Disse Gesù: In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna. Mc. 3,22 – 30
Pecca contro lo Spirito Santo che chiude il cuore alla sua voce, non si pente dei suoi peccati e non vuole convertirsi al Vangelo.
Pecca contro lo Spirito Santo chi continua a sfruttare i poveri consapevolmente.
Pecca contro lo Spirito Santo il politico che, pur conoscendo la verità, non si comporta con giustizia ed equità opprimendo il popolo.
Pecca contro lo Spirito Santo il giudice che non compie il suo dovere, chiudendo l’orecchio alla supplica di coloro che subiscono ingiustizie, facendo finta di non vedere…
Pecca contro lo Spirito Santo il violento ed il calunniatore che non vogliono convertirsi..
Pecca contro lo Spirito Santo il giornalista che continua a diffondere menzogne per il suo tornaconto.
Pecca contro lo Spirito Santo chi rimane chiuso in se stesso e non si apre a Dio ed al prossimo.
Pecca contro lo Spirito Santo chi continua a rubare e frodare gli altri impunemente..
Pecca contro lo Spirito Santo chi si ostina a seguire le sue vie perverse e viziose sino alla fine
Il peccato contro lo Spirito Santo non potrà mai essere perdonato perché colui che lo commette non riconosce Dio come suo Creatore, Gesù Cristo come suo redentore, lo Spirito Santo come Amore.
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Dio ci dona infiniti segni della sua presenza, è “retto” anche chi lo riconosce, ma non è retto chi rifiuta la Verità per principio ed ostinatamente, nonostante molte evidenze.
Anche se uno dovesse mantenere comportamenti corretti con il prossimo (bisognerebbe conoscere le reali intenzioni di questa correttezza!), ha il dovere di dare la giusta lode al Dio Creatore e Signore.
Comunque, Dio è il vero giudice e nessuno di noi può permettersi di giudicare il prossimo.
Se effettivamente uno accoglie gli altri con cuore sincero, ma non riesce a credere in Dio, nonostante lo desidererebbe, il Signore considererà tutto (“Ciò che fate agli altri l’avete fatto a me) e quindi potrebbe accogliere anche lui tra le sue braccia.
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Esaltiamo Cristo Signore, che ha fatto della croce il segno della redenzione universale e, supplicandolo con fede diciamo: “Salvaci, Signore, per la tua croce.”
Figlio di Dio, che nel deserto guarivi chi guardava la figura del serpente elevata sul palo a segno di salvezza, per la tua croce curaci dai morsi velenosi dell’orgoglio e della sensualità.
Figlio dell’uomo, che fosti elevato in croce a compimento dell’antico simbolo, per la tua passione sollevaci alla tua gloria.
Figlio unigenito di Dio, che ti sei immolato per la salvezza di chi crede in te, concedi la vita eterna a coloro che sperano nella tua croce.
Signore, costituito dal Padre giudice universale, ricordati che non sei venuto e non sei morto per la condanna, ma per la salvezza del mondo.
Tu che hai detto: quando sarò elevato da terra trarrò tutto a me,
fa’ che dove sei tu siamo anche noi per contemplare la tua gloria.
(PREGHIERA LITURGICA IN OCCASIONE DELLA FESTA DELLA SANTA CROCE)
Coloro che hanno come priorità esistenziale l’accumulo dei beni terreni, ricordino spesso che non sanno a che ora il Signore verrà a prenderli. Allora dovranno lasciare tutto, perché nell’aldilà non porteranno nemmeno le scarpe.
Coloro che pensano che la vita va vissuta tra bagordi e piaceri della carne, quando morranno nell’ora stabilita dal Signore dovranno rendergli conto del dono del tempo che hanno sprecato inutilmente…
Coloro che puntano prioritariamente al successo personale ed al potere a tutti i costi, dovranno, nell’incognita dell’ora della loro morte, essere giudicati dal Signore anche per tutti coloro che hanno calpestato e sfruttato per raggiungere l’obiettivo e ben presto verranno anche dimenticati dal mondo.
Coloro che coscientemente si disinteressano completamente e volontariamente del Signore e del prossimo, quando, nell’ora del grande trapasso, si troveranno davanti al Giudice Divino, non verranno da Lui riconosciuti e sprofonderanno negli abissi infernali.
Tutti, però, abbiamo la possibilità di convertirci in ogni momento perché la Misericordia di Dio non ha limiti…
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ABRAMO, MARIA VERGINE E GESÙ CRISTO:
Entrambi, in modo specifico, hanno creduto nell’impossibile che Dio può rendere possibile. Abramo ha accettato di compiere un gesto considerato immorale, con l’intenzione di immolare suo figlio Isacco su comando diretto di Dio.
