CARATTERISTICHE DEL CERVELLO DI UNA PERSONA ANZIANA.
1. I neuroni nel cervello non muoiono, come dicono tutti intorno a voi. Le connessioni tra di loro semplicemente scompaiono se non ci si impegna nel lavoro mentale.
2. La distrazione e l’oblio sorgono a causa di una sovrabbondanza di informazioni. Pertanto, non è necessario che vi concentriate tutta la vostra vita su sciocchezze inutili.
3. A partire dai 60 anni, una persona, quando prende decisioni, non usa un emisfero contemporaneamente, come i giovani, ma entrambi.
4. Se una persona conduce uno stile di vita sano, si muove, svolge un’attività fisica praticabile ed è pienamente attiva mentalmente, le capacità intellettive NON diminuiscono con l’età, semplicemente CRESCONO, raggiungendo un picco all’età di 80-90 anni. Quindi non abbiate paura della vecchiaia. Sforzatevi di svilupparvi intellettualmente. Interessatevi alla vita, incontrate e comunicate con gli amici, pianificate il futuro, viaggiate come meglio potete. Tutte le cose belle sono ancora davanti a voi! FONTE: New England Journal of Medicine.Trasmetti queste informazioni alla tua famiglia e ai tuoi amici tra i 60, i 70 e gli 80 anni in modo che possano essere orgogliosi della loro età
prof.Monchi Uri, dell’Università di Montreal
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Il Creatore ci ha immersi anche in un mondo ricco di piacevoli opportunità.
Ma spesso scambiamo il piacere con la gioia. Non sempre vanno d’accordo. Tutto ciò che ci reca un onesto piacere e gioia anticipa semplicemente piaceri e gioie riservate dopo questo breve periodo terreno.
E saranno gioie autentiche, perché realmente innestate nell’immortalità e nell’incorruttibilità.Perché Dio abbia deciso così, è realmente misterioso, non potremo mai capirlo a fondo in questa vita terrena.
Intuiamo, però, che Dio ci ha creati non per la sofferenza ma per la vera gioia che si conquista nel cercare di raggiungere la sua somiglianza. Gesù Cristo, il vero Maestro, ci ha insegnato la via da seguire: la passione e la Croce.
Tappe dolorose ma che dischiudono la via della vera libertà dei figli di Dio. Le esperienze terrene, quindi, non sono solo quelle piacevoli.Esse possono invece condurre all’inerzia dello spirito narcotizzato, che non ha esercitato la propria volontà in conformità con quella divina.
Se siamo destinati a diventare figli di Dio dobbiamo assimilare la sua natura: creatrice, libera, pura, semplice, essenziale, rispettosa, discreta, amorevole e amabile.
Nella sua infinita amorevolezza ed umiltà Dio ci ha dato la possibilità di “autocrearci”, pur intervenendo discretamente lo Spirito, senza il quale non possiamo fare nulla.
Il respiro dell’amore è la libertà. Se non scegliamo la via indicata dal Figlio non entriamo nel regno della libertà: tutte le gioie ed i piaceri della vita saranno solo la nostra condanna.
Le esperienze della nostra vita devono costituire lo stimolo per amare Dio ed il prossimo in Lui. Ma Dio non guarda l’età terrena della persona che chiama a sé: Egli è padrone di cogliere tutti i fiori del suo giardino in qualsiasi momento della loro evoluzione. Ha un progetto misterioso per tutti.
Non centra l’età biologica: nel giardino del Signore sono belli tutti i fiori, piccoli e grandi, con tutte le varietà dei loro colori: in ciò si manifesta la sua infinita creatività.
(da “Creati per creare” di Pier Angelo Piai)
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QUESTA È UNA TESTIMONIANZA VERA. LEGGETELA ATTENTAMENTE: SARÀ PER VOI UN VERO CONFORTO SPIRITUALE E VI FARÀ AMARE ANCORA DI PIÚ L’ EUCARISTIA…
Il mio nome è Guido. Sono un sacerdote e vivo in un paesino dell’ Amazzonia, al quale è possibile arrivare solo in barca, venendo da Santarém.
Una sera, di quelle nelle quali l’umido calore della foresta sembra soffocarci, mi trovavo adagiato tra due alberi, davanti alla chiesa, tentando di riposare, quando, all’improvviso, sentii la manina di una bambina che mi toccava il braccio e mi disse:
— Padre, mia nonna sta molto male… Il suo corpo sta perdendo le forze e desidero che riceva i Sacramenti per poter entrare tranquilla in Paradiso.
Mezzo frastornato mi alzai, andai fino al tabernacolo, raccolsi una particola consacrata in una teca e mi incamminai per la strada, o meglio, per il viottolo che la bambina mi indicava, in direzione di un altro villaggio, distante cinque chilometri da lì.
Durante il lungo percorso, di tanto in tanto, la piccola rompeva il silenzio con qualche affermazione singolare, rivelando una maturità molto al di sopra degli otto anni che sembrava avere:
— Se sapesse, padre, com’è Colui che lei porta in questa teca sacra, si emozionerebbe dalla gioia…
Trascorso del tempo, ella diede un lieve colpo alla mia mano, e con la sua tenera voce infantile aggiunse:
— Sa, padre, che quando un bambino muore dopo la Prima Comunione va direttamente in Cielo?
