cuore, sposò una libertà, consacrò una diversità.
E’ proprio dello Spirito dare ad ogni creatura una genialità propria, una santità unica, fatta solo per me. Io non devo essere l’opposto di me stesso, per essere santo: mi è stata data una manifestazione specifica dello Spirito. Egli fa della mia diversità una vera ricchezza.
Com’è possibile? Questo accade perché egli scende singolarmente su ognuno, e ciascuno deve essere fedele al proprio dono!
E se tu fallisci, se non realizzi ciò che puoi essere, ne verrà una disarmonia nel mondo intero, un rallentamento di tutto il cosmo verso la vita. Siamo perennemente immersi, e in viaggio, verso Dio.
A noi cosa compete? Accogliere quel respiro che ci trasforma, perché il mio piccolo io deve dilatarsi nell’infinito io divino.
E poi la missione: coloro a cui perdonerete saranno perdonati, coloro a cui non perdonerete non saranno perdonati.
Il perdono è l’impegno dei benedetti dallo Spirito, donne e uomini, grandi e bambini.
Perdonate, che vuol dire: piantate piccole oasi di pace nei deserti di violenza; create strade di avvicinamenti, aprite porte e sentieri, e le paure spariranno. “Perdonare significa de-creare il male” (Raimon Panikkar).
E infine gioca al rialzo, offre un di più: alitò su di loro e disse: ricevete lo Spirito Santo.
In quella stanza chiusa e dall’aria stagnante, entra il grande, ampio e profondo ossigeno del cielo.
Ancora e sempre il respiro di Dio che non sopporta gli schemi.
E come un tempo il Creatore respirava su Adamo, così ora Gesù soffia vita regalandoci il suo modo unico, originale, di amare e spalancare orizzonti, diversi e speciali, per ognuno di noi.
di Ermes Ronchi
Il Vangelo a cura di Ermes Ronchi
Lo Spirito Santo? È Dio in libertà
Domenica di Pentecoste -Anno C – giugno 2019
Giovanni 14, 15-16.23-26
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Lo Spirito, il misterioso cuore del mondo, radice di ogni femminilità che è nel cosmo (Davide M. Montagna), vento sugli abissi e respiro al primo Adamo, è descritto in questo vangelo attraverso tre azioni: rimarrà con voi per sempre, vi insegnerà ogni cosa, vi ricorderà tutto quello che vi ho detto. Tre verbi gravidi di bellissimi significati profetici: “rimanere, insegnare e ricordare”.
Rimanere, perché lo Spirito è già dato, è già qui, ha riempito la “camera alta”
di Gerusalemme e la dimora intima del cuore. Nessuno è solo, in nessuno dei giorni. Se anche me ne andassi lontano da lui, lui non se ne andrà mai. Se lo dimenticassi, lui non mi dimenticherà. È un vento che non ci spinge in chiesa, ma ci spinge a diventare chiesa, tempio dove sta tutto Gesù.
Insegnare ogni cosa: nuove sillabe divine e parole mai dette ancora, aprire uno spazio di conquiste e di scoperte. Sarà la memoria accesa di ciò che è accaduto “’in quei giorni irripetibili” quando la carne umana è stata la tenda di Dio, e insieme sarà la tua genialità, per risposte libere e inedite, per oggi e per domani. Letteralmente “in-segnare” significa incidere un segno dentro, nell’intimità di ciascuno, e infatti con ali di fuoco/ ha inciso lo Spirito /come zolla il cuore (Davide M. Montagna).
Ricordare: vuol dire riaccendere la memoria di quando passava e guariva la vita e diceva parole di cui non si vedeva il fondo; riportare al cuore gesti e parole di Gesù, perché siano caldi e fragranti, profumino come allora di passione e di libertà. Lo Spirito ci fa innamorare di un cristianesimo che sia visione, incantamento, fervore, poesia, perché “la fede senza stupore diventa grigia” (papa Francesco).
Un dettaglio prezioso rivela una caratteristica di tutte e tre le azioni dello Spirito: rimarrà sempre con voi; insegnerà ogni cosa, ricorderà tutto.