E Dio lo ha gradito, ma non gli ha permesso di portare a termine il comando.
Questo paradosso è l’emblema della fede del cristiano, la quale è una seria e travagliata risposta all’amore di Dio che chiama ciascuno di noi a dimostrargli la nostra fedeltà assoluta, anche a costo di rinunciare a ciò che più amiamo, oltre la legge morale e l’etica comune.
Maria Vergine ha accolto l’invito dell’Angelo, anche se aveva inizialmente paura. Rimanere incinta per opera dello Spirito Santo ed accettare l’evento in quel contesto spazio-temporale è il più grande atto di fede della storia dell’Umanità.
Ella era consapevole che avrebbe rischiato di perdere il promesso sposo Giuseppe e la vita stessa. Ma si fidava completamente di Dio, il quale ha potuto portare a termine il suo immenso progetto d’Amore: l’Incarnazione.
Gesù Cristo ha accettato di affrontare la terribile passione e morte, pur essendo anche di natura divina. Ecco il paradosso dei paradossi: il Padre che ordina al Figlio di lasciarsi torturare e crocifiggere per salvare l’umanità. Moltissimi pensano che avrebbe potuto risparmiarsi una tale tragedia.
Ma chi siamo noi per giudicare il nostro Giudice? A Dio è piaciuto attirare le sue creature attraverso il paradosso della fede, affinché divenissimo consapevoli del suo infinito amore per tutti noi.
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XXIX domenica
Luca 18,1-8
Disse una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai. E a noi pare una missione impossibile ‘sempre e mai’. Quante volte mi sono stancato!
Ma capiamo bene: pregare non è dire preghiere; pregare sempre non significa moltiplicare rosari e novene per tutto il giorno e non smettere mai.
Gesù l’ha chiarito quando ha detto: quando pregate non moltiplicate parole. Non fate come i pagani che credono di essere esauditi a forza di parole (cfr. Mt 6,7).
E anche nel vangelo le preghiere brevi sono le più comuni: Signore, abbi pietà; kyrie eleison; se vuoi, puoi guarirmi; ricordati di me; mio Signore e mio Dio… Gesù prega ripetendo talvolta una sola parola: Abbà, Padre. Così era per gli antichi Padri del deserto; così è ancora oggi la formula della «preghiera del cuore». Così suonavano le semplici giaculatorie di tanta fede popolare.
Io amo le preghiere brevi. Mi sono sempre sentito inadeguato di fronte alle preghiere che durano tanto. E anche un pochino colpevole. Per la stanchezza e le distrazioni che aumentano in proporzione alla lunghezza. Finché mi sono imbattuto in un padre del deserto, un grande monaco Evagrio il Pontico che dice: «Non compiacerti nel numero dei salmi che hai recitato: esso getta un velo sul tuo cuore. Vale di più una sola parola nell’intimità, che mille stando lontano».
Il numero delle preghiere è come un velo sul cuore. Ma quando una frase, una parola, un’intuizione, un’emozione sorprendono l’anima, fanno trasalire il cuore, allora lì bisogna fermarsi, sostare, agganciarsi a quella intuizione, far cessare le parole, assaporare lo Spirito che si è posato lì dentro, pronunciare anche una sola parola, ma nell’intimità.
Pregare alle volte è solo sentire una voce misteriosa che sussurra all’orecchio: io ti amo, io ti amo, io ti amo. E rispondere.
Perché pregare è come voler bene. Infatti c’è sempre tempo per voler bene: se ami qualcuno, lo ami sempre. Basta anche solo evocare il nome e il volto di una persona cui vuoi bene e da te parte qualcosa che si mette in viaggio verso quel volto. Così è con Dio: pensi a lui, con il cuore, e da te qualcosa si mette in viaggio all’indirizzo dell’eterno.
Pregare sempre allora è spiegato da Sant’Agostino così: “il desiderio prega sempre, anche se la lingua tace. Se tu desideri sempre, tu preghi sempre”.
Pregare è come voler bene. C’è sempre tempo per voler bene, qualsiasi cosa tu stia facendo.
Quando uno ha Dio dentro, non occorre che stia sempre a pensarci. La donna incinta, anche se non pensa in continuazione alla creatura che vive in lei, diventa sempre più madre ad ogni battito del cuore.
Davanti a Dio non conta la quantità, ma la verità. E mille anni sono come un giorno. L’obolo della vedova conta più delle molte offerte dei ricchi (cfr. Mc 12,41-44). Perché dentro c’è la totalità e l’intensità del suo dolore e della sua speranza.