Io pensavo meravigliato: “Chi sarà stato il catechista che ha dato a questa bambina una così eccellente formazione?”. Tuttavia non le dicevo nulla e ascoltavo con buona volontà le sue considerazioni, assentendo affermativamente col capo.
Quando feci segno di affrettare il passo, la piccola reclamò:
— Padre, padre, non corra tanto! Parliamo di Gesù. È sempre molto bello parlare di Lui!
Sentendo queste parole, non potei trattenermi e chiesi:
— Bambina mia, come fai a sapere tante cose in così tenera età?
Lei mi disse:
— Ah! Davanti a Dio non conta l’età, solo la semplicità e l’amore. Gesù Si rivela ai poveri di spirito. E anche ai grandi, quando diventano come i bambini.
In quel momento si fece un silenzio più prolungato, e dentro di me tutto si fece confuso. Passati alcuni istanti lei chiese:
— Padre, è contento di essere missionario?
— Sì, sì… Sebbene mi stia costando molto sforzo – confessai, un po’ imbarazzato.
Lei mi rispose:
— Se una vocazione non è seriamente praticata, è una vocazione mancata…
Qualcosa mi spinse a confidarle la mia difficoltà:
— Quando sono partito dall’Italia per venire qua in missione, ero pieno di entusiasmo. Il mio parroco fece suonare le campane a festa, per ringraziare il dono che il Signore stava dando alla parrocchia, e io ero felice perché avevo la gioia di consegnarmi interamente.
Ho fatto un lungo viaggio e sono arrivato qui, in Amazzonia.
I primi contatti e il rapporto entusiastico tra i missionari mi incoraggiavano!
Però, dopo… le difficoltà hanno cominciato a pesarmi molto!
I grandi e i piccoli problemi, le condizioni precarie, il clima, l’alimentazione, le persone e anche la mia comunità mi sono diventati fastidiosi.
Una sera, mi sono diretto persino in chiesa, non per pregare, ma solo per chiedere a Dio:
che cosa sono venuto a fare qua? Perché mi trovo in un posto così difficile?…
La piccola si limitò a dire:
— Sì, padre, come gli ebrei brontolarono con Mosè: “Perché ci hai portato in questo deserto?”…
Davanti a questo commento così saggio e puntuale, esclamai:
— Com’è possibile che tu abbia risposte così superiori alla tua età?
Lei ribatté:
— Perché Gesù mi ha istruito. E Lui mi ha chiesto di dirle che, nella sua vita, lei ha cercato soltanto di piacere a se stesso e di essere stimato dagli uomini.
Rimasi come pietrificato e, come un lampo, vidi passare davanti a me tutte le grazie che avevo ricevuto, corrisposte e non corrisposte, tutti gli incanti per la mia vocazione, i trasporti avuti per la vita religiosa…
A questo punto, eravamo arrivati. La bambina corse in giardino e scomparve.
Avendo bussato alla porta, mi aprì una signora giovane, che chiese:
— Padre, cosa desidera in questa casa?
— Signora, mi hanno fatto camminare per molti chilometri e per difficili sentieri per portare qui il Viatico. Non c’è in casa sua un’anziana che desidera riceverlo?
— Ah, sì! Venga, padre, venga…
Una povera anziana era a letto e, vedendomi, il suo volto s’illuminò:
— Padre, quanto tempo l’ho aspettata!
Le amministrai i Sacramenti e lei dormì profondamente. Mi misi a conversare un po’ con la signora giovane, che mi disse che era arrabbiata con Dio e, per questo, da molti mesi non andava in Chiesa.
Per rasserenarla un po’, commentai:
— Lei deve conversare con la bambina che mi ha accompagnato fino a qui… vado a chiamarla in giardino.
Irritata, lei sbottò:
— Non c’è nessuna bambina qui! Ce n’era una… Ma ha fatto la Prima Comunione e subito dopo
Dio se l’è presa, lasciandomi triste e sola. Prese dalla credenza, allora, una foto e me la mostrò, dicendo che si trattava di sua figlia defunta.
Vedendo quella figura, riconobbi la bambina che mi aveva accompagnato per tutto il tragitto! Caddi in ginocchio davanti a quell’enorme mistero della grazia, ricordandomi di tutto quello che la piccola aveva detto, con moltissima emozione.
Anche la madre si emozionò e chiese di confessarsi, promettendo, a partire da quel momento, di non mancare mai più alla Messa delle domeniche e dei giorni di precetto.
Contento e meditativo tornai dalla mia comunità, a passi lenti.
Trascorse alcune ore, tramite un messaggero seppi che l’anziana era morta.
Ancora risuonava nelle mie orecchie quella voce infantile e piena di tenerezza:
— Padre, desidero che mia nonna riceva i Sacramenti perché possa entrare tranquilla in Paradiso.
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6 luglio 2005
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