Sempre, ogni cosa, tutto, un sentore di pienezza, completezza, totalità, assoluto. Lo Spirito avvolge e penetra; nulla sfugge ai suoi raggi di fuoco, ne è riempita la terra (Sal 103), per sempre, per una azione che non cessa e non delude. E non esclude nessuno, non investe soltanto i profeti di un tempo, le gerarchie della Chiesa, o i grandi mistici pellegrini dell’assoluto. Incalza noi tutti, cercatori di tesori, cercatrici di perle, che ci sentiamo toccati al cuore dal fascino di Cristo e non finiamo mai di inseguirne le tracce.
Che cos’è lo Spirito santo? È Dio in libertà. Che inventa, apre, fa cose che non t’aspetti. Che dà a Maria un figlio fuorilegge, a Elisabetta un figlio profeta. E a noi dona, per sempre, tutto ciò di cui abbiamo bisogno per diventare, come madri, dentro la vita donatori di vita.
(Letture: Atti 2,1-11; Salmo 103; Romani 8,8-17; Giovanni 14, 15-16.23-26)
https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/lo-spiritosanto-e-dioin-liberta
Commenti al Vangelo domenica di Pentecoste – 9 giugno – p.Ermes – Dio vento nomade
di p. Ermes Ronchi
Pentecoste Gv 15,26-27.16,12-15
Vi saluto cari amici, in modo particolare in questa festa di Pentecoste. Vorrei salutare ciascuno con un inchino, perché a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito santo. Inchinarmi davanti a ciascuno e dire: Saluto il Dio che è in te.
Se non sono stato segno dello Spirito nella libertà, nella creatività, nella novità di vita, nel continuo spirare e creare e ricreare questa umanità nuova, ti prego:
Vieni e rinnovaci Signore
Se non sono stato creatura di fuoco, del fuoco che riscalda e illumina e consola e trasforma, se abbiamo preferito una chiesa spegnitrice…
Vieni e rinnovaci Signore
Per la mia chiesa che ha paura del fuoco e del vento, se abbiamo spento lo Spirito nelle anime, o nelle attese dell’umanità, per noi e per la chiesa ti preghiamo:
Vieni e rinnovaci Signore
Omelia
Che cos’è lo Spirito santo? È Dio in libertà.
Che inventa, apre, fa cose che non t’aspetti. Che dà a Maria un figlio fuorilegge, a Elisabetta un figlio profeta.
Dio è libero sempre, ma oggi mi piace immaginarlo libero, mentre gioca con la sua creazione, mentre lascia il cielo e scende nei nostri pascoli. Per entrare in noi e dimorare: è il travaso di Dio nell’anima di ciascuno di noi. Gli piace vivere di noi. Piace anche a lui nutrirsi di nutrimenti terreni.
Dio in libertà, un vento nomade, che porta pollini dove vuole, là dove vuole primavere, che disperde le nebbie.
Dio in libertà. Dio che non sopporta statistiche. Gli studiosi cercano ricorrenze e schemi costanti. Dicono: nella Bibbia Dio agisce così. Non credeteci. Nella vita e nella Bibbia, Dio non segue mai degli schemi.
Libero come lo è il vento, la cosa più libera che ci sia, che alle volte è una brezza leggera, alle volte un uragano che scuote la casa e la città; la sua Parola alle volte voce sottile del silenzio, alle volte un fuoco chiuso dentro le ossa del profeta.
Libero: agisce contro il gigante Golia con una fionda di pastore, oppure contro il Faraone con due levatrici.
Ma che bello il nostro Dio! L’ho scelto per questo. Mi commuovono certe storie impossibili. Il re Saul vede il suo regno a pezzi e va da una vecchia negromante, una strega in una caverna a Endor (1 Sam 28,7) per farsi evocare lo spirito di Samuele. Il profeta viene, ma gli annuncia con durezza la fine sua e dei suoi figli. Il re Saul sta male, cade a terra, ed ecco che la vecchia strega, che sa di rischiare la vita, è lei a prendersi cura del re, gli spezza il pane, prepara il vitello grasso, anticipa una parabola bellissima, è madre misericordiosa, invoca Dio. Una strega china sul grande re prega.
Quella donna qui vince il suo cattivo mestiere, e mostra che tutti siamo potenzialmente capaci di fare cose e dire parole migliori di quelle che la vita ci fa fare e dire tutti i giorni. E le sue parole “risorgono” Saul-
Una scena buia, che si svolge in una caverna, eppure un raggio di luce e di pietà emana da una donna scartata e scomunicata e illumina tutto l’ambiente (L. Bruni). E che cos’è che la rende capace di pietà e di luce se non lo Spirito di Dio? Che illumina una scomunicata…
Infinita umanità della bibbia. È l’ultima cena di Saul, forse le ultime parole buone che la vita, Samuele e Dio gli avevano negato. La Bibbia è infinita anche per questo, per gesti di donne e uomini ordinari, spesso scartati e peccatori, che consentono alla parola biblica di essere qualche volta più umana delle parole di Dio pronunciate dai suoi profeti.