Il vangelo ci porta a scuola di preghiera da una vedova, una bella figura di donna, forte e dignitosa, che non si arrende, fragile e indomita al tempo stesso. Ha subito ingiustizia e non abbassa la testa di fronte al sopruso. Lei traduce bene la parola di Gesù: senza stancarsi mai. Che vuol dire, letteralmente: senza arrendersi; certo che ci si stanca, che pregare stanca, che Dio stanca. Ma tu non cedere, non deporre le armi.
C’era un giudice corrotto. E una vedova si recava ogni giorno da lui e gli chiedeva: fammi giustizia contro il mio avversario!
Gesù lungo tutto il vangelo ha una predilezione particolare per le donne sole, perché rappresentano l’intera categoria biblica dei senza difesa, vedove orfani forestieri, i difesi da Dio.
Una donna che non si lascia schiacciare ci rivela che la preghiera è un ‘no’ gridato al ‘così vanno le cose’, è come il primo vagito di una storia nuova che nasce e che cambia.
Perché pregare? È come chiedere: perché respirare? Per vivere. La preghiera è il respiro della fede. Come un canale aperto in cui scorre l’ossigeno dell’infinito, un riattaccare continuamente la terra al cielo. Come per due che si amano, il respiro del loro amore.
Forse tutti ci siamo qualche volta stancati di pregare.
Non ho più dimenticato un dialogo di 25 anni con un monaco trappista dell’abbazia di Orval in Belgio. Gli chiesi questo: «Ma quando ci si stanca di Dio, cosa dobbiamo fare?». Pensavo, temevo che mi avrebbe demolito, dicendomi: quanto sei indietro nella fede! Come si fa a stancarsi di Dio?… Mi guardò con occhi profondi e dolci e mi racconto che san Bernardo diceva si monaci questo: « noi siamo come nel giorno dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, siamo in quel corteo che accompagna Gesù giù dal monte degli ulivi. C’è chi canta, chi stende i mantelli, chi è in testa al corteo, chi in coda, chi ha rami di palma in mano, chi è più vicino a Gesù. Ma poi, poi c’è uno che fa più fatica di tutti, è l’asino, che porta Gesù: sente tutto il peso di quella strada ripida, di quel Dio su di sè, eppure è proprio lui il più vicino a Cristo. Così per noi» disse il monaco «quando sentiamo fatica e stanchezza, o il peso di Dio, forse siamo come l’asino del corteo, i più vicini a Cristo: stiamo portando il suo peso. L’importante è continuare, perché appena dopo c’è Gerusalemme».
Appena dopo. E Dio non farà prontamente giustizia a quelli che lo invocano? Invece noi ci siamo stancati proprio per la non prontezza di Dio. Le preghiere si alzavano in volo dal cuore come colombe dall’arca del diluvio, ma nessuna tornava indietro a portare una risposta. E mi sono chiesto, e mi hanno chiesto, tante volte: ma Dio esaudisce le nostre preghiere, si o no? La risposta di un grande credente, il martire Bonhoeffer è questa: “Dio esaudisce sempre, ma non le nostre richieste bensì le sue promesse”. E il vangelo ne è pieno: non vi lascerò orfani, sarò con voi, tutti i giorni, fino alla fine del tempo.
Non si prega per cambiare la volontà di Dio, ma il mio cuore. Non si prega per ottenere, ma per essere trasformati. Contemplando il Signore veniamo trasformati in quella stessa immagine (cfr 2 Corinzi 3,18). Contemplare, trasforma. Uno diventa ciò che contempla con gli occhi del cuore. Uno diventa ciò che prega. Uno diventa ciò che ama.
Ottenere Dio da Dio, questo è il primo miracolo della preghiera. E sentire il suo respiro intrecciato per sempre con il mio respiro.
Io amo le preghiere brevi, le formule lampeggianti, lucciole nella notte, un morso di luce sul cuore. Preghiere leggere come fili di seta che lancio oltre il muro; non possenti come una fune su cui arrampicarmi, ma così numerose da creare una trama su cui posa il piede di Dio, che viene sempre a cingere in un abbraccio i suoi figli malati di solitudine.
Il nostro compito non è interrogarci sul ritardo, ma forzare l’aurora della giustizia, come la piccola vedova. Come p. Turoldo, quando scriveva: sulla mia tomba mettete ha cercato soltanto cieli nuovi e terra nuova. Senza stancarsi mai.
p. Ermes Ronchi
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I 10 SEGRETI DI MEDJUGORJE (di Padre Livio Fanzaga):
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VIDEO RELATIVI AI MESSAGGI DELLA MADONNA DI MEDJUGORJE
PLAYLIST RELATIVA A MEDJUGORJE (MESSAGGI E COMMENTI IN VIDEO)
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LE APPARIZIONI DELLA MADONNA A PORZUS – Nuova versione
6 luglio 2005
IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO
Catechesi e omelie di padre Lino Pedron