Il demonio è un angelo decaduto che non ha perso tutti i suoi poteri e s’aggira attorno alla terra come un leone ruggente per cercare chi divorare, come dice San Pietro.
Però il diavolo non può fare miracoli strepitosi come risuscitare veramente un morto o guarire istantaneamente ferite.
Non può creare dal nulla una sostanza o conoscere perfettamente il futuro o le libere scelte di ogni uomo.
Non può nemmeno guarire istantaneamente le ferite…
Il demonio ha invece il potere di interagire sulla materia attraverso le levitazioni su oggetti e persone.
Può agire attraverso certi maghi facendo scomparire le malattie da lui stesso prodotte.
Può anche falsificare estasi o produrre visioni.
Ha anche la capacità di produrre stimmate ed altri fenomeni corporali.
Ci vuole molto discernimento per distinguere un fenomeno demoniaco da quello soprannaturale. Lo Spirito Santo è davvero un valido aiuto per questo.
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Il demonio è un angelo decaduto che non ha perso tutti i suoi poteri e s’aggira attorno alla terra come un leone ruggente per cercare chi divorare, come dice San Pietro.
Però il diavolo non può fare miracoli strepitosi come risuscitare veramente un morto o guarire istantaneamente ferite. Non può creare dal nulla una sostanza o conoscere perfettamente il futuro o le libere scelte di ogni uomo. Non può nemmeno guarire istantaneamente le ferite…
Il demonio ha invece il potere di interagire sulla materia attraverso le levitazioni su oggetti e persone. Può agire attraverso certi maghi facendo scomparire le malattie da lui stesso prodotte. Può anche falsificare estasi o produrre visioni. Ha anche la capacità di produrre stimmate ed altri fenomeni corporali. Ci vuole molto discernimento per distinguere un fenomeno demoniaco da quello soprannaturale. Lo Spirito Santo è davvero un valido aiuto per questo.
Il Vangelo a cura di Ermes Ronchi
Le ferite di Gesù, alfabeto dell’amore
II Domenica di Pasqua – Anno C – 2019
Vangelo – Gv 20, 19-31
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. […]
Venne Gesù a porte chiuse. In quella stanza, dove si respirava paura, alcuni non ce l’hanno fatta a restare rinchiusi: Maria di Magdala e le donne, Tommaso e i due di Emmaus. A loro, che respirano libertà, sono riservati gli incontri più belli e più intensi. Otto giorni dopo Gesù è ancora lì: l’abbandonato ritorna da quelli che sanno solo abbandonare; li ha inviati per le strade, e li ritrova chiusi in quella stanza; eppure non si stanca di accompagnarli con delicatezza infinita.
Si rivolge a Tommaso che lui stesso aveva educato alla libertà interiore, a dissentire, ad essere rigoroso e coraggioso, vivo e umano. Non si impone, si propone: Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco. Gesù rispetta la fatica e i dubbi; rispetta i tempi di ciascuno e la complessità del credere; non si scandalizza, si ripropone.
Che bello se anche noi fossimo formati, come nel cenacolo, più all’approfondimento della fede che all’ubbidienza; più alla ricerca che al consenso! Quante energie e quanta maturità sarebbero liberate!
Gesù si espone a Tommaso con tutte le ferite aperte. Offre due mani piagate dove poter riposare e riprendere il fiato del coraggio. Pensavamo che la risurrezione avrebbe cancellato la passione, richiusi i fori dei chiodi, rimarginato le piaghe. Invece no: esse sono il racconto dell’amore scritto sul corpo di Gesù con l’alfabeto delle ferite, incancellabili ormai come l’amore stesso. La Croce non è un semplice incidente di percorso da superare con la Pasqua, è il perché, il senso.
Metti, tendi, tocca. Il Vangelo non dice che Tommaso l’abbia fatto, che abbia toccato quel corpo. Che bisogno c’era? Che inganno può nascondere chi è inchiodato al legno per te? Non le ha toccate, lui le ha baciate quelle ferite, diventate feritoie di luce.
Mio Signore e mio Dio. La fede se non contiene questo aggettivo “mio” non è vera fede, sarà religione, catechismo, paura. Mio dev’essere il Signore, come dice l’amata del Cantico; mio non di possesso ma di appartenenza: il mio amato è mio e io sono per lui. Mio, come lo è il cuore e, senza, non sarei. Mio come il respiro e, senza, non vivrei.
Tommaso, beati piuttosto quelli che non hanno visto e hanno creduto! Una beatitudine alla mia portata: io che tento di credere, io apprendista credente, non ho visto e non ho toccato mai nulla del corpo assente del Signore. I cristiani solo accettando di non vedere, non sapere, non toccare, possono accostarsi a quella alternativa totale, alla vita totalmente altra che nasce nel buio lucente di Pasqua.
(Letture: Atti 5,12-16; Salmo 117; Apocalisse 1,9-11.12-13.17-19; Giovanni 20,19-31)
https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/le-feritedi-gesu-alfabeto-dell-amore
Omelia al Convento domenica II di Pasqua – 28 aprile – p.Ermes
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I 10 SEGRETI DI MEDJUGORJE (di Padre Livio Fanzaga):
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VIDEO RELATIVI AI MESSAGGI DELLA MADONNA DI MEDJUGORJE
PLAYLIST RELATIVA A MEDJUGORJE (MESSAGGI E COMMENTI IN VIDEO)
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LE APPARIZIONI DELLA MADONNA A PORZUS – Nuova versione
6 luglio 2005
IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO
Catechesi e omelie di padre Lino Pedron