Immagine dello Spirito Santo: che è dato a ciascuno, parole di Paolo, per una manifestazione particolare, per un pezzetto di storia buona.
Alle volte ci sentiamo come in mezzo a un mare piatto, su un guscio di noce, tutto è più grande di noi. Ricordo il verso di un poeta, Julian Gracq: bisogna sapere a ogni costo far sorgere una vela sul vuoto del mare.
Una vela e il mare cambia, non è più un vuoto in cui perdersi o affondare; basta che sorga una vela, che si lasci investire dal soffio vigoroso dello Spirito per iniziare una avventura appassionante, dimenticando il vuoto, seguendo una direzione.
Dove c’è lo Spirito del Signore lì c’è la libertà(2 Cor 3,17).
Posso essere incompreso, ma sono libero.
Posso essere mortificato, ma sono libero.
Posso vedere che a vincere sono sempre i più furbi o spregiudicati, ma io sono libero di dire da che parte sta il nostro Dio e di alzare il mio argine, e dire: non ti è lecito.
Se penso alla libertà di qualcuno, penso alla sua unicità, al suo essere originale, inconfondibile, insostituibile. Perciò essere liberi, meglio: diventare liberi – non è solo un diritto inalienabile e una possibilità, è il nostro esistere come persone uniche, creative, capaci di dare risposte nuove alla vita, soluzioni inedite. Perfino come la strega di Endor.
Libertà è uguale a creatività, a immaginazione. Sei libero per essere creatore, per mettere al mondo qualcosa che non esiste ancora.
Nel racconto di Luca: Apparvero lingue di fuoco che si posavano su ciascuno. Su ciascuno, nessuno escluso, nessuna distinzione da fare. Lo Spirito tocca ogni vita, le diversifica tutte, fa nascere creatori. Le lingue di fuoco si dividono e ognuna illumina una persona diversa, una interiorità irriducibile. Ognuna sposa una libertà, afferma una vocazione, rinnova una esistenza unica. E ogni credente ha tanto Spirito Santo quanto ne ha il papa. Ognuno di noi ha tutto lo Spirito che gli serve per essere creatore, cioè a immagine di Dio.
Abbiamo bisogno dello Spirito, ne ha bisogno questo nostro piccolo mondo stagnante, senza slanci. Per questa chiesa che fatica a sognare. Lo Spirito con i suoi doni dà a ogni cristiano una genialità che gli è propria. E abbiamo bisogno estremo di discepoli geniali. Abbiamo bisogno cioè che ciascuno creda al proprio dono, alla propria unicità e che metta a servizio della vita la propria creatività e il proprio coraggio. La chiesa come pentecoste continua vuole il rischio, l’invenzione, la poesia creatrice, la battaglia della coscienza.
Ma ricordiamoci di invocarlo lo Spirito. Dio è talmente delicato che viene da te se tu lo chiami. Perché Dio è rispettoso.
Il vangelo che abbiamo ascoltato oggi ha tutti i verbi al futuro: lo Spirito verrà, annuncerà, parlerà. Che senso di vitalità, di energia. Lo Spirito è una corda tesa verso il futuro, apre sentieri, e soffia forte in quella vela che hai fatto sorgere sul vuoto del mare.
E ti porta avanti; e da là dove ti eri fermato ti fa ripartire. Non viene dal passato, viene dal futuro. Che è il territorio, la terra fertile e incolta della speranza.
Verrà lo Spirito vi guiderà a tutta la verità. Gesù che non ha la pretesa di dire tutto, come invece troppe volte l’abbiamo noi, ha l’umiltà di affermare: la verità è avanti, è un percorso, un futuro. Ecco allora la gioia di sentire che i discepoli del Vento appartengono ad un progetto aperto, non ad un sistema chiuso. Che in Dio si scoprono nuovi mari quanto più si naviga.
Niente cattolici depressi, allora. Perché non mancherà mai il vento al mio veliero. Non mancherà a quella piccola vela, che ho fatto sorgere sul vuoto del mare.
PREGHIERA ALLA COMUNIONE
O Santo Spirito, amoroso respiro
e alito appassionato del Cristo.
O turbine di fuoco che si abbatte
su ogni vecchia Gerusalemme
con rombo potente.
Radice di ogni femminilità
che è nel cosmo.
O santo vento,
torna ancora libero e liberante
a turbare il nostro presente
con imprevedibili uragani,
perché guardiamo fidenti
con la tua fantasia
oltre gli orizzonti brevi
dei nostri piccoli sogni
verso nuove primavere.
O memoria salutare dell’Eterno,
o supremo, dolcissimo desiderio
che ci rendi frementi di nostalgia e grati
mentre rapido giungi all’improvviso
e subito scompari,
facci tutti alla fine
vento nel Vento,
ognuno ancora in missione,
ognuno vento nel tuo Vento,
o Spirito Creatore.
(D.M. Montagna)
Il Vangelo a cura di Ermes Ronchi
Il «respiro di Dio» viene in modo diverso per ciascuno
Domenica di Pentecoste – Anno A – 4 giugno 2017
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». (Giovanni 20, 19-23)
La Parola di Dio racconta in quattro modi diversi il venire dello Spirito Santo, per dirci che Lui, il respiro di Dio, non sopporta schemi.
Nel Vangelo lo Spirito viene come presenza che consola, leggero e quieto come un respiro, come il battito del cuore.
Negli Atti viene come energia, coraggio, rombo di tuono che spalanca le porte e le parole. Mentre tu sei impegnato a tracciare i confini di casa, lui spalanca finestre, ti apre davanti il mondo, chiama oltre.
Secondo Paolo, viene come dono diverso per ciascuno, bellezza e genialità di ogni cristiano.
E un quarto racconto è nel versetto del salmo: del tuo Spirito Signore è piena la terra. Tutta la terra, niente e nessuno esclusi. Ed è piena, non solo sfiorata dal vento di Dio, ma colmata: tracima, trabocca, non c’è niente e nessuno senza la pressione mite e possente dello Spirito di Dio, che porta pollini di primavera nel seno della storia e di tutte le cose. “Che fa vivere e santifica l’universo”, come preghiamo nella Eucaristia.
Mentre erano chiuse le porte del luogo per paura dei Giudei, ecco accadere qualcosa che ribalta la vita degli apostoli, che rovescia come un guanto quel gruppetto bloccato dietro porte sbarrate. Qualcosa ha trasformato uomini barcollanti d’angoscia, in persone danzanti di gioia, “ubriache” (Atti 2,13) di coraggio: è lo Spirito, fiamma che riaccende le vite, vento che dilaga dalla camera alta, terremoto che fa cadere le costruzioni pericolanti, sbagliate, e lascia in piedi solo ciò che è davvero solido. È accaduta la Pentecoste e si è sbloccata la vita.
La sera di Pasqua, mentre erano chiuse le porte, venne Gesù, stette in mezzo ai suoi e disse: pace! L’abbandonato ritorna da coloro che lo avevano abbandonato. Non accusa nessuno, avvia processi di vita; gestisce la fragilità dei suoi con un metodo umanissimo e creativo: li rassicura che il suo amore per loro è intatto (mostrò loro le mani piagate e il costato aperto, ferite d’amore); ribadisce la sua fiducia testarda, illogica e totale in loro (come il Padre ha mandato me, io mando voi). Voi come me. Voi e non altri. Anche se mi avete lasciato solo, io credo ancora in voi, e non vi mollo.
E infine gioca al rialzo, offre un di più: alitò su di loro e disse: ricevete lo Spirito Santo. Lo Spirito è il respiro di Dio. In quella stanza chiusa, in quella situazione asfittica, entra il respiro ampio e profondo di Dio, l’ossigeno del cielo. E come in principio il Creatore soffiò il suo alito di vita su Adamo, così ora Gesù soffia vita, trasmette ai suoi ciò che lo fa vivere, quel principio vitale e luminoso, quella intensità che lo faceva diverso, che faceva unico il suo modo di amare, e spalancava orizzonti.
(Letture: Atti 2,1-11; Salmo 103; 1 Corinzi 12,3-7.12-13; Giovanni 20, 19-23 )
Fonte – http://buff.ly/2qIqisF
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